Tante cose
Le mie incessanti indagini sulla lingua sicula mi portano ad un nuovo aggiornamento di cui voglio rendere partecipi tutti i rosaliani.
Intanto, visto che siamo in periodo di elezioni, mi interrogavo di recente su alcuni termini elettorali squisitamente siciliani.
- Portarsi alle elezioni. Il verbo portare è transitivo! Cioè vuole il complemento oggetto! Noi lo facciamo diventare intransitivo e per di più riflessivo. Portarsi. Mi dissero che ti porti vero è? Ma come fa uno a portarsi da solo con tutta la buona volontà?
- Salire o acchianare. Ovviamente se il candidato che si portò vince le elezioni si dice che acchianò. Ma dove esattamente? Su una scala, su un aereo? Oppure più fino è salito. Mio genero si portò ed è salito. O, meglio ancora, mio genero si porta che fa lo aiuti a salire? Roba che se, ci sente uno di Torino, strabuzza gli occhi e cerca aiuto.
Fuori dall’ambito elettorale gli aggiornamenti riguardano invece alcune espressioni ricorrenti. Intanto un simpatico intercalare che suona così “C’ISSI”. Viene usato nel discorso indiretto. Per esempio conversazione tra madre e figlia Ciù cuntavu a to’ patri ca t’arricampasti c’u scuru, C’ISSI, diccelo tu a tua figlia, C’ISSI, così va a mala strada, C’ISSI è pure figlia tua, C’ISSI. E via discorrendo. Azzardando una traduzione sarebbe “gli ho detto”.
In secondo luogo ho assitito di recente ad una discussione tra Totini in erba e future Jessiche.
Un Totino si vantava di avere posto fine ad un aggaddo e raccontava “ci l’appi a livari ‘i sutta, ‘u pigghiavu m’putiri e ‘u isavu” dove m’putiri indica proprio il sollevamento di peso e lo spostamento da un luogo ad un altro. E Jessica “Veroooo? Aspe’ non ti appoggiare al motore che è nuovo fiamante“ (non si capisce perché salti una “m”). È l’ultimo tipo. Già perché a Palermo, specie automobile e ciclomotori hanno la marca generica e poi la sigla ultimo tipo. Me’ niputi avi ‘a fiat, chidda nuova, ultimo tipo. Oppure m’ha accattari un bellu muturi. Ultimo tipo. Marca modello e prezzo fanno parte degli optional.
Senza considerare la scomparsa del gruppo consonantico SF. Tutte le parole che iniziano con tale gruppo di lettere, in palermitano, immancabilmente, sono pronunciate SP. Qualche esempio: spida, sportuna, sporzo. Posso testimoniare anche l’uso nella lingua scritta.
Anche se mi sporzo, lo so che non è cosa mia lo studio. Che posso fare? Sono sportunato. Più frequente però è professore’ lo fa finire? Mi spotte.
Ma quello che mi fa davvero impazzire è l’abuso della parola “cosa”. Va su tutto, non c’è che dire. Si va dal nome proprio. L’altro giorno ho incontrato a Cosa, a ti devo dire una cosa, prendimi quella cosa…
L’oggetto dellla mia indagine stavolta è però indirizzato ai saluti cordiali. Quando ci si congeda, tra palermitani educati corre l’obbligo di dire TANTE COSE. Stop. Fine. Ci basta. Ma tanche cose che cosa? Mi fa impressione. È troppo generico! Tante cose a suo marito…sa di attasso veramente. Verrebbe di rispondere tante cose a so’ suoru! In realtà ho fatto le mie ricerche. Non è sbagliato! È francese. Sissignori. Deriverebbe da un saluto cordiale di fine ottocento che suonava così “bien des choses à Madame, à vous, à votre mere”. Qualcuno avrà poi tradotto alla lettera e…
Quindi, egregi signori, siamo tutti francesi. Tante cose, a tutti allora!
del gruppo consonantico SF fanno parte anche SPincia e SPincione..!!
