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sabato 23 nov
  • Ecco come (6): cultura d’impresa

    Penso che le cause del sottosviluppo in Sicilia abbiano principalmente una natura culturale. Esiste invece un malinteso convincimento secondo il quale esse originino dalla povertà spesso in associazione ad un intramontato luogo comune ideologico secondo cui l’impresa produttiva sarebbe lo strumento capitalistico principale per lo sfruttamento del lavoro. L’impresa deve essere invece intesa come il luogo eletto per la produzione di ricchezza. Il luogo dove convergono lavoro, scienza, tecnologia, cultura gestionale e capacità organizzative e commerciali.

    Nelle aree sottosviluppate l’invocazione fondamentale è quella che contempla la venuta di un “qualcuno” dall’esterno che venga ad insediarsi per promuovere ricchezza e sviluppo (quando non si invochino direttamente i soldi da Roma: “La Finanziaria ha dimenticato la Sicilia”). Nelle aree sottosviluppate difficilmente la promozione del sistema produttivo è indigena. In Sicilia si riscontra una diffusa presenza di soggetti tesi ad offrire lavori fittizi ed organizzare tutte le varie forme di precariato, con esse perpetuando una cultura assistenziale (e perciò stesso parassitaria) rivolta ai giovani. Piuttosto che rimuovere gli ostacoli di natura burocratica e mettere in campo politiche complessive di sviluppo, la stessa politica regionale promuove società tese a rendere strutturale il precariato e ad utilizzare gli associati quali clientes permanenti del potere.

    Quale dovrebbe essere invece il rimedio per uscire dal sottosviluppo? Intanto mettere in campo una politica economica complessiva tesa ad invogliare i giovani a fare impresa, a sostenerli nella acquisizione della giusta dimensione competitiva nel mercato, a sostenerne la internazionalizzazione, nonché l’innovazione tecnologica e produttiva. Inoltre, organizzare il territorio in funzione dello sviluppo integrato dell’economia e affrontare la discussione con le giovani generazioni inserendo nei loro orizzonti culturali e professionali l’idea di fare impresa.

    Come favorire lo sviluppo di nuove imprese, specie giovanili? La Regione Sicilia potrebbe dirottare parte delle notevoli risorse finanziarie assorbite oggi (con grandi benefici elettorali, ma con dubbi benefici sociali ed economici) dal settore della formazione professionale, con il suo rispettabile budget annuo di 250 milioni, a favore di due obiettivi concreti: fornire una consulenza qualificata alle nuove iniziative imprenditoriali e garantirne l’accesso al credito. Immagino una convenzione tra la Regione e primarie società di consulenza internazionali come Accenture, KPMG, PricewaterhouseCoopers, ecc. (utili anche a favorire joint venture tra imprenditori siciliani e clienti nazionali ed esteri di queste società) che fornisca assistenza, pagata dalla Regione, nella valutazione del progetto imprenditoriale e nella redazione del business plan. I progetti ritenuti validi e promettenti da tali società di consulenza, potrebbero poi avvalersi della garanzia della Regione per l’accesso al credito. In caso di mortalità, non fisiologica, di questi progetti imprenditoriali, la Regione avrebbe la facoltà di rescindere il rapporto con le società di consulenza che a suo tempo li avevano positivamente valutati. In questo modo, a parità di spesa pubblica, si potrebbero concretamente sostenere nuove iniziative imprenditoriali (senza regalare soldi a fondo perduto: non è servito mai a molto!), favorire l’apertura nell’isola di sedi di queste società di consulenza internazionali portatrici di un prezioso know-how di cultura d’impresa, favorire la creazione di joint venture (anche, ma non necessariamente, con adeguati incentivi finanziari e/o fiscali) per favorire, infine, a livello sociale, la libertà economica di una generazione di giovani, riscattandoli dall’intermediazione politica tradizionale nell’affannosa ricerca di un dignitoso stipendio.

