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sabato 23 nov
  • La pensilina

    Oggi finalmente ho capito perché non riuscivo mai a prendere l’autobus. Non che i mezzi non passassero: passavano. Solo che non si fermavano. Gli autisti mi vedevano e tiravano dritto. Eppure ero lì, proprio in corrispondenza della pensilina, e mi sbracciavo per segnalare il desiderio di essere preso a bordo. A un certo punto mi ero persino convinto che a Palermo far salire un passeggero su un mezzo pubblico rientrasse nella sfera discrezionale del conducente.
    Spesso mi vedevano e si fermavano molti metri dopo, tanto che ero costretto a inseguirli. Proprio uno di questi autisti oggi mi ha fatto salire facendo un gesto come dire: per questa volta voglio essere buono. E quando sono andato a protestare mi ha spiegato che ero io a essere in torto, e dovevo ringraziarlo, perché quella fermata era stata abolita da un sacco di tempo. Per anni ho aspettato l’autobus a una fermata fantasma.
    In effetti, ora che l’autista caritatevole mi ci ha fatto pensare, una decina di anni fa in questa città hanno piantumato delle nuove pensiline, più piccole ed eleganti. Solo che poi le vecchie pensiline non le hanno mai smontate. Le hanno lasciate lì. Tutte. Come quando compriamo delle scarpe nuove e quelle vecchie non ci decidiamo a buttarle via. Solo che non pretendiamo di indossare contemporaneamente le due paia di scarpe.
    Certe volte si vedono la pensilina vecchia e quella nuova una accanto all’altra, una che fa ombra all’altra. Altre volte, come nel mio caso, la vecchia pensilina è isolata, e rappresenta solo l’ombra di se stessa. La vera fermata è cento metri più avanti. Se ne ricava che quando un autista, bontà sua, si è fermato e mi ha raccolto, lo ha fatto per quello spirito di privata carità che a Palermo serve a fronteggiare la mole delle pubbliche insensatezze.
    Io poi la pensilina fantasma me la sono andata a guardare per bene, e in effetti c’è – in un angolo, molto in alto, di modo che uno per trovarlo deve prima sapere che c’è – un avviso mezzo cancellato: Fermata abolita. Un altro indizio che avrebbe potuto mettermi in guardia è che la pensilina era completamente arrugginita e cadente. Tuttavia mi chiedo: il fatto che la pensilina sia un rottame significa qualcosa, nel contesto degli arredi urbani di questa città?
    Viceversa, a trarre in inganno il sottoscritto funzionava il fatto che i pannelli pubblicitari erano efficienti e persino illuminati. La fermata era soppressa e la struttura cadente, ma come supporto pubblicitario quel che restava della pensilina funzionava ancora benissimo.
    Allora mi è venuto il sospetto che fosse per questo che dopo dieci anni ancora nessuno aveva provveduto a segare via le vecchie pensiline. Due pannelli di pubblicità bifronte (totale quattro) fanno sempre comodo a qualcuno. Mi sono informato, e questa ipotesi, che a prima vista mi era sembrata davvero troppo meschina, è proprio quella giusta. C’è stata una causa fra Amat e concessionaria della pubblicità, che finalmente a quanto pare si è risolta, e adesso una fonte comunale assicura che “le stiamo togliendo”. Da notare il presente continuativo, una forma verbale che a Palermo serve a connotare un’azione che comincia alla vigilia delle elezioni e finisce alla vigilia delle elezioni successive.
    Ultima notazione: “le stiamo togliendo” non è sicuro che sia riferito alle vecchie pensiline, perché per quanto possa apparire grottesco, a non essere a norma sono quelle nuove.

    Ospiti
  • 19 commenti a “La pensilina”

    1. caro Roberto, la verità è che la città di Palermo è singolare in tutto, anche nella storia delle pensiline.
      Pur non essendo cittadino palermitano amo questa città come se fosse la mia, ma spesso mi capita di osservarla nella sua quotidianità e dire a me stesso “ma perchè non si ama veramente questa splendida città?”.
      Non voglio essere disfattista, ma la realtà è sicuramente diversa dal “COOL” sbandierato ai quattro venti (non è la mia una frecciatina politica… perchè per par condicio devo dire che a mia memoria, ahimè quasi quarantenne, non ricordo amministrazioni che hanno cambiato realmente la città).
      Diciamo che se piove… c’è un posto dove ripararsi: la pensilina vecchia!

