Lo stigma
Lo stigma. Il marchio sociale impresso sulla carne viva del “condannato”. Lo si può sopportare, lo si può celare o celebrare ma non lo si può cancellare definitivamente. Lo stigma non ammette oblio. Almeno, nel vissuto ipocrita e perbenista della Sicilia degli onesti.
Gli stessi che gridano vergogna ma non la provano di fronte alla palese violazione di uno dei capisaldi del vivere civile qual è l’espiazione della pena e il reintegro in società. Il reietto, elevato a condizione naturale per chi con dignità e angoscia prova a rimettersi in gioco.
Nessuna tolleranza. Nel confessionale progressista il peccato non ammette perdono, l’AvePaterGloria non basta. Nessuna remissione.
Il Dio dei giusti è ingiusto. Addita, svelena, abiura alla sua natura democratica. Anche se poi è costretto, così come avvenuto già nel recente passato, a fare i conti con la declinazione della democrazia: il voto.
Ultimi commenti (172.545)