Le vie della pace non possono e non devono essere vietate a nessuno
Mettiamo che io sia una persona distante da ogni forma di esercito e di intervento militare per la risoluzione di ognil controversia. E ipotizziamo pure che nella mia città si svolga una manifestazione internazionale con la presenza di tanti giovani provenienti da quaranta nazioni e anche delle scuole superiori palermitane, organizzata pure dalle forze armate, con l’intenzione di esplorare tutti i canali per l’individuazione sistematica di una via di soluzione pacifica dei conflitti piuttosto che di belligeranza È chiaro che questa è una buona notizia. Dovrebbe in effetti esserlo. Tuttavia invece, misteriosamente va detto, quella che è una buona novella, diventa un serio e insormontabile problema per tanti pacifisti. Tanto da sostenere che a tale evento non sia opportuna la presenza di giovani studenti palermitani. È come se non bastasse, si invita la gente a disertare un appuntamento così importante. Come se i tanti che potrebbero essere interessati non fossero dotati di raziocinio e libero arbitrio. Come se non si sapesse che le forze armate non solo non sono affatto un’organizzazione eversiva, ma che sono anche citate in diversi punti della Costituzione Repubblicana che tanto, giustamente, si sventola ad ogni pie’ sospinto. Non ha, per loro, nessuna importanza che la più importante carica democratica della nazione Repubblicana sia a capo delle Forze Armate. Niente, sono contrari.
Che fa, uno non può essere contrario? Certo, nessuno lo vieta. In una democrazia tutto è permesso e lecito. Soprattutto se si esprime pacificamente il proprio dissenso. Ma in una democrazia, la logica e il ragionamento dovrebbero essere dei capisaldi. Allora, se vogliamo utilizzare la logica e ragionare, io mi aspetterei da un antimilitarista e pacifista non violento H 24, una approvazione, senza se e senza ma, della manifestazione che effettivamente dal 17 al 20 marzo si è svolta sotto Monte Pellegrino. Proprio per il motivo che va esattamente d’accordo con chi cerca le ragioni della pace e della giustizia.
Prima di arrivare all’uso delle armi, si devono esplorare tutte, ma proprio tutte, le dinamiche per rendere possibile ed esplorare le vie della cosiddetta “pace positiva e inclusiva”. Concetto filosofico teorizzato negli anni ’60 del secolo scorso dal sociologo statunitense Johan Galtung, che analizza le cause della guerra e gli inversi requisiti alla base e a garanzia della pace. E siccome il senso di quanto è avvenuto a Palermo era proprio questo, era esattamente questo, era senza dubbio questo, allora la cosa doveva interessare molto, direi tantissimo, i pacifisti. Tanto da ritenere utile la partecipazione delle scuole. Tanto, se fosse stato possibile, da andare ad ascoltare per arricchire il vocabolario delle reali possibilità della pace nel mondo.
A meno che non si ritenga di essere così tanto sapienti sulla pace da non dovere ascoltare più nessun parere sull’argomento. Perché magari si è sicuri di conoscere già tutto lo scibile disponibile, di aver letto intere biblioteche sulla tematica e di avere dunque tutto da insegnare e nulla da imparare sul tema. Tanto da convenire addirittura sulla presa di distanza delle istituzioni cattoliche della città in merito alla celebrazione eucaristica per i partecipanti. Un pacifista dovrebbe chiedersi per quale motivo la chiesa non è d’accordo sulle linee d’indirizzo di un’iniziativa che si chiama Forum Internazionale “Pace, sicurezza e prosperità”. Ma siccome è bene farsi le domande, io chiedo per quale motivo pacifisti, antimilitaristi e cattolici non debbano trovarsi sulla stessa strada con chi vuole interrogarsi sulle possibili vie praticabili per affermare sempre e in ogni luogo le ragioni della pace.
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