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giovedì 19 dic
  • La “lenta cottura” del professore ordinario…

    Premessa: questo articolo è scritto in fretta e furia da un dottorando siciliano di 29 anni autore di quindici pubblicazioni scientifiche e relatore in convegni tenutisi a Barcellona, Valencia e Marsiglia. Uno sfigato, per intenderci. Almeno al cospetto di Michel Martone.

    Si è parlato di scandali all’Università, di precari validi che da anni arrancano, di cervelli che fuggono e di “figli di papà” dalle carriere fulminanti. Ma, né in tv né sulla rete ho trovato numeri chiari. Allora mi sono detto: «E diamoli, un po’ di numeri»! Perché se stiamo dietro alla scatolo-informazione (informazione delle scatole cinesi o degli scatoloni impolverati, fate voi) non ce ne usciamo più.

    Di recente un sottosegretario, tale Michel Martone, ha illuminato le nostre giovani menti (ed insinua il sospetto nelle menti dei nostri genitori) dicendo che chi si laurea dopo i 28 anni è uno sfigato. Al di là delle inevitabili polemiche sul merito della questione, teniamo conto del fatto che chi parla è diventato professore ordinario a 29 anni. In parole spicce, il professore ordinario è colui che ha raggiunto l’apice della carriera universitaria, ha un ottimo stipendio ma anche grosse responsabilità all’interno del proprio gruppo di ricerca che, in genere, coordina dall’alto. Leggendo quello che lui stesso racconta nel suo blog molti potrebbero essere tentati di dire «Che bravo!», molte mamme potrebbero iniziare ad avere dei dubbi sulla capacità dei loro figli precari della ricerca, molti amici dei loro amici e così via. Insomma, se una persona può diventare professore ordinario a sei anni dalla laurea, perché la maggior parte delle persone che tenta la carriera accademica a sei anni dalla laurea è già fortunato se ha un assegno di ricerca? Forse perché non è abbastanza bravo? Il caso di Martone, figlio dal destino segnato dal padre, non è un unicum in Italia ed anche nelle nostre belle Palermo e Catania i casi non mancano (ricordo che l’anno scorso Report dedicò all’argomento una bella puntata), per non parlare di Messina, dove lo scandalo è all’ordine del giorno.

    In questo mio spazio non voglio entrare nel merito di alcuna considerazione: mi piacerebbe soltanto comunicare dei numeri. Andiamo per ordine e, una volta e per tutte, vediamo il percorso naturale che un laureato deve compiere per diventare professore ordinario.

    La trafila prevedrebbe i seguenti passaggi: laureato – dottore di ricerca – assegnista – ricercatore universitario – professore associato – professore ordinario. Scendiamo nel dettaglio e vediamo il cursus honorum che generalmente oggi (ma anche ieri, con piccole differenze) affrontano gli aspiranti professori universitari: mi riferisco a quelli che vengono ritenuti “bravi” dai propri maestri e dalla comunità scientifica e che non vengono messi alla porta nell’interregno tra un ruolo ed un altro.

    Dal giorno successivo alla Laurea, il Nostro può tentare di accedere ad un dottorato di ricerca, della durata obbligatoria di tre anni. Ma, anche nel caso del migliore degli allievi, dal conseguimento della laurea al conseguimento del titolo di dottore di ricerca ne passano almeno quattro: il Nostro deve aspettare i tempi tecnici del bando, del concorso pubblico, sperare di ottenere una borsa di studio (pari a circa 1040 euro mensili ma garantita solo per la metà dei posti messi a concorso), poi compiere il suo percorso di tre anni, poi aspettare che si formino le commissioni dell’esame finale ed infine sostenerlo. Ciascuno può conseguire un solo titolo di dottore di ricerca fruendo della borsa: se vince un secondo concorso, può portarlo a termine, ma gratis.

    Conseguito il titolo, il Nostro, se ritenuto valido, può ottenere un assegno di ricerca dalla durata massima di quattro anni, non rinnovabile oltre. Teniamo sempre conto che anche in questo caso vi sono i tempi tecnici del bando di concorso e degli esami, quindi i quattro anni nella migliore ipotesi diventano quattro e mezzo (ma solo quattro vengono pagati). In quel tempo, il Nostro continua a fare ricerca all’interno della propria struttura, con un contratto del tutto atipico che non prevede un inquadramento come “lavoratore” ma neanche come “studente”: niente tredicesima, niente denuncia dei redditi e nessuna agevolazione.

    Terminato l’assegno di ricerca, il Nostro deve sperare in un concorso per ricercatore universitario. Se lo vince, avrà un contratto a tempo determinato per altri tre anni, rinnovabile al massimo per altri due. In totale cinque anni, ma considerate sempre i tempi tecnici (e morti, dal punto di vista salariale) del bando di concorso e degli esami. Sarà il suo primo contratto di lavoro: avrà uno stipendio di circa 1700 euro, la tredicesima e quant’altro, ma dopo quei cinque anni (ne saranno passati tredici, nel migliore dei casi, dalla laurea) lo Stato è nel pieno diritto di mandarlo a casa.

    Allora il Nostro spererà in un concorso per professore associato. Il suo primo posto di lavoro a tempo indeterminato, con uno stipendio base di circa 2000/2200 euro (passibile di buona crescita, ma che non si pensi che i professori siano dei ricconi). Se lo vince, ad un’età che, in genere, supera i quarant’anni, sarà, come si suol dire, “sistemato”. A quel punto aspetterà anche il concorso per professore ordinario, continuando a fare della buona ricerca e sperando che il proprio Ateneo trovi i soldi per bandirlo. In genere non passano meno di cinque anni, in rari casi di meno, assai spesso molti di più. Per farla breve, l’età media per diventare professore ordinario è attorno ai cinquanta, ma c’è gente che lo diventa molto dopo, altri che non lo diventano e basta.

    Per fare carriera, cioè per affrontare con successo tutti questi passaggi, è necessario che il Nostro venga costantemente conosciuto e riconosciuto a livello nazionale ed internazionale, pubblicando i risultati del proprio lavoro attraverso libri, riviste e partecipazioni a convegni. Come si possa raggiungere tutto questo in sei anni, chiedetelo non tanto ai privilegiati che ce l’hanno fatta (auguri a loro) ma ai loro mentori, a quelli che hanno fatto sì che ce la facessero.

