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venerdì 20 dic
  • Pure la mafia ha abbandonato Bagheria

    A Bagheria il Comune è in dissesto finanziario. Non ci sono soldi per niente.
    Durante l’anno scolastico i professori hanno dato la caccia ai topi di nascosto dagli studenti perchè non ci sono soldi per le disinfestazioni e se poi gli studenti venivano a saperlo ci sarebbe stato il bordello.
    I vigili urbani hanno invece lasciato a casa le divise logore per non fare brutta figura e sono andati a dirigere il traffico con delle sgargianti pettorine.
    Il sindaco Cinque Stelle Patrizio Cinque intanto sta facendo un casino. È uscito dal consorzio rifiuti, scatenando le ire di mille tribunali, e ha rivoluzionato la macchina burocratica mischiando mille mazzi di carte e facendo incazzare mille micro-potentati. Ha appena compiuto un anno di sindacatura e chissà quali saranno i risultati.
    Comunque sia, le persone sono sempre più disperate. La crisi economica non morde più i calcagni ma ha divorato già buona parte delle gambe, decisamente fin sopra le ginocchia, come in un remake de Lo Squalo di Spielberg. Suicidi causa crisi, discorsi da suicidio nelle piazze e nei bar, e infine un curioso fenomeno socio-economico e – grazie a Dio – anti-suicidio, che ha portato ogni angolo della città a essere occupato da una macchina, un carrettino, un banchetto dai colori sgarganti e dai cartelli grammaticalmente incerti. Pur di portare a casa qualche euro al giorno, infatti, tutti si sono messi a vendere frutta e verdura abusivamente.
    Il più forte di tutti, però, è quel genio del business che si piazza di tanto in tanto all’entrata dell’autostrada e che sfrutta le innegabili possibilità di sviluppo economico gentilmente offerteci dalle frequenti, ripetute, snervanti e puzzolenti emergenze rifiuti che accompagnano la storia contemporanea di Bagheria diciamo da dieci anni a questa parte. L’insegna è allettante: «Vendo trappole per topi».

    Una volta si è sparsa la voce che volevo candidarmi al Consiglio comunale. Cominciarono a presentarsi alla mia porta decine di persone che volevano parlarmi. Gente dalla faccia orribilmente scavata oppure orribilmente flaccida. Organizzai una sala d’aspetto con tanto di sedie, divani e riviste. Ma la stanza si affollò rapidamente e i posti a sedere non bastavano mai. La gente stava in piedi, giorno dopo giorno sempre più numerosa, stretti come sardine. Era il dannunziano Grigio Diluvio Democratico pienamente realizzato. E c’era puzza. Un paio svennero per il tanfo e per la mancanza d’ossigeno.
    Poi si formò una fila davanti casa mia, una fila lunga lunga che occupò per intero la strada dove abito e bloccò il traffico per settimane. La questione era semplice. Gli avevano detto che volevo entrare in politica e venivano a chiedermi lavoro. E, giorno dopo giorno, si moltiplicarono le scene pietose, le implorazioni, i pianti e le urla. Volevano lavoro da me ma io non volevo assolutamente buttarmi in politica. Io stavo bene nella mia condizione di Laureato Senza Lavoro. Avevo tutti gli alibi del mondo per restare felicemente infelice.

    Ma comunque. In paese si erano sparse voci sbagliate. E il punto era che non avevo il coraggio di dirgli che neanch’io potevo dargli speranza e dunque passavo le mie giornate ad ascoltarli. Ancora oggi, passate le elezioni, mi vengono a trovare e continuano a chiedermi lavoro. E ancora oggi non ho ancora trovato il coraggio di dirgli che per loro non c’è speranza.

    Sono tutti operai edili, questi disperati. Oppure forestali e precari della pubblica amministrazione che hanno paura di perdere il loro stipendio. Oppure gente licenziata in tronco da qualche azienducola che in un modo o nell’altro succhiava soldi dal settore pubblico. Qui in Sicilia ci hanno campato alla grande, con cemento e soldi pubblici, spolpando i territori e i bilanci regionali e sminchiando tutto quello che c’era da sminchiare, fisicamente e metaforicamente. Ora però Signori Miei La Pacchia È Finita. E sono cazzi. La classe dirigente politico-mafiosa ha rovinato questo posto almeno per i prossimi 20 anni. Cioè quello che ancora chiamano “il nostro futuro”. Ah ah ah.

