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sabato 23 nov
  • 60 commenti a “Una giornata al mediastore”

    1. I “non luoghi” sono quelli in cui difetta la competenza e la cortesia. In cui si annulla l’eccellenza dell’uomo. Mi auguro solo che questo Megastore non sia alla stregua della famosa Ferrari condotta da chi non ha la patente. I luoghi sono belli, i contenuti lo sono ancora di più.

    2. Ma che razza di provinciali siete,basta che qualcuno fa una “pernacchia”che si scrivono trattati di sociologia.
      Luoghi come questi non fanno notizia da nessuna parte del mondo:la realtà è che RICORDI come tutti i negozi di dischi se non cambiava falliva…….

    3. Signò pelledoca, aguzzi lo sguardo, su’!

    4. ahahah, pelledoca… bastasse metà del Suo livore per restituirle diotrie, che il suo commento astioso, supponente e arrogante non avrebbe avuto motivo d’esistere…
      si rilassi, e si controlli la vista, e comprenda prima di sputare sentenze il senso di una tale foto e di un tal titolo…
      c’è i muoriri…

    5. Io dicevo vero signò natural born killer (bel film!), la taliasse meglio la foto 🙂

    6. e puru io dico vero…
      per questo consigliavo controllo di vista…
      MA forse FIA per la prossima volta, o per un prossimo non-luogo…

    7. Hai ragione, scusami, mi impirugghiai con la tastiera 🙂

    8. Io sono stato al nuovo store laFeltrinelli. Che dire? Bello, eccezzionale, strafigo. Spazi grandi, poltroncine ovunque, una caffetteria (se pur di prossima apertura), un tavolo-emeroteca e poi tutto il resto. Una cosa però mi ha lasciato profondamente perplesso: entrando nella nuova sfavillante libreria si smette di colpo di essere a Palermo e ci si ritrova in uno qualunque dei negozi laFeltrinelli sparsi per l’Italia. L’omologazione di cartongesso vestita, degna di un negozio di intimo tirato su dalla sera alla mattina trionfa su tutto e cancella ogni speranza che, dalle ceneri del Supercinema, nascesse uno spazio governato da un progetto vero. Dal parquette agli espositori tutto parla di franchising e non di mente locale a quello che doveva essere una libreria. Lo so, qualcuno dirà che è la dura legge del mercato, e io non potroò che dargli ragione. Passeggiare tra gli scaffali di Feltrinelli era per me un autentico godimento e continuerà ad esserlo nel nuovo fantasmagorico spazio. Ma i brandelli delle lesene del vecchio edificio, tirati a lucido e ora visibili non mi consolano.

    9. Il reparto mafia, come puoi vedere, però, c’è solo a Palermo…

    10. Questo lo qualifica subito come luogo palermitano: mi sono informato, è l’unico store in italia a tenerlo!

    11. Anche quest’ultima cosa, al contrario, dà ragione al mio discorso sulle dure leggi del mercato…

    12. E quindi vuol dire che l’unica cosa che contraddistingue Palermo è la mafia….

    13. Well, non tanto, perché gli dà un’identità locale! Lo store di palermo, parla, senza sembrare che lo faccia, di Palermo. Lavorando sull’ovvio, dà un’idea della città, associa la mafia alla città e lo fa sembrare naturale! Monitorare tutti quelli che ci si ostina a chiamare non luoghi, intendendo che essi siano non identitari, è una cosa che prima o poi bisognerà fare, perché al contrario, è proprio in luoghi come questi, che, nel bene e nel male, si costruisce l’idea della nostra città e in maniera anche più ampia delle nostre identità (che non a caso sono multiple e cangianti!).

    14. devo dire che la cosa si fa interessante, perchè in effetti avevo notato la standardizzazione del locale, come ha detto Lo Bocchiaro tale e quale a Roma, Napoli, etc etc, ma non avevo aguzzato sulla specificità “mafiosa” di quello palermitano!! Beh, prendiamone atto, casomai non lo sapessimo. Aggiungerei però anche la sezione “Traffico”!