    Il vero problema è non solo che l’università preveda un cursus honorum troppo lungo e puntellato di incertezze insostenibili per chi non sia milionario di suo, ma anche che per alcuni, all’interno del mondo dell’università (pubblica, sic!) non vi sia l’obbligo di rispettarlo. A norma di legge, si può teoricamente diventare professore ordinario con la sola laurea e, visto che sui concorsi non vigila nessuno, se non gli stessi professori, è possibile farla franca saltando uno o più passaggi se solo si ha la rara fortuna di capitare nel posto giusto al momento giusto o, più spesso, se si hanno le conoscenze giuste. Ecco perché la sorte interessa quasi sempre “il figlio di” o “l’amante di”: perché chi ha potere all’interno dell’Università corre il rischio di cadere nello scandalo e rasentare la liceità solo per persone con cui ha un legame sentimentale.

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  • 70 commenti a “La “lenta cottura” del professore ordinario…”

    1. Grazie, il tuo post è molto illuminante. E’ riflettendo su realtà come queste che, a suo tempo, ho scelto il mio nick.

    2. Dando un’oochiata veloce ai numeri dei concorsi per accedere alla carriera universitaria mi sono convinto che deve essere veramente un lavoraccio forse paragonabile al minatore, palombaro, spurgatore di pozzi neri ecc.
      Infatti non capisco come mai ad un concorso per 1 posto di ricercatore universitario si presentano solo 2/3 candidati e spesso uno si ritira in corsa!
      Però ad un concorso nella polizia municipale a Napoli per 500 posti si sono presentati in circa 50000!!!
      Magari qualcuno saprà rispondermi, ma non affannatevi la risposta la conosco già…

    3. Michele,
      ottimo articolo.

    4. io invece concordo con quello che dice Martone e mi sembra assurdo che in risposta si dica “ma tanto quello è raccomandato, i tempi sono lunghi, etc etc..”.Che c’entra? che c’entra l’excursus universitario lungo? che c’entrano i baroni? i concorsi..etc..etc… sì quelli ci sono e ci sono tanti altri problemi, ma il discorso di martone è un po’ più ampio. E’ indiscutibile che per molti l’università sia un posteggio, alcuni sono 3/4/5 anni fuori corso… Chi si affaccia sul mondo del lavoro a 28/29 anni è già fuori, c’è già chi ha finito prima di lui e gli ha fottuto il posto!!! (qualunque esso sia, non solo all’uni). Per molti l’università è ancora uno status simbol, “a lavorare dopo la scuola???’ noooo, miii ma che sei pazzo??!!! me ne vado all’università!!!
      Sì poi esci a 30 anni e che fai? dove vai? chi ti prende? le aziende puntano sui giovani, oggi come oggi a 21/22 anni si è già pronti per lavorare. perché mai dovrei assumere uno che è uscito dall’uni a 28/30 anni?

    5. Caro Sfincione…
      Io mi sono laureato a 28 anni…
      Sono circa otto anni e mezzo di università. Per il mio manifesto di studi è stato piuttosto consueto, visto che, almeno per i primi tre anni, il mio (nostro) orario andava dalle 8:30 del mattino alle 19:30, dal lunedì al venerdì, per un totale di 45 materie. Difficile rimanere al passo.
      Ti darei pure ragione se il mio ritardo nella laurea fosse dovuto (solo) a baldoria con gli amici.
      Effettivamente mi sarebbe piaciuto laurearmi a 25 anni -come si fa quando un corso universitario è di cinque anni più almeno uno tesi (da regolamento)?-, ma, guardando indietro, non posso lamentarmi. In questi otto anni ho imparato tre lingue straniere, ho lavorato all’estero, ho vinto borse di studio e concorsi, ho imparato a confrontarmi con altre culture, altre realtà.
      Hai ragione, difficilmente qualcuno mi assumerà qui in itaglia, sono “vecchio”.
      Ma va bene così. Mi dispiacerà non ricevere quei 300/400 euro in nero mensili per un full time; in compenso mi hanno contattato due degli studi con cui ho lavorato in passato (dove già allora, da non laureato, avevo un contratto ed uno stipendio VERO). Addio palemmo(sic!), addio itaglia(sic!).
      Ma, caro Sfincione, non ti crucciare! La mia ex facoltà, negli anni passati, ha fatto un po’ di ritocchi: numero di materie quasi dimezzato, numero di ore di lezione dimezzato: matematicamente studieranno un quarto di quello che ho studiato io, praticamente molto meno, perchè molti argomenti non possono essere trattati che in maniera piuttosto superficiale senza un tempo congruo a disposizione. Per cui avrai la fila dietro il tuo ufficio. Una fila di ragazzi poco più che ventenni con una preparazione fittizia, prossima allo zero (nel corso dove tuttora faccio da assistente, un terzo dei ragazzi ha SERI problemi a scrivere in italiano, figurati quando dovranno destreggiarsi in calcolo strutturale).
      Scusate lo sfogo.

    6. Giu io non mi cruccio affatto, mi sono laureato col vecchio ordinamento nei tempi giusti e a 25 anni ho iniziato a lavorare facendo quello per cui ho studiato, il problema non è mio. Il problema sarà di chi si presenta a fare un colloquio a 30 anni da neolaureato senza precedenti esperienze, anche perché credo sia più dignitoso fare uno stage non retribuito a 23 anni piuttosto che a 30. Che poi ci sia gente che non sa parlare l’italiano è un problema scolastico, l’università non c’entra nulla. E poi ti prego, non venirmi a dire che chi si laurea a 28/30 lo fa perché ha studiato di più.
      l’università è importante, ma la pratica lo è altrettanto e prima si inizia a praticare meglio è…

    7. Io sono uscito dall’ ITI a 18 anni, se volevo avrei potuto lavorare un mese dopo il diploma, avevo ricevuto diverse offerte di lavoro. Sono andato all’uni, ma dopo poco più di un anno, per problemi familiari, sono stato costretto a lavorare. Quindi a 20 anni ho iniziato, non ho mai smesso, ne ho 32. A fasi alterne ho studiato, la notte e nei week end, sono comunque riuscito a dare materie a ingegneria, quasi tutte con buoni voti, anche se me ne mancano diverse, ma ce la farò. Ho 12 anni di esperienza, 12 anni di lavoro vero, di stipendi veri (non faraonici, ma sopra la media locale a quanto sento dai miei coetanei, anche laureati), ho girato almeno 7 aziende e, un giorno, prenderò anche io sto pezzo di carta, anche se over 30. Esattamente come quelli che lo prendono over 30 perché sono stati posteggiati all’uni da mamma e papà, il pezzo di carta è uguale, solo che loro a 30 anni fanno lo “stage”.

