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lunedì 23 dic
  • "Sciaranuova Festival"

    “Tre-Pi” a “Sciaranuova Festival”, note di regia

    Il primo libro per me fu Scurpiddu di Luigi Capuana.
    Fu mio padre a regalarmelo, avrò avuto sette anni e mi sembrò un’iniziazione. Ricordo il suo sorriso raro nel porgermi quel mio primo libro.
    Lo lessi e mi piacque moltissimo. In seguito scoprii che quando una storia mi appassionava avrei voluto abitarci per sempre, e la fine per me era sempre un piccolo lutto.
    Più tardi ho abitato il teatro, ma la sorte o la natura, che fa lo stesso, mi fecero iniziare con la tragedia greca e mi portarono quasi sempre lungo percorsi drammatici o tragici.
    Invece adesso che comincio ad invecchiare penso sia venuta l’ora di recuperare il lato leggero e incantato di questa vita chiummusa (di piombo); sono stanca di restituire drammi e, come l’arte imita la vita, mi voglio illudere wildianamente che avvenga anche il contrario.
    Mi son detta: «Chissà se navigando in un mare di storie fantastiche e surreali si inneschi un meccanismo magico di ispirazione del diavuluni? Una volta tanto, non potrei esser io a suggerire alle forze oscure della terra di rilassarsi e farsi una bella bevuta? Non credete che il muratore o il contadino lavorino di miglior lena cantando? E i cani in campagna preferiscano dormire tra aiuole fiorite, che il gatto ladro diventi più buono quando è accolto con una ciotola di latte?».
    E così ho incontrato le fiabe di Giuseppe Pitrè.
    Poco tempo fa mi imbattei in questo bellissimo volume, uscito da poco per i tipi della Donzelli proprio in occasione del centenario del Pitrè.
    Mi sono sollazzata moltissimo a leggerlo e man mano che leggevo segnavo alcune storie che catturavano la mia fantasia. Storie singolarmente feroci e per niente rassicuranti, come se fossero attraversate in modo naturale e scontato da una venatura sanguinaria, violenta, amara, ferita. E contemporaneamente dal sapore vago, surreale, onirico, allucinato, anzi proprio alluppiato.
    Il Pitrè fu un perfetto catalogatore di arti e tradizioni popolari e ogni volta che controllavo la provenienza geografica della fiaba che mi aveva colpito notavo, con un certo sogghigno crescente, che venivano dal mio stesso luogo d’origine… Palermo… Be’, quelle fiabe mi facevano da specchio e – sì, devo dire la verità – ne riconoscevo lo spirito cinico, beffardo, irridente.
    Alla fine non mi sembrano proprio favole per bambini, ma più che altro storie metafisiche che penetrano nel profondo dell’anima buia panormita. Di fondamentale importanza la condivisione di questo progetto con Vito Planeta, che si è entusiasmato come me, mi ha affiancato per tutta l’organizzazione del festival e ha deciso di produrlo. Quindi sono felice e orgogliosa che Sciaranuova Festival quest’anno faccia un salto di qualità e diventi anche centro di produzione. In un periodo critico come questo, in cui troppi teatri sono in affanno o chiudono, mi riempie di gioia sapere che qualcuno faccia il salto dello steccato dando una mano fattiva e reale ad un mondo, come quello del teatro, troppo bistrattato.
    Lungo il viaggio:
    L’incontro con la bambina, Sara Savona, dieci anni.
    In un viaggio in macchina, a sentire le storie si sbellicava dalle risate afferrandone prontamente lo spirito atroce; mi è sembrata molto matura, una partner ideale. Poi l’incontro con una nuova compagna di viaggio, Maria Teresa de Sanctis, buffa e tremenda creatura dei mondi paralleli, lei sì una bambina, con cui si è creata subito intesa.
    Altri compagni preziosi: Marcello Savona (che è il papà della bambina, così ci bada lui!) alla chitarra e flauti e percussioni e toys (rubati alla bambina!); le scene e i costumi sono di Fabrizio Lupo e Alessia D’Amico, fantastici visionari che popolano la scena di sorprendenti apparizioni, ombre, figure e fantasmi, illuminati dalle luci di Roberto Zorzut che con maestria moltiplica i fari e i pesci… Insomma, il palcoscenico del Teatro in Vigna si trasforma in nave pirata, in mercatino delle fate, in castello di reginotte imprudenti, in sgabuzzino di un Barbablù siculo, e inseguendo il “Raccontafiabe” di Capuana che va cercando il Mago Tre-Pi per ottenere fiabe nuove (…«fiabe nuove non ce n’è più, se n’è perduto il seme, ripetono le fate»…), assalteremo festosamente le coste frastagliate di Sciaranuova Festival, per fare festa insieme a voi.

    Palermo, Sicilia
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