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lunedì 23 dic
  • Chiude il Museo Guttuso, ma quanti sono quelli che lo conoscono?

    Ho letto che l’amministrazione comunale di Bagheria ha deciso di chiudere il Museo Guttuso.
    Questa decisione, secondo quanto riportato a commento della notizia, sarebbe conseguenza del fatto che la pinacoteca ospitata a Villa Cattolica (una delle ville che resero famosa Bagheria) presenta un bilancio dal quale risulta che in un anno, a fronte di uscite che ammontano a 480 mila euro, si registrano entrate di appena 20 mila euro.
    La sproporzione fra i due dati è evidente, parla da sola.
    Credo però che proprio questa incredibile sproporzione richieda una seria analisi per individuarne le cause e agire per rimuoverle, pensando non solo a chi vive in Sicilia ma anche a tutti quelli che, spinti dal fascino che evoca, visitano quella terra.
    Cosa “dicono” queste due cifre? Due cose su tutte: quanto sia inefficiente la pubblica amministrazione, della quale risulta sempre più chiara la sua natura di “fonte di spesa”, e quanto il settore pubblico sia incapace di valorizzare i numerosi tesori di cui è pieno il nostro Paese, e la Sicilia in misura particolare.
    Che senso ha, a questo proposito, continuare a collegare rigidamente la qualifica “pubblico” di un servizio alla natura giuridica (pubblica o privata) del soggetto che fornisce quel servizio?
    Perché si continua a ritenere che il diritto dei cittadini di godere di un bene pubblico (per esempio un museo) sia meglio tutelato se il soggetto che fornisce quel servizio è pubblico?
    Perché non ci si rende conto del fatto che la fruizione a livello di adeguata efficienza di un servizio pubblico non ha nulla a che vedere con la natura giuridica di chi fornisce quel servizio, come testimoniato da numerosi esempi, sia in Italia che all’estero?
    Com’è pensabile registrare in un anno entrate di appena 20 mila euro in un museo che, oltre al valore delle opere che vi sono esposte, può contare anche sul fatto di trovarsi in un’area così culturalmente importante come quella di Bagheria, a due passi dall’antica Solunto e dal luogo (Trabia) dove nacquero gli spaghetti di pasta secca, gli arabi itriya?
    Quanti visitatori in meno rispetto a quelli che potrebbe attirare!
    Quante opportunità si perdono non vedendo nell’arte la strada maestra da percorrere per una rinascita morale e culturale, rinascita di cui questo Paese avrebbe un gran bisogno!
    Che senso ha aver scolpito sul frontone della facciata del Teatro Massimo di Palermo il motto “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire” se poi si chiude un museo?
    Ma poi, quanti sono, fra i siciliani, quelli che conoscono il museo Guttuso di Bagheria? Provino, i lettori di Rosalio, a chiedere ad amici, parenti e conoscenti quanti di loro ci sono mai stati.

    Ospiti
  • 6 commenti a “Chiude il Museo Guttuso, ma quanti sono quelli che lo conoscono?”

    1. Personalmente non ci son mai stato, perche’ non amo particolarmente lo stile contemporaneo ,ma la chiusura di un museo e’ sempre un danno per la collettivita’.
      I musei, solitamente, non creano mai profitti, ma son sempre o quasi in perdita, dato che si suppone che il loro scopo sia quello di innalzare il livello culturale della popolazione, un po’ come le scuole.
      In molte grandi citta’, Londra per esempio, molti musei sono ad ingresso libero, e vanno avanti grazie al supporto pubblico, a donazioni private e a tutto il merchandising connesso.
      Che, quindi, il museo in questione sia in forte passivo non e’ qualcosa di cosi patologico. Quello che invece e’ si’ insano e’ il fatto che in mezzo a bilanci elefantiaci dello stato con sprechi immani, non si riesca a trovare il denaro per far vivere queste istituzioni culturali.
      Se poi chi le gestisce avesse pure qualche conoscenza di marketing ed un cervello funzionante sarebbe ancora meglio.

    2. Il museo non chiude definitivamente. Si tratta di una chiusura temporanea per far fronte a dei lavori urgenti. Nel frattempo si conta di elaborare un “piano di fruizione” migliore.

    3. Ho chiesto a vari amici, sembra che ci siano stati tutti tranne la cameriera filippina di mia madre

    4. Il Museo è servito da contenitore per impiegati da smistare per soddisfare le richieste clientelari. L’ultima campagna promozionale risale al 1998. Bastano questi due elementi per certificare un fallimento. La chiusura ovviamente è la risposta più facile che ha dato un’amministrazione che non sa far altro che improvvisare.

    5. E’ uno dei musei da visitare anche piu’ volte,perche’ ogni volta e’ un richiamo all’alta coscienza civile che Guttuso incarnava.Io ci sono andato almeno tre o quattro volte ,sempre interessante. Il problema e’ questo : quante scolaresche della Sicilia potrebbero visitarlo ? Quanti turisti lo conoscono ? Cosa si fa per promuoverlo ? Oltre alla bellezza d el museo c’e’ anche il valore della villa ,e il paesaggio.Ma noi ormai andiamo avanti solo a colpi di..trivella …PS :l’attacco all’attuale e amministrazione pare strumentale ,la crisi del museo, se c’e’, e’ di antica data ,precedente all’attuale amministrazione, a meno che non ci riferiamo a quella … regionale

    6. Sto appena tornando da Praga, dove ho visto un’opera di Guttuso esposta al locale Museo Nazionale. Io il museo l’ho visto, però l’ho scoperto per caso. Ci vuole un minimo di imprenditorialità nella gestione del patrimonio culturale di una città / provincia / regione, ma l’offerta va coordinata a livelli più alti del singolo ente o privato, altrimenti non si arriva da nessuna parte.
      20.000 € annui divisi per 5 € a biglietto fanno 4.000 ingressi annui, 80 ingressi a week end. Mi sembra veramente una miseria!!

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