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sabato 23 nov
  • Il Festino è roba vostra

    Gentile sindaco di Venegono, Gentile redazione di prealpina.it, Gentile Luciano Mazzotta.

    Faccio seguito all’articolo U fistino è roba nostra ed i relativi commenti. Intanto rassicurazioni di rito ma sentite: Palermo e la Sicilia sono e restano i luoghi dell’accoglienza. La Sicilia accoglie ogni anno migliaia di profughi accolti nelle nostre case come fratelli quali sono. Lampedusa e i suoi cittadini oggi pagano un prezzo altissimo per essere stati lasciati soli a gestire questo dramma che riguarda l’Italia e l’Europa tutta. Come ogni vostro concittadino, conterraneo o Padano che sia, venuto in vacanza in Sicilia potrà confermare, noi riusciamo a concepire solo ospiti e amici e non turisti. Quindi venite in vacanza, venite a investire, venite a partecipare alle gare indette dalle pubbliche amministrazioni come e quando ritenete di farlo, la nostra terra vi accoglierà come sempre ha fatto a braccia più che aperte.

    Nel merito della questione, il gruppo Viva Palermo Viva per il quale ho coordinato insieme ad altri la progettualità, non si è mai espresso sulla terra d’origine del vincitore presunto o reale, non è interessato all’argomento, perché Viva Palermo Viva è una complessa rete di operatori, associazioni, artisti, orientati alla progettualità e non alla polemica. È stato presentato un elaborato piuttosto complesso, escluso per la mancanza di un documento, e si è contestata la scelta da parte dell’amministrazione di non ricorrere al supporto documentale garantendo quel favor partecipationis raccomandato dai moderni orientamenti del diritto amministrativo e dalla stessa Unione Europea. Delle scelte ciascuno si assuma le sue responsabilità, la questione per nostro conto è chiusa.

    Sulla vicenda insiste una diffida relativa a questioni di forma. È comprensibile che qualcuno vedendo lesi i propri diritti decida di seguire l’iter previsto dalla legge per vederseli riconosciuti e questo indipendentemente da dove abbia sede legale la ditta aggiudicataria. Circa la diffida in questione l’amministrazione non si è espressa. Commettendo oltre all’errore, io credo in buona fede fino a prova contraria, oggetto della diffida anche un illecito amministrativo (la legge 241 del 1990, all’articolo 2 obbliga le pubbliche amministrazioni nel caso dell’apertura di procedimenti a chiuderli per iscritto). In ragione di questa superficialità sappiamo che l’amministrazione di Palermo ha considerato irrilevanti i contenuti della diffida perché ha proceduto con l’aggiudicazione, ma non ha ritenuto di dire il perché. Non mi pare il massimo della trasparenza. Della cosa è stata comunque informata l’autorità che vigila sugli appalti pubblici e se tutti hanno operato come la legge prescrive il caso sarà presto archiviato con felicità da parte di tutti.

    Una polemica è in corso per la verità, da parte di vari operatori cittadini. Il punto della questione ha poco a che fare con la sede legale dell’aggiudicataria, alcuni, ed io tra quelli, sono convinti che l’amministrazione abbia commesso un errore a trattare la gestione di un evento culturale come se fosse una attività di smaltimento rifiuti; peraltro il legittimo confronto immediatamente venuto in mente al sig. Sindaco di Venegono da voi interpellato dovrebbe indurre a riflettere. Un conto a nostro avviso è un servizio importantissimo i cui esiti sono misurabili e attesi nel presente, un conto un intervento le cui ricadute sia auspicabile avvengano nel futuro. Proprio in ragione di questo futuro, l’intervento più brillante che ho letto sull’argomento è a firma di Francesco Giunta, artista e intellettuale cittadino che, in una lettera aperta indirizzata alla signora Maimone, fa notare quanto quello che da voi è rappresentato con orgoglio, ovvero il fatto che la ditta non sia nuova ad organizzare la festa, in realtà sia il principale vulnus perché di fatto nessuna delle aspettative attese, nessuna delle ricadute auspicate ed auspicabili è stata raggiunta nel futuro di quelle edizioni che è il nostro presente; da questo nasce la disillusione, non dalla città di origine dell’azienda, ma da cosa quel progetto politico e culturale ha saputo lasciare alla nostra città.

