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sabato 23 nov
  • Palazzo Sant’Elia

    Poi, improvvisamente, si accende una luce. Nel buio totale, quasi per caso, spunta una mostra come “España”. Recensioni unanimi su tutti giornali, un fottio di spettatori: e spettatori paganti, ciò che più conta. Ecco che Palermo per un breve periodo torna a essere una capitale della cultura. Ma la mostra di palazzo Sant’Elia è come il soprassalto di un moribondo, che fa sperare solo i parenti stretti: la mostra finisce e l’encefalogramma cittadino torna concavo per com’era. L’unica luce degli ultimi mesi si è spenta senza che nessuno sappia dire come e quando se ne accenderà un’altra.
    I capitoli della decadenza di Palermo sono troppi per essere elencati tutti, e il timore è che nella gran massa si perdano di vista i singoli casi. Meglio allora concentrarsi su quelli più eclatanti. Palazzo Sant’Elia meriterebbe di essere caricato di una aspettativa particolare proprio perché, dopo la falsa partenza del progetto Guggenheim, ha iniziato la sua attività in una maniera tanto magnifica. Per cui è giusto che l’opinione pubblica palermitana, o ciò che ne resta, si ponga una domandina semplice semplice: E adesso? C’è un disegno, per questo formidabile spazio? Un progetto? Una direzione? Demetrio Paparoni, il curatore di “España”, nei giorni scorsi ha sollevato il problema, andando a sbattere contro il silenzio più assoluto. Il timore è che Palazzo Sant’Elia sia destinato a fare la fine dell’albergo dei Poveri, che dopo essere stato inaugurato almeno un paio di volte adesso giace deserto da anni. Caro presidente della provincia, suvvia, compia un atto di coraggio. Ci dica cosa ne sarà di Palazzo Sant’Elia. Lo sottragga alla estemporaneità consegnandolo alla contemporaneità. Dimostri di essere davvero Avanti.
    (in collaborazione con www.robertoalajmo.it)

    Palermo
  • 19 commenti a “Palazzo Sant’Elia”

    1. Per adesso la provincia è in festa. Non ti ascolterà.

    2. Diamo nuova vita a questo moribondo.

      Giovanna
      di http://promessisposi.wordpress.com/

    3. Probabilmente l’amministrazione comunale e chiunque ruuoti intorno a questa macchina dagli ingranaggi ormai logori non ha il minimo interesse a valorizzare alchunchè.
      Mi basta guardarmi attorno per rendermene conto.
      Valorizzazione vorrebbe dire cultura, e cultura vorrebbe dire gente che pensa.
      Dirò una cosa vecchia come il cucco, ma gente che ha cultura o la possibilità di farsela, che vede nella propria città ed a breve distanza la possibilità di paertecipare attivamente, è indotta a pensare, a ragionare. In parole povere diventa troppo scomoda.
      Se invece il popolo ha problemi più immediati, come una città ormai alla rovina, come il prezzo degli immobili alle stelle, come l’aumento dei beni di prima necessità, come l’assenza totale di mezzi pubblici attivi e funzionali, come una città che diventa una fiume alla minima pioggia, se bisogna fare i conti col pizzo senza avere la minima protezione o sostegno da parte della amministrazione, beh…allora non si ha più tempo per pensare, per ragionare, per acculturarsi, perchè si ahnno necessità più importanti e primaria a cui pensare.
      Ecco allora che un popolo che non pensa, che non ragione, che non ha “tempo” per la cultura è più gestibile e governabile. Può essere sottomesso.
      Può essere comprato per una miseria, consentendo lunga vita a chi ci impone questo stile di vita in una città, che la storia ci insegna, è stata la culla di tutte le culture e delle civiltà più importanti.

    4. Condivido in pieno il commento di Alessandro,penso che abbia colto proprio il punto dolente…..il desiderio di cultura nasce anche da una certa serenità d’animo cosa che al momento manca in gran parte della comunità così oberata da problemi ed ansie….certo l’appello di Roberto Alajmo(mio omonimo tra l’altro)è sacrosanto per un popolo come il nostro che ha un patrimonio culturale ed artistico inestimabile….Roberto hai perfettamente ragione,ma………………..

