Purtroppamente (n.11)
Purtroppamente non ricordo un Festino senza che menza città si priava e l’altra menza si rummuliava. Ma tutta si immischiava. Ora accollarcela tutta a Scuderi (che è pure mio vicino di casa e ci ho il rispetto del terrazzino) mi pare, come posso dire?, una perdita di tempo. Anche perché, prima di darci l’incastro, è giusto che ci facciamo il processo. Insomma domenica 15 luglio ci mettiamo qui su Rosalio e a Scuderi e ci diciamo: Alfio, va cogghi luppina. Oppure: e bravo! Se andate nella Scala e fanno la Traviata (che è vecchia come la cucca e la sanno pure i picciriddi), e il tinore è uno nuovo, non è che è conto che ci dite prima: minchia ra atta mbriaca. Prima sentite come canta Parigi oh cara e poi, se è il caso, lo abbanniate. Insomma Alfio, domenica ne parliamo. Farlo ora mi pare inutile.
Seconda quistione: i picciuli. E va bene Cammareri aumentò le tasse della munnizza (prima della campagna alittorale e poi ce lo spiegò a tutti) e tutti pensano che per punizione si dovrbbe tornare ai tempi di via dei Sacchetti Volanti. E al nostro primo cittadino certo si possono accollare tantissime cose. Ma che c’entra la munnizza col Festino? Se non spendeva apriti cielo, se spendeva apriti cielo. Ma anche qui, aspettiamo di vedere. Non salirà sul carro? Questo mi dispiace perchè Diego è un esperto di carri e sa sempre di dove si prende per salirci ma se resta al municipio mentre passa il carro della Santuzza, appunto, lo perde, e il palermitano ci mette un punto negativo. Almeno sarà assente davanti a tutti, se così possiamo dire.
Ma il Festino che cosa è? Per noi, dico. Per noi palermitani. La storia la sappiamo (ma la sappiamo veramente?). È una Festa religiosa importante e il fatto che si fa da 383 anni dovrebbe parlare chiaro. A Palermo ci sono quattro Santa Rosalia diverse, lo sapevate? Ma solo una Festa diventa un Festino. E se pensate un poco a questa parola capite tutta la complicazione del palermitano. Se cercate nel vocabolario trovate che Festino vuol dire “lauto banchetto con la partecipazione di più persone, generalmente di amici”. Insomma, in quasi quattrocento anni la devozione per la Santuzza si è accompagnata, e che c’è di male?, alla voglia di divertimento. Così c’è la Processione e ci sono i giochi di fuoco. Ai Quattro Canti c’era, come sanno quelli che hanno il coccio di lettura, l’incontro tra il sacro e il profano, proprio nel luogo dove prendevano corpo le tre “F” dei palermitani: Farina, Feste e Forche. La Farina del pane che i nobili del centro fisico della città distribuivano al Popolo per le loro sontuose Feste insieme con lo spettacolo dell’impiccaggione di qualche dolinguente che appendevano nelle Forche sopra le quattro fontane dell’incrocio tra il Cassaro (ahi ahi Alfiuzzo….) e la via Maqueda. Tanto per dire: in Iran lo fanno ancora.
E al Foro Italico non è che è conto che mentono i santini. Mentono le bancarelle con lo scaccio, con l’uomo ragno che si gonfia, con l’ultimo cd copiato Giggidalessio. E le bancarelle con la bibbita e i muluna agghiacciati. E il signo’ Pino (‘u juventino) dalla Kalsa distribuirà almeno una tonnellata di babbaluci a migliaia di piattini e un iceberg squaglierà per rendere agghiaciate non meno di centomila bottiglie di Forst. E ci saranno passeggini con i picciriddi che rompono i coglioni, i motori con le paranze di scippatori in vacanza, le ziane con la sedia personal che passeranno la serata a guardare il culo di quelli che sono davanti a loro ma poi, finalmente, vedranno scoppiare tutte le stelle in cielo per il gioco di fuoco. E la masculiata ci dirà se questo Festino ha ripettato pure la sua potenza eruttiva. Poi arriveranno quelli dell’Amia e si porteranno tutte cose. E per un anno Santa Rosalia si ritirerà nei nostri cuori dove ogni palermitano, credente o no, la ospita nella stanza più bella anche se poi magari se la dimentica là.