    Secondo molti, tra cui peraltro il sindaco di Palermo e l’assessore alla cultura, il Festino è una festa “panem et circenses” utile per rabbonire il popolo affamato con fuochi d’artificio, nani e ballerine. Per altri, io tra questi, deve essere una occasione da inquadrare in una più ampia visione (che oggi manca nel suo insieme) della progettualità culturale e turistica della città. Il turismo culturale, il principale alimento di una città come Palermo, trova ragione nelle radici identitarie della città stessa e nella sua capacità di narrarle. Il Festino è suo malgrado figlio di molte tradizioni storiche, a questo sono legate le attività degli ultimi cantastorie, ma soprattutto è una delle feste più grandi del mediterraneo non ancora folklorizzata, ovvero ancora viva nell’immaginario di ampie fasce della popolazione. In questo dibattito, senza offesa, Venegono non ha ruolo.

    Concludo infine con un gioco di parole che spero vorrete perdonarmi. Delle ultime dieci edizioni del Festino gestite da questo sindaco (1995-2001; 2012-2014) cinque sono state gestite da Valerio Festi e Monica Maimone, sorvolo sugli altri cinque. Il Festino di Palermo più che roba nostra ha tutta l’aria di essere roba vostra.

    Palermo
  • 17 commenti a “Il Festino è roba vostra”

    1. Non entro nella polemica che, sebbene con toni moderati e pacifici, mi risulta ormai sterile ed indigesta.
      Non so chi fosse l’organizzatore dei Festini della seconda metà degli anni 90, quando c’erano, per intenderci, i funamboli con gli elastici ai quattro canti, la cattedrale ammantata di drappi eterei e centinaia di comparse coi carri.
      Bene, in quegli anni il Festino era diventato un Evento internazionale. Centinaia di migliaia di persone arrivavano a Palermo per assistere allo spettacolo (ricordo fiumi di gente nonostante il caldo torrido)e la manifestazione – snaturata per quanto si voglia – era un successo. Lo spettacolo era affascinante ed evocativo e siccome funzionava così bene… poi venne sostanzialmente azzerato. Azzerato assieme alle manifestazioni estive come Palermo di Scena, il Festival del Novecento e Kals’Art, che se pure costavano, attiravano in città frotte di turisti, resero le strade del centro storico vive com non mai e restituirono ai cittadini il piacere di rimanere in città d’estate. Ma questa è un’altra storia.
      il punto è che non è necessaria una visione del futuro, perché è l’evento in sé che costituisce l’opportunità. Inutile andare a prevedere cosa porterà negli anni a seguire.
      Quando c’era lo spettacolo, ed era bello, la gente andava a vederlo. Fine. Alberghi pieni, melonari contenti, panellari pure. Punto.

    2. Credo che ti riferisci ai grandi Festini di Set artisti associati, società palermitana di qualità. Quelli si che erano eventi memorabili, di altissimo livello e di respiro interna

    3. Isaia, Umbria jazz il più grande festival Jazz italiano; il Montreal Jazz festival, il più grande festival Jazz del Mondo, sono figli di una progettualità ed è per questo che sono ancora in piedi a distanza di decenni. Umbria jazz sta aprendo filiali in tutto il mondo, e nel primo decennio non ha avuto più finanziamenti di quanti non ne abbia avuto il jazz a Palermo. Io sono l’ideatore di kals’art e posso quindi a titolo dirti che la sua chiusura è stata possibile proprio perché l’amministrazione che lo realizzò non aveva una visione, si trovo per caso tra le mani un progetto che funzionava, infatti fu azzerato dalla stessa amministrazione che lo ha creato. Se come tu dici i festini degli anni passati sono stati un successo di flussi (lo do per buono perchè non ho dati in proposito, ma a me non risulta che sia mai stato un evento poco più che locale, per quanto molto partecipato dai residenti), il fatto che sia stato possibile azzerarli è parte del problema dal risolvere. Torino con una politica adeguata ha cambiato la sua vocazione da città industriale a città d’arte. Con un progetto la Notte della Taranta è diventata la più importante manifestazione di musica folk d’Europa, e l’economia del quadrilatero di riferimento è vive per sei mesi l’anno attorno all’indotto di quella manifestazione (che si chiama notte e che dura un mese) le cose non accadono a caso, a mio parere. La questione festino in se anche per me non ha alcuna rilevanza in valore assoluto, in questa fase è l’occasione per provare ad aprire una riflessione, ma sono anche io convinto che non sia ne il momento ne la città giusta per farlo. Rispetto il tuo punto di vista ma è esattamente nell’altra direzione che ti inviterei a guardare per qualche istante. Per il resto il mio intervento non ha nulla a che fare con la polemica, semmai mi piacerebbe, (ma se siamo una città allo sbando ci sarà un motivo), aprire un dibattito su un modo diverso di pensare e fare le cose.

