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  • Palermo su Meridiani

    Meridiani

    È uscito il numero di marzo di Meridiani, il mensile di viaggi edito dalla Editoriale Domus (la casa editrice di Quattroruote). Si parla di Palermo e della Sicilia Occidentale. Le pagine sono piene di meravigliose foto a tutta pagina, che rendono giustizia alla nostra città. Senza nulla togliere alla estrema bravura di chi le ha scattate, sono orgogliosa di poter dire che siamo belli dentro. Mi spiego: per ottenere foto ammalianti di Palermo, basta semplicemente farle, senza troppi artifici, chessò, sulla luce migliore o sull’angolazione… Il paragone non è originale ma, se una ragazza è bella, basterà scattare delle foto in modo naturale e senza artifici; se è “un tipo” bisognerà renderla intrigante con il trucco, con giochi di luci e ombre, trovare la bellezza dove non c’è e trasformarla in “personalità”. Palermo no. È bella in senso classico. La mattina e senza trucco. Acqua e sapone (anzi, “pane e acqua”, come diceva quello…). Alcuni angoli esprimono una decadenza poetica e malinconica, anche questo emerge dall’editoriale, che oltre a elogiare le nostre bellezze architettoniche e a esaltare l’ondata di nuovi autori, dice: “Ci si bea della malia tormentosa che Palermo sa trasmettere, del suo incanto nobile e straccione. Eppure, al contempo, è come se si percepissero un decadimento e un degrado nuovi, quasi pop, che si sovrappongono e sostituiscono a quelli pregressi: meno spudorati forse, ma rispetto a quelli più grevi e banali: il caos prodotto dai nuovi residenti che stanno ripopolando disordinatamente il cuore della città, la loro incuria per questi luoghi; ma forse perfino i loro sembianti anonimi, il loro abbigliamento, restituiscono inconsapevolmente un senso di rassegnazione e di inesorabile perdita di identità”. Matteo Di Gesù taglia carne e ossa, come si suol dire, ma come dargli torto? (Tranne nel pezzo sui tratti somatici anonimi e sull’abbigliamento…ma chi bbiene a dire?). Il pezzo principale sul capoluogo è “Palermo anno zero: restauri, giovani talenti, ma il cuore della capitale siciliana resta irraggiungibile”. Eppure Jasmina Trifoni, senza accorgersene lo ha raggiunto e lo ha raccontato. Dalla sua mini bio leggo che si è occupata di Medio Oriente, ha viaggiato tanto, in zone non facili della Terra e ha ritratto quei luoghi in un libro fotografico, Afghanistan. Le donne, la guerra, l’Islam, realizzato per Emergency (è autrice anche, insieme a Marco Cattaneo, di un’opera in tre volumi sul Patrimonio Mondiale dell’Unesco). Che sia una cittadina del mondo lo si intuisce da come racconta la nostra città: ironizzando sulle sue peculiarità, – che troppe volte da altri giornalisti sono state disprezzate, o peggio, esaltate in modo mellifluo, al limite della compassione – con una mentalità aperta, senza pregiudizi, con obiettività. Ha colto la sensazione di eterna rinascita, questa reincarnazione in metropoli che non è mai avvenuta, il senso di sospensione delle cose lasciate a metà, e per questo, sempre perfettibili. Sono semplicemente dei tratti distintivi, e così vanno presi. La giornalista cita Roberto Alajmo e la sua metafora della cipolla, i manifesti su Palermo cool, racconta il suo incontro con Davide Enia e le case distrutte dai bombardamenti a Piazza Magione e continua con gli altri talenti locali: Ciprì e Maresco, Gianni Gebbia, Ficarra e Picone; intervista Piergiorgio Di Cara, cita Uwe Jäntsch e il suo “museo” sgomberato dall’amministrazione comunale (“Uwe sta progettando altro, a Palermo le fonti d’ispirazione non mancano”). Scrive di luoghi magici: “La città è un work in progress, dove degrado e scintille di genialità sono l’uno accanto alle altre. Forse è per questo che qui, anche se si restaurano i ruderi, lo si fa in modo creativo. E si ha il coraggio di non andare fino in fondo: qualcosa di concluso – o di “rinato”, se vi piace di più – striderebbe con l’insieme, ancora ferito dalla guerra, gli edifici riacquistano fascino e dignità nel loro restare ruderi. (…) Lo Spasimo, dove l’assenza del tetto diventa presenza, tangibile, delle stelle, luminosissime nelle dolci notti palermitane. E le macerie di Palazzo Bonagia sono diventate la più stupefacente delle scenografie mai inventate. Più che di pietre e di calce, questo spazio sembra fatto della materia dei sogni. (…) Palermo è una filosofia di vita – continua la giornalista -, un laboratorio della contemporaneità”. Nella chiosa poi, riporta una frase di Daniele Billitteri anzi, “Billi”: “Il tempo è come un orologio (…) solo che a noi, qui ‘mPalermo, non interessa sapere dov’è la lancetta”. Di seguito c’è un pezzo intitolato “Cosa è rimasto dei giardini islamici della Conca d’oro?” e le interviste a Giampiero Caldarella (inventore di Pizzino), Mimmo Cuticchio e al nostro amato Billitteri. La rivista descrive anche le mete più suggestive della Sicilia occidentale, tra cui Ustica, Marsala, Favignana, le Madonie… Alla fine troviamo la Guida pratica alla città, alcune schede che riportano i migliori alberghi, i musei, dove mangiare, dove fare shopping, la scheda “In rete”, che segnala i più importanti siti dell’isola, (tra cui Rosalio) e “Palermo di notte”, nella quale vengono indicati (con il mio modestissimo aiuto) i locali più belli della città.