    2. Diciamo che è un approccio intermittente al concetto di porticato.
      Non compiaciamoci troppo della nostra singolarità, però.

    3. E io che pensavo al lato poetico! Alle vecchie pensiline-monumento di passati viaggiatori…

    4. il presente continuativo, una forma verbale che a Palermo serve a connotare un’azione che comincia alla vigilia delle elezioni e finisce alla vigilia delle elezioni successive.

      bella questa 🙂

    5. A proposito di monumenti al passeggero ignoto: a Catania, su via Etnea, c’è una statua di Bellini seduto, in corrispondenza della fermata,che sembra proprio scrutare se arriva l’autobus. Ed è lì da più di un secolo.

    6. “le stiamo togliendo” è il paradigma dell’eterno provvisorio…

    7. sarebbe bello vedere qualche foto di queste pensillline, quelle con 3 l come le pronunciamo noi.

      Roberto…proprio 3 giorni fa ho ricevuto i complimenti da una persona per i tuoi libri…
      è buffo vedere come le cose belle della sicilia sono di tutti i siciliani e come le cose brutte non sono di nessuno.
      prossimamente questa persona se non l’ha già fatto visiterà il tuo blog ma anche rosalio per poterti “vedere” aldilà dei tuoi libri (e dal TGR!)!
      un abbraccio

    8. Fammi capire: fanno i complimenti a TE per i MIEI libri?
      Una precisazione: non lavoro più alla TGR

    9. In quanto abbonato amat dagli ormai lontani anni del liceo poi “lavoratore”, aggiungo che della querelle pubblicitaria se ne parla dall’ultima giunta Orlando, quando si era addirittura inventato l’autobus “telecontrollato” e spuntarono ancora paline con display che ti davano il 101 a 2 minuti, il 104 a 10, un po’ come le scommesse e un po’ come i taxi; ma quasi quasi funzionava, e mi sentivo più “italiano”. Da anni non funzionano più e d’altronde se dicessero 104 a trenta minuti rischierebbero reazioni violente. Spuntarono anche i display scorrevoli dietro gli autisti: che bello, così, pensai, se ci sono i quattro canti bloccati lo leggo e scendo prima, oppure se non so il percorso magari mi passa la scritta con il nome della fermata: ma quando mai, da anni leggo TEST DISPLAY, ALVEARE PALIANESE (la ditta che li ha forniti) o una serie di test tipo oculista per capire se le mie pupille sono sane. Mai letto alcunchè che riguardasse l’amat. Non abbiamo finito: una mattina, sempre del secolo scorso, sul solito 104 una voce tipo Giancarlo Giannini informò tutti che “prossima fermata Cattedrale” e se per caso fossimo stranieri “next stop Cattedrale” e così via sino al Politeama: quasi quasi andando a lavorare ogni mattina aspettavo questo amico di viaggio, e pensavo dentro di me come esprimergli la mia gratitudine. Ma molti altri utenti gli si rivolgevano con significativi “u sapiemo”, “ancora mancu si zitti”: e da anni, offeso, il genio dell’autobus non parla più. Anni fa andai a Torino per il Salone del Libro, presi l’autobus, chiesi all’autista dove dovessi scendere, mi guardò infastidito (contravvenivo al divieto di parlare al conducente) e mi indicò gli altoparlanti nel soffitto della vettura: “le fermate sono segnalate”: ringraziai, abbassai lo sguardo, e pensai che il genio del 104, offeso, aveva trovato accoglienza nella capitale sabauda. Viva Palermo e Santa Rosalia

    10. palermo è una città che alimenta il dubbio… essere adirata per la fermata fuori uso non segnalata ecc… oppure essere grata al conducente che si è fermato fuori fermata? che fatica.

    11. hai fatto caso che spesso, forse per ottimizzare gli spazi e per realizzare una sinergia delle due municipalizzate, la fermata dell’AMAT è ESATTAMENTE in corrispondenza della rientranza che ospita i cassonetti dell’AMIA?

    12. alaimo l’altro giorno ero a barcellona (in spagna) ed uno mi fa…ah sei di palermo ..che bella città..io vengo a palermo solo per roberto alaimo!…allora io stupito gli dico…’davvero conoscete alaimo anche qui a barcellona? incredibile..allora è proprio vero che i libri di alaimo sono un vademecum per il viaggiatore che visita la città di palermo…allora alaimo è l’ambasciatore della palermitanità in europa e forse nel mondo!! a lui mi fa : ma che! io parlo di roberto alaimo quello che vende camice in corso calatafimi!

