La terra vista dal cielo atterra a piazza Politeama
Ieri sera non avevo voglia di farmi ingurgitare dall’altalena di stati d’animo delle proiezioni delle politiche. Così ho deciso di andare a vedere la mostra allestita a piazza Politeama.
Un bel viaggio, quello che mi ci voleva. Uscire per un attimo dall’angustia del proprio hortus conclusus e peregrinare attraverso le visioni di un altro paio d’occhi.
Visioni enormi, di stupore, di meraviglia ma anche di sfacelo, di crepe incolmabili fra parti del mondo di cui ogni tanto ci giunge all’orecchio qualche nuova.
Direi che la mostra, al di là degli intenti didascalici ed educativi, presa per la sua godibilità estetica, si divide grossomodo in due parti significative: una è quella che riguarda i paesaggi naturali laddove – sembra – che il soggetto sia così come lo vediamo sin dalla notte dei tempi. L’altra è la straordinarietà (nel senso letterario del termine, quindi connotato positivamente o meno di volta in volta) del paesaggio modificato dall’uomo.
Detto questo le visioni camminano da sole, si sovrappongono, si spezzettano in un susseguirsi di colpi d’occhio e prospettive mozzafiato che l’allestimento a scacchiera contribuisce a rafforzare.
Atolli deserti su macchie di vegetazione o di fauna che tracciano forme strane e pur normali, riflessi di piante che sospese nel vuoto contraddicono i sensi e la ragione, cumuli di oggetti che sembrano – a primo sguardo – sempre qualcos’altro e solo dopo, all’attenzione, si rivelano nella loro propria natura. Sta alla sensibilità soggettiva di ognuno (conscia o no) selezionare quello che poi andrà a costituire il ricordo di ciò che si è visto.
Per quanto mi riguarda galleggiano un paio di cosette, da un lato il debole per i paesaggi mediorientali mi costringe a soffermarmi sui puzzle di tappeti spiegati come mattonelle al sole, il deserto e le carovane di cammelli da cui mi piace lasciarmi cullare come se fossero immagini di un passato lontano, di un’infanzia dei tempi che riguardano un’origine e un’appartenenza. Poi il gioco dell’effetto scacchiera di cui sopra: mentre guardavo la foto con le torri gemelle ancora in piedi l’occhio mi è caduto oltre i contorni del pannello giocando a favore di una pesante sovrapposizione con la foto posta dietro; capanne di fango di una periferia terzomondista qualunque. La sovrapposizione non è più scivolata via.
>Prendo spunto dalla conclusione delle tue considerazioni: torri gemelle e capanne di fango. La sovrapposizione, anzi, la contrapposizione esiste e non sta nella malvagità dell’Occidente contrapposta alla bontà di chi è povero. Esiste un Occidente malvagio e profittatore ed un Occidente che, semplicemente, lavora e le torri gemelle ne erano un emblema. Esiste un Oriente operoso ed un oriente che affonda nell’ignoranza e nella miseria: Per colpa nostra? Solo per colpa nostra? Le torri sono state demolite dall’ignoranza e dall’estremismo. Quali qualità esprime oggi l’oriente per costruire qualcosa al posto delle capanne di fango?
hai centrato il problema, è questo quello che galleggia nella mia testa: il fatto che pochi si pongono la domanda che ti sei posto tu. i dati di fatto sono le torri distrutte e le capanne di fango, su alcune di esse addirittura la guerra. ma perchè non chiedersi cos’altro c’è in oriente? perchè non cercare di costruire un dialogo con le forze moderate mediorientali? credimi persino l’Iran che in questo momento è l’estremità “dell’asse del male” ribolle di moderati che cercano di costruire un’alternativa.
Energia elettrica dal sole, car sharing in molte città, aumento della produzione di rifiuti, aumento delle emissioni di CO2, rifiuti riciclati, road pricing a Londra, ZTL nelle città italiane, uso dei mezzi pubblici x ridurre consumi energetici, bassa crescita di utilizzo di fonti rinnovabili in Italia, viaggi urbani in bici al posto dell’auto in altri paesi…….
Questi alcuni dei messaggi che mi hanno fatto riflettere ancor più delle cromatiche immagini in puro stile National Geographic.
Questi messaggi sparati a Piazza Politeama per un bel po’ di tempo spero siano uno spunto di riflessione per i palermitani e anor più per gli amministratori locali, affinchè possano avviare CONCRETAMENTE quei processi di sviluppo sostenibile tanto caldeggiati dall’AGENDA 21 LOCALE.
Organizzare questa iniziativa è importante per sensibilizzare. Bisogna accompagnare atti concreti alla sensibilizzazione.