    4. Caro Giovanni, ovviamente per tutti noi le questioni poste sul l’aggiudicazione del Festino alla ditta Maymoon di Varese sono sempre state e saranno fino a Festino avvenuto di ordine culturale. Io ho avuto il piacere di collaborare ad un Festino diretto da un artista gigantesco Jerome Savary, che era argentino, naturalizzato Francese, insomma cittadino del mondo. Ma era un artista ed era stato chiamato a dirigere, creare qui la Frsta della nostra città. E così fece. Con il suo gusto internazionale (che allora spiazzò non poco la città). Ma il Festino rimase la grande Festa della città. Perché lui qui la creò, coinvolgendo pezzi importanti della nostra cultura. Cosa molto diversa é quello che ha deciso di fare la commissione Comunale scegliendo il progetto della Maymoon. Ovvero acquistare un prodotto quasi tutto preconfezionato. Con un gusto anche superato…..è per nulla rispondente ai bosgni culturali della nostra città….oggi! Insomma abbiamo preferito comprare per la Festa un abito di “marca” come tanti se ne vedono in giro…..piuttosto che credere in un nostro sarto….che avrebbe realizzato una Vito su misura, con la stoffa più bella che aveva perché alla festa ci tiene a prescindere dal l’emissione della fattura finale (cosa che ha anche la sua importanza!!)

    5. Non mi pronuncio in merito all’organizzazione del Festino, saro’ stupido ma per me anche il festino piu’ bello del mondo non risolleverebbe le sorti della Palermo degli ultimi anni. Vorrei commentare sulla contrapposizione nord-sud, che francamente mi giunge lieta come una martellata sugli zebedei. Giovanni, se non sbaglio (ma se sbaglio correggimi) in uno dei tuoi post ti sei espresso a favore di affidare il progetto a una societa’ locale per promuovere l’economia. Quindi si, c’e’ un discorso territoriale. Poi per favore, anche se c’e’ qualche idiota che fa un chiaro riferimento alla mafia in un articolo riguardante le proteste palermitane, evita per contrappasso di cadere negli stereotipi sui siciliani, accoglienti, familiari, che trattano i turisti come fratelli e che accolgono tutti a braccia aperte. Ma quando mai? Quandi turisti vengono derubati/ truffati a palermo? Se lampedusa fosse alle Maldive a chi importerebbe dei migranti? Ma hai letto i commenti “accoglienti” dei nostri concittadini per il gay pride? Smettiamola di sentirci superiori, forse cosi’ possiamo migliorare.

    6. Basta con i cliché del buon meridionale accogliente. Non è vero niente.
      Chi fa allusioni più o meno velate a “cosa nostra” merita la giusta risposta. Ma basta così.
      Se la ditta ha vinto e non sono state commesse irregolarità, che esegua il lavoro, senza drammi, senza pianti, senza recriminazioni.

    7. Mi pare si stia facendo un minestrone.Questa e’ una festa popolare.Di massa.Sono ben accolti quelli che spendono soldi.Come in tutti i paesi del mondo.Non vedo come si possa fare la buona accoglienza in un tripudio di folla.Non credo che chi viene a Palermo per il festino si chieda chi è stato ad organizzarlo.C’e’ il festino,una data,e l’emigrato ne approfitta per rivedere i parenti.Ed i fuochi d’artificio.E mangiare babbaluci,altro che cultura.

    8. “Noi riusciamo a concepire solo ospiti e amici e non turisti”. Chiedetelo ai turisti che,appena sono “sgamati” dai ristoratori di Palermo, vengono spennati come polli al momento di ricevere il conto. Mi è capitato, in un bar del centro, di vedere venduta una bottiglietta di acqua da mezzo litro a 3€ ad un turista tedesco, con annesso sorrisetto tra cassiere e banconista, come per dire :”Che siamo sperti, e com’é cretino stu tedesco!!”.
      Questo avviene perché noi non abbiamo nessuna cultura dell’accoglienza turistica imprenditoriale, che è differente rispetto alla naturale accoglienza del cittadino medio rispetto al forestiero.
      Dovremmo imparare dalla Romagna, dove il turista è coccolato e invogliato a tornare gli anni successivi.
      Sul Festino e sull’esasperazione “culturale” che gli si vuole da qualche anno associare, penso che si dovrebbe ritornare alla tradizione popolare che è l’anima di questo evento; il popolo medio mi sa che è stato messo da parte per far posto a direttori artistici a volte snob e a rappresentazioni da prima teatrale.

