Palermo – Cittadella, dal Barbera e dintorni è (quasi) tutto
La partita, l’anniversario, la classifica, i palermitani con il Palermo e con Palermo, il Cittadella, la differenziata, la commemorazione dei defunti e le lapidi del Barbera, gli spettatori in calo.
Il taccuino elettronico questa volta si apre la sera di venerdì 1 novembre, antivigilia del match Palermo – Cittadella. Passo per andare a casa e vedo il Barbera illuminato e vociante. È una data importante. Il primo novembre di 124 anni fa nasceva il Palermo. Sulle gradinate lo striscione “124 anni di passione” di cui alla mia foto a corredo di questo articolo, e alla fine giochi pirotecnici per suggellare la serata. Sono entrato in campo per fare la foto che vedete. Il prato verde era deserto e quasi tutti gli intervenuti erano andati via. Fa un certo effetto il verde brillante serale puntato dalle luci senza nessuno che lo calpesti contendendosi la sfera. Capisci che quanto accade nei novanta e passa minuti è appena un dettaglio. Uno stadio vuoto ti racconta tante cose in più. La storia di una passione, di una città legata a quella passione, che va molto al di là del triplice fischio finale di ogni partita.
Simienza e noccioline, ‘u passatiempu, grida il solito venditore prima dell’ingresso. Oggi quinto esame casalingo per i rosanero, due pareggi, una sconfitta e una vittoria sinora. Cinque punti in quattro gare in casa non è esattamente il ruolino di marcia di chi vuole puntare alle prime due posizioni. Del resto neppure fuori casa, pur con alcune vittorie, si può dire che il Palermo stia facendo miracoli. E infatti i rosanero, considerate le partite giocate sabato 2 novembre, sono al sesto posto con 16 punti, a 8 punti dalle prime, Pisa e Spezia, e a 6 punti dal terzo posto, occupato dal Sassuolo, prima di questa dodicesima partita dopo il turno infrasettimanale. Il Palermo a Mantova è uscito con un pareggio che se smuove la classifica da un lato, disegna, dall’altro, anche lontano dal Barbera, un quadro di sostanziale mediocrità. E dire che una vittoria a Mantova, visti i risultati degli altri, poteva determinare un balzo importante. Il torneo è ancora lungo e tutto può accadere. Ma la società di Viale del Fante, vecchia di 1488 mesi, non sembra poter fare ad oggi chissà quali prodigi.
Prodigiosi sono invece i palermitani quando esibiscono, urbe et orbi via social, le loro opinioni sulla squadra pretendendo risultati di livello altissimo senza sentire ragioni. È un piacere leggere questo interesse per i colori in campo da parte di tanti e tante. Perché il Palermo, anche fuori dalla galassia social, è molto seguito. Basta ascoltare i discorsi in attesa dal medico, al supermercato tra uno yogurt e le patatine, persino in ascensore. La stragrande maggioranza dei palermitani tengono al Palermo, vogliono che vada in alto, che faccia bella figura. E sarebbero, e moltissimi sono, disposti a fare di tutto per raggiungere l’obiettivo. Chissà perché lo stesso tifo operativo non c’è nei confronti di Palermo, della città. Verso la quale c’è da un lato la lamentela non propositiva, i piagnistei di chi non muove neppure un sopracciglio, e, dall’altro, un ventaglio di comportamenti quotidiani (doppie e triple file, rifiuti buttati dappertutto, sistematico non rispetto del codice della strada, non cura degli spazi pubblici…) da nemici della città. Per dire, l’uno novembre sono alla guida con altre tre persone a bordo. Dobbiamo andare in una gelateria a duecento metri dal Barbera. Davanti l’esercizio commerciale un tappeto di seconde file, noblesse obblige, che blocca tutto. Il parcheggio regolare c’era, nella strada parallela, tre minuti a piedi. Ma volete che il palermitano possa sfidare tale eternità. Ah, dentro non c’era il sottoproletariato palermitano, ma avventori della borghesia palermitana. Poi, certo, non basterebbe soltanto la buona volontà dei cittadini. Per dirne una, con riferimento a un dato che ho letto giovedì 31 ottobre, da un’analisi di Federconsumatori nella raccolta differenziata la Sicilia e il suo capoluogo si piazzano negli ultimi posti. Il dato nazionale si attesta al 65,2%. La regione più virtuosa è il Veneto con il 76,2%, segue la Sardegna con il 75,9%, mentre la Sicilia è al 51,5%. Il capoluogo ancora peggio con il poco più del 20% nel 2023.