Così, da 383 anni, passiamo una settimana a rimastichiare, a lamentarci a dire che no, si doveva fare accussì e accussì oppure no, accuddì accuddì, e giuriamo: è l’ultima volta che ci vengo. E poi ci andiamo. E la Santa me la immagino che la sera del 14 si ritira a Monte Pellegrino e, salendo salendo, guarda la città che ogni anno è più grande, più disgraziata, più ricca e più povera, più bella e più sfregiata. E pensa a questi figli che la fanno disperare ma soprattutto a quelli che si disperano. E pensa a quelli che nascono e a quelli che muoiono. E le arrivano i murmurii mentre, accarezzando il teschio, simbolo del Tempo, si chiede: Cammarata? E cu è? Per non parlare di Scuderi che si chiama pure Alfio, nome catanese… E me la immagino che si va curca nella grotta e, prima di addormentarsi aspettando i filippini l’indomani, dice la sua preghiera e mormora: “Miiiii, certo che ci vuole una pazienza…. Buonanotte Palermo mia”. Buonanotte a te Santuzza: anche questa è fatta.
Sono d’accordo Billi. Ma tu sei un palermitano “illuminato”. E quindi statisticamente non rilevante.
Greggio signò Pillitteri, lei è u suolito, scrive e fà piaciri a liggillo.
Io però penso che un quacchecosa verso di mia stavota fù scritta, e quindi ci tengo a precisare che forse non mi spiegai bene, insomma..s’impardaru i lenzi rù riscussu. Nuddu voli fari un processo ad Alfio prima della commissione del reato, anzi al contrario.
Trovo che PURTROPPAMENTE “u cammariere” calò ù Jolly, C’era primura, aria r’abbanniu, e nenti picciuli; CHE FARE?
IDEA quantu chiamu a Alfio cà si pigghia picca, è nostrano, e sopratutto è vulutu bene; e accussì attuppu a vucca a na puocu e u pirtusu rà sacchietta.
POi c’accoppiò ddà varca scunzulata cà mancu si ci pò acchianari, e rà “vasa” fù sua (iddu rici).
Accussì a piensu e accussì c’à ricu.
‘Assabenerica.
Minchia, Billi, puru i babbaluci ci sunnu, e i muluna, a birra agghiacciata, a masculiata, i scippaturi,…….. e a munnizza unna a mittemu; viri ca quannu finiscinu tutti i cosi poi ni restanu sempre i poveri disoccupati, i precari, i tassi ri pagari, i senza casi, i picciotti senza travagghiu chi passianu,……. e nni restanu sempri i soliti manciatari, capisci a mia!!!!!!!! Agnerru e sucu e finiu “U fistinu” e puru i picciuli.
Purtroppamente, il festino deve essere magnifico, per desiderio di popolo.
Al di là delle babbaluci e dei gelati consumati, l’unica spesa cui il cittadino palermitano non si opporrà mai per l’eccesso, é il festino.
Anzi, si incazzerà se diventa povero, e misero.
Accussì é, caro fratello Salvatore. Si può non avere casa, ma il fistino viene prima di tutto.
Eh, già: ci vuole ‘na pazienzaaaaaaaaa…
Ma il Festino è anche questo: senza ‘u curtigghiu (pre, in itinere e post) non sarebbe il Festino!
Billi, grande come sempre!
Bellissimo!
Bellissimo post, complimenti.
Mi ha fatto sorridere.
Spero che la notizia in merito al sindaco che non compirà il gesto di donare i fiori alla “santuzza” sia una bufala.
Avere l’onere e l’onore di essere il “primo cittadino” e di compiere quel gesto renderebbe felice qualunque palermitano.
Per i palermitani è un gesto che racchiude il ringraziamento per l’anno passato e l’auspicio di qualcosa di bello per l’anno dopo.
Il gesto dove il sacro ed il profano si uniscono.
Capisco la licenza artistica… ma certe tradizioni sono cosi belle che è offensivo pensare di sostituirle.
