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lunedì 23 dic
  • L’etica della fila

    Leggendo tempo fa un articolo di Vittorio Zucconi ho capito quanto i concetti siano relativi, quanto sia relativa la loro percezione e come non esistano neanche distinzioni basilari come giusto/sbagliato. Se per un italiano trapiantato in America la fila o line è un incubo che si condivide con gente troppo vicina per uno spazio socialmente accettabile, a Palermo la fila è un rompicapo, una sciarada basata su relazioni che si stringono appositamente in quei interminabili minuti dietro per esempio uno sportello della posta. A Palermo non esiste il concetto lineare di fila che recita “successione o allineamento di cose una dietro l’altra o una accanto all’altra.” Noi amiamo socializzare, così si arriva allo sportello comunale per fare la carta d’identità prima di partire per le vacanze e si vede lo sportello vuoto…in lontananza si scorge solo una persona che parla con l’impiegato. In uno scenario così un qualsiasi europeo (per non spostarci troppo) si metterebbe senza esitazione dietro l’uomo allo sportello, esattamente “oltre la linea gialla nel rispetto della privacy”, venendo però immediatamente linciato con aggettivi poco edificanti per sé e per tutta la sua famiglia con particolare attenzione nei confronti della madre o di potenziali sorelle. Noi, però che sappiamo come funziona: entriamo, buttiamo uno sguardo allo sportello e chiediamo in giro “chi è l’ultimo?”. Prontamente così risponderà una signora paffuta e occhialuta dall’aria stanca appoggiata nell’unica sedia disponibile vicino alla porta che dirà “un signore che è andato al bar”. E sappiamo anche che solo ed esclusivamente quando il signore del bar sarà tornato dal suo giusto e meritato caffè potremmo dire “lei è l’ultimo?. Allora io sono dopo di lei” facendo in modo di farlo sentire a tutti gli astanti che così testimonieranno anche per i futuri avventori. “Scusi chi è l’ultimo?” “LA SIGNORINA” risponderanno senza dubbio e così ci saremo guadagnati un posto nella fila invisibile. Capitolo a parte merita la fila della cassa del supermercato. Vivendo sola la mia spesa consta di numero 1 cartone di latte, numero 1 pacco di pasta, numero 1 sugo pronto…così spesso sono in fila con appena tre oggetti in mano ad attendere lo scorrere di carrelli stracarichi di coca-cole, pannolini, wurstel in offerta, piastrine per il vape e molto altro. Si aspetta e si procede a piccoli passi con la certezza che giunti al nostro turno come minimo finirà la carta dello scontrino ma rassegnati comunque a questa lunga attesa. Rassegnati si, ma solo fino all’arrivo della vecchina che toccandoti il braccio con fare nonnesco ti chiede, ma in realtà suona più come un’affermazione, “ho solo due cose, permette”. Io personalmente rimango sempre un po’ bloccata. Mi vedo dall’esterno e mi domando “Chissà che razza di faccia sto facendo” e la risposta che scappa fuori sempre è “No signora, anche io ho solo due cose” e per inciso sono le 9:30 ho i minuti contati per andare a lavorare mentre lei che è in pensione (anzi sa che la mia generazione non avrà mai la pensione?), se arriva a casa cinque minuti prima avrà solo cinque minuti in più di noia. Ma tanto lo so che è una battaglia persa “Ma faccio in fretta” (allora non era una richiesta!) perché inevitabilmente la simpatica Mr Magoo versione femminile ha già poggiato la sua roba sul rullo della cassa e io ho ottenuto solo gli sguardi di disapprovazione di chi ha ascoltato la conversazione “‘A signurina c’havi premura”. Attendendo con rassegnazione la lenta apertura del borsello – Sono tre euro e 41 centesimi – e lo scavare del dito indice piegato a uncino alla ricerca delle micromonetine con inevitabile “Eeeeh con queste monetine ‘un ci capisciu cchiù niente”. Io sono sempre lì con i miei tre pacchetti di cibo monoporzione che aspetto fino a quando la signora se ne va e con ultimo sguardo di fuoco e dito indice ancora ad uncino mi dice “Grazie signorina ‘u Signuri c’u paga” che tradotto significa “se avrà una giornata di m*** sappia che gliel’ho regalata io”.