    15. Di questo passo si potrebbe fare una facoltà sulla mafia e trovarlo ovvio!

    16. luogo o non luogo?
      la sciampagneria è un luogo? i candelai (la via) è un luogo?

      i libri sono una delle migliori cose della vita, disporre di un luogo confortevole per sceglierli credo sia un bene.

      se ci fate caso nelle catene di negozi di abbigliamento che sprigionano palermitanità si viene frastornati da musica ad alto volume scelta a casaccio, il personale non lo definirei certo accogliente e gentile semmai oppressivo… invece nelle catene d’importazione (spesso spagnola) la musica è rilassante, il personale è neutro ma pronto a mostrarsi gentile al minimo cenno.

      non è che il palermitano non ci sa fare col negozio? (ma eccelle nell’ozio)

      i negozianti palermitani molto raramente salutano il cliente (cosa che dovrebbe essere ovvia). il cliente viene visto come un pennuto da spennare magari rifilando pezzi di stagioni passate e avanzi di magazzino (specie durante gli sconti)

      se il luogo è questo (palermo e i palermitani) beh… meglio cambiare in meglio! e comunque a natale regalerò libri anzichè marchi con vestiti cuciti attorno. o improbabili mutande con decoro “geografico”!

    17. L’ho già scritto altrove: questa Feltrinelli è un passo avanti.

    18. Un passo avanti verso dove?

    19. Verso il Politeama (venendo da via Maqueda)! 😀

    20. Visitato stamattina, ho visto lo scaffale però non credevo che….
      Se Francesco però dice che ha chiesto…
      Bhà che dire, se le cose stanno così, sono alla stessa stregua dell’ambulante che vendeva le magliette, solo che adesso nessuno avrà il coraggio di dirlo percheeeeee ddaiii, minkia, lì è cultura.

    21. @Valentina: io ho dato due materie sulla mafia che si nascondevano dietro il nome di sociologia giuridica.

    22. Una cosa bisognerebbe precisare, a me sembra sacrosanto che una libreria con un ruolo storico come quella di feltrinelli, dell’editore feltrinelli, abbia, a Palermo, un reparto con la sezione mafia, alla faccia di tutti quelli che pensano che la mafia sia qualcosa di superato e qualcosa da cancellare in nome delle spiagge e degli ombrelloni di Mondello. La mafia e la lotta alla mafia sono un problema politico della città e giustamente hanno un loro scaffale in una libreria così importante per molti di noi. Questo scaffale rende quella libreria unica e dà una mano a tutti quei palermitani che vogliono documentarsi e affrontare il tema con accortezza e consapevolezza.

    23. E attenzione anche a non considerare come identitario solo un luogo che parla del fatto di essere situato in un determinato spazio. Feltrinelli è un posto molto identitario è il luogo di tutti quelli che pensano, solo per fare un esempio, che gli zingari non sono un etnìa “inintegrabile” e forse una razza inferiore: questo lo si può capire dalle “proposte” dello store, dai libri che vengono esposti e offerti ai clienti. Lo si può capire dalle gigantografie, dalle citazioni che “arredano” il locale. Tutti questi segni costruiscono delle identità, magari non esattamente locali ma non per questo meno effettive ed operative e caratterizzanti di quelle legate alla provenienza geografica. 🙂

      Insomma, io che oltre a essere palermitano sono molte altre cose, alla Feltrinelli mi trovo molto bene!