      Sono uno sfigato anche io?

    8. Ottimo, solo una cosa, per diventare professore ordinario non occorre la laurea 😉

    9. Non per forza chi si laurea a 28 anni ha studiato di più, ma un laureato a 24 anni mi lascia un po’ perplesso. Faccio questo discorso con cognizione di causa: è da tre anni che frequento le aule della mia sessa facoltà con ragazzi dal primo al terzo anno: il livello di preparazione si è abbassato di molto. Non so che facoltà hai frequentato tu, ma ce ne sono alcune in cui è obbiettivamente improbabile laurearsi nei tempi stabiliti. La soluzione è infatti stata una drastica riduzione di oore di studio e, soprattutto, di contenuti. Che la pratica professionale abbia il suo grandissimo valore è fuori da ogni dubbio, ma questo non può andare a discapito della preparazione di un professionista.
      C’è anche da considerare il fatto che i tempi cambiamo in fretta, e le tappe della vita sono slittate. Basti pensare a che età la gente oggigiorno si sposa, ha figli, o, per rimanere in tema, va in pensione. Se poi si guarda tutto in prospettiva, che differenza c’è tra un ingegnere cinquantenne che si è laureato a 25 anni ed uno che si è laureato tre anni più tardi? tre anni su venticinque sono un’inezia. Non rendersi conto di ciò (per un probabile datore di lavoro) è segno di superficialità o di poca elasticità mentale.
      Vorrei che sia chiaro che questa non vuole essere l’apologia del fuoricorso, ma un semplice modo per mettere i fatti in prospettiva. Ti potrei presentare decine di laureati in sei anni (col minimo dei voti elemosinando 18), e molti che hanno impiegato più tempo (tempo ragionevole) che hanno concluso con lode. Difficilmente riuscirei a fare il contrario. Sarà forse che ognuno da il valore che vuole allo studio, e sarà giusto pagarne le conseguenze.

    10. Non vi crucciate. Adesso la nuova tendenza è ad azzerare il valore legale delle lauree ed instaurare una graduatoria delle università (che già esiste ma per scopi diversi) in modo che si possa finalmente dire “mi spiace, sì, noi cerchiamo un laureato, ma non all’università di Catania o Palermo” senza rischiare la causa. Così finalmente i figli di coloro che se lo possono permettere andranno a studiare al nord e gli altri, al massimo, potranno laurearsi a Palermo (o CT o EN o qualsiasi altra università al di sotto di Roma) così, per prio. Giusto per passare il tempo…

    11. @sfincione
      Esistono facoltà, nelle quali è molto improbabile laurearsi nei tempi stabiliti, come quella di ingegneria. Pensa che io, a 24 anni ho finito tutte le materie della laurea triennale e da già 6 mesi combatto per completare la tesi (ricordo che col nuovo ordinamento per potersi laureare sono necessarie 2 tesi!). E’ cosi risaputo che da moltissimi anni esiste pure un’auletta studenti che si chiama “MINIMO 7″….

    12. Mi dispiace solo che il dibattito scatenato esuli completamente dall’argomento del mio post, che era incentrato sul paradosso che certe dichiarazioni possano essere fatte a cuor leggero da chi ha alle spalle una storia accademica tanto discutibile…

    13. senza andare sulle singole e personali situazioni, credo che il discorso di Martone volesse dire: meglio uno studente che ha scelto un isituto professionale e ha imparato bene un mestiere a 18 anni che uno studente universitario che vive all’uni e ne esce a 30 anni dequalificato e mal pagato.

    14. condivido in pieno il post e per questo ho deciso tre anni addietro di abbandonare il ciclo di dottorato quando mi mancava l’ultimo anno. Nessuno sbocco è possibile per chi non ha le spalle coperte.
      Ciò però non significa che sia corretto il fatto che la gente impieghi oltre 10 anni per conseguire una laurea … non è produttivo entrare nel mondo del lavoro a 30 anni suonati mentre nel resto d’europa si inizia a 23/24.
      Naturalmente non tutti i casi sono uguali e non è bene generalizzare ma è un fatto reale e preoccupante che si finisca così tardi l’università ancorchè lo studio sia l’unica occupazione.

    15. sono un ventottenne che sta per laurearsi in giurisprudenza….che dire anche a me sarebbe piaciuto laurearmi a 25 anni…tuttavia mi sono ritrovato in mezzo a due riforme, l’aver preso la triennale ha fatto si che io abbia perso quasi 2 anni visto che avendo poi fatto il passaggio alla magistrale da laureato non ho potuto usufruire di 6 mesi di esami più di tutti gli appelli straordinari, avrei sicuramente finito a 26,5….ps informatevi su come sia giuriprudenza a palermo….non c’è nulla che ti faccia risparmiare tempo, solo incompetenza ed ottusità…e cmq ribadisco non mi sento assolutamente inferiore a chi si laurea a 25 anni credetemi, la mia voglia di rivalsa e competizione non sarà certo scoraggiata….altra cosa, si si bello laurearsi a 25 in effetti il nsotro sistema ti consente di diventare prima disoccupato…

    16. Giù ha tutta la mia stima.dice cose VERE e SAGGE.e di questo la Sicilia, l’ Italia, il mondo ha bisogno..nn di sbarbatelli che si laureano a 22 anni in scienze della patata

    17. non sono riuscire a leggere tutto il post perché, come si diceva al liceo, l’autore è andato fuori tema! Che c’entra il fatto che non ci si laurea in tempi ragionevoli con la carriera accademica?!!?!?!?