    Cogliere un’esigenza sufficientemente avvertita, per la cui soluzione taluno sarebbe disposto a pagare un prezzo, e approntare una soluzione efficiente ed imprenditorialmente organizzata che valorizzi le proprie competenze ed attitudini, è il segreto di ogni idea di impresa nel settore dei servizi (si pensi a quanto si potrebbe inventare per migliorare la qualità della vita urbana, dell’ambiente, della fruizione turistica e culturale, dell’intrattenimento, ecc.), ma altro filone, non meno importante, su cui puntare per promuovere nuove imprese, specie quelle più innovative tecnologicamente, sarebbe quello della collaborazione con le Università (spesso ridotte a diplomifici di scarso valore per il mercato del lavoro) come si sta facendo attraverso gli incubatori di imprese: interessante l’esperienza a Palermo del Consorzio ARCA. Non a caso le aree geografiche a ridosso di Università prestigiose, come ad esempio Cambridge, diventano distretti industriali di piccole e medie imprese molto innovative.

    Palermo, Sicilia
  • 27 commenti a “Ecco come (6): cultura d’impresa”

    1. Caro Dott. Didonna, leggo con attenzione anche questo suo testo. Il punto centrale della riflessione, ne converrà, sta nella frase “La Regione Sicilia potrebbe”. Appunto, “potrebbe”…

    2. Condivido le premesse, ma non le conclusioni.
      E’ vero che occorre lasciare più spazio alle iniziative imprenditoriali, ma non credo che spostando le risorse pubbliche dalla formazione (colossale spreco) agli incubatori d’impresa sia una panacea.
      Meglio, molto meglio, ridurre l’intervento della Regione (e soprattutto *di questa Regione*) nell’economia e lasciare all’iniziativa privata (non quella mafiosa) il compito di investire quelle risorse che si risparmierebbero.

    3. @Lo Nardo. Se vogliamo promuovere l’iniziativa imprenditoriale privata, specie giovanile, gli ostacoli da superare, a mio avviso, sono due: la verifica oggettiva del progetto d’impresa e l’accesso al credito. Se la Regione fornisse una consulenza qualificata per il primo aspetto e si sostituisse a “papà” nel fornire una fiejussione bancaria, penso che gli ostacoli principali alla nascita di nuove imprese sarebbero rimossi. Poichè non possiamo più produrre prodotti di qualità “cinese” con i nostri costi, solo l’innovazione tecnologica può garantire adeguati margini.

    4. Quanta supponenza nel sottotitolo del suo blog, sig. Didonna:
      “”Quando Dio creò la Sicilia vide che era troppo bella … fece allora i siciliani””

      Mi chiedo a questo punto cosa ci faccia qui lei, proprio in mezzo ai Siciliani. E si ricordi di scrivere Siciliani con la maiuscola, visto che siamo un Popolo antico. Qualcuno ha perso un po’ la rotta, ma molti di noi hanno tutto l’orgoglio degli antenati.

      Sarà per questo che i suoi posts, sig. Didonna, hanno sempre meno commenti.
      Che ne pensa di scendere dalla cattedra e fare un giro tra i mortali?
      Magari la Befana oggi le porta una calza con un po’ di modestia, suvvia…

    5. Il Mossiere sei pregato di rimanere in tema (il tema del post non è il sottotitolo del blog di Donato).

    6. @Il Mossiere. I commenti ai post, notoriamente, sono inversamente proporzionali allo spessore dei temi trattati (V. post di contenuto più leggero come: “Sei di Palermo, se …”). Ciò che conta non sono il numero dei commenti, ma quello dei lettori o dei rilievi critici nel merito, ove ve ne siano. La mia prospettiva non è quella del politico che cerca consensi, ma del professionista socialmente responsabile che scrive ciò che pensa. Il suo orgoglio di siciliano ne è risentito? L’attendo sul merito delle questioni: le chiacchiere mi lasciano del tutto indifferente. Lei sembra appartiene a quella nutrita schiera di siciliani orgogliosi della loro intelligenza, delle antiche origini, ecc.
      Riconosco la statura intellettuale e morale di tanti siciliani, ma un popolo veramente intelligente non si riduce in questo stato, nè si fa rappresentare dalla più squalificata e squalificante classe politica che si conosce in Italia. Orgogliosi di che cosa se ciò che ancora oggi ammiriamo in Sicilia lo dobbiamo ai vari dominatori che si sono succeduti: fenici, greci, romani, arabi, normanni, ecc.?
      Vada in vacanza in Irlanda: un’isola con la stessa popolazione della Sicilia, stessa storia di emigrazione e miseria, ma che 20 anni fa ha cambiato rotta: loro sì che possono essere orgogliosi di sè.
      C’è una sola cosa che i siciliani come lei hanno esportato nel mondo … firmi la petizione e rivolga altrove le sue frustrazioni.
      Abbia infine il coraggio di firmarsi con nome e cognome, come fanno gli uomini.

