Ballarò non è un verbo al futuro
Massimo Giannini l’ha fatta grossa. Nel corso della prima puntata di Ballarò, succedendo a Giovanni Floris, in un impeto ben augurale a tutti i costi, nel corso del siparietto camuffato da intervista con Roberto Benigni, ha attribuito al nome della sua trasmissione il significato di un verbo declinato al futuro.
Cosa ignora Giannini brucia un po’ di più a noi palermitani, che uscendo dalla premessa un poco provinciale che il nostro è il meglio e come tale deve essere conosciuto universalmente, speravamo in una maggiore reattività dell’ottimo professionista ex vice direttore di Repubblica.
Nella città di Palermo esistono tre importanti mercati all’aperto, Vucciria, Capo e Ballarò.
Spiega la Treccani che i mercati si trovano in zone diverse della città. Ai tempi della dominazione araba facevano probabilmente parte di un’area unica, che costituiva la Medina.
Ballarò proviene probabilmente dal toponimo arabo Bahlara, designante un villaggio presso Monreale, dal quale provenivano i mercanti che lo frequentavano. Secondo un’altra ipotesi, Ballarò deriverebbe da Ap-Vallaraja, titolo dei sovrani della regione indiana del Sind, nella quale si vendevano le pregiatissime e costosissime spezie provenienti dal Deccan.
L’errore brucia di più anche per un altra ragione. Nel nostro dialetto il futuro non esiste. Manca fatalmente come un presagio di rassegnazione. Viene sostituito dalla perifrasi del dovere, fastidiosa e sopportata.
Giannini dunque sbaglia due volte. Speriamo non diventi una abitudine.
se per questo Floris in 6/7 anni di edizioni non ha mai avuto il “tempo” ( o la voglia ) di venire a visitare
questo quartiere che tanta fortuna gli ha dato. Confessato da lui durante un’intervista….
Hai dimenticato Borgo Vecchio.
Forse intendeva ballarò come dirò balle…..
ma poi di quale verbo sarebe il futuro?
A questo punto inseriamo anche i mercati di via bandiera e s. agostino che sono altrettanto storici, tra la’ltro quello di s.agostino si incrocia con quello del capo
Sinceramente mi sembra molto improbabile che Giannini possa davvero aver scambiato “Ballarò” per il futuro di un qualche (improbabile) verbo. Un giornalista che è stato al centro di controversie epocali e che proprio sul significato delle parole ha basato la sua esistenza e la sua sopravvivenza, difficilmente può essere vittima di una “distrazione” del genere. Ancora meno se sa (perché almeno questo dovrebbe saperlo) che “Ballarò” è il nome di un mercato!
Verosimilmente ha risposto al “gioco” di Benigni e al suo straordinario ammonimento (“Ricordati del futuro!”) con una “sorta di sineddoche”, dando a quella parola un significato più esteso di quello che le è proprio, intendendo dire “la trasmissione Ballarò si occuperà proprio del futuro”. Queste battute finali (ad ascoltarle bene) sembrano proprio una chiusura concordata.