      Io mi sono laureato a 26 in ingegneria VO col massimo dei voti (cosa non così rara ad essere onesti!) e vi assicuro che quando si esce dal medioevo dell’Italia (non solo della Sicilia) il quadro è sconfortante…

      la verità è che laurearsi già a 26 è una sconfitta del sistema accademico, e questo è innegabile. Se poi ci si vuole convincere che siamo sempre i migliori…beh questa è un’altra storia…ma poi non ci si sorprenda quando il caro stivalo ha una dinamica produttiva pari a quella di un paese in via di sviluppo!

    18. @ Davide:
      leggendo il titolo del post puoi capire benissimo qual è il tema. Non capisco perché poi quasi tutti vi soffermiate SOLO sulla testa, sul pretesto che è alla base per una riflessione sulla carriera accademica, e cioè sul fatto che un privilegiato dal dubbio percorso usi la sua posizione di potere per sindacare stupidamente sui suoi coetanei.

    19. Insomma, per dirla più prosaicamente è: “questo ha detto una minchioneria. E vedete da quale pulpito viene la minchioneria”!…

    20. michele forse davide si riferisce al fatto che Martone scredita chi si laurea dopo i 28 anni..nn a chi diventa prof ordinario dopo i 28 anni…in effetti, leggendo il tuo post, giustissimo e sacrosanto, ho avvertito anch’ io la “fuoriuscita”..
      qsto ovviamente nn toglie nulla al tuo discorso, martone è presumibilmente raccomandato, e dall’ “alto” e della sua condizione è facile fare illazioni…la verità è che la situazione universitaria è 1 disastro…30 materie da dare in 3 anni nn sn accettabili..e che poi si debba anche subire la beffa della specialistica x poter lavorare è ancora peggio…che poi ci siano degli studenti che bivaccano all uni fino a 30 anni e anche vero ma è affar loro…qsto nn toglie nulla alle forti responsabilità del sistema universitario italiano in merito

    21. Martone ha espresso, in modo non molto diplomatico, un concetto conosciuto da decenni da chiunque abbia esperienza nel mondo produttivo. In Italia fa scalpore perchè non si puo’ dire che ci sono persone piu’ intelligenti di altre, con una migliore attitudine allo studio rispetto ad altre, piu’ brave di altre. Quelli che vincono una selezione o un concorso sono raccomandati. E l’ego del dichiarante resta in pace con se stesso… e i propri fallimenti.
      La selezione la farà comunque il mercato del lavoro dopo la laurea. Le grandi aziende chiamano a colloquio solo laureati con il massimo dei voti e nei tempi previsti. Banalmente, preferiranno sempre assumere chi è riuscito a raggiungere un obiettivo bene e nei tempi previsti, ovvero la stessa cosa che si dovrà essere in grado di fare nel mondo del lavoro.

    22. Laurearsi nei termini previsti dal corso di studi
      con una media elevata e meritevole del 110/110
      in una facolta’ tecnico-scientifica
      apre sicuramente le porte al mercato del lavoro.
      Il mercato del lavoro necessita di varie figure
      da collocare in varie posizioni.Piu` si sale nella piramide aziendale,piu` dura diventa la selezione.
      Per una figura gestionale di settore puo’ andare bene anche un laureato con 100/110 e che abbia
      scantonato nei tempi.
      Per un futuro direttore al top la selezione e’ piu` severa.
      Quelli che strappano agli esami un 18 o un 20,verosimilmente non hanno studiato a fondo la materia o non hanno proprio i minimi prerequisiti intellettivi,
      e farebbero bene a cambiare mestiere.

    23. MICHELE hai scritto tutto sto post per dirci che martone è un raccomandato? Beh, se lo hai fatto per questo, è meglio che la gente non lo abbia capito e sia andata oltre.
      A) non so se sia raccomandato so solo che a 26/27 anni era ordinario alla luiss e adesso è sottosegretario, non è mio fratello quindi non lo difendo, ma sicuramente un co…..e non è.
      B) anche se lo fosse, un raccomandato non può dire cose giuste?

    24. Caro Sfincione,
      vedo che non hai capito niente di quello che ho detto. Sarò stato poco chiaro. Pazienza, ho fatto un buco… nel latte di mandorla!

    25. “un laureato a 24 anni mi lascia un po’ perplesso”

      @Giu: e perché dovrebbe lasciarti perplesso? Io mi sono laureato a 23 anni e 9 mesi, laurea specialistica a ciclo unico in materie scientifiche e con voto alto. Ho fatto un dottorato di ricerca durante il quale ho lavorato all’estero e adesso ho un lavoro che adoro,nel quale vedo molte prospettive, che ho ottenuto grazie al possesso del titolo di PhD.

      Sono molti quelli che si sono laureati in tempo, con voti alti (che comunque non vogliono dir nulla) e hanno fatto le loro esperienze, ció non significa che siano meno preparati di te che ti sei preso il tuo tempo per laurearti e fare le tue esperienze nel frattempo. Tanto di cappello. Credo che il discorso di base non si riferisca a chi ha avuto problemi o ha ritardato la laurea in quanto studente-lavoratore, ma a coloro che pascolano beatamente, campati dai genitori, in mezzo a feste erasmus e stupidaggini varie fino a 30 anni: ti assicuro che ne conosco tanti che a 30 anni non hanno conseguito neanche la triennale e che dicono di sentirsi “poco motivati”…come li motiveresti tu?

    26. “certe dichiarazioni possano essere fatte a cuor leggero da chi ha alle spalle una storia accademica tanto discutibile…” oppure”… un privilegiato dal dubbio percorso usi la sua posizione di potere per sindacare stupidamente sui suoi coetanei”
      o non capisco io, o forse ti esprimi poco chiaramente tu… che me ne frega dell’excursus di martone??? per me ha detto una cosa giusta e basta

    27. perché non avete pubblicato il mio commento?

    28. Beh, posto che il buon Michel non sia uno qualsiasi, sono sicuro che un Italiano medio con le stesse capacità, conoscendo il mondo universitario, venga puntualmente posteggiato in tutte quelle tappe che Michele ha, puntualmente, elencato, e coinvolto solo nelle attività di ricerca che il mentore decide, fosse solo perché fortemente “ricattabile”, vista la precarietà.