Tante cose a te, Maria…
è sempre un piacere leggerti
😉
Io al “tante cose” rispondo ” di preciso?”, è un prio osservare le facce che fanno;
Ottimo ripasso mattutino
Buona giornata, prof.
arrivederci..
-si ritiri..
-no, prima lei..
-che c’entra..
-fino che arriva l’ascensore..
-nuovamente..
-arrivò..
-tanti saluti..
-estensibili..
-a lei e famiglia..
tante cose belle fresche a tutti…
più che “c’issi”, direi “ci rissi”.
tante cose, eh!
ps: mia figlia (che ha qualche pelo superfluo tra le sopracciglia) ha sentito la tua trasmissione di mercoledì… le sei simpatica!
Grazie Claudio, salutami tua figlia. 😉
In realtà è ci rissi, ma la velocità nel pronunciarlo lo fa diventare C’ISSI!
Di nuovo, tante cose.
Ah,Ah,Ah, sei un piscio!!!
(che brutto termine, eppure a Palermo è un complimento)
-“où, ma ‘u cavaddu t’acchianò?”
-“ncaché! Azzuppò”
Complimentoni per l’articolo..da palermitano in esilio a milano è bello fare un bel ripasso..:D
racconto reale di una telefonata:
“io ci telefonai, riciii (dice), e ci rissi ca m’aviappuittari i picciuli, riciii, iddu m’arrispunniu riciiiii…veni pigghiatilli tu ca u muturi un paitti riciiii…e sugnu sutta un maicciapieri riciiiii…etc etc”…..
tante cose belle a tutti.
G.
Saluto finale cordiale ed affettuoso:
“L’ABBRACCIO…!!!”
Tante Cose, bel modo di dire ma tempo fa ho sentito la mia vicina di casa dire al telefono: “tante belle cosce”!!!!
Una mia amica “polentona” mi SPotte sempre perchè io uso la locuzione “TUTTE COSE”.
🙂
Riferirò.
ahahahah, Maria che bello leggerti.
Da palermitana che vive a Milano questi ripassi sono utilissimi.
Comunque i palermitani hanno dei problemi anche con il gruppo fonetico PS: es. pissicologia, pissicologo, pissichiatra…quando a PS segue la vocale O solitamente la P del gruppo fonetico scompare: es. c’ha la ssoriasi.
Tante belle cose Maria a te e famiglia.
Non potete capire le risate che si fanno qui a milano quando dico…. NON FUNZIONANO TUTTE COSE
Brava!
Brava Maria!
Aggiungo lo “spascio”, dove giacciono le auto rottamate,
e per quanto riguarda “cosa” ricordo anche
“non è per COSA… ma…” detto a mò di giustificazione.
concludo dicendo che queste ricerche linguistiche
.. mi piacciono!
“Roba che se, ci sente uno di Torino, strabuzza gli occhi e cerca aiuto. ”
“Una mia amica “polentona” mi SPotte sempre perchè io uso la locuzione “TUTTE COSE”.”
“Non potete capire le risate che si fanno qui a milano quando dico…. NON FUNZIONANO TUTTE COSE”
La solita solfa di chi si sente in colpa perchè è nato in Sicilia; per cui essendo un essere sottosviluppato deve costantemente sottoporsi al giudizio delle persone civili della padania, anche nella lingua d’origine.