    Palermo
  • 19 commenti a “L’etica della fila”

    1. In questi casi si gioca di contropiede:
      “Signoooora, passi avanti, passi, chè almeno lei ce li ha i soldi per fare la spesa.
      Io per comprare una busta di latte per i miei tre figli non sa quello che devo fare.
      Da quando quello mi ha abbandonata tutto sulle mie spalle pesa…
      Stasera in quattro ci mangiamo con questa busta di latte.
      C’avvissi accattare l’omogenizzati ma chi ce li ha i soldi?
      Vuole passare? Passi… Passi… lei che c’ha i soldi per mangiare… passi!”

    2. ah hahah hah bellissimo!
      tutto vero.
      il mio odioso prototipo da supermercato è invece “quella” che si presenta alla cassa con l’unico prodotto SENZA codice a barre:
      – glielo dico io è 3,49€
      – Mi dispiace signora non lo posso passare
      – ma se glielo dico io……
      – Mi dispiace, un attimo, telefono al reparto….
      – ma chi fà? un m’avi firucia?
      – Non è per lei, un attimo…………………………
      ……………………………………………….
      …………………………………………pronto? eh lucì senti ma la bambola col vestito verde che codice ha?………………………un minuto…..
      ………………………….aah aaah…..sììì.. ( tast tast tast tast tast )….viene 5,99! .
      – NOOOO QUANNU MAI, l’ho presa nello scaffale di 3,49.
      – Mi dispiace, e allora? non la vuole piu?
      .
      E così si portano via mezz’ora e la mia pazienza.

    3. Vieni a fare la spesa sotto casa mia che non c’è mai nessuno. E a che ci sei, che fa, mi sali pure due pizziati? Grazie.

    4. Vedo che la tolleranza e l’altruismo sono di casa in tra i lettori di Maria Letizia…

    5. Quando alla domanda “chi è l’ultimo?” mi si risponde “io!”, di solito controbatto “allora sono prima di lei, visto che mi ha confessato di essere l’ultimo!”, poi dico subito che sto scherzando per evitare di essere gambizzato in loco!
      Quando invece alla cassa mi si chiede di passare avanti rispondo che la richiesta deve essere fatta anche a quelli che sono dietro di me,visto che anche loro vengono scavalcati, se per loro va bene, va bene anche per me.

    6. Vengo dal supermercato proprio adesso e , per situazioni simili , piuttosto incaz…..
      mi hai fatto ridere a crepapelle …. come sempre volgi al comico ciò che spesso è grottesco.
      Posso portarti con me per alleggerire le mie giornate ?

    7. Comunque…vorrei fare notare che a Palermo forse non si rispetta la file propriamente detta, però si creano magnifiche figure dinamiche e cangianti come quelle degli stormi di uccelli migratori in cielo. Basta guardare questi assembramenti umani con poesia! 😉

    8. Valentina tieniti forte, pare che bazzichino da queste parti anche politically scorrect e atei…

    9. quando ero piccola, dopo la scuola mia madre si fermava davanti il panificio e mi dava 200 lire per comprare il pane, ora di punta… puntualmente io venivo scavalcata dai grandi per educazione ed ingenuità non dicevo mai nulla, ma che rabbia dentro, aspettavo che la commessa si accorgesse di me…
      ma ora………. ora sono cavoli di chi prova a superami, è una cosa che proprio non posso tollerare!
      comunque il palermitano non imparerà mai a fare la fila, proprio non lo capisce!

    10. Qui a Milano non è proprio così, ma non si può nemmeno dire che siamo a Londra.

    11. A me è capitato di imbattermi in una “simpatica” signora la settimana scorsa …che aveva messo a turno il suo cestino del supermercato lì a terra mentre lei era ancora in giro per i corridoi del negozio tranquillamente a completare il suo shopping alimentare. Io, che sono sempre quella che aspetta, che fa passare di propria iniziativa sempre chi ha solo una cosa, appena era giunto il mio turno, non vedo nessuno prima e dopo di me, e inizio a poggiare le mie cose sulla cassa …e lei,arriva come una furia, e mi si mette davanti con una arroganza e modi sgarbati…sostenendo che LEI aveva il CESTINO a turno!!! Ho aspettato pazientemente che la signora si levasse di torno perchè stava abusando della mia educazione.

