Tram, le discutibili prospettive future dell’assessore Catania
In una nota inviata al presidente del Consiglio comunale, nonché al sindaco ed ai colleghi assessori, l’assessore alla Mobilità Giusto Catania ha riassunto le procedure attuate e le prospettive future per il tram a Palermo. Sull’argomento ho già scritto diverse volte sulla mia pagina FB Palermo in Progress ma anche su questo sito. Tuttavia, visto il tono molto rassicurante delle esternazioni contenute nella nota, vale la pena rammentare alcuni piccoli particolari tecnici.
Per quanto concerne il Patto per Palermo, che riguarda le linee A (Stazione centrale-v.le Croce Rossa), B (Notarbartolo-Giachery) e C (Calatafimi – Stazione centrale, in prolungamento della linea 4), vista la sequenza di passaggi amministrativi snocciolati dall’assessore stesso, appare fin troppo ottimistica la previsione di pubblicare il bando di gara, per passare all’esecuzione delle opere, entro la fine dell’estate 2020… Per poi mettere in esercizio le linee nel 2024! L’ipotesi sarebbe più che azzardata anche senza il problema, non da poco, del Covid-19. Nella speranza che, dopo la pandemia, non si abbatta sul progetto qualche altra sciagura.
In effetti, l’assessore alla Mobilità ha ragione ad avere fretta: non soltanto i fondi che finanziano il “Patto” devono essere spesi entro il 2025, e le” obbligazioni giuridicamente vincolanti” vale a dire contratti stipulati con imprese appaltatrici e professionisti coinvolti a vario titolo nell’esecuzione dell’opera devono essere “assunte” entro il 31 dicembre 2021. Il che significa, in parole povere, che per quella data devono essere state completate le gare di appalto e firmati i contratti. Questo termine appare più che perentorio, essendo il risultato di una provvidenziale proroga del termine preesistente del 31/12/2019, assegnato all’atto della stipula del “patto”. Rammento a me stesso e all’assessore che l’approvazione del progetto definitivo, presentato lo scorso mese di ottobre alla presenza del sindaco, è ancora di là da venire.
Per quanto riguarda il finanziamento delle linee D (Orleans-Bonagia), E (Croce Rossa-Mondello), F (Stazione centrale-Crispi-Giachery) e G (Lanza Scalea-Sferracavallo), da parte del Ministero per le Infrastrutture e Trasporti, l’assessore dichiara che quest’ultimo ha semplicemente chiesto l’integrazione del progetto. In realtà, come ho avuto modo di spiegare, il Ministero, con il Decreto 607 del 27/12/19, lo ha espressamente ritenuto “non idoneo” al finanziamento, a causa di carenze rispetto ai requisiti richiesti dal bando. È stato questo il responso di un accurato esame delle domande pervenute, in tutto 28, che ha permesso di redigere una graduatoria; all’interno di essa, si prevedeva un punteggio minimo per essere ammessi al finanziamento. Già il 9 agosto 2019, con tanto di verbale, l’apposita commissione tecnica ministeriale aveva stilato la graduatoria finale, stabilendo che 19 domande avevano superato tale soglia; fra queste, sei erano soggette a richiesta di documentazione aggiuntiva. Altre nove domande, non avendo superato la soglia minima, rimanevano del tutto escluse dal finanziamento; fra queste la domanda relativa alla rete tranviaria palermitana. Si potrebbe dire, al di là di ogni partigianeria, una sonora bocciatura. Per l’assessore, evidentemente, non è così.
Tuttavia, per la sopravvenuta disponibilità di ulteriori somme per 1300 milioni di Euro il Ministero ha deciso di assegnarli aprendo la “finestra” del 30 aprile 2020 e dando facoltà ai titolari delle proposte non finanziate di integrare la documentazione trasmessa, già destinata al macero, al fine di renderla idonea. Un termine che riguarda, oltre che la nostra città, agguerriti concorrenti tra i quali Genova, Roma, Napoli, Torino e Firenze. Possiamo scommettere che non sarà facile spuntarla, anche perché occorre fare i conti, nel merito, con le carenze riscontrate nella proposta che interessa Palermo. Le quali, da quanto si è potuto comprendere, non sarebbero da poco. Provo ad elencarle in sintesi:
- Sulle linee E e sulla G, a servizio, rispettivamente, di Mondello e Sferracavallo, l’utenza prevista non giustifica la spesa, rendendo concorrenziali semplici linee di bus, magari elettrici.
- Il sistema “catenaryfree”, a batterie, comporta maggiori consumi energetici nell’ordine del 60% rispetto alla tradizionale catenaria.
- Le batterie agli ioni di litio sono costituite da materiale pesantemente inquinante e difficili da smaltire: si tratta delle cosiddette “terre rare”.
- Il sistema di alimentazione delle batterie, con ricarica “a induzione” dal basso in corrispondenza delle fermate, presenta una maggiore complessità da gestire.
- L’approvvigionamento dei pezzi di ricambio di questo sistema a ricarica senza catenaria, scontando un regime di sostanziale monopolio, comporterebbe costi senz’altro notevoli e difficilmente stimabili.
Si tratta di dati oggettivi, di cui sarà difficile negare l’esistenza, nonostante l’ottimismo assessoriale. E non sarà neanche facile, da qui a fine mese, dimostrare la convenienza del tram nonostante queste criticità. Basti dire che occorrerà stimare almeno 2500 passeggeri/h (il minimo per rendere conveniente un sistema intrinsecamente costoso come quello tranviario) in linee dove ne sono stati calcolati 8 volte meno. Nonostante ciò, l’assessore dichiara che occorre semplicemente dimostrare “con più evidenza”, che il progetto «risponda alle esigenze di spostamento della popolazione palermitana».
In ultimo, mi chiedo a cosa servirebbe dimostrare, come scrive l’assessore, «la sostenibilità economica della messa in esercizio del nuovo sistema tramviario al fine di sgomberare il campo dalle supposizioni relative al fatto che l’esercizio tramviario sia economicamente insostenibile per l’azienda Amat»? Forse occorre farlo perché, come evidenziato sopra, è altamente probabile che queste “supposizioni” siano state formulate proprio dal Ministero? Se si considera che Amat ha già messo in mora il Comune per la corresponsione di ben 120 milioni di euro maturati da quando è in funzione il tram, sarebbe interessante sapere come faranno i tecnici comunali a smontare le “supposizioni” di cui sopra, che tanto assomigliano a consolidate certezze.
(in collaborazione con Palermo in Progress)
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