    9. Circa la questione accoglienza, io mi riferivo alla capacità di accogliere dei Siciliani, che è universalmente riconosciuta, non è un luogo comune. Poi se alcuni ristoratori o operatori sono mele marce è un problema loro e circoscritto. Provate da turista a chiedere una informazione in lingua straniera a qualcuno in città, fate lo stesso a Londra, e poi ditemi se siamo o no accoglienti.
      Sono molto d’accordo con Pablo, fare quello che lui dice necessità di un progetto culturale, nel senso che tornare all’anima popolare di una festa, che è il mio auspicio puoi farlo solo se lo decidi.
      E per finire vorrei dire a francesco che ho spiegato la mia posizione. La scelta di ricorrere ad una società di fuori è in contraddizione con la visione che ho io delle politiche culturali, che devono essere identitarie se si intende riferirsi al mercato turistico internazionale. Quindi per me la ragione non è di appartenenza territoriale ma di progettualità culturale.

    10. Io che cosa e’ questa progettualità culturale propriamente non la capisciu.
      Forse al posto di babbaluci serviamo crastuna ?

    11. Giovanni per favore, renditi conto che anche se magari hai girato il mondo e hai amici stranieri appartieni alla realta’ siciliana, che ti fa dire (e credere anche) che l’accoglienza dei siciliani e’ universalmente riconosciuta. L’unica cosa che e’ universalmente riconosciuta come siciliana e’ la mafia. E ti posso dire dopo anni in belgio e in uk che la parola “accoglienza” non e’ uscita mai di bocca una volta a chi mi descriveva la sicilia. Anche a quelli piu’ gentili o piu’ innamorati della nostra terra. Mai. Ed e’ proprio perche’ non si tratta di un fenomeno circoscritto. Palermo NON e’ Londra. E un posto senza mezzi, senza mappe, senza indicazioni turistiche, sporco, pieno di gente che ti vuole “fot*ere”, e che si sente piu’ accogliente, calda o in qualsiasi modo migliore non e’ accogliente. E poi esprimila come vuoi ma il risultato non cambia: ritieni che il festino debba essere organizzato da realta’ appartenenti al territorio, qualsiasi sia la tua ragione. Per quanto mi riguarda ben vengano gli alloctoni, se portano idee nuove e organizzazioni migliori. Questo e’ ben diverso dal pensare che u fistinu organizzato da una ditta del nord sostituisca crastuna con polenta e Rosalia con Ambrogio.

    12. francesco, io non credo agli alloctoni risolutori dei nostri problemi, quindi nel merito discutiamo dopo il festino alloctono e vedremo assieme quali idee nuove hanno portato ed in favore di cosa. Concordo con te che se parliamo di “accoglienza” in termini di professionalità turistica siamo lontani ere geologiche. Mi riferivo all’indole umana che ci pone in una posizione di apertura nei confronti dello straniero. E’ talmente insita in noi che la frase del genio di Palermo, simbolo della città recita Alios nutrit suos devorat.

    13. Paolo. Il progetto è quello strumento che serve ad identificare un percorso dato uno stato di partenza ed un obiettivo di arrivo. Se il percorso è culturale si parla di progetto culturale. Se è un palazzo il progetto sarà architettonico o ingegneristico. se non decidi prima dove vuoi arrivare può succedere che non vi arriverai mai. Io sto contestando le basi ideologiche delle scelte (o non scelte) culturali dell’amministrazione. e la mia riflessione va molto oltre la questione festino, natale capodanno e feste comandate.

