L’addio di Roberto Alajmo al pubblico del Teatro Biondo
Roberto Alajmo ha lasciato l’incarico di direttore artistico del Teatro Biondo. Dopo la fine della prima del suo spettacolo Chi vive giace, dal proscenio del palco con un pizzico di amarezza ha annunciato il suo congedo con queste parole:
«Per me è una serata molto speciale. In questi giorni ho capito che non sarò più io il direttore del Teatro Biondo per i prossimi cinque anni. Di più non posso e non voglio dire, per rispetto del consiglio di amministrazione».
Da gran signore, qual è ed è stato sempre, non ha detto di più. Un gesto e uno stile di altri tempi. I suoi successi nella gestione artistica del Teatro sono noti a tutti: basta solo dire che ha quadruplicato gli abbonati e le presenze degli spettatori dando, tra l’altro, spazio agli artisti e alle forze creative della città.
Una vicenda Kafkiana: il Cda del Teatro, anziché procedere alla riconferma di Alajmo per i prossimi cinque anni, come chiunque sa qualcosa di teatro si aspettava, ha pubblicato un avviso per la presentazione delle candidature a direttore artistico del Teatro. Una umiliazione inspiegabile per un direttore che ha rilanciato alla grande un Teatro in grosse difficoltà.
Perché? Silenzio assoluto, non trapela nulla dalle segrete stanze degli amministratori. Anche il sindaco Leoluca Orlando zitto come un pesce. Il mondo della cultura palermitana è sconcertato. Non ci sono motivi plausibili: Alajmo per i successi di pubblico e di critica conseguiti è stato un direttore artistico perfetto.
Che pensare? Qualche congettura comincia a circolare: sarà che ha pesato la giusta indipendenza che un direttore artistico di polso deve possedere?
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