Se, invece, di piangervi addosso e di vergognarvi della lingua siciliana, andaste a spulciare gli idiomi dei polentoni, vi accorgereste che anche da quelle parti si potrebbe sfottere e ridere sui linguaggi locali.
applausi all prof. Cubito.
da attrice rivolgo una domanda ai rosaliani :ma secondo voi la proessore’ non dovrebbe scriverlo u beddu testo teatrale? convinciamola.
w rosalio
buon uicchend
la blandy
da uno dei tanti siti web che parlano di lingua: http://home.nikocity.de/contrasto/sicilset.htm
“Federico II di Svevia, nipote di Barbarossa, venne proclamato re di Sicilia ancora giovanissimo. Essendo stato educato molto di più in Sicilia che in Svevia, istintivamente scelse il dialetto siciliano come lingua nazionale. Nonostante a corte egli parlasse un idioma prettamente franco-normanno, volle che la letteratura scritta e la lingua poetica fossero rappresentate dal siciliano, in quanto allora non esistevano ancora opere letterarie e trattati scientifici su carta. In quel periodo i siciliani stupirono con l’impiego della carta al posto della pergamena e già allora il dialetto sia scritto che parlato non era dissimile da quello di oggi.
…
A partire dal 1250 i poeti in siciliano non sarebbero stati più originari dell’isola e la Toscana avrebbe ereditato dalla Sicilia il titolo di centro creativo della letteratura italiana. Nonostante ciò persino Petrarca e Dante Alighieri ammisero la preminenza della lingua popolare siciliana come prima lingua letteraria italiana! Un fatto molto importante da precisare, poiché allora la lingua e la letteratura italiana si stavano forgiando e il siciliano ebbe un grandissimo influsso.”
Una volta ho conosciuto un tipo che stava con una che faceva ” i spilati” ( le sfilate di moda credo) .
io a “tante cose”rispondo sempre, “no poche ma buone”
Brava Marì, io ci rido però “quando ero” a Torino (visto che lo avete portato ad esempio) m’ica++avo ogni tanto, anche perchè, (e a tal proposito spezzo un’arancia a favor nostro)non è che gli altri sono migliori (togliamoci stà fissazione per favore).
A Torino per esempio hanno il vizio ( per dire dove si trova) di dire ” dove rimane”; un giorno, ad uno che mi disse : ” scusi, dove rimane la stazione?” risposi : “se quei tre che la spingono non riescono a spostarla rimane là dove si trova” ( giuro che è vera).
SalutONI donna Marì
Precisazione: queste sono ricerche linguistiche che mi diverto a fare..lungi da me dal dire che gli altri dialetti sono meno pieni di stranezze!;-)
Ovviamente intendevo scrivere “lungi da me il dire…” 😉
Da Palermitana all’estero mi fa sempre piacere rileggere queste frasi, mi fanno sentire per un attimino di nuovo a casa…
Un amico di Milano mi sfotteva (anzi mi sPotteva) sempre perchè quando mi chiedeva “come va?” io rispondevo sempre “tuttoaPPosto”!!!
Un bacio alla bella Palermo…
Simona
Il palermitano e’ una lingua dentro la lingua senti che ho visto scritto una volta su un confano appeso a mezz’aria messo attipo cartellone pubblicitario… si smacchiano tapezzerie di macchine … anche sporche di sangue!!!! e che ci hanno scannato il vitello? Ah ahaha E poi questa e’ famosa … si fanno culle per bambini di ferro !!!!
ahaha Brava Maria, riesci a farmi ridere 🙂 anche quando ho giornate orrende come questa!!!
Che te ne pare della espressione “A’ FAVORIRE”…solitamente pronunciata da chi si sta mangiando qualcosa davanti a te (mi sa molto di Mastru Pino in pausa pranzo!!) e si sente pronto a condividere il suo pasto con te…che può variare dal panino con insalata alla “broscia” con gelato, alla vaschetta di pasta “col forno”?? a prestoooo
baciamo le mani donna mery….( y finale che fa tanto “parrucchiera” che “viene a casa” …si fa per ridere… 🙂
Trovo che sia davvero bello arricchire il proprio linguaggio di espressioni ed errori tutti nostri…danno colore e ci fanno sorridere.