    5. Avanti ha altro da fare…

    6. Alessandro, Rossella: io sono d’accordo: prima il pane, poi le rose. Potrei dirvi che le rose sono il pane di domani, specialmente in una terra come la sicilia, che ha una naturale vocazione turistico-culturale. Ma preferisco sottolienare un altro aspetto: una società che rinuncia aprioristicamente alle rose è destinata alla decadenza. Difatti a questo siamo: né pane, né rose.

    7. Grazie Roberto. Sono onorato di ciò che scrivi. La nascita del Guggenheim a Bilbao porta un milione di visitatori dall’estero nella regione Basca, ne ha cambiato profondamente l’economia. Un esempio di come una politica culturale attenta porta più pane che rose.
      Demetrio Paparoni

    8. Roberto, ho letto i tuoi testi e ti stimo.
      Sono d’accordissimo con te su molti aspetti. E’ vero una soietà che rinuncia per partito preso alle rose e condannata alla decadenza.
      Però c’è da dire e tu ne converrai che ognuno di noi, faccio un esempio molto stupido, ha volgia di leggere un buon libro dopo aver fatto ua buona doccia e magari uan buona cena.
      Dico questo per spiegare che secondo me per poter fare cultura bisogna assicurare il benessere, almeno a livello primaria, a chi di questa cultura, alla fine, deve essere il vero recettore.
      La cosa che mi rattrista, a volte evedere che ad alcuni va bene cosi. Che il concetto del migliorarsi è, a volte, del tutto sconosciuto e lontano anni luce da alcune realtà.
      Ora io non so davvero che pensare……
      Facendo un pò di fantapolitica potrei dire che potrebbe essere tutto un complotto. Che in anni ed anni di sopprusi, di sotterfugi consistenti nel toglierci le cose più basilari per non farci pensare ad altre più elevate, sano riusciti a plagiarci, o per lo meno a plagiare la maggior parte di noi, al punto che per molti, la cultura, il pensiero critico, la stessa critica costruttiva, il sapere Accorgersi del mondo che ci ruota attorno e cogliere i lati negativi e positivi.
      ed a volte mi vien da pensare….e se non fosse fantapolitica?

    9. Ma guarda, Alessandro, che a Palermo c’è un grande pubblico potenziale per le mostre di questo tipo: lo sbigliettamento di Espana lo prova. Il fatto è che in attesa dell’essenziale per la sopravvivenza non si può spegnere la luce della cultura. Pena sarebbe l’asservimento definitivo dei ceti inferiori, ridotti a semplice plebe dipendente dai pubblci sussidi. La cultura è una canna da pesca formidabile, per chi ha voglia di pescare. Vi ricordate il volano economico che era lo Spasimo i primi tempi per gli abitanti del quartiere?
      PS: Sono sorpreso del dibattito civile che si sta svolgendo. Quando arriva un pazzo che si mette a insultare tutti e a scrivere cose che non c’entrano niente?

    10. La cultura non ha fini di profitto, ma di benessere in termini umani intellettuali e di educazione civile e soprattutto, perchè no, di puro piacere. Ma è un fatto che se ben gestita crea anche un’economia, profitti posti di lavoro e impatto sociale (riqualificazione urbana etc etc). Un caso eclatante a Londra (guardate il sito) le Idea book, biblioteche di quartiere (nei quartieri disagiati dela città) servizi pubblici totalmente gratuiti che grazie all’alto livello professionale hanno guadagnato un’utenza tale da cambiare volto del quartiere, orari profitti dei negozi e ovviamente hanno attirato sponsor. Se ci riescono a Londra, se ce l’abbiamo fatta a Torino, mi chiedo perchè non a Palermo che è una città che solo se respira mostra fascino e cultura. Forse a voi sfugge l’incanto della vostra città, ma vi assicuro che per chi viene da fuori è un vero miracolo della natura, della luce e delle culture (sì, l’intero Mediterraneo si vede da voi). Io spero in un’inversione cronologica, l’uscita dal barocco per l’ingresso nel Rinascimento palermitano