    24. Ma allora a Milano c’è il reparto “tacchi per nani e parrucchini”? 😀 Beh, che dire, ci distinguiamo sempre! sigh 🙁

    25. ahahahahahahahhhh… reparto tacchi per nani …. eccezionaleee

    26. sarà…io preferisco andare dal mio amico libraio Paolo, che ha una libreria piccola e buia con gli scaffali in legno scuro, ma legno!
      se un libro non lo ha, come a volte succede, lo ordino e aspetto, e lui si fa in quattro per procurarmelo, nel frattempo due chiacchiere su quello che abbiamo letto e molto altro, e intanto i suoi consigli sono preziosi…
      e poi spero che Paolo non chiuda mai, per ora resiste con le unghie e con i denti…e con tanta passione!!!!
      questo è il cibo per la mente.
      per il corpo e il gusto comunque botteghe, preferibilmente a chilometraggio zero, mai supermercati troppo illuminati

      @jolanda 😉

    27. Où magari a Napoli c’è il reparto camorra, a Bergamo il reparto muratori, a Vicenza il reparto gatti…
      Magari no ma dovrebbe essere così.

    28. stalker=betta a cuntrariusa.

    29. Filippo ti prego di commentare il post e non i commentatori. Grazie.

    30. Continuo a leggere delle inutili osservazioni da “bar rosalio”,ma di cosa stiamo parlando?e perchè ne stiamo parlando?Apre una storebooks e ci parliamo addosso.
      Feltrinelli ( approfondite la sua storia personale)
      dopo averlo combattuto il mercato dei “padroni” adesso lo insegue e pensa solo al mercato.Nelle sue librerie i libri sulla mafia ci sono sempre stai e sono sempre stati espotti tutti nello stesso settore….avere messo una tabella “mafia” è la grande novità che stupisce i frequentatori di questo bar?è solo una trovata di merchandising per facilitare gli acquisti soprattutto dei turisti….embè!io ho notato due cose : la vetrina con le edizioni storiche del “Gattopardo”in tutte le edizioni estere e la mancanza di uno stand ADDIOPIZZO per bilanciare e per promuovere un “modello” antiracket palermitano studiato dai sociologi di tutto il mondo.Per il resto è stato criminale uccidere il logo RICORDI che legava la sua storia alla musica e che muore con la fine della musica distribuita nei negozi.Ma il mercato è mercato e chi non si adegua muore.

    31. Francesco certi luoghi esistono solo attraverso le parole che li evocano e in questo senso nonluoghi o piuttosto luoghi immaginari, steriotipati. Essi sono il contrario del nonluogo che poni come questio iniziale. Sono nonluoghi della surmodernità e si definiscono attraverso le parole e i testi che ci propongono. Non parlare di nonluogo come luogo senza spazio/tempo; al contrario il nonluogo è da noi creato attraverso un’accelerazione dello spazio/tempo e quindi è un luogo che ha minore profondità concettuale, ma non per questo meno reale o negativo. Nella relatà concreta del mondo di oggi, i luoghi e gli spazi, i luoghi e i nonluoghi si incastrano, si compenetrano reciprocamente. Ma soprattutto non esistone le identità di cui tanto si discute. Dici bene quando parli di Feltrinelli come latrice di una politica culturale red, ma guai se non sarebbe così: le parole e i testi significano e così creano un luogo/nonluogo che è attraversato dalle diversità che ognuno porta dentro di se.

    32. Un tempo a palermo c’era Randazzo, ve lo ricordate??? era un negozio che vendeva occhiali, macchine fotografice sviluppava foto. Oggi a palermo c’è ancora randazzo, fa le stesse cose del rRandazzo che c’era un tempo. Peccato che il primo randazzo aveva una storia, un luogo pensato e costruito perche doveva essere quello. A progettarlo ci pensarono prima 4 grandi architetti italiani I BBPR e poi fu il palermitano Roberto collova ad espanderlo in maniera pensata. Tutit e due gli interventi si distinguevano per dare una identita specifica ad un negozio. Identità che passava dai materiali (il legno di olivo ad esempio), che passava dalle risposte alle esigenze commerciali.
      Oggi c’è Randazzo che è uguale ad un qualsiasi negozio che possiamo trovare in qualsiasi città italiana o in qualsiasi aeroporto. Cosa distingue quel luogo da un qualsiasi altro luogo del mondo???? Niente!
      cosi è il megastore di feltrinelli (lo dobbiamo chiamare pure in inglese, manco libreria è più).
      Certo ormai ci facciamo affascinare da tutto ciò che ci appare come nuovo perche forse siamo poco abituati al nuovo. Siino dice che è un passo avanti, è vero è qualcosa di nuovo, questo non basta pero a dire che c’è una identità in piu a palermo.
      Personalmente preferisco le piccole identità che sono i veri luoghi come la libreria Dante ai Quattro canti o la libreira Modus Vivendi.
      Per il resto sulla questione dei non luoghi l’accezione ai significati del termine porta ad altri luoghi come ad esempio gli iperluoghi (Etnapolis è un esempio.