Cittadella è una città veneta in provincia di Padova. Ha poco più di 20 mila abitanti. Per arrivare agli abitanti di Palermo occorre moltiplicare per più di 31 volte. Come società calcistica è molto più giovane del Palermo, essendo nata nel 1973. È in B continuativamente dal campionato 2016-2017. Nel campionato 2020-2021 ha perso la finale dei play off. Adesso ha 9 punti, ma 6 di questi li ha presi proprio fuori casa vincendo a Brescia e a Modena. Poi tre pareggi in casa e sconfitte. Nel campionato scorso alla 13ma giornata al Barbera, a novembre 2023 e alla 20ma nel campo del Cittadella a gennaio 2024, il Palermo rimediò due sconfitte senza fare un solo gol. La squadra veneta è impelagata al momento in zona retrocessione, penultima con dietro soltanto il Frosinone. Nello scorso campionato è arrivata quattordicesima con 46 punti.
Ieri giornata di commemorazione dei defunti. Proprio all’ingresso principale dello stadio vi sono due lapidi che ricordano due tragedie diverse. La prima colpì tutta la nazione, e fu la scomparsa del grande Torino che si spense sulla montagna di Superga. Fu un incidente aereo avvenuto il 4 maggio 1949 a Torino. Il velivolo si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga, che sorge sulla collina torinese. 31 vittime, nessun superstite. Quella magica squadra aveva vinto cinque scudetti consecutivi, dalla stagione 1942-1943 alla stagione 1948-1949 e costituiva la quasi totalità della Nazionale italiana. Fu un evento che fece impressione in tutto il paese. Proprio qualche tempo fa, ne sconoscevo l’esistenza, passeggiando ho visto una targa nei pressi del luogo dove è stato ucciso dalla mafia il generale Dalla Chiesa, a memoria della tragedia di Superga posta allora dagli abitanti della zona. La seconda lapide che si vede entrando allo stadio fa memoria invece di un fatto locale. Cioè delle persone decedute durante i lavori di ampliamento dello stadio in occasione dei mondiali di calcio del 1990. Siamo nella mattina del 30 agosto 1989. Tra la curva sud e la tribuna centrale, uno dei tralicci che sostengono la copertura dello stadio, che allora si chiamava Favorita, va giù. Quattro tonnellate d’acciaio cadono da un’altezza di 30 metri portandosi apprresso tre operai. Sotto ci sono altri due lavoratori. Le cinque vittime sono tutte giovani, dai 23 ai 31 anni, Giovanni, Antonino, Gaetano, Domenico, Serafino. Un lutto che mette un timbro di sangue al viaggio di Palermo verso i mondiali del ’90. 35 anni fa. E non si può certo dire, tutt’altro, che l’emergenza delle morti sul lavoro sia oggi un ricordo del passato. 469 morti sul lavoro nel primo semestre 2024. Una strage continua. E purtroppo inarrestabile. Per la verità altre lapidi e un’immagine impressa fuori dallo stadio ricordano altre due figure al Barbera. Una lapide si riferisce al grande Nicolò Carosio, nato a Palermo nel1907, morto a Milano nel 1984, giornalista, telecronista sportivo e radiocronista italiano; per 37 anni (1933-1970) fu la voce narrante degli incontri della nazionale italiana di calcio. L’immagine sovraimpressa fuori dallo stadio si riferisce al nostro Totò Schillaci, recentemente scomparso. Altre due lapidi vi sono, citiamo solo quella che ricorda la visita dell’ormai santo Giovanni Paolo II nel novembre del 1982. E qua posso dire io c’ero.
All’annuncio della formazione del Cittadella i soliti incivili e antisportivi fischi. I supporter del Cittadella saranno una trentina e occupano due settori di curva dove entrerebbero migliaia di persone. Quando il calcio, (ma quando?), diventerà un normale civile spettacolo sportivo, non si assisterà più a queste penose scene. Va detto che il manto erboso del Barbera è da serie A.
Il Cittadella parte forte e va quasi in gol al primo minuto, evitato da un ottimo intervento dell’estremo difensore rosanero. Palermo un po’ confuso, i gialli del Cittadella più briosi e in pressing. Quasi all’ottavo i rosa, che provano ad alzare il baricentro, sono però pericolosi. Nel corso del 14mo i gialli nuovamente vicini alla rete. I primi 15 minuti vanno ai punti, per usare il gergo della boxe, al Cittadella.
