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giovedì 21 nov
  • “Si vucìa, s’abbannìa, Ballarò è magia”

    Il Sud, la Sicilia, rimangono dentro il cuore di turisti e abitanti emigrati per i colori, i profumi, il cibo e la gente. Palermo è una città che accoglie e culla in questo incessante e lento movimento, senza fretta. Palermo non corre perché non ha dove andare. È sorniona, guarda e ride, di tanto in tanto volta lo sguardo da un’altra parte e lascia abitanti e turisti al loro destino. Il cuore pulsante di Palermo sono i mercati: la Vucciria, con i suoi ormai pochi banchi di pesce e frutta, si anima la sera grazie alla Taverna Azzurra, covo per giovani palermitani, erasmus e sve per l’alcol a prezzi modici. Il Capo, forse diventato negli anni troppo turistico anche se ricco di colori e con la bellissima chiesa dell’immacolata concezione famosa per i suoi marmi blu, e infine Ballarò. Ballarò è il mercato del popolo, il mercato delle abbannìate di origine araba, un antico modo di fare marketing promuovendo la roba che si ha da vendere con l’unico strumento a disposizione: la voce. Ballarò è una commistione di culture, la comunità africana si è perfettamente integrata da qualche anno con quella locale, così è facile trovare tipiche bancarelle afro che vendono pesce secco, agnello, e gnam (un tubero simile alla patata) accanto alle putìe (negozi) indiani che vendono le loro spezie profumate, oppure accanto ad un autoctono futtivendolo che vende patate bollite e carciofi a buon mercato. Questo luogo è alchimia perfetta di colori, voci, odori, vicoli, balate bagnate, le viscere della città sono lì, e quando volgi lo sguardo in alto c’è la barocca cupola della chiesa del Carmine che sovrasta tutto e sta li per sorvegliare che tutto proceda come ogni giorno: dall’alba quando si comincia ad esporre la merce fino alla sera, quando si pulisce tutto e si ritirano i banchi ringraziando Iddio della giornata appena trascorsa. All’inizio del mercato dal lato di via Mongitore e via dei Barbieri, dove c’è la storica fabbrica di cannoli Rosciglione c’è un’insegna grande con su scritto “Mercato di Ballarò”, più sotto, scritta con la vernice bianca c’è questa scritta che sintetizza l’essenza del mercato: «Si vucìa, s’abbannìa, Ballarò è magia».

    Fotoblog, Il meglio di, Palermo
  • 2 commenti a ““Si vucìa, s’abbannìa, Ballarò è magia””

    1. Ballarò è magia, solo chi la vive quotidianamente può capire il vero senso di questa frase!

    2. La bellezza di girare tra le bancarelle di Ballarò è difficile descrivere a parole… Sei bellissima Palermo

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