La Città normale di Orlando
Nel 2010, sulle pagine di questo blog ho lanciato una sfida alla mia città. Aprire un parco in un’area verde e dimenticata su una delle arterie più trafficate di Palermo. Proponevo di mettere un’insegna con la scritta parco, mettere qualche panchina e la gente sarebbe venuta felice. Così è andata, e non perché la mia fosse un’intuizione particolarmente brillante, ma semplicemente registravo un bisogno, uno dei tanti in una città ed una regione letteralmente abbandonate a se stesse.
A seguito di quella iniziativa insieme ai vari volenterosi che si sono aggregati all’idea, è nata l’associazione Parco Uditore, della quale ancorché membro del direttivo e socio fondatore non seguo le sorti da almeno un paio d’anni. Apprezzo naturalmente l’entusiasmo e la voglia di fare dei giovani che la costituiscono, ma sono sempre stato critico sull’approccio volontaristico della gestione. Le ragioni sono state rese evidenti dalla chiusura per la mancata derattizzazione di qualche giorno fa. Io credevo e credo che un gruppo di cittadini che avvia un processo virtuoso per la realizzazione di un bene collettivo sia in assoluto una cosa sana, anche se è il sintomo di una grave assenza delle istituzioni che sulla carta sono rappresentazione di quella collettività e devono comunque soddisfarne i bisogni. Diciamo che sarebbe stato lecito attendersi che questo parco nascesse su iniziativa pubblica. Dopo l’apertura del parco, i ragazzi dell’associazione si sono caricati di oneri e responsabilità enormi e fuori misura. È diventato loro compito non la progettualità di slancio, la partecipazioni a rete internazionali di parchi, lo sviluppo del parco sotto forma di progetti ed idee, insomma una attività in favore di una visione del futuro. Ma la semplice gestione ordinaria, le aperture domenicali, la pulizia ecc. Insomma è come se ad un ingegnere Ferrari, dopo la creazione della sua auto fosse dato il compito di pulirla e non di farla camminare. Bene inteso da genitore di uno dei ragazzi c’è da essere più che orgogliosi, e da concittadino altrettanto. È un sintomo di questa età, e ci siamo passati tutti, la voglia sfrenata di fare, spesso non sapendo bene cosa. Ed in questo la responsabilità delle istituzioni è ancora più grave, avrebbero dovuto prendere queste energie belle e positive e farle crescere nella direzione del creare. Invece quello che è avvenuto è che ciascun ente ha abdicato alle proprie responsabilità in ordine al mantenimento dell’area, approfittando del fatto che altri a titolo gratuito svolgevano quel compito.
Non so quanti lo sanno, e non so se è ancora così, ma fino a qualche tempo fa l’apertura domenicale del Parco avveniva da parte dei volontari. Significa che una delle poche valvole di sfogo della città, con flussi domenicali nell’ordine delle migliaia di persone, una domenica mattina potrebbe essere chiusa perché il volontario incaricato ha fatto bisboccia e si è addormentato.
La chiusura di questi giorni per la mancata derattizzazione è un gesto che ho apprezzato molto. È forse la prima vera presa di coscienza da parte di questi ragazzi che non cambi il mondo sostituendoti alle responsabilità degli altri, ma richiamando gli altri alle proprie responsabilità.
Non esiste a Parco Uditore un bagno pubblico, realizzarlo e gestirlo è evidentemente troppo oneroso per un gruppo di volenterosi, ma sarebbe ovviamente una inezia per le istituzioni preposte, siano esse il Dipartimento Ville e Giardini del Comune di Palermo, la Forestale, l’Assessorato Territorio ed Ambiente o non so chi altro. La presenza dei ragazzi è diventata il comodo alibi per non fare nulla, nessun utente potrebbe mai protestare contro chi giornalmente ed a titolo gratuito si prende cura, e bene, di questo spazio. Per cui siamo costretti ad essere contenti e grati così. La logica del meno peggio è quella che sta determinando il lento ed inarrestabile declino dell’Italia. Un parco gestito da ragazzi e senza un bagno pubblico è meno peggio di nessun parco. Usare le energie di questi giovani per pulire il parco invece di aiutarli a progettarlo ed a farne una esperienza civica di riferimento è meno peggio di lasciarli a non far niente.
Finanche la disinfestazione e derattizzazione, in un luogo frequentato da bambini, riesce ad essere un problema rimandato, posticipato, dimenticato. E solo, finalmente, un gesto che richiama alle responsabilità rende evidente la circostanza a tutti. I ragazzi hanno usato i soldi raccolti con la Festa di Primavera per la derattizzazione grazie anche ad una impresa che ci ha messo del suo. Ancora una volta gli enti preposti si sono abilmente sottratti alle loro responsabilità. Il Parco adesso è aperto e lo sarà finché questi ragazzi non riterranno di trovarsi un lavoro, mettere su famiglia, emigrare. Tutto affidato alle circostanze fortunose, al caso, alla buona volontà dei singoli e delle imprese.
