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    Tommaso Dragotto e la proposta di realizzazione di una rambla a Palermo

    Nella recente convention svolta al Teatro Massimo sul food di qualità siciliano, Oscar Farinetti, l’inventore di Eataly, invitato a parlare sulle ragioni del suo successo ha detto: «Io copio».
    Ho trovato gustoso l’intervento di Tommaso Dragotto sulla proposta di una isola pedonale stile rambla, proposta da Ugo Forello, perché in realtà consente di aprire una riflessione importante sul pensiero creativo e sul ruolo di un sindaco.
    Premesso che trovo l’idea importante non in sé, ma in quanto prova finalmente a portare in città un pensiero divergente, un modo creativo di pensare e ripensare la città. Ricordo a questo proposito le riunioni di brainstorming con Ferruccio Barbera, tra i momenti più divertenti ed esaltanti della mia vita professionale, il quale mi diceva sempre: e se facciamo al contrario? E se pensiamo più in grande? Non preoccuparti di quanto costa, immagina quanto bello può essere! Fare il contrario guardare le cose dall’altra parte rimescolare continuamente le idee e le visioni. Io sento questo sia il vero bisogno di Palermo. Non ricette precostituite e predigerite ma la ripartenza da un percorso creativo collettivo, e lo fai solo condividendo le idee accettando che siano modificate arricchite rivisitate.
    Io ho un archivio con oltre 200 ipotesi progettuali che riguardano tutto, sono idee in gran parte mie in parte inspirate o copiate. Ho imparato che l’importanza di una idea esiste solo se sai realizzarla, e difficilmente realizzi una cosa da solo, per non essere solo quell’idea deve essere condivisa, modificata, rielaborata in pratica appartenere a tutti, potrà essere realizzata nella misura in cui non sarà più tua o solo tua.
    Ho proposto ad Ugo di dare seguito all’ipotesi della pedonalizzazione di via Emerico Amari, attraverso un confronto che gli operatori commerciali dell’area e con la comunità degli artisti, perché una visione possa diventare un progetto condiviso, ed un progetto condiviso una azione collettiva. L’invito è quello di mettere in pratica subito un modello di lavoro diverso per la città, che è poi la ragione per la quale ho deciso di sostenerlo in queste elezioni. Sono convinto che segneremo la differenza se sapremo mostrare che esiste un modo diverso di fare le cose, indipendentemente dall’esito elettorale.

    Niente si inventa mai, e lo insegna Oscar Farinetti, ma andando oltre, Isaac Newton, non uno che vendeva panini con prosciutto DOP, ma quello che ha inventato la fisica moderna, senza la quale non saremmo andati sulla Luna per intenderci, scriveva che se aveva visto più in là degli altri era perché si trovava sulle spalle dei giganti. Riconosceva pertanto merito ai tanti di cui stava sconfessando idee e teorie.
    La storia della nostra città ci ha insegnato che ogni sindaco è o ritiene di essere più intelligente a bravo del precedente, così Cammarata appena insediato chiuse il Festival di Palermo sul Novecento, Orlando il Teatro Montevergini e così via. L’incapacità di accettare il pensiero di un altro come parte di un progetto possibile ed un progetto collettivo è lo storico limite culturale di Palermo. Che costringe ogni quattro o otto anni a ripartire da zero come se nulla fosse accaduto.
    Tommaso Dragotto è un genio dal mio punto di vista. Un gigante sulle cui spalle merita di salire per guardare oltre. Ha creato una azienda florida, partendo da zero. Ricordo da giovane la piccolissima Sicily by car, ora presente in tutto il mondo, è riuscito a competere con multinazionali. Bravo.
    Ha copiato un’idea se vuoi semplice, affittare macchine, ed ha creato un impero economico. Ha la mia sincera ammirazione. Riconoscere i meriti è uno dei grandi problemi di noi palermitani, troppo arrotolati nelle nostre invidie. Tommaso Dragotto è uno bravo, e non deve dire grazie a niente se non al suo ingegno.
    Non so se è andata così, probabilmente no, ma se un candidato sindaco, giovane, portatore comunque anche lui di una storia di successo, avesse copiato una sua idea sarebbe solo ulteriore prova delle qualità di chi l’idea ha avuta, ma anche di chi l’ha capita, ed ha voluto e saputo farla propria, modificarla quel tanto per renderla anche sua, e più ancora patrimonio collettivo.
    L’attitudine di un sindaco deve essere quella di salire sulle spalle dei giganti allungare il collo e guardare poco oltre. Io mi auguro il prossimo sindaco sia così. Non uno che lo sa fare, che con le certezze del suo fare ci sta consegnando una città in ginocchio, impermeabile a qualunque idea, se non la sua, ma uno in posizione di ascolto che abbia la capacità di ascoltare le proposte intercettare quelle buone e proporle in un quadro organizzato e d’insieme: il sindaco è un regista, non un solista.
    Invito l’imprenditore Tommaso Dragotto, a farsi rubare le idee, dico che la sua esperienza è un bene prezioso per questa città, ci aiuti a risollevarne le sorti economiche con la visione pragmatica e pratica che ha saputo mettere nella sua impresa. Il progetto di Ugo Forello per i 5 stelle è un progetto aperto, al di là delle appartenenze politiche, è il progetto della città cui Dragotto fa parte come tutti noi.
    Se fossi io il candidato sindaco di Palermo vorrei copiare le idee di Tommaso Dragotto sul rilancio economico della città, vorrei parlarne con lui, vorrei sinceramente sapere cosa ne pensa. Palermo di salva se ciascuno di noi è disponibile a mettere al servizio della città il suo talento e le sue competenze. Se fossi un imprenditore di successo come Tommaso Dragotto, che non ha più nulla da dimostrare, farei un passo insieme e darei una mano a lasciare un segno, una volta tanto bello, su questa città, rinunciando per principio, come ho deciso di fare io, alla paternità delle mie idee, per potere avere l’opportunità di condividere la paternità delle idee degli altri.

    Palermo
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