Palermitani: istruzioni per l’uso 2
Palermitani. Istruzioni per l’uso. Parte sesta. Esempio 1: Per strada. Decido di criticare ad alta voce. «Guarda come ha posteggiato la macchina quello! Sullo scivolo per le carrozzine, e di traverso le strisce pedonali». Uno sconosciuto mi si avvicina: «Senta, prima di prendersela con un solo maleducato, pensi all’altro mezzo milione di maleducati che posteggiano anche peggio; in doppia e tripla fila, davanti ai passi carrabili ecc». Se ne va, lasciandomi con la sgradevole sensazione di avere una visione gretta e ristretta della realtà, viziata dal malumore del momento. Esempio 2: sempre per strada. Rimango imbottigliato in un corridoio di auto parcheggiate in quadrupla fila. Ri-decido di criticare ad alta voce: «Ma guarda come hanno messo le macchine questi! Andrebbero multati tutti! Un esercito di vigili, ci vorrebbe!». Mi si accosta un altro sconosciuto: «Senta, prima di sbraitare contro dei poveracci che magari dovevano correre al lavoro o in farmacia, e che non sapevano dove posteggiare, se la prenda con chi dovrebbe pianificare il traffico. I signori con le auto blu, quelli che comandano!». E se ne va, lasciandomi con la sgradevole sensazione di essere un borghese viziato, nemico del popolo, ignaro dei complessi e sferraglianti meccanismi che ci governano dall’alto. Esempio 3: passo da Palazzo delle Aquile. Mi viene dal cuore: abbasso il finestrino e dico, ad alta voce, a tutti e a nessuno: «Guardali! Loro problemi di traffico e posteggio non ne hanno! Ecco perché se ne fregano!». Mi si avvicina uno sconosciuto, appena sbucato dal portone del municipio. «Senta», mi dice. «È inutile che se la prende con i nostri amministratori. Vada a Roma. Strilli con chi comanda davvero. E smettiamola di accanirci sempre contro i soliti noti!». Esempio 4: dopo essere riuscito a posteggiare, rifletto in silenzio. E se avessero ragione? E se ci andassi davvero, a Roma? Alla testa dell’acqua? Poi rido di me, di quegli altri, e dimentico.
Non vorrei essere rimpallato a Timbuctù, dove – chissà – tutti i mali di Palermo hanno ragionevole e inconfutabile origine. E magari ritrovarmi in compagnia di qualche sconosciuto cammello che prende parola e mi bramisce: «Senta, lei…».
Il problema reale è che ognuno di noi dovrebbe chiedersi cosa ha fatto e cosa sta facendo per migliorare le cose.
Criticare il prossimo è troppo facile.
E se noi ci comportiamo correttamente non abbiamo il diritto di criticare, segnalare e sanzionare chi non lo fa? La filosofia del “ma che critichi a fare” è un “laissez faire” inconcludente e pernicioso.
Ma tutti tu, li trovi i tipi strani?
A parte gli scherzi, io non mi lamento più da tempo: agisco, nel mio piccolo.
Ad esempio, quando trovo una macchina posteggiata male, ma veramente male, le “stocco” direttamente i tergicristalli.
Accussì, s’insignano…
@Fabrix: AHHH allora sei tu quel gran pezzo di corn*** che mi ha stoccato i tergicristalli! Ma ti devo incocciare, prima o poi!
Scrivere, ironizzare e raccontare equivale a lamentarsi e criticare il prossimo? Non so. E’ un’equazione che va al di là della mia comprensione. Ma se così è, allora sono un lamentatore e un criticone di professione. Chiedo venia. Chi se la sente, se la tenga.
@Numero primo: cosa fare per migliorare le cose. Io me lo chiedo spesso. La risposta è negli scritti che pubblico e che puoi leggere qui. E’ il mio modo di agire: scrivere, pensare e sperare di tonificare la fantasia e il senso critico di chi legge, se non altro. Purtroppo non sono un appassionato di playstation, non vado allo stadio e non so organizzare cortei. Pesto lamentele su una tastiera, è la mia malattia. Forse è inutile, forse no. Di sicuro non facilissima. A ciascuno il suo.
Per il resto – e forse a titolo di civetteria – posso dire di non vivere in un eremo. Torno ora dalla commemorazione dell’omicidio di Libero Grassi in via Alfieri dove, alle otto meno un quarto della mattina c’erano solo politici e uno sparuto, sparutissimo gruppo di cittadini, i più con la maglietta di addiopizzo. A proposito di chiedersi quello che si fa prima di criticare gli altri.
Ah, non sono d’accordo col la cantilena, ripetuta in ogni occasione, che criticare il prossimo è troppo facile. Facile, facilissimo, è offendere il prossimo. Per criticare – con cognizione di causa e leggerezza – ci vogliono le palle. E la capacità di saperle usare.
@Giacomo Cacciatore:
Mi dispiace essere stato frainteso.