In una campagna elettorale di qualche anno fa, prima di farci sapere che sapeva fare il sindaco, il nostro sindaco parlava di fare di Palermo una città normale. La ricordo bene quella campagna elettorale perché chi ama viaggiare come me ha una idea precisa di città normale. A lui, che ci rappresenta tutti , e che ama viaggiare a sua volta, viene da chiedere quanto tutto questo afferisce al senso che lui dà alla locuzione “città normale”.
E visto che viene da chiederlo, perché non chiederlo? Caro sindaco, Lei che ci rappresenta tutti ed ama viaggiare, come l’autore di questo splendido post, il sottoscritto e molti altri concittadini, quanto tutto questo afferisce al senso che Lei dà alla locuzione «città normale»?
Dott. Callea, dopo più di 30 anni di “mala amministrazioni” Palermo è una città agonizzante, in mano a incompetenti ideologizzati. Comprendiamo che amministrare questa città non è facile però se si comincia dalle cose semplici ma significative si può tentare di risalire la china. Favorire l’iniziativa privata e del associazionismo volontario, potrebbe essere un valido punto di partenza. Il centro storico e il verde pubblico potrebbero essere il volano per riprendere un cammino di rilancio culturale, economico e morale. Quando le persone di” buona volontà” che non si limitano solo ad lamentarsi , decidono di mettersi in gioco, investendo tempo e denaro, vengono bloccati da un amministrazione che pensa solo a sistemare la propria “clientela”. Palermo è l’esempio di un tentativo , andato a male, di “decrescita felice “. Purtroppo prima di decrescere bisogna crescere e a Palermo non siamo mai cresciuti ne economicamente che culturalmente. Palermo non sarà mai una città normale, almeno fino a quando ci saranno questi signori a “governarla”.
Commento forse OT (e me ne scuso).
Palermo città normale non lo sarà mai.
Nel giro di qualche giorno abbiamo ricevuto email dalle società MyCicero e Myticketstore.
Per chi non sapesse, sono i gestori delle applicazioni che consentivano di pagare posteggio e biglietti AMAT con un semplice click sullo smartphone.Veniva così bypassata la vendita del tagliando (o deli biglietto autobus) allo sportello-botteghino, pagavi solo i minuti effettivi di sosta, i tagliandi non “scadevano” (mi succede di trovare in auto dei tagliandi vecchi, scaduti e quindi inutilizzabili… ma perché scadono, mi chiedo, visto che comunque li ho pagati?), l’ambiente ne traeva giovamento a motivo della mancanza del tagliando fisico stampato (risparmio di carta e inchiostro, risparmio sui rifiuti).
Da adesso non sarà più possibile usarle perché, per iniziativa dell’AMAT (quindi del comune), non è stata rinnovata la convenzione con questi gestori.
Che interessi vi siano dietro il mancato rinnovo della convenzione ovvero a chi dessero fastidio queste applicazioni è purtoppo facile intuirlo…
E comunque un grande plauso ai ragazzi del parco uditore: siete la nostra forza.
Caro Luigi,
rivolgersi direttamente ai regnanti non è mai buona norma. Per questo mi ero astenuto dal porre una domanda diretta al nostro. 🙂 A Palermo la lesa maestà è colpa grave. Apprezzo però lo slancio di ottimismo della tua domanda diretta. Penso che non otterrai risposta, perché avere risposte è quanto sarebbe lecito attendersi in una Città normale. Appunto. Come si dice a Palermo “u santu è di mammuru e nun sura”.
Gentile Belfagor,
niente è facile per definizione. e quindi chi decide di amministrare nel momento n cui accetta l’incarico non ha scusanti. Io per esempio non saprei fare il Sindaco, ed in fatti non mi sono mai proposto.
Circa le associazioni concordo con te. Ma all’amministrazione resta l’oonere di una visione e di un progetto di Città, verso cui incanalare le energie. La maggior colpa di questa gente al comando è l’assenza di visione più ancora che la soddisfazione delle clientele.
«La chiusura di questi giorni per la mancata derattizzazione è un gesto che ho apprezzato molto. È forse la prima vera presa di coscienza da parte di questi ragazzi che non cambi il mondo sostituendoti alle responsabilità degli altri, ma richiamando gli altri alle proprie responsabilità.»
Anch’io ho molto apprezzato il gesto ed altrettanto il volerlo fortemente sottolineare, con questo paragrafo che secondo me contiene l’essenza del post ed è convenientemente al centro di esso.
Iniziamo a comportarci come se davvero vivessimo in una città normale. Anche nell’aspettarci una risposta da chi siede sul trono.