In ufficio tra colleghi, ci divertiamo a sottolineare i nostri modi di dire e addirittura abbiamo anche cambiato i nomi di alcune colleghe/i con nomi più consoni alla nostra palermitaneità; allora le Manuele sono diventate Maryelle, le Monica, Giusy ,le Alessie Enza… e poi le Rosy, e coì via….ovviamente non mancano i Salvo, Nino, Tony ecc
Insomma ci stiamo “intascendo” sempre più ma ci “allianiamo” alla grande….w la palermitaneità parlata….e vissuta
e manco a dirlo, tante cose
Gia.sa
Ma l’autrice di questo post conosce la lingua italiana? O per giustificare le sue affettuose e autoindulgenti canzonature del parlar palermitano – delle quali, francamente, non se ne può più – intende piegarla alle sue regole? Il verbo “Portarsi” esiste, nel suo uso intransitivo pronominale, e vuol dire recarsi, trasferirsi. Ricordiamole che un verbo può, variando di significato, allo stesso tempo essere transitivo e intransitivo. Come ci sono sostantivi che hanno entrambi i generi, maschile e femminile. E che l’italiano non è un’opinione, e chiunque non può dettar legge in materia, e che sarebbe bene per tutti noi studiarlo un po’ di più, anziché rivoltolarci all’infinito, prendendole in giro ma in fondo adorandole, nelle parlate locali.
Mio caro Lino Agrò la mia conoscenza della lingua italiana è ad un livello, ritengo sufficiente. Data l’esistenza nell’accezione intransitiva del verbo portarsi, dobbiamo forse intendere corretto dire “portarsi alle elezioni”? Chiedo lumi.
P.s. non intendo piegare niente e nessuno a nessuna regola. Si fa per scherzare. Molto per scherzare. Così passa un po’ il prio, sinceramente. Saluti.
Mery non ti ci apprecare….
credo che a Lino sia sfuggito il vero scopo dei tuoi interventi.
Bedda Matre …Lino “prenditi” meno sul serio pi cottesia…..
tantissimo cose…
Giasa
Infatti il post non è sulla lingua italiana. Chi ci si appreca?Anzi chi “si ci” appreca?
All’italiano si ci porta rispetto.
……..pure questioni per queste cose…bha…
e quando si dice…. “quella me l’alzereiii”… che significa … ihihihih
ma come si fa a far polemica, inutile e gratuita su un post del genere???
giuro che io ormai li (perchè sono tanti ed ovunque) solo per stress e frustrazione…altrimenti ci sarebbe da non rivolgere la parola a nessuno…ne su un blog, ne tanto meno “live”…
“domando scusi per l’intricamento”…ma ammia sti piruocchi arrinisciuti insoddisfatti mi scassan’i cabbasisi…..
bacio le mani.
ecco, u sagnu all’occhi e un ci capivi nienti…
GIURO CHE ORMAI LI GIUSTIFICO….questo volevo dire…
Mary futt+++ni … che è megghiu
la propietà di linguaggio la conosce solo quando discetta su RUTTI e PIRITI… “mirabile” in tal senso l’opera omnia della signora kubito «tria sunt genera piritorum» postata nello scorso marzo e per la quale, al solo pensiero, provo ancora profondo ribrezzo
auguri e buon natale a lei e famiglia!tere
lino angro
ma va fatti una zuppa i pitrusinu
Grande maria,continua cosi
…. ma picchì Marì, tu ‘cci runi cuntu?? la risposta ovvialmente è in lingua taliana. Bacio.
A proposito di portare…la locuzione “te la sei portata zero” è transitiva o intransitiva? Tante belle cose assortite appena uscite dalla pastsicceria a Maria e a tutti i rosalini!
Scusate ma mi è spuggita una s in più in pasticceria!
Bedda matri ebbi un’illuminazione che manco le luminarie del festino…..uora uora la ebbi..
vedo Mery Cubito ….iè lei
che addivintò assessore all’isstruzzione rosaliniana
affinchè il sogno si tramuti (nel senso che diventi e non che si senta poco bene.. )in realtà..