Ad es. la ZTL Zona a Traffico Limitato a Palermo c’è da anni, ma è come se non ci fosse perche la qualità dell’aria rilevata dalle 10 centraline fisse non ha mai fatto registrare diminuizioni dei livelli dei vari inquinanti. Allora a che è servita per anni la ZTL, … a compilare solo i questionari di Legambiente per la classifica delle città sostenibili italiane ? Classifiche che quindi risultano ampiamente non attendibili !
Nelle tematiche ambientali sopra elencate e riportate nella mostra a P.zza Poiteama, Palermo non si è positivamente distinta nel panorama italiano. Quindi il mio messaggio è: facciamone tesoro noi palermitani in primo luogo, ma chiediamo uniti costantemente agli amministratori locali di realizzare obiettivi di miglioramento in campo ambientale, partendo dalla costruzione del percorso dell’AGENDA 21 LOCALE che fa dello sviluppo sostenibile partecipato (amministrtaori e cittadini) la propria filosofia di vita.
Cordiali saluti, manuela
Basterebbe fare la Metropolitana leggera automatica per risolvere tutti i problemi di traffico della città di Palermo, parliamo della possibilità di mobilità di 12.000 utenti/ora.
Ritengo Agenda 21L un interessante processo di programmazione partecipata comunque di difficile collocazione, considerata la diversa natura dei problemi affrontati e le differenti priorità che contraddistinguono i diversi interventi generalmente previsti, in pratica contiene tutto o troppo e niente.
Per questo le soluzioni che Ag 21L propone sono valide in altri contesti territoriali (dove da anni si è affermata una cultura della programmazione e della pianificazione) ma non per la Sicilia e per Palermo.
Ad esempio Palermo sta sviluppando un processo di Ag 21L, ma se ne sta sapendo niente in giro, a parte gli addetti ai lavori? Ed invece uno dei metodi per il successo di una Ag21L è quello dell’allargamento della partecipazione a diversi attori (e non credo che è la strada che si è seguita a Palermo).
Se non sbaglio proprio quello di Palermo uno degli obiettivi strategici è quello della riduzione delle emissioni di gas serra dovute al traffico veicolare.
Bisognerebbe capirne i motivi : nel senso che se ti invitano, in generale, a partecipare alla formazione di un processo di Ag 21L e poi non ti presenti ai vari Forum settoriali, beh, poi non ci si può lamentare del mancato successo.
Soluzioni più immediate invece potrebbero attuarsi con una programmazione più specifica, almeno nel campo dei trasporti : Piano dei trasporti, piano della viabilità extraurbana, P.U.T., P.U.M.
Tutti piani questi che prevedono come obiettivi il miglioramento e la razionalizzazione delle condizioni di circolazione e della sosta, il miglioramento della sicurezza stradale, la riduzione dell’inquinamento acustico ed atmosferico, il risparmio energetico il tutto in accordo con gli strumenti urbanistici vigenti e nel rispetto dei valori ambientali.
Ma anche questa pianificazione, come del resto quella di Ag 21L, resta solo da leggere sui testi universitari (sono pochi quelli che ci credono).
Una buona e serena Pasqua 2006 a tutti gli affezzionati di questo sito web molto bello e pieno di notizie curiose ed interessanti dal palermitano Giuseppe Li Causi(conduttore radiofonico degli anni ottanta/novanta che ahimè il buon Lucio Luca ha dimenticato a citare nel suo libro che fra l’altro ho già letto ed ho molto apprezzato).
E in quale testo universitario si parla di metropolitana *leggera automatica*?
TTFKAC prova in un qualsiasia testo di “Infrastrutture di mobilità e trasporti”, tipo quello con autore Tesoriere oppure Corriere.
Gran bella questione, il mondo dall’alto. A me pare che già contemplarlo possa rappresentare un buon inizio. Torri e capanne sono soltanto come ciascuno di noi le vede. E se ci trova dei simboli, vuol dire che ne ha bisogno. Enzo Baldoni diceva sempre che gli bastava far sorridere una persona al giorno.
buona pasqua a tutti, di cuore.
Anch’io ho visto la mostra di cui si parla. Ho notato che immagini e messaggi non sono coordinati, ossia le immagini spesso non corrspondono alle comunicazioni, scritte sotto. Questa mi é sembrata una strana separazione.
Come se non ci fosse stato un coordinamento fra chi ha scelto i testi da mettere sotto le immagini, e chi ha scelto le immagini.
In secondo luogo, le belle intenzioni, oltre la facile demagogia, dovrebbero basarsi sulla concretezza delle cose.
Il ero una riciclatrice, fin quando non ho osservato che uno stesso camion, prelevava insieme capane della plastica, del vetro, e della carta.
Allora perché fare tanta fatica a dividere, se poi il prelievo viene unito?
Quante aziende in Sicilia esistono che riutilizzano materiali riclicati? Ci sono davvero? O è tutta una bella presa per il sedere? Vi rigiro la domanda.