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  • Amat, 50 anni e neanche i soldi per pagare il logo

    La creatività è quella parte importante del genio umano che consente di trasformare un dato di realtà in un altro dato di realtà. La crea/tività, per l’appunto, crea mondi nuovi e possibili ed aiuta a rivedere il mondo e la nostra percezione del mondo e spesso ci aiuta spesso praticamente a modificarlo.

    Ringrazio pertanto di cuore Marco Castagna, una delle due anime di Alias, una nota agenzia cittadina, per la brillante intuizione che c’è dietro questo logomarchio/gioco.

    Amat, 50 anni e neanche i soldi per pagare il logo

    Andiamo ai fatti. L’Amat ha lanciato un concorso per la realizzazione del logo rigorosamente gratuito per celebrare i 50 anni dell’azienda. La cosa in se non sarebbe neanche una notizia se non fosse parte di una abitudine sempre più smaccata da parte di tanti enti di richiedere prestazioni e servizi gratuitamente. Naturalmente le richieste si limitano quasi sempre all’ambito del lavoro creativo, sia questo la progettazione, le realizzazioni grafiche, le prestazioni artistiche. Passa sempre più l’idea che la creatività non ha valore, o, meglio ancora, che chi la pratica non abbia diritto a nutrirsi e vestirsi come tutti gli altri. In realtà i creativi, mi spiace per chi li ha finora mitizzati e loro non me ne vogliano se faccio circolare la verità, sono quasi sempre mammiferi vertebrati, animali quindi che tendono a mangiare almeno una volta al giorno. Esistono anche dei creativi invertebrati per la verità, ma sono pochi e se leggono questo post capiranno subito che mi riferisco a loro e spero me ne vogliano.

    Scherzi a parte, il problema messo in evidenza da Marco è un problema profondo e strutturale della nostra società. La creatività applicata ai vari campi che le appartengono è uno strumento che serve per modificare lo stato delle cose. Se non riusciamo a riconoscere la necessità di dare a questa un valore ed un ruolo rischiamo di non avere la capacità di intervenire modificando la realtà attorno a noi. Sarà per questo che Palermo è sempre sotto l’immondizia indipendentemente dal colore della giunta? Sarà per questo che lo straordinario progetto di fare della Favorita un parco cittadino non è più neanche una pia intenzione? Sarà per questo che, al netto dell’imbruttimento entropico, Palermo non è cambiata di niente negli ultimi 20 anni? Non lo so. Probabilmente la ricetta non è così semplice. Certo Roberto Alajmo al Teatro Biondo dimostra che con creatività e competenza è stato possibile invertire in pochissimo tempo un declino che sembrava inarrestabile. Immagino, spero che sia remunerato e bene per il lavoro che fa. Uno dei meriti di Roberto? Ha attinto alle professionalità locali, e ne ha rispettato il tempo ed il lavoro remunerandole. La cosa che apprezzo del suo lavoro? C’è un’idea dietro, non ha preso a casaccio artisti, ma ha una sua visione del ruolo di un Teatro Stabile di una città e questa visione sta dietro le sue scelte.

    Dietro questa iniziativa dell’Amat non c’è un’idea. L’Amat vuole celebrare i suoi 50 anni con il logomarchio. Non vuole usare il logomarchio nell’ambito dei festeggiamenti per i 50 anni. La realizzazione del logomarchio diventa l’evento stesso. La rappresentazione grafica non più come rappresentazione di un’idea ma l’idea stessa. In sintesi Amat ha pensato ad una medaglietta non si sa bene da appiccicare dove. A cosa serve? A nulla.

    Mi fa venire in mente il progetto Panormus dell’amministrazione comunale. Un marchio commerciale da stampare sulle magliette. Come New York e Londra. Uno scimmiottamento mal capito e provinciale per non sentirsi provinciali. Nello stesso tempo parte infatti una guerra aperta contro esercizi commerciali, e da poco anche condomini, che abbelliscono marciapiedi con alberi e vasi. L’idea è che la gente compri la maglietta per via del marchio stampato sopra, ma il marchio non rappresenta un’idea, un progetto di città, un’emozione, un bisogno di appartenenza. Il logo-marchio da una parte e la città dall’altra. A cosa serve? A nulla.

    Marco su facebook ha lanciato l’idea di iscriversi in massa al concorso ed inviare il suo logo-marchio: Amat – 50 anni e non avere neanche i soldi per pagare il logo. Lo trovo un approccio geniale, perché ribalta il problema e lo rende evidente anche a chi, probabilmente in buona fede, ha ideato questa iniziativa che non serve a niente e che invece mortifica professionalità e competenze. Io penso di inviare un piccolo adattamento del logo di Marco, con il suo permesso s’intende (per la precisione con il suo intervento grafico gratuito). Amat: 50 anni e questo logo-marchio è la mia festa di compleanno. L’iniziativa di Marco potrà cambiare l’andazzo delle cose? Non credo. A che serve? A nulla.

    Che volete farci noi creativi siamo fatti cosi e nostro malgrado abbiamo a che fare sempre con cose che non servono a nulla.