    7. I paragoni che fa non reggono: l’Irlanda è una repubblica indipendente e sovrana.
      Non una Regione conquistata dai Savoia poco più di un centinaio di anni fa e pian piano derubata dei suoi valori, delle sue Banche, dei suoi figli migliori (costretti ad emigrare), da uno Stato ipocrita che da un lato prende ciò che gli serve e dall’altro da quello che non è indispensabile.
      Insultata periodicamente da persone come lei che ci tengono lezioni su come fare bene. Perchè non si spende perchè la Sicilia abbia il medesimo accesso al credito che si ha al Nord? Perchè, visto che è così bravo, non si preoccupa del perchè non esiste quasi più il trasporto ferroviario Siciliano? Perchè non si accorge che non abbiamo gli stessi servizi che ha il Nord-Italia? E che quindi partiamo già con le ossa rotte in ogni iniziativa imprenditoriale? Perchè non scende dal pulpito e gioca con le nostre pedine? Le sue, sono truccate…

      Criticare è facilissimo, per costruire invece ci vogliono gli attributi.

      Per quanto riguarda l’esportazione della Mafia (che lei non nomina perchè si insozza) da parte mia e dei Siciliani veri come me, è ben lontano dalla verità e mi conferma che lei trova sfogo nell’insulto vile.
      La sua petizione è una di quelle iniziative di facciata dell’antimafia da strapazzo gattopardesca, utile solo a dare l’idea del cambiamento. Ci vuole ben altro.

      L’anonimato (il mio o di altri) è una prerogativa del web, non è motivo di denigrazione. A meno che non glie ne serva uno a tutti i costi.

    8. Rosalio: ho solo dimenticato di precisare che il sottotitolo, come presupposto per le lezioni del Didonna, non era un buon punto di partenza.
      Ecco il legame.

    9. @ Mossiere
      Il tuo intervento non porta (me) a riflettere affatto, l’intervento di Donato mi porta invece a riflettere, perchè mi fornisce elementi di valutazione per l’interpreatzione delle criticità locali e mi fornisce anche input di azione.
      Si puo’ essere orgogliosi se un popolo è capace di riscattarsi dai problemi atavici nei quali vive.
      Nella Sicilia di oggi non so cosa ci sia di così positivo da sentirsi orgogliosi. Un individuo si sente orgoglioso per un attività (legale) che svolge e che porta benefici sociali-economici-ambientali-culturali a se e agli altri.
      Che hanno oggi i siciliani da sentirsi orgogliosi ? Per quale motivo ?
      Una regione che ha avuto tutti i fondi e le possibilità per uscire dall’obiettivo 1 (sviluppo ritardato) non ha ancora raggiunto gli standard di coesione economica e sociale dell’Unione Europea, e allora per quale ragione dovrebbero sentirsi orgogliosi i suoi abitanti ? Per aver permesso alla classe politica locale la perdita di importanti
      fondi europei destinati a superare il gap che ci separa dagli stati con un livello sociale culturale ed economico molto piu’ elevato ?
      O in alcune famiglie siciliane si nasce orgogliosi per default ?

    10. io seguo fin dall’inizio questa rubrica
      “ecco come” e fin dall’inizio ho avanzato certe riserve,dovute al fatto
      che lo spettro degli interventi e’ talmente ampio che non ci si puo’ aspettare che una sola persona presenti
      una ricetta vincente in tutti i campi.
      E’ vero,il numero di commenti e’ sceso col progredire degli argomenti.
      Questo non e’ un motivo per non arrivare
      alla fine della trattazione dei preannunciati 10 punti.
      Pero’l’Autore e’ scivolato di stile nelle ultime controargomentazioni.
      Io non avrei mai scritto,in un
      contesto propositivo:
      “Riconosco la statura intellettuale e morale di tanti siciliani, ma un popolo veramente intelligente non si riduce in questo stato, nè si fa rappresentare dalla più squalificata e squalificante classe politica che si conosce in Italia”
      Mi metto nei panni di un giovane neolaureato.
      MOLTI SICILIANI con lauree brillanti
      HANNO PREFERITO LA VIA
      DELL’EMIGRAZIONE PERCHE’ QUESTA SICILIA
      DEL 2008 NON LI MERITA.
      DOPO UNA VITA DI STUDI,PERCHE’ UNO DOVREBBE SCENDERE A COMPROMESSI CON
      I PROFESSIONISTI DELL’INCIUCIO,IN UNA TERRA DOVE SI SPERPERA,SI POLEMIZZA,
      SI VANDALIZZA,CI SI COPRE DI RIDICOLO E
      SI PERPETRANO GRAVI INGIUSTIZIE?
      PERCHE’ DOVREBBE TENTARE DI FARE IMPRESA?PER RITROVARSI FRA 5 O 10 ANNI NELLA LISTA DI QUALCHE EPIGONO DEGLI ILLUSTRI
      PERSONAGGI DI QUESTI GIORNI?
      Poi l’orgoglio lo lascerei proprio da parte,perche’ se c’e’ un vocabolo adatto
      in moltissime situazioni e’:vergogna!