    11. Grazie, mi sento meglio!

    12. @silvia (sa di leopardiana memoria)
      No, cara Silvia, non credo affatto che ci sfugga l’incanto della nostra città, ed è proprio per questo che siamo sempre più arrabbiati e scontenti. Palermo è la città dell’eterne occasioni mancate. Tutto sarebbe possibile, ma nulla, o quasi nulla, alla fine viene realizzato. Il denaro pubblico (quel poco che è rimasto) viene quotidianamente sperperato in operazioni improduttive e di sapore clientelare. La cultura, quella vera, che è sempre e comunque che dir si voglia puro piacere dei sensi e dell’anima, a Palermo ha spazi ridottissimi; soprattutto, lasciamelo dire, per l’ignoranza e la cialtroneria di chi abita le stanze del potere, che oggi sembra sempre di più alle prese con un giocattolo che gli si è rotto nelle mani e non sa come andare avanti neanche nel quotidiano. Speriamo che Santa Rosalia ci faccia la grazia (credo che ormai solo Lei abbia questo potere) di liberarci al più presto di questa classe politica marcia e cialtrona, perché possa tornare un briciolo di felicità nella nostra città oggi infelicissima.

    13. Io ho vissuto la storia di Palazzo S. Elia, l’ho vissuta da dentro (ero consigliere provinciale)e oggi posso dire che grande merito va a Demetrio Paparoni (che conosco personalmente) ed alla sua testardaggine. L’ha voluta con forza questa mostra ed alla fine Palermo ha avuto un qualcosa di splendido che forse non si merita. Palazzo S. Elia doveva essere Guggenheim, ma forze non tanto oscure e folli burocrazie hanno messo la parola fine ad un progetto che avrebbe significato il rinascimento culturale di Palermo. Il problema di fondo è che abbiamo pochissimi politici ed una una pletora di politicanti che non vedono al di là dei loro paraocchi. E’ difficile da spiegare come mai, una città come Palermo non riesca a decollare a livello di progettualità artistiche e/o culturali. Le risposte potrebbero essere due, caro Roberto Alajmo: o chi ci governa è convinto che a noi basta ed avanza il concertino a Piazza Politeama o il partito PMCC (Pì Mia Cchi C’è)è talmente radicato nel territorio che, senza il suo benestare, non si smuove una foglia. Io mi auguro una sola cosa: che a Palermo arrivino 10, 100 Paparoni: solo gente del tipo “corna dure” riuscirebbe a svegliare una Città in letargo perenne.

    14. …per non parlare dell’umiliazione e mortificazione costante che alcuni Artisti siciliani subiscono da decenni.

    15. non vivo in amate stanze e godo di ottima salute, ma ogni giorno nel mio piccolo “combatto” nel nord Italia per far capire ad amministratori (politici e tecnici) come un servizio culturale valga forse più della sagra della melanzana o del ciapinabo’ richieda professionalità e progetti di ampio respiro. A volte ci si riesce, a volte no… insomma non pensiate che qui la cultura sia al centro dei pensieri e dei progetti. Ma sì, ci vuole gente dalle “corna dure” (così si dice?), e una società civile. Ma se può interessare l’opinione di una turista con un occhio professionale, non c’è solo letargo a Palermo. Ci sono molti ragazzi orgogliosi della loro città, ci sono servizi che funzionano, alcuni musei ben allestiti e ben gestiti, itinerari culturali interessanti e ben promossi. E’ ancora poco è vero, di carenze ce ne sono molte, servizi in altre città consolidati e scontati .. ma datemi uno spiraglio e mi trasferisco immediatamente per realizzarli!

    16. Silvia, per ora statti là. Credimi.

    17. Ah, e per vedere Palazzo Sant’Elia ho fatto 45 ore di treno in tre giorni e non ne sono pentita … (anche se spero in collegamenti migliori prima o poi!)

    18. Ti credo, anche se a volte le trasfusioni sono quelle che aiutono le guarigioni…

    19. @Salvo Coppolino.Caro Salvo, secondo mè coesistono entrambi le 2 ipotesi da tè citate aggravate inoltre alla natura indolente del popolo palermitano che si adagia a qualsiasi situazione……Se a guidarci vi fossero persone appassionate d’arte, cultura, con la decisa volontà ed orgoglio di fare della città un gioiello allora si troverebbero le idee e le opportunità, si cercherebbe in ogni occasione di accaparrarsi eventi e manifestazioni culturali, quindi manca la materia prima: “i politici con una cultura al di sopra del concertino in Piazza Politeama”

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