Rosalini votate e fate votare Mary Cubito!
tantissime cosuzze duci a tutti
Giasa
FANTASTICAAAAA!!!
Sei semrpe Fantastica Maria!!!! 🙂 🙂 🙂
Mi ritiro
buon week end 😉
@asciatu: va’ curcati! E…tante cose! 😉
perchè a voi mai nessuno ha cominciato un discorso dicendovi: “capaci ca stajrnata chiuovi” oppure se fai una domanda ti senti rispondere “capaci ca to suoru u sapi” CAPACI che tradotto sarebbe una specie di PROBABILMENTE, no prof?
Si, Margot sarebbe “e’ capace che” così impersonale…senza soggetto.;-)
Il mio messaggio, forse frainteso, era: si discetti pure del palermitano, ci si crogioli dentro e intorno a esso, ma rispettiamo l’italiano, così tanto bistrattato da “scrittori” e “editori” nostrani che ci inondano di libercoli e blog e post che sconoscono e fanno a pezzi grammatica, sintassi, proprietà di linguaggio e editing.
Per dare man forte a coloro che sottolineavano che i polentoni non parlano tanto meglio di noi, vi faccio qualche esempio:
– primo fra tutti l’articolo determinativo prima di un nome proprio di persona (la Maria, la Paola)
– per i milanesi gli autobus urbani diventano Pullman
– i cornetti diventano Brioche
– e infine anche loro dicono ” dove rimane” per dire dove si trova
Maria sei mitica!
Anche io emigrata in polentonia mi piscio dalle risate leggendo i tuoi post sulla lingua palermitana… e ne approfitto per ripassare un pò di siculo, che tanto mi manca 🙁
Tante cose a tutti 🙂
aggiungerei l’essere “GIA’ IMPEGNATO”
@ MR. Lino Agrò , se lei non gradisce determinate tipologie di scrittura,non si senta obbligato a disprezzarle Il suo tono supponente non solo risulta sgradevole ma anche offensivo. Per favore si canziassi e facissi largu a u babbìo.
Aneddoto :giorni fa un alunno bulletto ,rosso di rabbia per non averla avuta vinta, mi dice:” Professorè,tu sì sprigiusa”.Io ribatto:”Vero è!”
Risultato:resa incondizionata.
lino agrò sei fuori luogo.
bravolino, bravo Lino
Maria, è sempre un piacere passare qualche minuto con la tua scrittura curiosa, leggera, intelligente. Da un po’ di tempo anch’io, come tanti altri, mescolo il siciliano con l’italiano quando scribacchio di qualche ricordo d’infanzia o d’adolescenza. Se riporto discorsi diretti di parenti o amici mi viene meglio il dialetto: mi sembra di dare autenticità alle persone evocate. Credo di avere, per questo ‘coraggio’, un certo debito verso Vincenzo Consolo e Andrea Camilleri, per citare scrittori di oggi. Durante i soggiorni nel mio paese parlo esclusivamente in siciliano. Forse arcaico, ormai, perché la lingua si evolve ed io sicuramente perdo dei colpi per difetto di frequenza. A volte ho la sensazione che il mio vocabolario d’origine si sia un po’ ristretto: risento parole che non ascoltavo da diversi decenni,come ‘maidda’, ‘baccalaru’, ‘bunaca’, ‘rifardu’, ecc. Ritengo che il siciliano abbia una sua dignità: esisteva prima del greco e del latino. Per secoli è stato oscurato, specie tra le classi più elevate, ma è sempre rispuntato, perché il popolino lo usava, forse come unica e inconscia arma di resistenza contro l’invadenza dei dominatori. Sarebbe bello se il tuo discorso sulla lingua siciliana fosse ripreso, di tanto in tanto, anche per il taglio giocoso che sai imprimere al tuo eloquio.