      E pare abbastanza evidente che lo scopo del post fosse quello di, attraverso la carriera maxima di un brillante studente “normale”, sottolineare che un, permettetemelo, “non normale” si fosse permesso di giudicare un percorso vissuto in modo, evidentemente, diverso dal solito. Sarà stato per la sua genialità? Io ho la mia opinione.

      Di certo il buon Einstein non diceva “sfigati” a destra e a sinistra. Nè probabilmente lo pensava.

    29. mi fa ridere chi parla di grande aziende che assumono a seconda dei tempi e del voto con cui ci si è laureati…ma dove?in italia?ahah….giovanissimi laureati che se la sono comprata la laurea….quei pochi davvero bravi spesso vengono ugualmente tagliati fuori, ma dove vivete?UK, USA, CANADA? ma los apete che il canale preferenziale di assunzione sono i familiari,gli amici e i contatti diretti?

    30. Il voto alto non serve a niente!

    31. La saggezza popolare ci dice sulla bocca di chi abbonda il riso. Nell’Università Italiana in cui ho studiato, conosciutissime multinazionali invitavano regolarmente i laureati in corso e con lode delle diverse facoltà a partecipare alle loro selezioni. Alcuni erano poi assunti, altri no. Conosco diverse persone che hanno continuato lavorando nelle risorse umane di quelle aziende e mi hanno sempre confermato che le raccomandazioni non portano un passo oltre un colloquio, se non si hanno le capacità.

    32. Il giovane collega Martone forse non sa che un tempo, al tempo in cui c’era un’altra Università, con una monografia in definitiva e una in provvisoria al massimo si poteva aspirare alla libera docenza. Eppure, queste cose gliele avrà spiegate Mattia Persiani, che fu mio collega all’Universià di Sassari nei primi anni Settanta. E forse nemmeno sa, il giovane collega Martone, che con quella sua maldestra parola ha offeso la dignità che la Costituzione a tutti riconosce. E ha violato l’art. 54 comma 2 della Costituzione, che impone ai cittadini, affidatari di funzioni pubbliche, il dovere d’adempierle con disciplina e onore.

      Due consigli, se mi è permesso: smetta il giovane collega Martone di autodifendersi, perché così altro non fa se non peggiorare la situazione, e riferisca le mie parole al collega Mattia Persiani.

      Domenico Corradini H. Broussard

      Prof. ordinario presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa e presso il Dottorato I problemi civilistici della persona della Facoltà di Economia dell’Università del Sannio-Benevento

      Avv. patrocinante in Cassazione

      dchb@libero.it

    33. Come al solito,si va per le spicce e si fa gran
      confusione fra offerte di lavoro nel
      Pubblico e nel Privato,fra offerte di
      Aziende importanti e di Pinco Pallino,
      fra Aziende vincenti ed aziende sull’orlo del fallimento.
      Mi volete spiegare come fanno i cacciatori di teste a stare sul mercato,ed anche molto bene,
      se le Aziende Leader’s non chiedono severe selezioni?
      Parlare di Aziende Italiane ed Estere,dimostra
      una visione provincialistica del mondo del lavoro.
      Siamo nell’era delle Multinazionali,ci sono
      multinazionali in ogni campo di attivita’.
      Queste aziende sono cresciute ed hanno raggiunto questi livelli per avere fatto da sempre severe selezioni sul personale da assumere.
      Non mi interessa se fai i cento metri piani.
      Mi interessa se li fai in 10 secondi oppure in 10 minuti.E non e` la stessa cosa.

    34. Credo che Michele volesse solo dare un’occhiatina al pulpito da cui il predicatore tuonava la sua omelia
      … sbirciare al di là delle parole e del fumo che da esse promana è sempre una buona abitudine. Vorrei
      soffermare però la mia attenzione su un punto. Questo signore ha usato il termine “sfigato”. Come
      possiamo ancora sopportare questo? Ci siamo abituati a tutto: ci siamo sentiti dare dei “bamboccioni”
      da Padoa Schioppa , dei “ cogl***oni”da Berlusconi , degli individui appartenenti “alla parte peggiore
      d’Italia” da Brunetta. La speranza era, che al mutar del timoniere, mutasse anche l’eleganza con cui la
      barca si muoveva nel vasto mare della politica. Non mi pare un ottimo inizio. Come può, una persona che
      occupa a così giovane età un ruolo di così grande rilievo, hai ragione tu, Sfincione, non può certo essere un
      cretino, niente affatto, con quel curriculum è un genio di sicuro – usare un termine come “sfigato”? Spiccia
      categorizzazione da college americano, volgare e insulsa. Chi è lo sfigato? A quale cliché aderisce? Ha gli
      occhiali, è bruttino, puzza o è solo uno che ha concluso poco nella vita, uno … si, magari uno che a ventotto
      anni ancora non si laureato. Il non essere laureati all’età giusta, dunque, decreta il fallimento della persona
      in toto. Tutta l’essenza della persona sta racchiusa nel numero di anni che ha impiegato a laurearsi.
      Poi starà nel lavoro che fa, nei soldi che ha, nel numero di case che acquista, nei vestiti che indossa e
      nei posti dove va a mangiare. O ancora no, la sua essenza saranno il libri che legge, i cantautori più o
      meno “intellettuali” che conosce, i film che vede … altra e non migliore forma di nuova categorizzazione di
      certa sinistra radical chic. A meglio predicare ed ergersi a giudice naturalmente, chi per merito, fortuna, o
      entrambe le cose ce l’ha fatta. Ragazzi, svegliamoci … sfigopoli è una grande città e ci sta dentro di tutto:
      persone troppo grasse, troppo magre, troppo ignoranti, troppo stupide, o troppo poco poco stupide. Da
      sfigopoli si entra e si esce con grande facilità. Basta un piccolo rovescio di fortuna, un momento di empasse,
      un errore di valutazione. Voilà, chi era fuori adesso è dentro, con tanti auguri da parte di quelli che invece
      ancora cavalcano l’onda. Indigniamoci anche per questo. Non aderire ai canoni non vuol dire essere dei
      falliti. Mi sono laureata a 29 anni e no, non mi sento una sfigata.