    14. Se alla fine punti a sucari babbaluci,il percorso culturale e’ stabilire se ci metti aglio olio e peperoncino o ci aggiungi i pomodorini.Questa e’ una festa per le masse popolari,quelli di viva Palermo e S. Rosalia.Per molta gente e’ un’occasione di racimolare qualche soldo,lanciandosi in business improvvisati.Mi è stato riferito che l’anno scorso un immigrato si è messo a vendere birra in un angolo del percorso.1 euro a bottiglia comprata al supermercato a 50 centesimi.Ha piazzato duecento bottiglie e guadagnato 100 euro,rischiando una multa e la perdita della roba.
      Ma torniamo al nocciolo della questione.
      Per un organizzatore il festino e’ un’occasione ghiotta.Perderla e’ un danno notevole.
      Nelle condizioni disastrate in cui si trova la città,assegnare il compito a maestranze locali poteva aiutare a mandare avanti la barca.Non so per quali imprescrutabili motivi
      si è data tale opportunità a gente di altra regione.Rompere gli equilibri locali per avere nuovi interlocutori.E perché ?Cosa cercavano veramente di ottenere i nostri cari amministratori locali?un super Festino?O che altro?Ma non facciamone una questione culturale.Fra pochi giorni ci sarà il festino e la città e’ impresentabile.Se vieni dall’aeroporto hai sotto gli occhi le corsie laterali all’autostrada dominate da lunghe discariche.Si vede che non c’è la cultura del “pulito”.Prima di raccontargli la storia di S. Rosalia,fai uno sforzo a mettere a proprio agio il turista facendogli trovare un ambiente piacevole.Strade,marciapiedi,litorali in ordine.Oggi uscendo da un supermercato una anziana signora parlando da sola a voce alta diceva:in Germania un vigile gli avrebbe preso la multa.Cos’era successo?Un cliente aveva lasciato i guanti usati per la frutta e verdura dentro il carrello,assieme ad un involucro di cartone.Dunque in Germania il cittadino viene educato a lasciare sgombro il carrello.Qui no.E se glielo fai notare,grave offesa all ‘onorabilità.E rischi una rissa con tutte le possibili conseguenze.
      Ora a questo genere di persone ,che sono la maggioranza dei palermitani,a cosa serve offrire un progetto culturale in occasione del Festino?Zoticoni sono e tali restano.
      Ma se neanche hanno cura di riportarsi indietro i fazzolettini ed altro dopo che hanno fatto i loro comodi in auto nei tornanti di Monte Pellegrino che portano a S. Rosalia?

    15. Paolo
      quoto tutto quello che dici e condivido lo sdegno di fondo. Credo che sia il quadro complessivo a non funzionare ed infatti l’occasione del festino è stata per me motivo di aprire una riflessione più amplia. Devo dire con pochi interlocutori lucidi quale ritengo te dalle cose che hai scritto, ha capito il punto.
      Io da progettista so che ogni punto di debolezza può diventare un elemento di rilancio, e quindi una festa a base di babbaluci può inserirsi in un quadro di rilancio turistico della città (ma ovviamente come tu dici deve esservi un quadro d’insieme). Una volta ho organizzato una conferenza sul turismo nel centro storico. Invitammo l’assessore alle attività produttive (da cui dipendeva l’AMIA) quando arrivò mi chiese come mai l’ avevamo invitato. Lo feci affacciare dal balcone e trionfavano ovunque cumuli di immondizia, glieli indicai senza spiegazione. Non so se ha mai capito. Sono passati molti anni e molti assessori e la sensazione è che nessuno abbia interesse a capire che tutto fa parte del quadro (il festino, la munnizza, le aree verdi, la sicurezza). Capisco il tuo disfattismo, ma io cerco comunque di provare a fare un discorso costruttivo, peraltro sempre con meno ottimismo e meno speranze.

    16. Finalmente trovo un Giovanni Callea in sintonia con un illustre sconosciuto quale io preferisco essere e restare.Illustre sconosciuto che ha un gioco facile,guardarsi intorno e descrivere quello che vede.Ho pure un punto di vantaggio,non devo fare affari con chicchessia.Quindi non devo scendere a patti e posso esprimermi liberamente.
      Ed e’ quello che mi pare di avere fatto,qui.

    17. Mai parlato di alloctoni risolutori di problemi, cosi’ come esperienza vuole che di certo non saranno gli autoctoni a risolverli. Gli alloctoni possono pero’ essere assunti, se hanno un progetto migliore e organizzato di altri.
      Per quanto riguarda l’idea di accoglienza facciamocene entrambi una ragione, siamo in disaccordo. Non sai quanto mi piacerebbe vedere l’apertura che vedi tu, io vedo un crescendo xenofobo.

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