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venerdì 20 dic
  • Si può morire per un cappello?

    Sono in macchina con mamma Gisella e mentre mi destreggio nel traffico, restiamo ferme all’altezza di una di queste bancarelle del carnevale: le maschere sono tutte appese al tendone che funge da tetto ma, ad altezza finestrino macchina, ecco schierata una doppia fila di cappelli, in esposizione davanti gli occhietti della mia mamma che mentre li indica mi dice: «Ale guarda quei cappelli, pensa che “quel povero ragazzo” è morto per uno di questi… Si può morire per un cappello?».

    Non riesce a finire questo pensiero senza gonfiarsi gli occhi di lacrime.
    Piange…piange da sabato..mamma Gisella piange perché è nissena come “quel povero ragazzo” che è entrato nel suo cuore, immaginando un venticinquenne che coltivava il sogno di curare pazienti.
    Piange perché al tg dicono che la mattina di quel venerdì, in cui non sapeva di essere atteso da una morte cruenta, aveva telefonato a Sua madre dicendole «SONO FELICE»: piange al pensiero che quella stessa sera era uscito con gli amici per onorare la sua laurea in Medicina con altri festeggiamenti in maschera…ecco perché quei cappelli di Carnevale.

    La mia mamma piange perché la sua adorata figlioletta ha tanti cari amici organizzatori e il Goa, del resto, è un locale a me abbastanza noto.

    La mia mamma piange perché LA VITA È VERAMENTE UN ATTIMO e tutto ciò che è accaduto sabato è sfuggito al controllo di tutti, a partire dagli spettatori di quella sera che ad oggi restano silenti..o forse..forse gli inquirenti stanno incalzando con le indagini: com’è possibile che all’indomani di una rissa saltano fuori tante versioni, magari anche fantasticate, maldestramente riportate attraverso un ingannevole telefono senza fili che reinterpreta la verità…e stavolta…nessuno ha visto niente?

    Questo l’interrogativo che trova ovvia risposta nella speranza che in queste ore ci sia qualcuno che si stia responsabilizzando, nel raccontare piccoli pezzi che incastrati insieme ricostruiscano il puzzle di quella schifosa notte.

    Ma la mia mamma piange soprattutto perché ha sentito dire ai genitori che niente, neanche la ricostruzione pedissequa dei fatti, restituirà “quel povero ragazzo” ai genitori e, mentre lei piange io resto
    INERME
    …la guardo, la abbraccio, la rassicuro…
    Provo a dirle che ogni giorno cerco di essere prudente e, nonostante questo non basti, so che lei si fida di me ed eccola sciogliersi in uno dei suoi sorrisi, che mi ha impiantato addosso quasi fosse una firma genetica, mentre si asciuga le lacrime e mi guarda come per dirmi che non vuole mostrarmi quelle lacrime scaturite dal pensiero «a quella povera mamma».

    Ospiti
  • 8 commenti a “Si può morire per un cappello?”

    1. Palermo è sempre più una città invivibile. La delinquenza ha preso il sopravento sulla parte sana della società. E tutto questo è avvenuto con la complicità delle varie amministrazioni comunali che si sono succedute dal 1990 ad oggi. A questo si deve aggiungere l’inerzia di una magistratura, troppo impegnata a fare i “grandi processi politici” per occuparsi dei “piccoli crimini”. Inoltre i continui indulti e amnistie, le varie leggi permissive , le depenalizzazioni di molti reati, stanno creando in molti l’idea che la legge non esiste e che ognuno può fare quello che vuole. Oggi morire per “un semplice cappellino” è normale. I delinquenti si sentono i padroni e scaricano la loro aggressività su quelli che considerano degli “ospiti” cioè i cittadini normali.

    2. Principalmente la mancanza di lavoro fa si che certi soggetti crescano in situazioni di forte disagio sociale e mancanza di educazione. Crescendo nelle periferie più abbandonate sviluppano un senso di odio e repulsione verso tutto ciò che si trova al di fuori della fogna in cui vivono,

    3. Sono indignata, provo un dolore sordo in mezzo al petto; sono mamma anch’io e non posso pensare di avere dei figli che per età frequentano questi posti e che quindi sono ostaggio di queste bestie (scusatemi bestie non è per voi) trogloditi ignoranti feccia dell’umanità.
      Che dire? Spero che chi ha visto abbia il coraggio di parlare non si può vivere con il rimorso di avere coperto simili delinquenti.
      E che i giudici davvero questa volta siano pesante nella pena senza attenuanti. Il disagio sociale di queste belve non può e non deve essere una giustificazione.

    4. Cmq il ragazzo non era un tipo tranquillo…almeno così mi dicono persone che lo frequentavano..Certo questo non giustifica gli aggressori che spero vengano presto assicurati alla giustizia…Vi dirò: spero che questi stessi provengano dalla stessa casta del ragazzo…Dimenticavo non sono un indigeno della zona e non difendo nessuno e sono laureato con master e ricercatore presso un’istituzione internazionale (Palermitano DOC), solo che certi commenti mi fanno ribrezzo, pieni di pregiudizi se la città e così E’ COLPA SOLO NOSTRA E DEI NOSTRI PREDECESSORI (NONNI, GENITORI ecc.)