    35. Laureata in che?
      Con quale votazione?
      Hai avuto qualche offerta di lavoro?
      L’hai accettata?
      Ti hanno accettato?
      Quanto ti hanno offerto ?(retr.annua lorda)

    36. Complimenti XYZ… Il tuo link rimanda ad un virus. Grazie.

    37. non credo proprio.
      Prova con careernews.it
      .
      Ho testato il link.
      Nessun problema.
      Se ti ritrovi un virus,la fonte e` certamente un’altra.

    38. Martone é un megaraccomandato. Su questo non ci piove. Ha avuto la strada chiara, la carriera spianata, e si permette di fare ragionamenti sulla vita degli altri. Mi spiace per lui. Che ha dimostrato solo la sua capacità di qualunquismo di parte, nel ragionamento, del tipo ‘se io con le condizioni di vantaggio che ho, sono riuscito a diventare ordinario a 29 anni, come mai non ci riesce la metà della popolazione universitaria italiana, ed ancora invece perdono tempo’?
      La domanda sono le condizioni di partenza, l’altra l’avere la capacità di capire davvero quale possano essere le opportunità migliori (faticherebbe a credere il nostro Martone, che parecchie persone magari fanno cambio di facoltà, perché in corso d’opera, si rendono conto che la propria qualificazione non é spendibile lavorativamente). Certo, Martone ha avuto tutte le dritte del caso. Mica tutti sono nelle stesse condizioni.
      Però, diventare ordinari molto giovani, o si é molto maturi, o molto capaci, oppure anche questo é un errore. Non sono per la gerontocrazia degli ordinari, ma circa 40 anni andrebbe bene. Si avrebbe la capacità di giudicare meglio il proprio e l’altrui percorso. Di avere la giusta capacità critica per capire i rapporti di relazione fra la propria e l’altrui condizione, abbandonando la condizione infantile-narcistica tipica dell’adolescenza protratta, come nel caso del Martone.

    39. Sagge parole, Uma. Hai aggiunto altri pensieri a quello che volevo dire in questo post. Ti quoto in pieno.

    40. Michele, conosco il mondo universitario, e gente improponibile ed inutilmente arrogante, come Martone. Parlo per esperienza diretta. Lui si sente un’eccezione. Ma ahimè, ha dei consimili, che gli somigliano molto.

    41. ripartiamo da
      ….tale Michel Martone, ha illuminato le nostre giovani menti (ed insinua il sospetto nelle menti dei nostri genitori) dicendo che chi si laurea dopo i 28 anni è uno sfigato…
      .
      La prima domanda che mi pongo e`
      CHE COSA HA VOLUTO VERAMENTE DIRE MARTONE?
      La risposta che trovo e`:
      visto il rilassamento generale ed il disimpegno dei nostri giorni,in politica,nella scuola,nella vita di tutti i giorni,
      quello di Martone e` una specie di richiamo al
      rientro nelle regole del gioco,che esistono
      anche se a volte non appaiono abbastanza chiare.
      E` un invito all’impegno.
      .
      Lo sanno bene cosa vuol dire Martone tutti quelli che,ad esempio,sono iscritti ad Ingegneria e nel quinquennio non si possono permettere il lusso di una vacanza,salvo saltare una sessione di esami ed
      andare ad ingrossare le fila dei fuori corso.
      Un Ingegnere con un percorso regolare esce a 24 anni.A 29 anni si possono avere conseguito 2 Lauree quinquennali.
      Esci a 24 anni e ti mandano il telegramma a casa
      per offrirti un Lavoro.
      Esci a 29 anni e non ti cerca nessuno.
      Poi non capisco questa particolare attenzione che si pone qui alle carriere universitarie.
      Martone parla di Laurea,che dovrebbe spianare
      il percorso verso il mondo del lavoro tutto,
      scuola,pubblico impiego,mondo aziendale,
      e sono mondi assai diversi,ognuno con le sue regole.
      Il termine “sfigato” centra il problema,anche se inevitabilmente cosi` espresso non e`prudente
      per uno che fa politica.
      .
      Uno nasce abbiente,intelligente,riceve una educazione di un certo livello gia` nell’ambiente familiare,e` supportato nelle scelte,e` sicuro,e` corredato di tutti i supporti possibili cartacei e tecnologici,,veste bene e si presenta altrettanto bene,si esprime bene,e` disinvolto ed accattivante,frequenta gli atenei piu` prestigiosi e poi esce a 24 anni con il massimo dei voti.
      .
      Un altro non si trova in queste condizioni,fatica ad imbroccare il corso di studi piu` adatto e cambia facolta`,accumula ritardi,finisce fuori corso di 1,2,3,4,5,10 anni.
      Come vogliamo definirlo uno cosi`?

    42. Nicomacos può capitare che un commento finisca in moderazione (è stato poi pubblicato). Ti invito a utilizzare l’e-mail per comunicare con me (qui è fuori tema). Grazie.

    43. nicomacos
      mi spieghi cosa intendi dire affermando:
      il voto alto non serve a niente?
      .
      Spero che tu ti renda conto che accettando quello che affermi si scardina non solo il sistema scolastico,ma anche l’ordinamento della societa` civile.Il tuo e` un invito al disimpegno.
      Il fatto che nessuno dei lettori di questo blog ti abbia richiamato lascia perplessi.

    44. @XYZ: continui a commentare solo ed esclusivamente a partiredai due righi e mezzo che hai citato: non è quello il succo del mio discorso… Prova a rileggere l’articolo togliendo quella frase.

    45. Nessuno ha il diritto di chiamare nessun altro in alcun modo. Nessuno ha il diritto di giudicare il percorso di qualcun altro, tanto più se non lo conosce, a maggior ragione se parte da posizioni di priviliegio. Quanto all’impegno, la maggior parte delle persone che conosco non fa vacanze, studia, lavora e passa da uno stage in cui è sfruttato ad un master dove è preso in giro. E pochi, anche tra quelli che si laureano nei tempi, ricevono telegrammi il giorno – o il mese, o l’anno – successivi alla laurea.