    Meridiani - Palermo di notte Meridiani - nella Rete

    Dove voglio andare a parare? Intanto mi fa piacere segnalare che una rivista importante di viaggi esca con una monografia dedicata alla Signora. Quattro autori di questo blog, tra cui il direttore (“il vulcanico Tony Siino”) e il blog stesso vengono citati, insieme agli altri talenti cittadini. E poi il pezzo di Jasmina merita.

    Palermo, Rosalio
  • 14 commenti a “Palermo su Meridiani”

    1. Primo !
      Buongiorno !

    2. finalmente si può apprezzare la tua bravura nello scrivere.
      brava

    3. Brava.
      Per la sua passione, davvero brava.
      Lo comprerò.

    4. Cri cri !!!
      è bello… piacevole leggerti …

    5. Grazie a tutti. Troppo buoni.
      Cri

    6. E già che ci sono…faccio subito un salto in edicola!

    7. Mi accodo a Maria Luisa in edicola :o)

      Un’osservazione, che è anche una domanda, mi viene però da fare.
      Perchè la nostra “mamma Città”, non permette ai suoi figli più meritevoli e desiderosi, di non allontanarsi troppo da lei? Di non fuggire alla ricerca di un ” luogo migliore” ??
      Non mi riferisco, ovviamente, alle solite banalità sulla mafia e sulla difficoltà di avere/iniziare un’attività in loco.
      Mi riferisco alla cultura del “non avere lancette nell’orologio” cui anche Cristina accennava nel post…
      Perchè non possiamo TUTTI sforzarci di essere più precisi, più attenti, più corretti…partendo dalla macchina in seconda fila(diffusa in tutte le città) arrivando fino alla scortesia persino al Mac Donald’s, come faceva notare qualcuno in un post da queste parti qualche giorno fa!?
      Siamo riusciti ad espugnare persino il “regno del customer care”?? Dobbiamo necessariamente restare la Città dell'”Emmbè…??” a tutti i livelli e settori?
      So che è un nostro “valore aggiunto”,ma forse, concludere ogni discussione sulla Città con un “Ma è la nostra bellezza!” unito ad un pò di umiltà…non ci farebbe male. No? Io ci provo…

    8. Vedete come si parla bene di Palermo ?
      e della Sicilia ?
      e più tardi comprerò pure questo….
      e cmq Vorrei ringraziare Jasmina Trifoni per aver raccontato una bella Palermo !
      … sperando che le sia rimasta qualcosa dentro da questa bella esperienza !

    9. leggo ora un post di roberto alajmo(http://www.duepuntiedizioni.it/robertoalajmoblog/palermo/palermo_testi_1.htm#14) che esprime, sicuramente meglio di come abbia fatto io, il sentimento che animava il mio commento di cui su ;o)

    10. Marco: nessuno ha detto che la scortesia è un nostro valore aggiunto… e poi mi chiamo CristiAna.

      Saluti

    11. Chiedo venia per il nome sfreggiato… ;o)

      Io non ho scritto che il “valore aggiunto” è la scortesia, ma questa filosofia dell'”Eembè…” e del “Vabbè…niente ci fa!” La filosofia dell’imprecisione e dell’approssimazione…
      Tutto qua, io amo questa Città. :o)
      Ma anche questa storia d’amore, come ogni storia d’amore, è fatta di compromessi.
      Mi chiedo solo QUANTI bisognerebbe farne per potere vivere serenamente qui. Saluti :o)

    12. io mi uncio e mi “sforzo” nel mio piccolo, di rendere sta nostra meraviglia di città un po’ meno un casino… ci sono grandi potenzialità, bisogna far ragionare la gente… buona notte a tutti :°(

    13. ci sono anche delle mie foto!..niente di che…lo so.
      ma condivido la tua opinione Cristiana. Questo numero su Palermo funziona!
      una precisazione però: non basta trovare un bel soggetto per scattare una bella foto, così sminuisci troppo le capacità interpretative e artistiche di un fotografo (e non mi riferisco a me stessa). è come pensare che ad un regista basti raccontare una bella storia per realizzare un buon film e non è così, non basta.

    14. Tengo molto a sottolineare che a mio avviso i fotografi sono stati bravissimi. Ho anche specificato che non intendo sminuire l’abilità di chi le ha scattate. E’ ovvio che anche a Palermo ci sono zone trascurate, purtroppo, come in tutte le città. E’ vero anche che alcuni angoli sono talmente belli che basta captarli con l’obiettivo e basta. Altre volte (come in questo caso) l’abilità del fotografo di fare uscire e moltiplicare esponenzialmente la bellezza del soggetto, si sposa con una materia prima eccellente. Forse tutto ciò è stato detto in modo infelice. A sostegno di ciò dico anche che ho fatto i complimenti via mail alla giornalista che ha scattato alcune delle foto e che ha scritto l’articolo.

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