      piccolo consiglio per la lettura, magari potete comprarlo allo store e leggerlo seduti su una delle belle poltroncine:

      Massimo Ilardi
      Il tramonto dei non luoghi
      meltemi editore
      13euro

      cariche di tanto come puo ese

    33. Ma…i dischi ancora li vendono almeno ?

    34. Luoghi o non luoghi, i posti mi devono piacere, devono esprimere accoglienza e nello stesso tempo familiarità, e questo è difficile che avvenga in questi grandi locali che vogliono ricopiare gli store americani.
      @filippo, credo che stalker ami l’essenziale nelle cose, la qualità, se questo vuol dire essere cuntrariusa, ebbene, lo sono anch’io. Poi sono queste piccole botteghe che conservano l’identità palermitana!
      @pelledoca, che sia una trovata di mercato ci siamo arrivati pure noi, magari non l’abbiamo espresso nelle nostre chiacchiere da bar, tu sei qui di passaggio?

    35. E comunque, per il ciclo “A Palermo ci dobbiamo fare notare sempre”…ieri da Feltrinelli hanno chiuso il bagno strutturato per i bambini (con il piccolo lavandino e il piccolo cesso) perché ci andavano a cagare gli adulti…COMPLIMENTI!!!

    36. Scusate, non capisco cosa abbia il mio commento da dovere essere approvato!

    37. …ecco,abbiamo capito che luogo è…eheh!

    38. Il megastore mi sembra molto bello. Concordo con chi dice che Palermo in questo caso ne abbia guadagnato. Il reparto sulla Mafia mi sembra un non-problema.

    39. Valentina come sai per chiarimenti sui commenti bisogna utilizzare l’e-mail. Grazie.

    40. Non sono ancora andata da Feltrinelli, spero di andarci entro il fine settimana, tempo e clima permettendo. Mi chiedevo: perchè non realizzano un reparto dedicato al “folklore”? Penso ai pupi, ai carretti, allo scacciapensieri alias marranzano e tante altre “cose” che hanno a che fare con il nostro folklore. Se già esiste chiedo “schiuma”, poichè…come sopra!
      Ciao

    41. Valentina
      🙂

    42. @Tony Siino, tu dici che questa Feltrinelli sarebbe un passo avanti… bene io ti dico che preferisco fare un passo indietro riguardo questo genere di megastore impersonali e freddi, alla Feltrinelli preferisco una libreria all’antica, come l’ ALEPH, dove trovi il sig. Giordano che è sicuramente molto colto, un bravo professionista invece, un LIBRAIO vecchio stile, non un anonimo (prchè no, anche bravo) commesso della Feltrinelli che come vende libri, potrebbe vendere caramelle o patate…

    43. Derelitto quanto era bello il baratto! 😛

    44. Tony scusami non si tratta di avversare le innovazioni, ma qui la cosa mi pare diversa, è come esaltare un megastore ai danni di una piccola bottega artigiana, come esaltare un megamagazzino alimentari rispetto ad un rivenditore di alimentari stile pizzoepizzo o altri simili.. In un megastore, maragi troverai tante cose assime, avrai molta scelta, ma non troverai mai la stessa cura che puoi trovare in certi posti certi negozi….

    45. detto ciò non dico “non ci metterò piede” perchè non è così, ma potendo scegliere non avrò dubbi dove andare…

      L’aria che si respira in una piccola libreria come L’ALEPH (ma potremmo parlare anche di altre, io parlo di questa perchè ci sono affezionato e ci vado da anni) non è un altra cosa rispetto alla freddezza di una Feltrinelli..

