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sabato 23 nov
  • Buonanotte Carlo

    Manco tanti anni da Palermo anche se due, tre volte all’anno trovo sempre una scusa per scendere.
    Questa estate ho attraversato a piedi i vicoli della Kalsa di notte, via Alloro e Piazza Marina, il Cavalluccio Marino. Una luce gialla rassicurante mi ha accompagnato, non ho avuto nemmeno per un attimo la percezione della paura, né di cosa averne.
    Ho risalito il Cassaro morto fino al piano della Cattedrale e mi sono seduto ad aspettare il 35, non so con quale numero delle centinaia davanti. Non una persona a piedi per la strada, qualche rara auto ogni tanto.
    Un clochard con la barba lunghissima mi ha chiesto se in quella fermata passava il 418 e io gli ho risposto d’istinto “non sono di Palermo, non lo so…” e appena detto la frase mi sono bloccato, mi sono sentito scendere una lacrima involontaria e stavo per correggermi, in qualche modo, ma avevo un groppo in gola.
    “’Un far’accussì Giovanni…” – mi disse il clochard battendomi con delicata dolcezza una mano sulla spalla e sebbene avesse un aspetto decisamente trasandato non aveva l‘aspetto sgradevole e puzzolente di molti mendicanti.
    Lo guardai negli occhi, tra le ombre delle statue e le luci della notte, vidi una barba da San Giuseppe, due occhi neri come la pece, profondi e belli e un sorriso appena accennato ma espressivo di un lampo di felicità ritrovata in quel momento, dopo oltre trent’anni.
    “Ma sei Carlo…sì…sei Carlo M., di’… È vero ?”.
    “Giovanni, potrei essere Carlo, certo, ma non quel Carlo che hai conosciuto…all’Umberto…sì, diciamo che sono io”.
    “Ma che ti è successo ? Perché…”.
    “No, se continui a fare domande io non parlerò più. Ti posso dire che ho quattro cartoni là dietro e ci dormo finché è estate e faccio colazione in quel bar che c’è più giù. Dai offrimi un cappuccino”.
    Ho preso la prima corsa dell’autobus delle cinque e venti, ho passato più di tre ore con Carlo, compagno di liceo che vive in solitudine, senza un tetto, con la gente che lo scansa e lo evita senza un perché, non è sporco, solo un po’ disordinato, diciamo così.
    Un po’ l’aiuta la Caritas, un po’ la gente comune che gli paga un panino, un pacchetto di sigarette.
    In realtà lui è solo, avrebbe bisogno di recuperare anni ed anni di isolamento, forse un po’ voluto, ma come si fa a dirlo? Con quale diritto lo si può dire?
    Abbiamo chiacchierato di Socrate, di pane e panelle, di teoretica e di economia, di pulle di trent’anni fa e di sbarramento per le prossime europee.
    Alla fine ci siamo abbracciati, io piangevo e lui mi consolava, “‘un far’accussì”, mi ripeteva, “’un far’accussì”, mentre si accovacciava sul cartone di sotto e si copriva di sopra con una specie di lenzuolo spunnato ma pulito.
    Buonanotte Carlo, il calvario della tua vita, della tua solitudine, non lo dimenticherò mai.

    N.d.A.: i nomi sono di fantasia.

    Ospiti
  • 22 commenti a “Buonanotte Carlo”

    1. Toccante .
      La distanza tra un letto di cartone e una comoda abitazione a volte è molto piccola , può bastare una disavventura ,uno scherzo della vita e ci si ritrova in una dimensione che non immaginiamo nemmeno .
      Di Carli c’è ne sono tanti e molti di loro sono in grado paradossalmente di consolarci , di dirci ” un fari accussì ” , questo ci fa sentire per un’istante soli come loro .

    2. ho immaginato tutta la scena.. bellissima.

    3. Forse dentro di noi, in alcuni momenti della nostra vita, invidiamo i barboni e pensiamo ” u megghiu è iddu, chi pinsieri avi ? “. Proviamo invece a pensare quanta sofferenza li ha spinti a quella condizione e quanta rassegnazione è presente nelle loro vite. Forse è il caso di pensare invece ” megghiu io cu tutti i me pinsieri ! ” ma ancora con la forza di combattere ed una casa ed un piumone dentro cui riscaldarsi.

    4. Povero Carlo, vittima di un mondo dove l’uomo ha perso se stesso, sempre più alienato,che non si chiede più
      cos’è la vita , ha dimenticato di esistere e quindi per questo di avere un valore . Quanta solitudine riempie i cuori, mentre la mente non riesce più a contenere i pensieri di ieri, dell’oggi e del domani!
      Povero Carlo, dentro il cartone!

    5. “Bellissima” storia
      drammatico Carlo che non vuole domande, angoscioso per te non farne, ma … sei riuscito a farne fare a noi.
      Bravo.

    6. molto bella…
      la correlazione dei post (forse) è in automatico o mi sfugge qualcosa…?

    7. R.M., totalmente casuale.
      Goku, ho solo esposto un incontro, dobbiamo ringraziare Carlo e i Carli che ci ricordano, a volte, di guardare oltre le apparenze, senza retorica o intenti “missionari”, e ogni tanto di fermarsi a parlare con loro, magari davanti un cappuccino. Grz cmq per i complimenti sempre graditi.