    Palermo
  • 9 commenti a “Amat, 50 anni e neanche i soldi per pagare il logo”

    1. che tristezza infinita.

    2. Bravi. Non sono un creativo pertanto gli avrei mandato direttamente una foto di quelle scritte a 4 lettere che sfortunatamente si trovano per tutta la citta’. Pero’ una protesta “creativa” e’ la risposta migliore. Avrebbero potuto scegliere e pagare un’agenzia. Avrebbero potuto fare un concorso tra agenzie e pagare l’idea migliore (idea infelice in una citta’ in cui migliore=amico). Avrebbero potuto fare un concorso aperto alle scuole, o ai non professionisti, per cercare un legame con i cittadini, e premiare l’idea migliore con un abbonamento annuale. Ma hanno preferito giocare sulla fame dei lavoratori. Offrono solo notorieta’? Notorieta’ avranno!

    3. Tutte le professioni di intelletto sono mortificate in Italia. Un Sindaco di un piccolo comune recentemente mi ha chiesto di realizzare un progetto di riqualifcazione degli edifici scolastici. Quando ho chiesto che tipo di contratto avesse in mente mi ha guardato quasi indignato e mi ha detto “poi in caso ti metti d’accordo con le ditte che faranno i lavori”. Ovvimamente ho cordialmente rifiutato la “prestigiosa” offerta. Il guaio grosso è che sono certo che qualche altro collega accetterà…

    4. nemmeno un abbonamento annuale AMAT in regalo per il logo che vince ???
      VRIOGNAAAAAAA!!!!!!!!!

    5. mi hanno segnalato e condivido la segnalazione questo geniale video sul medesimo argomento.

      http://www.youtube.com/watch?v=sd5mHHg1ons&feature=youtu.be

    6. il sindaco Orlando ne ha combinata un’altra, dequalificando una professione tra le più importanti nella società “moderna”. La grafica è la quinta essenza della comunicazione e non può essere affidata a chiunque e gratuitamente, qui ci vuole un professionista serio. E poi mi chiedo: come mai il grafico deve lavorare gratis mentre il Sindaco e tutti gli assessori e compagnia bella lavorano con uno stipendio mensile assicurato??? e che stipendi!!! …e che ignoranza

    7. Impariamo a prendercela con le persone giuste: Orlando qua non c’entra proprio nulla. Sono i vertici Amat e chi ne cura la comunicazione.

    8. come non c’entra? il Comune ha rifatto tutti i loghi con la stessa iniziativa. “Panormus” per esempio, ma anche altri loghi, informati bene

    9. PALERMITANI e CACIOTTE
      Che relazione c’è? La relazione è che il palermitano tipo è geneticamente programmato a presumere che tutto gli sia dovuto, come si suol dire, “aggràtiss”!
      Non parliamo di quando si tratta di pagare un’idea! Manco ammazzato è disponibile a pagare un’idea!
      Una caciotta si: la caciotta ha un suo peso, il suo gusto e serve a levarti il senso di appetito, quindi si paga.
      Un’idea non ha peso, non ha sapore, proviene dal mondo etereo ed immateriale dei sogni, delle astrazioni, quindi: che ti pago un sogno? Manco per sogno!
      Una volta ad un “amico” titolare di una nota catena di negozi di abbigliamento che doveva inaugurare un nuovo punto vendita legato ad un nuovo brand, proposi un’idea. Gli piacque molto. La realizzai: 30 minuti di videografica e computergrafica 3D con musiche originali composte e suonate a me, nonchè loghi ed etichette per il brand. L’amico utilizzò ampiamente tutto quanto presso il nuovo punto vendita ed anzi organizzò eventi pubblici con tanto di megaschermi in cui girava il mio video. Dopo qualche mese dall’inaugurazione mi invitò presso i suoi uffici e biascicando che avevano sostenuto spese per il lancio eccetera eccetera… mi ripagò regalandomi 1 cappellino e 5 camicie!
      Non pago (e infatti non fui pagato) di questa esperienza, per un altro “amico” realizzai un sito con tanto di e-commerce interamente programmato da me (niente template pronti ai tempi) con tutte le grafiche originali nonchè un catalogo prodotti di 30 pagine coloratissimo ed accattivante. Dopo qualche mese dall’inaugurazione mi invitò presso i suoi uffici e biascicando che avevano sostenuto spese per il lancio eccetera eccetera… mi ripagò regalandomi 1 macchinetta fotografica digitale.
      Il problema di fondo è sostanzialmente quello di una profonda ignoranza!
      Si ignora che essere e pensare in modo creativo comporta la capacità di connettersi con il mondo delle idee. E’ quella particolare abilità di immaginare, visualizzare qualcosa che ancora non esiste. Ne vedi forme, colori, ne senti i suoni, immagini l’impatto di ciò che stai visualizzando con le emozioni di chi vedrà la tua idea realizzata. E dopo tutto ciò, comporta anche l’abilità tecnica di realizzarla l’idea, di darle corpo, vita.
      L’esempio tipo lo conoscono molto bene gli architetti: il progetto, il disegno, l’idea in quanto tale non te la vogliono pagare, salvo che poi non la realizzi in muratura!
      Insomma caciotte si… idee no!

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