    Intanto le macchine bruciano la notte. Continuano a bruciare, a Bagheria. E il Potere è sempre più selvaggio e violento. O forse è selvaggio e violento come sempre, non so. Forse i criminali e i malacarne organizzati fanno come hanno sempre fatto: spadroneggiano, intimidiscono, fanno paura, comandano. Comunque sia, hanno sequestrato uno dei locali più celebri della città (il Gelato In) e quasi metà delle azioni del Bagheria Calcio, di proprietà di Francesco Raspanti, imprenditore accusato di fare parte della locale famiglia mafiosa. Il Gelato In, da quando è stato sequestrato, non fa più affari come prima, ci vanno molte meno persone. Evidentemente la mafia è brava pure a fare il gelato, e senza mafia il gelato è meno buono. E pure il calcio, probabilmente.

    Il gelato e il calcio, pensa te. Ma come si fa. Va bene le imprese edili, che si sa mafia e cemento sono sempre andati d’accordo, va bene le cliniche e la sanità privata, che dopo Michele Aiello pensavamo di aver visto tutto, va bene pure il racket alle attività commerciali, va bene perfino il riciclaggio in grande stile nella grande distribuzione e nei centri scommesse, ma cavolo: pure il gelato e il calcio no. E invece si.

    Però c’è una novità. A quanto pare c’è crisi pure nella mafia. Fioccano i pentiti e – vergogna delle vergogne – questi pentiti hanno detto che la famiglia mafiosa di Bagheria ha “problemi economici”. Manco riescono a pagare come di giusto le famiglie dei detenuti. Guarda te come siamo messi. Pure la mafia è in crisi. Pure la mafia ci ha abbandonato. Me lo dicono spesso i disperati che affollano la mia sala d’aspetto.
    Negli anni ’70 e ’80 sai quanto lavoro c’era? Un mare di lavoro! (Bagheria era a suo modo una città ricchissima, grazie all’edilizia mafiosa, alle assunzioni pubbliche e al business degli agrumi. Nel ’77, per dire, era la città italiana con il maggior numero di automobili per abitanti). Ora che diamine fa la mafia? Si è messa a fare soldi con la finanza e ha lasciato i territori nella crisi più nera? Ci hanno abbandonato tutti, veramente tutti? Me lo chiede l’ex operaio edile disoccupato che aspetta risposte da me e ci crede sinceramente che Io possa dargli risposte, perchè io sono Laureato.

    E poi piange, l’operaio edile disperato – prima di allora non avevo mai visto un uomo di 60 anni piangere in quel modo, davanti a me – piange e si incazza, si incazza con me. Prende il mio smartphone e me lo scaraventa a terra. Dice che la colpa è pure mia. Poi apre la porta e la scardina con una forza che non immaginavo. Entra nella sala d’aspetto e prende a pugni tutti quelli che sono là. Nasce una rissa furibonda. Poveri contro poveri. Disperati contro disperati. Si ammazzano fra di loro. A pugni. A calci. A morsi.

    Io ricompongo i pezzi del mio smartphone. C’è lo schermo danneggiato ma funziona ancora. Vado sul sito di easyJet e prenoto. È l’ora delle decisioni irrevocabili. Me ne vado a Londra a fare il cameriere. Raggiungo tanti miei coetanei.

    I miei coetanei che invece restano qui si annoiano terribilmente e tirano a campare. Saltellano tra i vari stadi di depressione e scoraggiamento esistenziale e poi, quando stanno bene, perdono il loro tempo ad attendere qualcosa che puntualmente non arriva.
    Si sono presi la passione dei videogiochi di guerra, i miei coetanei che invece restano qui. Call of duty. Medal of Honor. Battlefield. Warhammer. Gli piace la guerra. A volte scherzano e dicono che ci vorrebbe una guerra, almeno così la finiamo di annoiarci terribilmente e tirare a campare. Poi bevono il loro superalcolico costosissimo, guardano l’ennesima foto su Facebook, parlano per l’ennesima volta dell’ennesima cosa che non esiste, fanno per l’ennesima volta i Felicemente Infelici. E ripetono: cazzo, ci vorrebbe una guerra. E a questo punto sembrano non scherzare più, un’ombra di sparuta lucidità illumina la loro faccia gaudente, sembrano seri, per Dio, anche se di questo non ne sono sicuro al 100%.