    13. Giovanna e Giuseppe: se ci pensate, il meccanismo è quello classicamente criptomafioso: prima si crea un bisogno, una sacca di sottosviluppo, e poi si finge di risolverlo.
      Poi: la coincidenza fra cassonetto e pensilina, ora che Sergio me lo fa notare, non può essere casuale.
      Quanto a Paciueccetera: la tua storiella se non è vera è talmente ben pensata che ha fatto sorridere persino il mio ego smisurato.

    14. Sul criptomafioso: non c’è dubbio, e figurati se, partendo da queste “parabole” amat, cominciassimo a ragionare sui termini complessivi dei rapporti pubblica amministrazione-inefficienza-clientela e, in salsa sicula, “infiltrazione mafiosa nella pubblica amministrazione” (v. incontro promosso dal Centro Pio La Torre lunedì scorso tra gli studenti e il Procuratore Capo Messineo)

    15. Intanto il conducente dell’autobus ti ha fatto un favore e nella sintassi sicula ciò significa solo una cosa: che hai l’obbligo, prima o poi, di ricambiare il favore, per contrappasso, per accumulazione, per ellissi, ecc. (le figure retoriche previste dal do ut des dell’Isola sono infinite).

    16. Caro Alajmo ci son cascata anche io, accompagnando un’amica di Piazza Armerina verso la fermata dell’autobus per la stazione, a cui poteva prendere l’ultimo pullman utile per tornare a casa (no comment sulle ragioni degli orari dei pullmann interregionali, o forse i commenti sono ovvi, sono para servizi pubblici, che devono fare i conti con il rapporto fra frequenza di utenza e disponibilità e corsi delle corse, ma cmq).
      Ci siamo visti passare davanti due autobus diretti verso la stazione, alla fine, una ragazza che prima stava lì (presunta fermata di via maqueda di fronte giurisprudenza) ci disse, la fermata non é questa.
      Ma se abituati ad una forma di segnale, come dice Roberto Alajmo, seguiamo quelli, e se hanno la stessa forma, e se nessuno ci avverte, che diventeranno altri, pur mantenendone la forma, e non dismettendone i precedenti, l’ambiguità diventa talmente esponenziale, da farti rimanere ad aspettare alle fermate fantasma, finché qualcuno che ne ha fatto precedente esperienza, e che incontri per caso, non ti comunichi il cambiamento.
      Almeno nel cambiare fermate, anche di 10 mt, si utlizzino altre forme dei simboli delle fermate, così che si possa distonguere le cose, farne pubblicità, etc.. (ci cascano anche i turisti, per la cronaca, con davvero poco ritorno sulla qualità dei servizi a Palermo).

    17. In spagna le fermate non sono descritte sull’autobus stesso come invece succede nella metro. Giuseppe, a Torino forse,son descritte come sulla metro (bene).
      Di contro a Bologna le fermate hanno i led ,che aveva tentato di mettere Orlando, ma lì funzionano (30 minuti di ritardo non hanno cmq senso lì, considerate le dimensioni di Bologna).
      Il punto vedo rimane lo stesso, i sistemi sono noti, ma manca la manutenzione, o meglio manca un ragionamento globale sulla viabilità che abbiamo e come ridurla e le ragioni per cui ci incasiniamo così tanto, direi, quasi da soli.
      Pensiamo e razionalizziamo insieme, su come si possa limitare l’inutile perdita di tempo, a cui siamo costretti.

    18. e che dire dei pali della luce che giacciono inutili e inermi ormai da anni nella sontuosa via libertà?

    19. Se inopinatamente Palermo diventasse una città normale, con gli autobus che passano, le strade senza monnezza, un traffico accettabile e un’amministrazione efficiente impegnata a migliorare la qualità della vita degli amministrati cittadini, sarebbero in molti a restarci male.Primi fra tutti gli scrittori, perlomeno certi scrittori, e certi cineasti, e certi teatranti, che sul caos mediorientale (del medioriente di una volta)hanno edificato la loro “poetica”, come un tempo si chiamava e forse ancora oggi. Sul caos, e sulle macerie, più o meno recenti.

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