    46. Preferisco girare col garelli anzichè col beverly 500 perchè è un motorino “artigianale” e poi non è anonimo 🙂

    47. @filippo, esatto, infatti io giro con un vespone sprint veloce del ’70 e il beverly 500 te lo puoi tenere 😉
      per fortuna non siamo tutti uguali, sai che noia…

    48. Derelitto io non metterei in contrapposizione le due cose. Mi piacerebbe che si potesse scegliere. Anche la possibilità di scegliere è indice di “progresso” in una città, ecco perché dico che è un passo avanti per me.

    49. Anche qui secondo me avete torto. Le persone che lavorano da Feltrinelli, a cominciare dalla mitica direttrice, ci stanno da anni, almeno da quando ne ho memorio io, ragazzino che cominciava a piluccare i primi libri. Provate a chiedere loro un suggerimento e vedrete che sono oltre che competenti tutto tranne che freddi e impersonali!

    50. “Anche qui secondo me avete torto.”
      Però, che incipit, questo si che è un bel dialogare!

    51. lo sapevo che finiva così.
      Così come sapevo che i palermitani sono “facciuoli”.
      Ma scusate il post non era il ” Non luogo-Luogo” derivato da quelllo scaffale?
      Che c’entra Feltrinelli si o no? Bhòòòò!
      Ribadisco il mio pensiero avvalorato dai vostri commenti:
      Sì, quello scaffale è alla stessa stregua dell’ambulante che vende le magliette “mafia”, ma avete dimostrato che siccome è un “tempio” della cultura ve la fate sotto ad ammetterlo.
      Come qualcuno ha scritto se identità del luogo si voleva dare, si doveva fare uno scaffale ” paladini, cassate, cannoli, mafia & ANTIMAFIA” ( a meno che Falcone & Borsellino non siano di Vigevano).
      Ora, nn sono sicuro, ma non credo che a Milano abbiano uno scaffale ” tangentopoli” o ” conflitti & lodi” che anche in quel caso identificherebbero il ” Luogo-Non Luogo”.
      Coraggio ragazzi, Goku si aspetta un qualcosa in più da voi, fuori gli attributi, gente.

    52. Non ho letto tutti i commenti (a volte sono troppi) ma pelle d’oca ha ragione. che motivo c’è di festeggiare?

      se mi dicono che questo porta maggiore lettura (e di qualità) a palermo Ok. allora sarò io il primo a festeggiare.
      Per ora si è aperto solo una “putia grande”.

    53. Cara Stalkina “anche qui secondo me avete torto” è una frase che mi piace assai, primo perché c’è il secondo me, poi perché mette il luce che c’è una differenza d’opinione, tutte e due cose che mi sembrano preziose di questi tempi!

      Goku, grazie di ricordarci di tornare allo spirito del post: hai ragionissima “le magliette della mafia” vengono vendute principalmente in quelli che vengono definiti in maniera frettolosa non-luoghi… Sto scrivendo una cosa proprio su questo: esce (in libreria) verso la primavera!

      Luigi, piacere di conoscerti, non mi sembra gentile da parte tua, arrivare qui a commentare un post fatto solo di due righe prescindendo dai commenti, dando per giunta ragione al solo violento che ha iniziato la discussione insultando. Se avrai la pazienza di leggere i commenti vedrai che abbiamo provato a portare avanti una discussione dignitosa in cui peraltro anche tu hai detto la tua (nello spirito di rosalio). Feltrinelli è una grande putia. Saludos.

    54. Io resto fedele alla classica “LIBRERIA”.. (che puo’ essere Aleph o altra), ma è chiaro che non ho preconcetti contro una mondadori o una felitrinelli.
      Se mi capiterà ci andrò ma se devo segliere, preferisco una libreria con un atmosfera differente da quella della feltrinelli… Sei mai entrato alla Aleph prima di esprimere appoggio incondizionato a Feltrinelli?