    Ospiti
  • 4 commenti a “Pure la mafia ha abbandonato Bagheria”

    1. Un’istantanea molto nitida dai contorni ben delineati.
      Complimenti al “fotografo”, davvero un gran bel lavoro!

    2. La sua è una “fotografia” realistica della situazione bagherese. Lei ha utilizzato il suo paese per descrivere la situazione di tanti altri paese siciliani, Palermo compresa. Prima il politico locale e/o il mafioso , era il punto di riferimenti di tutti coloro che avevano bisogno di un favore( un posto di lavoro, una pensione d’invalidità, una casa popolare , un ricovero ospedaliero ecc ecc.). In genere, alla fine, qualche cosa si otteneva. Se non era possibile il posto alla Regione una pensione d’invalidità o un posto di forestale alla fine l’ottenevi. Oggi che la stragrande maggioranza di consiglieri comunali non ha un posto di lavoro stabile o sono disoccupati , il povero cittadini che ha bisogno di un “favore” a chi si deve rivolgere? Certamente non più al mafioso locale che, quando non si trova in carcere, a mala pena riesce a pagare i suoi uomini . E neppure al politico regionale o nazionale, che tra avvisi di garanzia e inchieste varie, ormai promettono, ma difficilmente mantengono. E i partiti o movimenti alternativi o di protesta? Al di là la della buona volontà, possono fare poco o nulla ( credo che voi bagheresi ne sapete qualche cosa). Cosa fare ? Temo che la risposta non sia facile. La politica in Sicilia è stata sempre legata al clientelismo. Dovremmo cambiare mentalità e considerare la politica un servizio alla collettività e non un mestiere o un modo per arricchirsi e/o sistemare parenti e amici.

    3. La mafia pericolosa quanto sia le persone le faceva lavorare e pagava soprattutto…. Da quando il nuovo gelato in è stato sequestrato x mafia l’amministrazione giudiziaria si sta mangiando tutte cose. Loro rappresentano la legge dovrebbe dare tutto quello che spetto ad un operaio ed invece ke fa??? Ha un debito di 70 mila euro con gli operai.. quei onesti lavoratori non percepiscono lo stipendio da 4 mesi che vergogna questa è la vero mafia non ci sono parole

    4. Basta fare un titolo provocatorio, gettare uno scritto in pasto ai social, per far uscire il peggio (o il meglio) dalle persone. Facebook, alle volte, è rivelatore. Di seguito una carrellata dei commenti più interessanti a questo post:

      -La mafia di prima lucrava sui poteri forti, non sulla povera gente. La mafia di prima la faceva lavorare, la povera gente.

      -Adesso invece anche la mafia è degradata. La gente si sveglia una mattina e vuole fare il mafioso, però ha già in tasca la deposizione per pentirsi.
      – La nuova mafia adesso è un insieme di queste cose: Parlamentari, magistratura, polizia, carabinieri, finanza, banchieri, e “dolce sin fundo” la chiesa.

      – Dobbiamo lottare contro questa “nuova mafia”. Toglierceli dalle palle, cominciando dai politici locali. Cominciamo con 100 al giorno e vedi come cambiano le cose.

      – Tutti i celerini, sono forti in gruppo, ma singolarmente non sono niente. Rompiamogli il culo.
      Viva il duce e viva l’Italia.

      – E poi questo Renzi, fissato con la gente di colore. Se sua moglie ha gusti particolare non può coinvolgere noi italiani e portarli qui come se fosse casa sua.

      – La mafia, pericolosa quanto volete, almeno le persone le faceva lavorare, e le pagava soprattutto. Noi siamo persone oneste che abbiamo lavorato per un’azienda di proprietà della mafia, e venivamo pagati, mentre adesso – che l’azienda è sotto amministrazione giudiziaria – non veniamo pagati da quattro mesi.

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