    5. ezio non ti permettere! non ti rischiare neanche lontanamente di parlare di Aldo. non lo conoscevi, non ti permettere di nominarlo neanche, non osare dire che non era un ragazzo tranquillo. era un ragazzo speciale, fantastico, buono, solare, bello, intelligente… potrei continuare all’infinito, perché lo conoscevo… quindi non osare. abbi rispetto per chi piange la sua morte e non esprimente giudizi, pareri, pensieri che non ti riguardano… vuoi parlare di Palermo, parla di Palermo.. ma non ti permettere di parlare di quel “ragazzo”

    6. Si può morire per un cappello???….questo è quello che leggo da giorni….beh..non si può morire per quello..non si può morire così…ma purtroppo accade…e non solo a Palermo! si muore in tutta Italia…si muore perchè dici una parola di troppo…perchè hai un figlio degenere…perchè sei una madre snaturata…si muore perchè guardi la ragazza di un altro…si muore perchè a volte hai certi cazzi che sai solo tu e al primo che incontri non cedi il passo e gli rispondi pure male…si muore in tanti modi…anche per mano della polizia e dei carabinieri…si muore per le cattive e le buone compegnie…si muore perchè hai la pelle di un colore diverso…si muore perchè un giorno esci ed incroci un pazzo con un machete…si muore perchè in ospedale non ci sono posti….ci sono infiniti modi per morire…perchè purtroppo non è la vita che è un attimo..ma è la morte che ti incrocia e ti porta via in un istante…lo so…oggi chi è morto è morto per un “cappello”…durante una festa…un festa di carnevale…dove ogni scherzo vale…ma qui non si scherza…è morto e punto…è morto e non c’è più!…per colpa di un balordo…forse una bestia…forse per mano di chi non ha nemmeno capito che poteva ucciderlo…rovinare con la sua tante altre vite…provocare a lui un dolore fisico…l’ultimo…e mettere fine con un dolore morale infinito al futuro dei suoi cari…quello era un balordo…una persona cattiva…priva di morale e sensibilità…ne serve poca in certi casi…ma lui non ne aveva nemmeno un pò…era uno dei tanti che girano per Palermo…che girano in ogni città….e per una volta non era nemmeno un extracomunitario perchè altrimenti ci univamo a Salvini, li annegavamo tutti, e non se ne parlava più…ma non lo dico perchè non se ne debba più parlare…anzi…ne dobbiamo parlare…perchè è una storia infinitamente triste…e lo è perchè ci sono tanti spunti…una laurea recente…una festa…un carnevale…un viso da persona perbene…e le ultime frasi lasciate qua e là durante la giornata, che rendono ancor più indelebile l’amaro ricordo di un ragazzo che non c’è più!…non si muore solo a Palermo…questo l’ho già detto e non so se dirlo ha un senso….non trovo più un senso a nulla ormai….vivo qui, a Palermo, la maggior parte del tempo…in relatà non so com’è vivere a Belluno…certo più o meno tutti viaggiamo…ma delle altre città, in realtà, che ne sappiamo…è qui che viviamo…è qui che abbiamo deciso di stare e oggi parliamo di un “cappello”…di una morte assurda che ci tocca da vicino e che ci ricorda che ogni giorno qui a Palermo ovunque andiamo c’è astio…c’è volgarità…c’è prepotenza…qui a Palermo parliamo ancora di Falcone, Borsellino, Padre Puglisi…ma qui vige sempre e ancora la legge del più forte..ed il più forte quasi sempre è ancora chi alza la voce contro chi alla fine si nasconde perchè…almeno vale per me…alla fine ha paura…perchè questa…la storia del “cappello” è capitata tante volte anche a me ed ho lasciato perdere…ho abbassato la cresta perchè o ti danno una coltellata o ti scoppia il cuore per la rabbia di vivere in un modo strano dove anche quando non hai fatto niente devi stare buono…e quando buono non ho voluto essere…e quando mi sono messo tra due “cattivi” che se le davano di santa ragione per un parcheggio…forse ho solo richischiato di perdere tutto..perchè qui è tutto imprevedibile….c’è tanta cattiveria a Palermo…c’è tanta cattiveria ovunque…forse la storia del “cappello” ci sta facendo riflettere solo su quella linea sottile che c’è tra la vita e la morte…forse ci farà solo tornare indietro al vecchio monito “fatti i ca*** tuoi e capi cent’anni”…buh…

    7. non ci sono parole per questa tragedia che ha turbato tanti cuori e tante teste che sanno, che conoscono il lato oscuro di quella palermo un pò …retrograda,che vive di bande e violenti,e che si muove in paRAllelo a noi persone che una società migliore la vogliono costruire ogni giorno partendo da se stessi e dal rispetto per il prossimo…
      Un selvaggio indomito, con istinti da primate…povero diciassettenne, che danno immane, se solo fosse stato diverso da quello che è, avrebbe potuto riscrivere la sua storia…avrebbe potuto dimostrare la sua potenza diversamente…e invece è stato un debole succube della sua indole innata, ahimè, spero che il dolore ti pervada l’anima in ogni attimo della tua vita, non meriti di morire ma ci aspettiamo noi tutti che un giorno acquisita la consapevolezza tu possa soffrire tanto…il pentimento ti logori permanentemente, tu hai tolto il sorriso a una persona…spero che ti venga tolto a tua volta…per sempre.

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