    46. ho seguito il tuo consiglio ed ho riletto il post
      con una certa riluttanza,in verita`,essendo io
      uno di quelli che preferisce la sintesi.
      Non voglio entrare in quello che sostieni in merito alle carriere Universitarie,
      ma ti faccio notare che quello che sostiene Martone non ha nulla a che vedere con le carriere Universitarie,se e` vero che ha affermato che
      secondo lui uno che si laurea a 28 anni e` uno sfigato.
      Ho visto un pezzo dell’intervista di Lillj Gruber a Martone in Otto e Mezzo .
      Rivedetela.

    47. Rosanna
      io il telegramma l’ho ricevuto.
      Mi hanno poi sottoposto a test psicoattitudinali
      e dopo 3 livelli di colloqui
      sono stato assunto a tempo indeterminato.

    48. Forse XYZ, la frase di Nicomacos non era da commentare, semplicemente si commentava da sè.

    49. uno puo` divertirsi a scrivere quello che vuole?
      I Voti Alti non contano,la Laurea nei tempi regolari non conta,i Master’s non contano,
      ma allora tutti possiamo pilotare una Nave da Crociera,un supersonico,effettuare un trapianto,
      guidare una Multinazionale?
      Io pero` non credo che questo nicomanos sia un
      deficiente(nel senso letterario).
      Puo’ darsi che voleva sottintendere qualcosa che gli e` rimasto implicito nella sua testa.

    50. @XYZ: ti chiedo scusa se sono stato lontano dal blog per un paio di giorni, ma ho avuto da fare. Anche io amo la sintesi, forse troppo. Tu oltre ad amare la sintesi ami anche leggere tra le righe. La mia affermazione ovviamente non è l’apologia del fancazzismo. E’ una frase, provocatoria se vogliamo, che sottintende come a mio avviso sia sterile soffermarsi nel giudicare le capacità di qualcuno solo in base al voto di laurea ed accanirsi a specificare che uno si laurea “con voto alto”. Non c’é bisogno neppure di essere laureati per sapere come in molti corsi di laurea si tenda a dare 110 e lodi anche a gente che non li merita, per lavori di tesi scopiazzati e privi di qualunque valore. Certo non si può generalizzare (come sei portato a fare tu) ma neanche dimenticare che ci sono decine di brillanti scienziati, piloti di navi da crociera, chirughi da trapianto e CEO di multinazionali che non hanno avuto un voto alto alla laurea. Inoltre ti dico per esperienza che il tempo in cui ti laurei non conta nel determinare il voto finale (a meno di non avere qualche ‘illuminato’ in commissione che lo faccia contare). I “Master’s” (complimenti per l’inglese) contano eccome, specie quando ti insegnano a fare qualcosa: sono però pochi quelli davvero utili, quindi un headhunter accorto è in grado di scremare dei candidati con 10 Masters per prediligerne uno che al colloquio dimostra una maggiore attitudine alla posizione da ricoprire.

      Dopo averti detto ciò, ci tengo a farti sapere che il tuo tono da provocatore non mi piace, come non mi piace la tua attitudine da agitatore di masse. Cosa ti aspettavi, che sottolineando che nessuno abbia ripreso il mio commento avresti scatenato una pletora di attacchi contro di me? Io sono libero di commentare, nel rispetto delle norme del blog e del buon senso, qualsiasi post cui sento di potere apportare un contributo: se tu non non lo condividi pazienza, credo di potere sopravvivere senza il tuo personale consenso.

      Ciaooo!

    51. Ah dimenticavo…qual’è il senso “letterario” di deficiente?

    52. non e` il numero che fa qualita`.
      Uno che ha le carte in regola ha una Laurea ed un
      Master(non 10),ed entra nel mondo del Lavoro.
      Non e` l’eccezione che fa la regola.
      In questi giorni di Crisi c’e` chi sta raschiando la pentola per ridurre la spesa pubblica.
      Mantenere le Universita` ha un costo per la Collettivita`.Se calano i Fuori Corso,l’apparato puo’ essere ridimensionato.Io ipotizzo che l’affermazione di Martone abbia questa chiave di lettura.Comunque Martone ha chiesto scusa ai Laureati Lavoratori,chiarendo che non era a questa categoria che si riferiva la sua frase.
      Ci sono molti distinguo da fare.Uno specialista in Medicina arriva sul mercato dopo un percorso regolare di 6 anni + 5 di specializzazione e cosi’ si arriva tranquillamente ai 29 anni.
      In questo paese in questi giorni si stanno mettendo ai raggi X tantissime attivita`.
      Puo` essere che dopo il paese sara` un paese diverso.
      Da quello che scrivi si capisce qualcosa di piu`,
      ma non ho chiaro quale sarebbe la tua proposta.
      Lasciamo tutto com’e`?O altrimenti?

    53. @XYZ: “Non voglio entrare in quello che sostieni in merito alle carriere Universitarie”.
      Ma il mio succo era proprio quello.

    54. Michele
      Non voglio,ma potrei.
      Ma non lo ritengo necessario.
      Per altro non ho motivo di dubitare su quanto affermi,circa le Carriere Universitarie.
      .
      Intanto Martone si e` dato visibilita`.
      Sono nate Tavole Rotonde,in TV,che hanno cercato di fare il punto sulla situazione delle Universita` Italiane.
      Si e` appena fatta un certo tipo di Riforma,e gia` si parla di rimetterci le mani.
      A cominciare dal valore Legale della Laurea,
      che oggi mette sullo stesso piano chi si e’ sudata
      la Laurea con chi ha preso la scorciatoia.
      Perche`,almeno questo lo dovete condividere,ci sono Atenei di serie A ed Atenei di serie B.

    55. Assolutamente sì. Ci sono Atenei che, all’atto del colloquio, vengono ritenuti di serie A e Atenei di serie B. Ci sono facoltà che hanno uno spettro molto ampio di possibilità lavorative in uscita ed altre che ce l’hanno molto ristretto.
      Ed è un peccato. Perché le persone contano al di là delle possibilità economiche, della fortuna di nascere da un padre o in un posto piuttosto che in un altro.

    56. Ahimé è vero!

    57. nicomanos
      ti ho risposto in 3 versioni cercando di venire incontro ai moderatori.
      Da persona educata.
      Ora speriamo bene.