    55. Come avevo scritto ad oggi la Feltrinelli non ha aderito alla campagna di addiopizzo.
      contatti sono stati presi più volte in passato e sembrava che l’adesione dipendesse da Roma….
      poi durante una presentazione di un libro (edito da Feltrinelli)che parlava anche del lavoro del Comitato addiopizzo l’autore si era impegnato a parlarne direttamente con Inge..ma poi nulla.
      Può darsi che adesso le cose siano cambiate e ci sia la disponiblità all’adesione alla ns lista ..forse bisognerà ritornare a parlare e chiedere….resto fiducioso e così magari un giorno all’interno della libreria nel reparto mafia ci sarà anche un corner che “parlerà” di Antiracket-mafia….
      quanto al reparto mi sembra assolutamente “dovuto” per chiunque voglia approfondire certe tematiche che inutile negarlo ci riguardano , sempre che non vogliamo scordarci dove viviamo .
      Pequod

    56. Pequod sai che ti voglio bene però penso che vedere il mondo con la lente dell’adesione ad Addiopizzo sia sbagliato. Una libreria, un luogo in cui si divulga la cultura, secondo me è intrisecamente contro il pizzo. Se poi vogliamo crocifiggerli perché non hanno ancora aderito facciamolo ma questo giova alla causa di Addiopizzo?

    57. L’Aleph nella porta di ingresso ha un adesivo con su scritto “LA MAFIA NON CI SERVE”. da molti anni prima che venisse fondato addiopizzo…

      🙂

    58. Caro Derelitto, ti sembrerà strano ma sono d’accordo con te. In realtà, il mio non era un appoggio indiscriminato a Feltrinelli, era un invito a riflettere su come quelli che in maniera apocalittica e dispregiativa vengono definiti non luoghi hanno qualcosa da dire e sono storici, relazionali e identitari esattamente come i luoghi tradizionali. Mi sembra che non considerare questi spazi come luoghi abbia portato a disconoscerne il valore per esempio nella costruzione dell’identità della città: quanto le magliette con le immagini del padrino vendute nei “non luoghi” della città, come dice giustamente Goku, contribuiscono a costruire l’identità stessa della città?
      Per il resto, se proprio vuoi che mi schieri, io vado a umore, la maggior parte dei libri li compro su ibs, ma quando faccio una passeggiata, ogni tanto mi va di andare da feltrinelli altre volte nelle vecchie librerie a cercare vecchie edizioni. Una volta, da un vecchio flaccovio, ho trovato un’edizione di morte per vanto di Perriera che ha fatto morire d’invidia il mio amico giulio! Un caro saluto!

    59. tony
      qui non si crocefigge nessuno…ma è indubbio che l’adesione della libreria oltre che IMPORTANTE dal punto di vista simbolico sarebbe un OTTIMO veicolo per veicolare la ns campagna e tutto quello che rappresente.Il mio,il ns è un percorso a volte come dici tu deformante ma è l’unico per raggiungere dei risultati.Crederci e vedere ogni possibilità come un OCCASIONE.
      nient’altro che questo..nessuna crocifissione ma se vogliamo che le parole diventino ol tempo fatti occorre pungolare,chiedere,insomma provare a coinvolgere cose e persone in un percorso e…e questo vale per tutti…e ..e poi sai bene che il mio stare dentro questA COMUNITà è anche

    60. questo…
      poi quando vedrai la ns nuova guida PIZZO FREE ti renderai conto che già sono presenti 10 librerie proprio perchè sappiamo l’importanza della cultura e quello che rappresenta ..ed allora perchè non possono o forse devono diventare 11…e poi magari…tante di più?
      Bisogna essere in tanti per creare quel clima che renderà sempre più SICURI i commercianti e gl’imprenditori, perchè solo così potremo favorire le DENUNCE e col tempo affrancarci dal pizzo.
      Bisogna crederci e lavorare per questo niente di più.
      tony
      Abbi pazienza e…. “sopportami”.
      ciao e a presto
      pequod

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