    12. Ad una vecchia che con prepotenza voleva passarmi avanti in una fila una volta ho detto: “Vada, vada… che alla sua età ogni minuto può essere l’ultimo!”
      Scoppiò una bellissima lite.

    13. Io faccio passare autonomamente chi ha meno cose di me e non me lo chiede e sempre che io non abbia meno cose di loro. Di converso odio chiedere di passar prima anche se ho una sola cosa. Il problema sono quelli che pretendono di saltare la fila con arroganza come fosse un loro diritto. In quel caso faccio presente che esistono le casse prioritarie (fino a 10 oggetti): se non vogliono aspettare vadano li. Da ignorare come se si fosse sordi qualunque protesta o borbottio e il problema è risolto.
      Qui non si tratta di essere più o meno altruisti o tolleranti ma di giusta insofferenza verso comportamenti che nel 99% dei casi hanno poco a che vedere con reali esigenze di età o salute (a cui in quel caso è giusto venire incontro) e sono invece frutto del sentirsi troppo furbi…

    14. @elly troppo buona!
      @Mauro questa me la riciclo

    15. A proposito di fila, una volta all’auchan di Palermo mi sono avvicinata col mio bel carrello ad una cassa che vedevo vuota, con la cassiera che non faceva un beneamato nulla.
      Detta cassiera mi blocca: lei qua non può pagare, non ha visto il cartello?
      “Cassa riservata agli invalidi e alle donne in gravidanza”, leggo.
      Resto “alluccuta” per un attimo: ho sempre visto le casse prioritarie x invalidi e gravide, nel senso che se arriva la gravida la devi fare passare (ed è un gesto minimo di cortesia anche se non c’è un cartello).
      Non mi dò x vinta, guardo la cassiera (non c’era alcuna gravida in zona né portatore di handicap) e le dico, mentre caricavo la merce sul nastro: sono al terzo mese e ancora non si vede; si fida o devo portarle il certificate del ginecologo?
      Un saluto x tutti

    16. Già, tutti ‘sti pensionati alle 8 di mattina a fregarti il turno alla posta o alla ASL?
      Ma dico, devono correre al lavoro come me, per caso?!
      Alzarsi un pò più tardino no, vero?

    17. La mattina fa più fresco e poi visto che ad una certa età si soffre d’insonnia, ne approfitti per uscire di casa subito dopo l’alba per andarti a piazzare davanti la saracinesca della posta. Prima effettui le tue operazioni e prima potrai arrivare al mercato, in modo da non arrivarci quando è già finita tutta la verdura. E poi è meglio rincasare prima di mezzogiorno, così non sudi troppo ed hai il tempo per preparare il sugo, e non perderti la puntata di bbbiiutiful.

    18. io abito in un paesino e qui le cose sono ancora piu’ assurde… ricordo che quando uscivo per andare a prendere il pullman per andara scuola, alle 7 del mattino, davanti la posta c’erano gia’ diverse persone davanti l’ufficio postale. Perchè non eliminare il costo della vigilanza? Chissà se hanno mai riflettuto sul fatto che aspettare due ore prima dell’apertura dell’ufficio postare è uguale ad aspettare due ore di fila dentro l’ufficio postale. 😀

    19. Bè Francy, devo dire che é molto triste, che bisogna mettere una cassa apposita per donne incinte ed invalidi. In un paese di civiltà, i cittadini li farebbero passare, cmq. Non é che siamo diventati davvero nevrotici, al punto tale che le regole di rispetto civile, devono essere stabilite con tutele ad apposite casse?
      In secondo luogo, é vero, che spesso ci sono gli abbandona-carrelli, alla cassa, che mettono lì, bloccano tutto e si incazzano, se gli passi avanti, ma se uno non c’é non c’é, non é che possiamo bloccare il mondo per i comodi altrui.
      In terzo luogo, anche io single spesso con pochissime cose, ho spessissimo trovato persone molto carine, che mi hanno detto, lei ha solo questo? Passi avanti a me.
      Quindi, alla fine siamo meno incivili di quanto pensiamo. E poi, onestamente, la fila alla cassa é quasi un’occasione di confronto civile. Si fanno 4 commenti, si fa una strizzatina d’occhio vedendo la furba di turno, dicendo, signora, scusi, si metta un attimo da parte, ed intanto andiamo avanti.
      Devo dire io trovo la cosa più divertente che drammatica.

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