    58. Commovente, ma falso come una banconota da tre Euro. Per esperienza personale diretta, posso testimoniare che le università di serie A offrono borse di studio che permettono di frequentare e laurearsi anche a chi non ha grandi possibilità economiche. Per ottenerle si concorre sulla base di merito e reddito; dunque bisogna essere bravi, per davvero, e poco abbienti, per davvero.

    59. a poco a poco stiamo arrivando al nocciolo della questione.Aggiungerei che i poco abbienti sono piu`
      motivati ad impegnarsi nello studio,sono piu` ambiziosi,sono piu` attenti a non sprecare tempo
      e non farsi superare dalle nuove generazioni,hanno meno disponibilita` economiche per lasciarsi tentare dalle mille occasioni di svago.i poco abbienti non possono diventare bamboccioni.
      O si impegnano nello studio o devono andare a cercarsi un lavoro.

    60. @ Ale, XYZ: viene quasi da dire “che gran **lo essere poco abbienti!”

    61. direi proprio di si`.Ieri la stessa regola valeva nel pugilato,oggi sicuramente nel calcio.
      Anche nel cinema.Il grande Chaplin era vissuto nella fame ,da piccolo.Poche famiglie resistono al ciclo per piu` di 2 o 3 generazioni.Il ciclo e’
      un’onda sinusoidale.Parti da zero,cresci,poi decadi.Chi sta in alto non puo` che cadere,si potrebbero citare moltissimi esempi su questa regola.Se vuoi assaporare il piacere della crescita,devi partire dal basso.
      Conosco persone abbienti molto infelici.
      Loro hanno un futuro in discesa.

    62. La mia non era affatto una proposta! Almeno a livello teorico il sistema così com’é dovrebbe garantire il massimo della trasparenza e della meritocrazia; sappiamo però tutti che non sempre funziona così, specie in Italia.

      Una proposta, limitatamente al voto di laurea e alla questione degli anni passati a studiare, sarebbe quella di aggiungere un coefficiente di valutazione della ‘celerità’ del cursus studiorum al calcolo del voto finale. Però non sarebbe possibile distinguere tra chi ha ritardato la laurea per motivi seri e chi si è parcheggiato per comodità. Non vedo soluzione…tu cosa proporresti?

      P.S. Sono comunque contento che almeno su 2-3 cose sembriamo essere d’accordo (e.g. il ridimensionamento dell’apparato dovuto al calo dei fuoricorso, ed il fatto che occorra contestualizzare a seconda del percorso di studi intrapreso)

    63. a proposito di meritocrazia,
      intanto mi attribuisco il merito
      di averti riportato ad affrontare una conversazione seria.
      Il mio intuito mi ha portato a considerare la tua affermazione come un’affermazione di protesta.
      Per questo ti ho “ripescato”.
      Ma tu lo sai che ci sono state epoche in cui per alcuni allievi si facevano esami a porte chiuse,
      gli allievi uscivano con trenta,e poi
      i professori avevano il coraggio di guardare in faccia gli altri allievi come se nulla fosse successo?
      Io non faccio nessuna proposta,
      posso solo dare un consiglio,
      impegnarsi al massimo per avere le carte in regola e trarre il massimo profitto dal corso di studi
      e…..vai tranquillo.

    64. Semmai sono io che ho ripescato te. Grazie della benedizione. Va’ in pace anche tu 😀

    65. Secondo me Martone ha ragione, lo avete visto il video integrale dell’intervento incriminato?
      Per il resto non mi resta che invitarvi a leggere sul suo blog le smentite e le repliche (anche video, per esempio l’intervista di ieri a SKYTG24).
      FATELO LAVORARE, basta con queste polemiche.
      Finalmente un governo del fare e delle verità invece di un governo del populismo.

    66. Cara Laura,
      non so che carriera tu stia facendo. Mi auguro per te che tu sia figlia di brave persone senza appoggi plutocratici, abbia 29 anni e sia già stata stabilizzata come professore ordinario all’interno di un Ateneo italiano.
      Con una storia del genere alle spalle, le tue parole mi sembrerebbero parole (quasi) sagge (forse).

    67. secondo me sarebbe meglio non fare tante inutili speculazioni per uno dei tanti raccomandati che distrugge il tessuto sociale italiano nel quale, come ben noto, la meritocrazia non è il metodo condiviso di scelta dei candidati e della classe dirigente. Non conosco la carriera di XYZ e non mi interessa conoscerla, sono abbastanza felice della mia (laureato, non con il massimo dei voti, a 23 anni, lavoravo durante il periodo universitario, varie esperienze all’estero e libero professionista) tuttavia faccio presente che ho visto e continuo a vedere giorno dopo giorno degli assoluti incapaci, magari laureatisi col massimo dei voti, farsi spazio nella politica siciliana. Vedo inetti alla guida di municipalizzate ed assessorati vari, percepisco incompetenza nei soggetti che ricoprono incarichi pubblici magari senza neppure conoscere altra lingua oltre l’italiano (di cui spesso non hanno padronanza).
      Per queste ragioni ritengo che sarebbe bene mettere a disposizione le energie comuni per chiedere in massa, a questo governo, le dimissioni non solo di martone ma anche di tutti coloro i quali con la loro incompetenza fanno male al paese ed al sistema in generale

    68. ciao ragazzi finalmente ho trovato un articolo che più o meno chiarisce i fatti attorno al cursus honorum per un prof universitario..anche se non credo che più nessuno controlli i commenti a questo articolo vorrei lo stesso esprimere il mio parere: che michel martone sia un raccomandato non v’è dubbio, carriera “fulminante” dettata dalle orme del padre, strada spianata e concorsi fatti ad personam et cetera. La frase “chi si laurea dopo i 28 anni è uno sfigato” però è sacrosanta! Puoi anche essere il figlio di un rettore, il figlio di berlusconi ma se non porti a termine questi obiettivi non sei nessuno lo stesso.
      io sono un triennalista e la mia più grande ambizione è fare carriera accademica; so già che arrivare all’ordinariato è una mezza utopia soprattutto con la nuova riforma gelmini ( se dopo il post doc non diventi al primo tentativo ricercatore confermato, SEI FUORI non puoi più riprovarci) ma tentar non nuoce (anche se la strada è in salita e i soldi sono pochi)

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