    8. R.M. è in automatico.

    9. Bella la capacità descrittiva e bella persona dev’essere stata Carlo…Bravo!

    10. siamo degli anni 50? e sì…credo di sì, ne abbiamo fatte di tutti i colori e viste anche, ma avevamo coraggio, voglia di cambiare, molto in cui credere, rabbia contro l’ipocrisia e il perbenismo, voglia di creatività e poesia fuori dagli schemi…molti sono morti per overdose o per aids, qualcuno che io conosco è alcolizzato e sta da biagio conte…qualcuno come te e me sa piangere perche’ riconosce le cose vere e belle

    11. Giovanni ma perche’,a volte, ci vergognamo a dire di esser di Palermo ?
      La stessa cosa mi e’ successa quando a Londra mi chiesero di dov’ero ed io come un c..ne risposi di Roma .

    12. bogart, forse non ho espresso con chiarezza il mio intendimento.
      Io sono fiero e orgoglioso di essere palermitano, in ogni situazione in cui mi sono trovato, lieta e a volte meno.
      Amo la mia Città come si ama una moglie da trent’anni, dunque con i pregi e i difetti, in toto.
      La domanda sull’autobus e la mia risposta “Non sono di Palermo” e dovuto al fatto che la mattina ero ancora Cagliari e dopo vent’otto anni di vita fuori di Palermo, mi è uscito d’istinto non sono di Palermo….
      Quale vergogna ? Solo orgoglio e fierezza quando mi presento come palermitano….:)
      W.P.E.S.R.

    13. Bella storia. Con la crisi che c’è chissà quanti di noi faranno la stessa fine…

    14. …una crisi c’è già in pieno, quella dei valori umani, dicono che è l’epoca del Kali Yuga, la peggiore per l’uomo, dove vince il materialismo, a scapito dello spirito; quando poi tutto il male e il marcio saranno venuti fuori, l’umanità potrà ricominciare daccapo.

    15. Bella storia. Ho apprezzato.

    16. Ma dove sono i Palermitani?
      L’orgoglio delle nostra appartenenza.
      Se vogliamo trovare un colpevole quelli siamo stati proprio NOI, che abbiamo preferito andare via e non restare a impedire questo tracollo.

    17. Triste, commovente, struggente quadro della realtà e dei tempi correnti…dovremmo riflettere tutti e lamentarci di meno, specie di questi tempi.

    18. Agostino, io non voglio e non devo trovare alcun colpevole, nè mi sento colpevole.
      Di cosa, di che ? Sulle scelte individuali poco possiamo intervenire, mi pare che le strutture di volontariato a Palermo siano attive e operano al meglio, pur nelle ristrettezze delle risorse. Carlo ha vissuto un percorso molto travagliato fin dall’adolescenza e adesso nella maturità vive con seri problemi di salute.
      Concludo dicendo che io non ho “preferito” andare via ma ho “dovuto” andare via, se volevo lavorare messo in regola, se volevo realizzarmi nel mestiere che faccio e che mi piace fare. Quale tracollo avremmo dovuto impedire ? La Città è amministrata dalle persone che la cittadinanza di Palermo ha voluto scegliere, i disagi occupazionali, strutturali, sono ormai cronicizzati e di difficile soluzione.
      Che c’entriamo noi che siamo stati costretti ad emigrare e Carlo che ha perso la bussola della sua vita ?
      Non buttiamo riso e pasta nella stessa pignata…..

    19. E guardate che “Perdere la Bussola” può capitare a tutti! Chi riesce a uscirne e a risollevarsi è perchè non è stato lasciato solo,abbandonato!

    20. Secondo me l’errore che si fa è sempre lo stesso, attribuire alle istituzioni tutte le colpe,e aspettarsi da loro tutte le soluzioni.
      Ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio…
      al di là dei casi che richiedono l’intervento di istituzioni, enti e associazioni di volontariato, viene sempre mancato un punto che è invece fondamentale e cioè l’essere umano è responsabile di se stesso. E finchè ciò non sarà ritenuto come priorità nella vita di ognuno, immancabilmente si registreranno innumerevoli storie di vite mancate e male indirizzate. L’essere umano ha sete di sapere, chi è, qual’è lo scopo della vita, perchè si nasce, e ha bisogno di darsi delle risposte per dare un senso alla sua esistenza. Ma soprattutto l’essere umano ha bisogno di “Amore”, e per quanto spremi, di surrogati ce ne sono fin troppi. Perciò insieme a tutte le cose che fa nella vita, l’uomo dovrebbe preoccuparsi anche di creare un suo bagaglio personale di valori e di supporti, insomma un suo equipaggiamento personale per affrontare la vita nel suo complesso, senza dimenticare i suoi bisogni primari.
      Certe anime più sensibili e meno equipaggiate, purtroppo finiscono col perdere la bussola, ma a volte dei percorsi così sofferti servono a chiudersi e proteggersi da un mondo che non dà risposte nè amore, e sicuramente non ti insegna a volerti bene per quello che sei.

    21. Sono commossa Giovanni, il Carlo di cui parli e immagini, è il Carlo di cui brevemente abbiamo parlato in chat, il nostro amico, che io rimasta a Palermo, seguo come posso….è rimasto così tenero come tu lo descrivi, LUI così buono e con la sua voce flebile a rassicurarti,lui che conserva nel consumato potafogli di cuoio l’articolo di Sergio N.che parla di lui ed una foto della figlia, futuro medico, che non vede quasi mai, ma alla quale dona ogni mese parte della sua misera pensione e rimane così senza un soldo e con orgoglio ti dice mia figlia è sempre stata brava. E’ tenero quando lo vedo allontanarsi con il suo bastone, Lavorava Carlo, è laureato Carlo ma ha “scelto” di vivere così perchè diversamente non può….è un padre Carlo e per aiutare la figlia e anche perchè “il destino è stato veramente BASTARDO” diversamente non può
      Grazie Giovanni

    22. Bravo! Senza spocchia ma con umanità, anche se fosse un racconto inventato.
      Franz

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