    11. L’orgoglio è ancora di quelli che in Sicilia ci vivono da ONESTI e CORRETTI e lavorano ogni giorno perchè la Sicilia vada avanti. Senza proclami e senza lezioncine.
      L’orgoglio è di quelli che l’antimafia la fanno coi fatti cercando di rispettare il lavoro proprio e quello altrui. L’orgoglio è di quelli che restano qui nonostante questa popolazione di ben-pensanti gridi “vergogna” a tutti, e non solo ai pochi che delinquono e rovinano. L’orgoglio è quello della popolazione sana che è la maggiorparte della Sicilia. E l’orgoglio è anche di quelli che si rifiutano di firmare petizioni che servono solo a ribadire quello che esiste già: le leggi antimafia e la possibilità di utilizzarne i fondi, solo per farsi belli.

    12. Mossiere io credo che non ti sia ben chiaro l’oggetto della petizione…o che tu stia provando a saltarlo con la tua consueta mossa. 😉 Ad ogni modo la petizione mi sembra fuori tema… (ora dirai che la cultura d’impresa c’entra con la mafia e quindi la petizione rientra nel tema, no? :P).

    13. ogni paese ha i suoi panni sporchi.
      Noi forse ne abbiamo accantonati di piu’.
      L’importante e’ la consapevolezza.
      Comunque, per me, tirare fuori questo
      sentimento d’orgoglio e’ proprio
      fuori luogo.
      E’ come volere risalire su una parete a specchio,E c’e’ solo da chiudere gli occhi…

    14. a parte il fatto che basta una mela marcia per rovinare tutto il paniere,
      non credo che siano in pochi che
      delinquono e rovinano.

    15. Tony Siino, parlo della petizione perchè Donato Didonna mi ha invitato a firmarla, a conclusione della risposta che mi ha dedicato alle 12:59:
      “”C’è una sola cosa che i siciliani come lei hanno esportato nel mondo … firmi la petizione e rivolga altrove le sue frustrazioni.””
      accusandomi anche, non tanto velatamente, di essere mafioso (accusa che dovrebbe anche da te essere valutata con una certa attenzione, visto che sei un mderatore)
      Petizione e cultura di Impresa non c’entrano nulla fra loro, e la libertà di esprimere il proprio dissenso non consente a nessuno le accuse di mafiosità. Io lo so.
      Lo spieghiamo anche al Didonna?

    16. sui FONDI EUROPEI
      C’e’ una fonte che sostiene:
      Li abbiamo utilizzati tutti.
      poi,la stessa fonte dice:
      c’e’ stato clientelismo.
      Ora
      no – proud dice:
      …la perdita di importanti fondi europei
      Io dico:
      ma e’ mai possibile che su circa 9 miliardi di euro di Agenda 2000 non
      esiste nessun organismo che dia un
      resoconto chiaro
      accompagnato da una valutazione
      spesa/beneficio?

    17. Io penso che Donato si riferisca all’esportazione delle cassate siciliane! 😀

    18. Apperò!
      Come mai non mi era venuto in mente?
      😉

    19. I dati che cerchi, Supervisor, sono stati pubblicati, mesi fa, sul blog del Presidente dell’Ars: http://www.gianfrancomicciche.net prova a fare una ricerca a ritroso li dovresti trovare.

    20. grazie.
      Ma sei sicuro che c’e’ la valutazione
      dei progetti finanziati?

