Proteste e politica sul Cassaro
Non siamo in tanti a conoscere le numerose proteste che si susseguono a Palermo durante l’anno. Per essere aggiornati sul malcontento che agita i palermitani bisogna vivere in quel tratto del Cassaro che va dai Quattro canti a Porta Nuova, cioè il segmento che i manifestanti di solito seguono partendo da Piazza Pretoria (il municipio) a Piazza Indipendenza (l’ARS). Tra gli informati, per forza maggiore, su queste manifestazioni, praticamente settimanali, ci siamo io e the Girl (passano sotto il nostro balcone), il proprietario della M.A.E.R. (negozio di dischi perennemente vuoto) che sta sempre sulla soglia ad aspettar clienti, i fattorini dell’hotel Centrale, nelle loro divise verdi, i quali ne hanno viste tante che ormai hanno un sguardo indifferente, glaciale e i cani randagi che controllano il pezzo di marciapiede dalla filiale del Banco di Sicilia alla Biblioteca regionale, e anche loro non appaiono per nulla turbati da questo genere di avvenimenti.
Oggi sul Cassaro si manifestava per il lavoro. Da molto tempo mi interessano i problemi e le contraddizioni dei disoccupati di Palermo (le ho descritte anche da un’altra parte) quindi sono sceso a vedere cosa succedeva. I disoccupati di oggi erano organizzati dall’estrema destra, ma a dire la verità se non avessi visto una minuscola bandiera con un falco e un tricolore e sentito lo slogan “repubblica sociale per il lavoro” non l’avrei capito. Le facce erano le solite che conoscevo, spesso rotondeggianti per l’eccesso di frittura e rosticceria, in qualche caso scavate da vite lunghe e difficili. A guidare il corteo un omone su un lapino che invece di qualche colore politico portava, scritta di sghimbescio a mano, la targa “Figuccia, si effettuano trasporti vari” seguita da un numero di cellulare. L’omone faceva scandire lo slogan “Casa, lavoro, dignità” e strillare campanacci da vacca che alcuni, i più scalmanati, portavano in mano. In prima fila, a tenere gli striscioni, delle grandi matrone sicule e degli individui agghindanti con sciarpe e cappelli rosanero, fortissimi simboli identitari che dovrebbero legittimare chi li indossa e le loro richieste.
Non so se questo manipolo di disoccupati troverà spazio in uno dei nostri tg locali. Non c’era nessuna telecamera, a parte la mia e infatti subito qualcuno si è precipitato a chiedere quando andava in onda. Per quanto mi riguarda è con un senso d’inquietudine che vedo questioni che storicamente appartengono a una parte politica essere agitate dalla parte opposta. Ma forse questo stupore svanirà quando sarò diventato un consumato abitante del Cassaro, memore di centinaia di manifestazioni; o forse un giorno a Palermo ci sarà un’opinione pubblica che trasmetterà le istanze della società civile a una classe politica attenta ai disequilibri sociali e non ci sarà bisogno di scendere per strada con campanacci e megafoni. Quando quel giorno arriverà giuro che scrivo un “post” sul silenzio sul Cassaro e la gente che lavora. Bisognerà aspettare.
Il fatto che il Cassaro sia ad alta densità demografica dimostra che l’essere umano riesce ad adattarsi a tutto. In più. E’ dell’essere umano trovare sempre un ordine estetico alle cose, anche all’interno di un dirompente disordine terreno.
Poi a Palermo è addirittura 2 volte “terreno”, è… terra terra.
Eppure era così
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