Credo che la sede opportuna per esternare la proprio saccenza da parte di illustri carneadi aspiranti all'”Accademia della Crusca”, non sia e non debba essere un blog.
La nostra cara Maria Cubito usa la penna in modo assai pregevole e riesce a trasmettere sensazioni,percezioni, impressioni che rendono la lettura delle sue riflessioni oltremodo piacevole,rilassante, divertente e mai volgare.
Anche quando l’argomento per taluni può apparire scabroso, come il caso dell’…emissione di gas in atmosfera, faccio notare che anche l’ONU ha trattato l’argomento.
Discettare su pìrita e pila, in un contesto goliardico, spassoso e con l’intenzione voluta di staccare la spina da duemila camurrìe che ci assillano quotidianamente,credO sia argomentazione che non può non essere letta con un sorriso, mettendo da parte una seriosità che sfiora il ridicolo se non il patetico.
A questi personaggi austeri, e chiedo scusa a Vossìa, mi permetto suggerire di “portarsi” per essere ammessi o eletti all'”Accademia delle Pollanchelle”, luogo deputato ad accogliere chi farebbe meglio ad ingannar il tempo a sgranocchiare sano mais bollito, da mane a sera,così da spararne il meno possibile, in una sorte di legge terrena del contrappasso, avendo le mandibole impegnate.
Ricordo inoltre della severa e dura legge dello zapping, esiste anche nel web.
Non mi piace un bolg, un blogger,un sito ? Ne scelgo un altro e amen.
Punto.
Maria santa subito 🙂 🙂
lucio luca……..
che ti finiu a vuci…..
come volevasi dimostrare.
Sul dialetto, voglio dire due cose.
Io sono fiero, orgoglioso e contento quando riesco a esprimermi nella mia lingua madre, che è il palermitano, che in casa si parlava assieme all’italiano. Capisco e riesco a farmi capire in inglese, spagnolo, francese e in sardo.
Attribuisco pari dignità a ognuna di queste parlate.
Nella terra che mi ospita, la Sardegna, in molte scuole elementari si insegna il sardo,per legge, assieme all’Italiano e , in genere, all’inglese.
La provincia di Cagliari redige tutti i suoi atti ufficiali in Italiano e in Sardo, i quotidiani dell’Isola ospitano spesso interventi autorevoli in “limba” , lettere al Direttore lo stesso in lingua sarda, insomma tutto con una naturalezza d’espressione e di lettura che stento a immaginare che in Sicilia, e Palermo, ci sia gente che si vergogna a parlare in dialetto, o che questa sia una prerogativa di quelli che taluni chiamano popolino.
Il palermitano definiamolo verace avrà cadenza e strascico proprio di certe zone popolari, quello che magari ha “studiato” avrà altro modo di parlarlo.
Esiste ancor’ oggi, e concludo, uno zoccolo duro di palermitaniparlanti, che magari traducono in Italiano quello che pensano in palermitano.
Esiste un Indi-english un american-english, un australian-english, perchè non può esiste un palermitanitaliano, dove elementi delle due parlate possano felicemente commistionarsi ?
Giuanni
Ultras Palermo sei pregato di rimanere in tema. Grazie.
cortesemente, se dovete uscire, tiratevi la porta che c’è corrente.
Mentre leggevo il tuo post qualcuno è venuto a chiedermi, con quella solita marcata dizione italiana:
ma dov’è il bitone?
🙂 ciao Marycube.
Acchianare..salire…
farò ricerche, ma così, d’amblè (..che poi si scrive d’emblèe..) mi viene da pensare a due possibile significati originari: salire, metaforicamente, come salire su uno scranno, un seggio, una poltrona di potere; e salire, geograficamente, in quanto significa (significava, soprattutto per i primi partecipanti siciliani al governo dell’Italia unita) in quanto bisogna ri-salire la penisola fino a Roma, per occupare una poltrona di parlamentare..
voi che ne dite?…
tanta sunt vocabula panormitana 😉
scusate,non ho riletto: cè un’inutile ripetizione nel post precedente (in quanto bisogna)..sorry!
