Reality ship – ultima puntata
“A mare – mi spiega Guido Agnello –, non si possono mai fare programmi precisi”. Infatti la sosta a Lipari salta, il tempo è inclemente, o forse no, si alternano inverni e primavere che durano pochi minuti e lasciano senza fiato, un attimo e devi disfarti del maglione, l’attimo dopo la temperatura cala di dieci gradi, fra scrosci di pioggia e arcobaleni. Il capitano Nino si collega alla rete attraverso il wireless e verifica su eurometeo la situazione meteorologica, “controllo se c’è vento contrario sul cammino del ritorno” mi spiega.
Venerdì sera si uniscono a noi i giornalisti Sandra Laudati da Milano e la fotografa Francesca Moscheni, insieme ad Edoardo Camurri che arriva da Roma, il tempo di questi giorni li sorprende, insieme al Liberty, con la sua cucina, il suo servizio impeccabile e la nostra compagnia. Quella che per me è la riscoperta di sapori antichi, per la stampa, per i registi, è nuovissimo. Cambia l’alchimia e l’acciuga – per nominare una degna rappresentante del pesce azzurro – diventa una scoperta. Il sabato mattina alle 4 freschi di sonno, andiamo all’asta del pesce di Porticello, insieme ai giornalisti e ai registi movimentiamo il mercato filmando, chiedendo, osservando, tutti ci domandano “ma state girando un film?.
Mi piace usare parole che sulla terraferma non hanno alcun senso, come “cime, risacca, cambusa”. Per esempio: chiedo un pacchetto di crackers e mi mandano in cambusa, e la sera, della barca che dondola, Nino il capitano dice “senti la risacca”.
Francu ‘u piscaturi, ha illuminato con le lampare la piazza di Porticello il 23 giugno 1970, e inondato l’aria con i suoi odori. Mai prima di allora una trattoria era rimasta aperta alla sera, e quella volta, per iniziare, contò 80 coperti: così comincia l’avventura di ristorazione di Franco Crivello e della sua gastronomia, che mette il pesce in bella mostra “in vetrina”. Ci sfida, “in mezz’ora vi porto a bordo la mia zuppa”. Ed eccola, la ghiotta del pescatore, una re-interpretazione della cucina povera siciliana che utilizza i resti del pescato, quello che resta impigliato nelle reti, in una minestra di acciughe assolutamente inedita: sublime combinazione di sapore e ingegno culinario, che riscalda la sera umida e la memoria. Si prepara con un soffritto di cipolla sfumato col vino, finocchietto selvatico, e acciughe fresche. È un sapore nuovo eppure conosciuto. Una delle infinite vite del pesce azzurro.
Domenica è l’ultima sera in barca. Il mio periodo anfibio si conclude. Ho capito un sacco di cose, ad esempio che in barca bisogna star comodi: gli spazi sono ristretti e la tua capacità d’adattamento tutt’a un tratto diventa fondamentale. Un saluto all’equipaggio che ha lavorato senza sosta affinché mi sentissi come a casa mia: Nino il comandante, Mario lo chef, Vincenzo il macchinista, Filippo ed Emanuele.
porticello un posto da amare e visitare,il mare una perla da guardare.
ti porterò sempre nel cuore.