E’ proprio il sindaco attuale ha avuto qualche problema negli anni passati con questo gesto…
vabbene l’aumento ‘ra munnizza…
vabbene gli ausiliari de trafffico a cinque a cinque…
vabbene gli autisti senza patienti….
ma a santuzza… un schizzamu chi cosi serie!!!
S T R A O R D I N A R I O !
sei il mago dei blog
h22,25: aggiornamento live: Dieguzzo lo gridò: “W Palermo e Santa Rosalia!”.
Terribile la selezione musicale durante i fuochi! Quando è partita New York New York mi sono ammazzato dalle risate.
il signor tommaso ognitanto ha dato una bel idea per il tuo prossimo libro signor Daniele…>>Assabenerica>> non sembra perfetto per un libro tutto Palermitano tanto per spiegare tutti l’idiomi palermitani. Cu sapi suddru un fai un burdellu ri picciuli. kinni rici?
Spett. autori di rosolio blog.
Sembra incredibile ma il vostro team sembra l’unica mia speranza per le mie ricerche.
Abito a Camporeale in provincia di Palermo a pochi minuti da voi.
Il 14 gennaio saranno 40 anni esatti dal sisma del 1968 del Belice.
Io come abitante di uno dei comuni coinvolti e come cittadino vittima delle inefficenze dello Stato sto facendo delle ricerche su quell’evento al fine di sollevare l’attenzione sui tanti aspetti che un simile evento crea direttamente e indirettamente.
Ho iniziato un blog raggiungibile su http://terremotati.blog.com (non inserite www perché non so come mai non viene trovato.
Sto cercando di raccontare la mia infanzia da terremotato in tendopoli, baracche, case riparate alla meglio e dall’80 in una casa vera e propria.
Purtroppo visono stati e vi sono tanti problemi, inefficenze, ritardi e altro da parte dello Stato, della Regione e da altri enti per cui molti cittadini attendono ancora le case.
Ora visto che nel vostro team figura un giornalista, un architetto, uno storico e altri vari collaboratori chi meglio di voi potrebbe aiutarmi a ricostruire la storia di questo evento, approfondire i vari temi legati alla ricostruzione di beni danneggiati da sismi, catastrofi naturali come alluvioni, maremoti, slavine, frane e altri eventi simili?
Vi invito quindi a leggere il mio blog, che ancora é in costruzione, all’indirizzo http://terremotati.blog.com e anche un’altro blog sul mio paese all’indirizzo http://camporeale.blog.com dove vi sono alcuni miei commenti sia come “terremotato cronico”(il mio nick name su quel sito) sia come anonimous rilasciati prima di registrarmi e creare il mio blog.
Se riterrete che l’argomento da me proposto sia degno di Vostra attenzione e vorrete aiutarmi o anche solo sostenermi con commenti o post al mio blog ne sarò onorato.
Contattatemi quindi o tramite il blog suddetto o tramite email.
P.S
Ho bisogno del vostro aiuto davvero.
Quando successe il sisma mia mamma aveva 31 anni, aspettò le sue case per anni e ne vide ricostruita una sola delle tre cui aveva diritto. Morì nel 2000 senza vederle ricostruite e io oggi ho 42 anni e ancora di queste altre due case non ne vedo neanche l’ombra.
Mia figlia ha cinque anni adesso e vorrei che almeno lei le vedesse.
Inoltre il sito su cui fù ricostruito gran parte del paese danneggiato é un inno alla stupidità umana per problemi di progettazione, esecuzione, mancata manutenzione e altro.
Conoscete Camporeale e il suo centro nuovo in Contrada Mandria Nuova?
Nessuno sa quando si completerà la ricostruzione, gli enti preposti si rimbalzano la patata bollente e noi poveri cittadini restiamo vittime di uno Stato che dovrebbe invece proteggerci.
Giovanni bisognerebbe usare l’e-mail per questo genere di comunicazioni.
Caro Daliele, leggerti e mangiare con te è sempre una goduria,
ho letto un libro bellissimo, La vita sempre, edizione Dario Flaccovio; lo consiglio a tutti, a chi vuol sentire con l’anima, finalmente si può pensare alla vita in modo diverso; spero che questo blog lo faccia conoscere a tutti, anche perchè l’autore è un palermitano.
cresciamo con la lettura.