Non mi sembrano all’altezza del livello culturale della Community di questo Blog le offese gratuite, basate su interpretazioni equivoche di un testo di cui non si vuol capire nè la lettera nè lo spirito.
Antonio
Sono daccordo sia con Giuanni che con Lino Agrò. E’vero che non dobbiamo assolutamente vergognarci di parlare il nostro dialetto in questo mondo no-global(è un problema delle nuove generazioni, perchè ai tempi delle nostre nonne era la “lingua ufficiale”), di contro molti di noi (italiani) dovremmo imparare a parlare e soprattutto a scrivere nella lingua nazionale e possibilmente evitare il “codicefiscalismo” ovvero tutte quelle abbreviazioni tipiche degli sms.
Per cui impariamo bene le nostre lingue invece di esprimerci “HZZO”.
P.S. Maria Cubito è sempre a mieggh’i tutti!
Io capisco solo che a me Maria Cubito me piace e ci
abbasta.
I detrattori vadano pure………….country.
Largo,largo al buonumore.
ma,”ho chiuso la bolletta” si può dire?
Ma sai che probabilmente il verbo “portarsi” inteso come candidarsi è tipico palermitano, o comunque della Sicilia occidentale? Infatti un mio collega di Catania afferma che dalle sue parti questo uso del verbo non esiste.
ma di “allura pigghia e ci rissi rice…” e “te la fidi?” cosa mi dite??
MIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!
Mi sono ricordata di quello che mi diceva un mio alunno che ACCAtania definirebbero “Un tirribbiliu” che mi diceva:
“Professoré, noi ci divertiamo a farti SPAsare perchè tu ti APPRECHI”…
mannaggi’a jddu!
a proposito di elezioni in territorio catanese… molti ma molti anni fa c’era un partito di belle speranze che si chiamava “Nuova SIcilia 2000”. Il rappresentante di questo partito era un certo Ferrini che parlava un correttissimo catanese D.O.C. ma al momento di fare comizi non si sa perché, si incaponiva a parlare in italiano… il poerello era di estrazione operaia arrinisciuta, per cui aveva pecunia, si, ma non cultura. Insomma ad ogni paLOra era uno strafalcione…
E fu così, che un bel giorno, la buonanima del Ferrini attacca un comizio dicendo con voce roboante:
“Cari elettori, SE SAREI eletto…”
Lo interrompe a voce bassa un suo assistente:
“Se fossi”… gli sussurra…
Ferrini, imparpagliatissimo, riprende:
“dicevo, cari elettori, che SE SAREI eletto…”
E l’altro inesorabile, gli sussurra: “…fossi…”.
Ferrini si agita, comincia a sudare poi riprende il filo del discorso:
“Perchè io, cari elettori, SE SAREI ELETTO…”
“fossi… FOSSI!!!”
Al che, Ferrini, ca, mischinu, bonu era bonu, ma santu non era, sbottò:
“Cettu, FOSSI, non è ca è sicuru!!!”
(ebbrava Maria!)
” non ce la sò ” per dire non ci riesco..avevo una collega che lo ripeteva sempre..e che fai tu? La puoi mai correggere a una pure più grande di te?? Non è grazioooso!! e poi mi fottevo dalle risate. “Dai su,ci puoi riuscire!!” e lei: “no,no…non ce la sò..!!!”
baaaciii
ti adoro!
🙂
….ho vuto modo di poter vivere a Palermo quanto basta per amare ancora oggi dopo 20 anni questa Vostra meravigliosa città….( sono via da tanto)…
…le ho sentite tutte …lì ho imparato ” tante cose “….ma la migliore di tutte è questa:””” debbo entrare…..per uscire un certificato!!!!!””””…..
ciao a tutti……Nino ( così mi chiamavano a Paliammo )………