Il secondo quarto d’ora della prima frazione si apre con un quasi gol, mangiato, dei rosa. Palermo più deciso. Si conferma la flessione di pubblico. Quasi al 20mo un altro quasi gol, divorato, della squadra di casa. L’arbitro va a redarguire la panchina rosa per le proteste relative a un’azione in attacco fermata. I gialli tornano a presentarsi sotto la porta, stessa cosa il Palermo. Al 25mo il VAR controlla per un calcio di rigore a favore del Cittadella. Tutto regolare. Appena superato il 25mo i rosa sprecano un’altra grande occasione sotto porta. Quasi al 28mo altre due occasionissime mandate a quel paese dai rosa. In questi casi la legge del calcio è inesorabile. Vedremo. I secondi quindici del primo tempo vanno ai punti al Palermo, che però ha fallito cinque grandi opportunità. E nel calcio vince chi segna.
Al 33mo, sesto quasi gol dei rosa. Al decimo vinceranno il classico tostapane? Quasi al 36mo i gialli vanno vicini al gol. Rispetto alla penultima in classifica, il Palermo mostra una superiorità tecnica e tattica marcata in tutti i reparti. Ma siamo ancora a reti inviolate. Una bandiera riproduce l’asso di mazze delle carte siciliane. Bisogna vedere se la briscola di questa partita è a mazze. Finisce il primo tempo, gli ultimi quindici sono pari tra le due squadre. Pollice verso per il Palermo, gioca in casa, surclassa gli avversari ma non riesce a segnare. Se non si gonfia la rete avversaria, il possesso palla e l’infinito fraseggio elegante di scambi stanno a zero.
Inizia il secondo tempo sotto un cielo terso che pare piena estate. E il pensiero non può che andare a quanto accaduto in questi giorni a Valencia per le condizioni climatiche, al contrario che da noi, impietose, terribili, mortali. Il Palermo al quinto crea una buona occasione. Adesso attacca verso la curva sud. Al 58mo il Palermo riesce a metterla dietro al portiere avversario. Ma gol annullato per fuorigioco o così pare da lontano. Luogo dal quale in genere i tifosi di tutto il mondo vedono cose inesistenti o non ne vedono altre palesi. Dipende se vanno contro o a favore la propria squadra. Primi quindici minuti abbastanza noiosi. Ma è il Palermo che deve fare la partita.
Al 63mo i gialli impensieriscono da fuori area i rosa con un bel tiro a girare. Al 65mo il Palermo fa tre sostituzioni, due in difesa e una in attacco. Pure il Cittadella comincia il giro dei cambi. Al 67mo contrasto in area del Cittadella, uno del Palermo va a terra. Dall’alto dei cieli il VAR sentenzia “ca ‘un ci fu nienti”. Al 72mo i rosa si presentano in area avversaria, stessa cosa subito sono per il Cittadella.
Iniziano gli ultimi 15 giri d’orologio e il Palermo immette un secondo attaccante, il bomber. Ovazione. I palermitani, non sapendosi salvare da soli, cercano sempre un santo o una santa cui aggrapparsi. Poi quinta e ultima sostituzione con dentro il fantasista a centrocampo. Il Cittadella a questo punto non rinuncia a tentare il colpo grosso presentandosi nei pressi del portiere rosa. Il Palermo replica. In panchina parlottano molto scontenti i tecnici del Palermo. E come comanda il Dio del calcio, quando sbagli di tutto nel primo tempo e dormi nel secondo, il Cittadella buca il Palermo quasi al novantesimo con un gol molto bello. Dei tifosi vanno a sbattere i pugni nella parete divisoria in direzione della panchina dei rosa. In questi casi tutti i tifosi si trasformano in commissari tecnici della nazionale. Ultima occasione per i rosa per salvare almeno la faccia. Titoli di coda.
I rosa ancora una volta soffrono della malattia del secondo tempo. E confermano una malattia ancora più grave. Non sanno che pesci prendere in casa. Su 15 punti disponibili solo 5 presi. Mi pare che questo dica tutto. Il Cittadella, con i suoi pochi tifosi al seguito, si conferma bestia nera dei rosa e torna a respirare in classifica. I fischi sono ovviamente l’epilogo di tutto.
Il Palermo, restando a 16 punti, è adesso ottavo, ultima posizione della zona play off, a tre punti dalla zona retrocessione, a 11 punti dalla prima in classifica e a 9 dalla seconda.
Un bambino a fine gara scende dalla tribuna triste, abbracciato e consolato dal padre. C’è di peggio ovviamente nella vita che una partita persa dalla squadra del cuore. Quando sarà più grande lo capirà.
L’8 novembre i rosa giocheranno fuori con il Frosinone. Il 24, dopo la sosta, quando ci rivedremo con questa rubrica, scenderà sotto Monte Pellegrino la Sampdoria. E magari cercherà di imitare la Salernitana e il Cittadella.
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