    21. ah,dimenticavo un’altra notazione per l’autore del post.
      Partire con la formulazione di proposte
      senza un’adeguata base di dati e numeri
      che rappresentino la situazione in essere
      e’ ovvio che perde di credibilita’,
      e quindi lettori.
      Questo vale x l’energia
      (PER ESEMPIO ammonta a 100.000 Mw
      la potenza gestita da Enel e vorrei
      vedere quale fotovoltaico,
      ai costi ed ai tempi di produzione attuale,potra’ mai sostituirla),
      come x il turismo
      e l’imprenditoria,etc.
      Quindi ripeto,alla base di ogni
      proposta deve esserci
      “un’indagine”
      settore per settore
      (numero di imprese,settore,area geografica,numero addetti,etc),
      il” confronto”
      con altre realta’ similari ed una “analisi”
      critica su quello che non va.
      Solo “dopo” si possono fare proposte.
      UN LAVORO SIMILE NON E’ ROBA DA BLOG
      E NON SI PUO’ FARE SENZA ESSERE REMUNERATI.
      OLTRE LE CAPACITA’ CI VUOLE MOLTO TEMPO.

    22. Il dr. DiDonna non ha bisogno certo di essere difeso da me soprattutto che ne conosco e ne ammiro le doti morali personalmente, ma ad una almeno tra tutte le domande del Mossiere: Perchè non scende dal pulpito e gioca con le nostre pedine? rispondo informando che il dr. DiDonna gioca sulla nostra scacchiera perchè è qui che fa impresa e muove e fa muovere economia “pulita”. Natura Express ne è un esempio.

    23. Un blog può servire a scambiarsi, peraltro in modo interattivo, delle informazioni e delle idee. Penso che una comunità cresca nella misura in cui sia vivace e consapevole il dibattito su ciò che riguarda il suo benessere civile e materiale. Il punto di partenza delle mie considerazioni è dare una risposta di buon senso all’eterna domanda: perchè in un posto dove si potrebbe vivere bene, in termini sia civili che materiali, ci si rassegna a “sopravvivere” male? La risposta a questa semplice domanda non è certo nè quella di chi si deresponsabilizza attribuendo (nel 2007) ai Savoia ogni colpa attuale, nè quella di chi pretenderebbe un supporto di studi a dati per leggere con più attenzione (chi ha detto che il fotovoltaico debba essere l’unica fonte energetica?) delle idee dettate innanzitutto dal buon senso.
      In un contesto sociale, quale quello siciliano, in cui si tende a tenere basso il livello della competizione (a favore di rapporti di privilegio o amicali) FARE o DIRE è il peggiore e il più insopportabile affronto alla “sicilinettitudine” (termine coniato dal Giornale di Sicilia).

    24. infatti,qui ci stiamo scambiando punti di vista,e mi pare abbastanza civilmente.
      Se poi riusciamo a smussare certe sottolineature e limitare il dialogo
      all’aspetto tecnico delle varie questioni,credo sia meglio per tutti.
      Quindi,solo taglio tecnico.

    25. Ciao Donato, trovo molto interessante quello che pensi sulla Sicilia e sul modo di uscire da questo stato di cose ma purtroppo la verità è una sola, la Sicilia rimarrà così com’è ancora a lungo, a discapito di tutti quelli come te, come me e come tanti altri che hanno opinioni simili ma hanno fatto i bagagli e sono andati via.
      Non è la sola “cultura d’impresa” che manca (cultura della legalità,opere e infrastrutture idonee a favorire lo sviluppo come strade ferrovie e porti sono chimere che a stento si realizzeranno).
      Il vero problema è la politica dell’isola, fatta d gente vecchia, ignorante in temi chiave come innovazione tecnologica, ricerca,creazione del valore, valorizzazone delle risorse e del territorio, ma attivissima quando si parla di fondi, di contributi, di regalie per i forestali, per gli LSU, o per i vari uffici stampa sparsi sul territorio, quando si tratta di vendere gli acquedotti agli spagnoli per quattro soldi, ecc…
      Non si sente mai parlare di proposte speciali per far si che la Sicilia diventi una regione con un sistema fiscale particolare per attirare capitali e investitori stranieri, non si sente mai parlare di creazione e agevolazione di distretti industriali, non si sente mai parlare di strategie a lungo termine sul futuro dell’Isola. E i primi artefici di questi insuccessi siamo noi siciliani, che siamo un popolo di vigliacchi, che non abbiamo il coraggio di cambiare le cose perchè aspettiamo che ce le cambino gli altri.
      Io lavoro per una di quelle società che tu hai nominato, e ti dico subito che sarebbe un buco nell’acqua. Sarebbero milioni buttati al vento perchè non è soltanto la selezione delle idee migliori che rende probabile il successo di un’iniziativa imprenditoriale, ci vogliono i soldi, e noi come comunità non possiamo sempre e comunque finanziare attraverso le tasse che versiamo tutto il capitale di rischio di un’impresa. E’ facile essere imprenditori con i soldi altrui, non si rischia in proprio, se non in una minima parte, e i riflessi sulla gestione aziendale sono lampanti. Non si vede bene quello che ci circonda, si rimane legati ad una visione territoriale del proprio lavoro, non si cerca di far rendere al meglio il capitale impiegato.
      Potrei continuare a ruota fino a Natale, e volutamente non ho toccato come argomento il ricorso selvaggio alle raccomandazioni e alle mazzette per un posto di lavoro o per lo sblocco di un finanziamento.
      E’ tutto uno schifo