Apprezzo molto invece il tuo modo di “lamentarti”, scrivendo così bene: una sana ironia è l’ultima arma (civile) che ci è rimasta.
@Isaia Panduri:
Mi dispiace ancora….guarda….se avessi saputo che era la tua macchina….t’avissi stoccato anche il tergicristallo dietro….;)
@fabrix: ‘a menu spisa. Non c’è probblema, pigghiamunni un cafè.
E’ giusto criticare ed è giusto farsi criticare. La critica, quando è ben espressa, è costruttiva. L’importante è non abbarbicarsi sulla vetta del monte del proprio egocentrismo.
Stamattina mi sveglio e mi Hanno rubato la bici elettrica, e io Che pensavo Che due catene bastassero, e poi dicono Che a Palermo non c’è attenzione verso la mobilità sostenibile, anche questa feccia di ladri si sono accorti che la benzina è sempre piu cara e che a Palermo se si può si evita la macchina
@Giuseppe
Che catene erano? Se la lasci in strada la bici di notte, conviene usare due belle catene a maglia quadra, unite a qualche lucchettone tipo Abus Granit o Kryptonite New York. Ci vuole la motosega per romperli.
Gli allagamenti però non sono stati sempre cosi’ alti. A Ney York e una casualità rara per l’uragano, qui da noi anche pero’ e stato un caso per le forti pioggie.
A Palermo più che altrove. L’inciviltà impera, la furbizia è una dote, la strafottenza vince, chi sbaglia non paga, il bene comune non è di nessuno, ma subito si trasforma in una discarica a cielo aperto. A Palermo più che altrove: homo homini lupus.
Ottimo post.
In pratica è il “benaltrismo” in salsa palermitana.
http://it.wikipedia.org/wiki/Benaltrismo
@antonio lo nardo: grazie, Antonio. Era proprio l’approfondimento che mancava. Non conoscevo questo neologismo, ma centra nel segno.
Volevo chiedere ma il codice della strada in vigore in Italia e’ valido anche a Palermo?
Siciliano ma chì siciliano siii!!!!a palermo si può far tutto quello che si vuole.
Palermo e’ una citta’ invivibile. I palermitani (p minuscola) sono in larga parte incivili. La soverchieria, il malcostume, l’aggressivita’, l’ipocrisia, l’arroganza, la falsita’, sono elementi propri di un palermitano.
Da un palermitano.
Scusami tanto Anna
sai mancavo da circa 8 mesi dalla nostra terra e percorrendo i primi chilometri dopo essere sbarcato dalla nave proveniente da Genova, rigorosamente indossavo i sistemi di ritenuta e facevo uso di auricolare per non violare il codice della strada, ma, notavo, nessuno degli altri utenti della strada facevo uso degli stessi. Notavo anche che conducenti di veicoli a due ruote non indossavano il casco. Mi assaliva un dubbio allora!!!! Non avranno abrogato il codice della strada in Sicilia visto che e’ una regione a statuto speciale???? 
torno adesso da pesaro,dove sono stato un mese per lavoro,lì ognuno sa come parcheggiare senza contravvenire al codice della strada,lì la gente si ferma per far passare i pedoni,lì la gente non getta cartacce dall’auto in corsa,lì la gente non fa polemica con le forze dell’ordine,lì le forze dell’ordine quasi non si vedono,nessuno si ergogna di dire: io sono pesarese…io mi vergogno tantissimo a dire che sono di palermo,perchè a palermo regna il caos e l’inciviltà più assoluta,il palermitano medio è prevaricatore nella guida,prepotente,maleducato e sporco,è un dato di fatto incontestabile.maledetti palermitani.
aggiungo anche che la sanità è fatiscente,così come la cortesia dei medici,e sinceramente rinuncierei volentieri a quelle 4 cagate di panelle e cannoli alla ricotta per una città a misura d’uomo,dove la coscienza civica abbia orgoglio d’essere…non dimentichero mai il mare di mondello quest’anno..pannocchie sgranocchiate gettate in acqua,assorbenti intimi,mozziconi di sigarette…un popolo veramente accomunabile a quella materia fecale comunemente denominata merda! se solo potessi me ne andrei per sempre,perchè cambiare la città è impossibile senza creare dei campi di concentramento dove ghettizzare le bestie che rovinano la “città”.schifo.
per cacciatore:puoi polemizzare e scrvere all’infinito,essere positivo e fiducioso quanto vuoi..ma stai tranquillo che u’ zù jachino se ne sbatterà sempre i coglioni delle tue forme ellittiche letterarie e continuerà a buttare carta per terra e “scuocci i muluni” dal balcone..e se lo guardi storto ti rompe anche il culo…questa città è come un corpo pieno di metastasi..servirà più di un tuo libro e di qualche magliettina di addio pizzo per rimetterla in piedi…basterebbe un buon governo di sinistra con metodi fascisti.utopia.