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sabato 23 nov
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    Romina oggi ha trentanove anni e una figlia ventenne che prepara una complementare a suo dire difficile: Storia del teatro e dello spettacolo. Romina è alle prese con una teiera etnica; mi offre una diavoleria di infuso diosolosacosa e il suo appartamento profuma di incensi e tappezzerie indianeggianti. Romina attraversa le mode con noncuranza. Vent’anni fa era uno stereotipo di ragazza eighties, con gli orecchini a cerchio, le spalline, la felpa Naj Oleari. Era una “preppy”. Era la tipica paninara peninsulare alla moda. Fuori moda. Le tendenze modaiole mitteleuropee, sul finire degli ottanta, proponevano altri ragionamenti stilistici mentre Palermo si ciondolava ancora sulle felpe alla Drive In.
    È stata anche Miss Turismo, Romina. Tira fuori da una vecchia scatola il giornalino della scuola. Un obbrobrio monocromatico impaginato alla meno peggio. E c’è lei, con la fascia, raggiante di felicità e terribilmente cotonata. Voleva dire la sua, nella moda e nel cinema. Lei, per lei, valeva mille Ornella Muti.
    Miss Turismo Romina.
    Nella pagina accanto, in quel giornalino dalla carta oscena, una lettera d’amore a Eros Ramazzotti che il cantante non leggerà mai e un pensiero al ragazzo di Carmen, quarta F, morto di overdose. Altre mode, sicuramente evitabili.
    Romina è stata un’altrernativa grunge negli anni novanta. Ascoltava i Nirvana, immaginando la sua fermata San Lorenzo Colli come uno scorcio di Seattle.
    Così provinciale e stretta, Palermo era un’offesa alla sua modernità. Come quei padri che urlavano alle figlie di togliere i poster di Nick Kamen dagli armadietti delle camere.
    Lei, terribilmente alla moda-fuori moda, al concerto degli Spandau Ballet nel 1987 c’era. Gli Spandau nella sua Palermo le facevano respirare un’aria di continente. Per una volta, la sua città martoriata da delitti e maxiprocessi, le appariva moderna e al passo coi tempi. E poco importa se gli Spands arrivarono qui a carriera quasi finita. Un po’ come i Mc Donald’s.
    E Romina si estasiava, sugli assoli al sax di Steve Norman, riflessa negli iridi acquatici di Martin Kemp, appagata dai rullanti di John Keeble, intrappolata dai riccioli british di Gary Kemp. Persa. Nella voce di Tony Hadley.
    Si innamorò sull’intro di Through the Barricades, quell’arpeggio di chitarra che farebbe sciogliere il più duro dei cuori. Quell’accordo di sol maggiore fece nascere sua figlia, che si chiama Very e io non ho il coraggio di chiederle se è il diminuitivo di qualcosa o se all’anagrafe spunta proprio così. Very.
    Poco importa perché madre e figlia, oggi, ascoltano…
    “I suoni della natura”.
    Si è data una calmata Romina. Dopo aver attraversato tutte le mode, i campeggi e i rave party d’Europa, si è ricordata di quel batuffoletto nato sulle note degli Spands ed è andata a battere cassa dai suoi.
    Mamma, Very torna con me.
    Papà…don’t preach. I’m in trouble deep.

    Romina ha preso in affitto un semidistrutto monolocale in centro che mi spaccia a tutti i costi come uno scorcio di autentica felicità rustica. Lavoricchia.
    Ed eccola qui, ancora una volta terribilmente fuori moda, sommersa da acchiappasogni e librerie fintoperuviane, in attesa dei quaranta. E sembra ieri.
    Sembra proprio ieri che Romina palleggiava il mondo con la spavalderia tipica di chi crede che il tempo non passerà mai.
    L’anno scorso ha visto Bregovic a piazza Magione, sotto il palco, agghindata con una sorta di palandrana pseudoetnica. Si è fatta pure la foto con lui.
    Dei capelli cotonati alla moda-fuori moda non c’è più traccia. Dei trucchi audaci da valletta di Superflash, nemmeno.
    Miss Romina, adesso, ha i capelli posticci e malmessi, tenuti a bada da un pinzone e due bastoncini cinesi.
    Io la trovo semplicemente disordinata. Semplicemente, quasi, vera.

    Palermo
  • 9 commenti a “True”

    1. Veramente bello!

    2. Ero al concerto degli Spandau.. i miei non mi avevano mandato a quello dei Duran Duran… e dopo aver capito di aver fatto una grossa stronzata mi mandarono a quest’altro..il mio primo concerto… ricordo ancora… il prato chiuso (per ordine pubblico penso, allora il Palermo militava in categorie in cui c’erano l’Akragas, Partinicoaudace etc etc), prima dell’inizio le note di Kiss di Prince che infiammarono il pubblico.
      Sono stato l’anno scorso anche al concerto di Bregovic…
      Tutto molto bello, ma devo dirti che” il palleggiare il mondo con la spavalderia tipica di chi crede che il tempo non passerà mai” è tipica degli 80ini e ci resterà dentro e non cambieremo mai!

    3. Complimenti Samuele

    4. Vero tutto quel falso.
      Il falso di uno sguardo appeso al muro che era vero perchè ti guardava: da ogni punto della stanza il poster era capace di fulminarti.
      Il falso della permanente, che rendeva i tuoi liscissimi capelli pieni di riccioli veri.
      Il falso di quelle spalline sotto i vestiti, mimetizzate talmente bene da apparire vere.
      Poi resta il vero, fatto di sguardi che ti guardano se cercano te, di capelli che solo il vento riesce a cambiare, di spalle nude che son belle così.
      Bravo Samu!

    5. Bravo si, davvero. Io però ero duraniana, lo sono ancora veramente.

    6. Forse, semplicemente, si comprerà un biglietto per il mondo…
      forse, semplicemente si ritorna “al proprio mondo”…l’importante che tutto sia sempre, semplicemente, quasi, true.
      Bravo!

    7. tu sei bravo, ma perchè allora gli altri continuano a dire “bello” quando tu invece intendevi solo rendere lo squallore???
      Tu sei riuscito a renderlo benissimo, peccato che tanti “romine” non l’abbiano capito! siamo circondati di romine tanto demodè.
      tristezza.
      tere

    8. MA ROMINA NON STAVA CON ALBANO??

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