    26. Gentile Sig. Didonna, leggo con molti mesi di ritardo il suo articolo sulla situazione della Sicilia e dei siciliani (con lettera minuscola perchè così vuole la lingua italiana), e mi ricollego anche all’ultimo commento scritto da “ijerry”, che condivido e ritengo essere molto veritiero e dettato da una giusta visione della realtà.

      parole come joint venture, know-how..non si addicono alla realtà della Sicilia, tantomeno di Palermo. la parola “grattaevinci” si addice molto meglio alla nostra cultura ed alla capacità endemica di sperare in un futuro migliore stando seduti sulla sedia, magari mangiando qualche pistacchio di Bronte di quelli buoni. Penso che le cose che si devono muovere per cambiare veramente qualcosa sia nella massa che “know-how” non sa neanche cosa vuole dire. Nella massa che ogni giorno si alza e per uscire di casa deve scavalcare il rigagnolo di fogne che fuoriesce dal tombino mai pulito dal comune, e che deve accompagnare i bambini a scuola con la motoape perchè chistu c’è. La massa che non sa cosa vuol dire trovare un lavoro, perchè non l’ha mai cercato, che ritiene molto più comodo aggregarsi a chi promette soldi facili, soldi bianchi..che vengono smistati nella Palermo bene per le serate di gran gala e nei locali alla moda. nei locali cool. manca una base, manca LA base. quesa base deve essere fatta dalla gente, dalla gente comune che di idee e di inventiva, mi creda, ne hanno parecchia. Ma la usano male. C’è una “cultura” deviata, che fa si che molte persone abbiano strappato immaginette di Padre Pio per fare posto ad un’immagine del Sultano dell’Oman, che si sia tralasciato un pellegrinaggio dalla Santuzza per andare scalzi al porto a porgere le esequie a questo potente uomo nella speranza che potesse alzare il braccio in segno di benedizione onnipotente magari rivolgendo lo sguardo proprio su di me e potere gridare..mi ha guardato!! mi ha guardato!! con questa mentalità, voluta e dettata da che ha il potere di gestire le cose, non andremo molto lontano. ci vorranno anni e fatica, generazioni nuove, la generazione corrente sta facendo molto, ma chi è figlio del dopoguerra, scusatemi tanto, ma ha rovinato quasi tutto. Palermo è una città meravigliosa, unica, ma che vive sotto la morsa dell’ignoranza, dell’arroganza e dell’apparenza. tre aspetti che soffocano ogni tipo di slancio positivo. di gente valida ne abbiamo tanta, in tutta la Sicilia, gente valida che non può investire per paura che alla porta bussi il cliente sbagliato. Per fortuna ci sono panorami come quello del tramonto a Capo Gallo che ci rendono capaci anche di amare tutto questo.

    27. per chi vuole fare impresa in campo energetico,
      legga Panorama del 3/7/2008 pag 131:
      Costo (Kw/h)
      petrolio 8-11 cent
      carbone 4 cent
      gas 6-7 cent
      biomasse 7 cent
      nucleare 4-5 cent
      idroelettrico 2 cent
      fotovoltaico 36-45 cent
      geotermico 2 cent
      eolico 8-9 cent

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