Una centrale nucleare a Termini Imerese?
Il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini ha rilasciato ieri la seguente dichiarazione: «In relazione all’accordo Italia-Usa sulla produzione di energia nucleare che dovrebbe essere siglato il 28 settembre, fonti giornalistiche attribuiscono al ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, l’intenzione di prevedere l’insediamento di una centrale nucleare a Termini Imerese. Ciò ha determinato, come era facilmente immaginabile, uno stato di tensione e ulteriore preoccupazione tra i lavoratori dello stabilimento Fiat».
Il presidente della Regione Raffaele Lombardo ha replicato così: «In materia di localizzazione di siti per la produzione di energia la Regione Siciliana ha competenza esclusiva. […] Con tutto il rispetto per i tecnici del Ministero delle Attività produttive, abbiamo più volte ribadito le condizioni per la collocazione di centrali nucleari in Sicilia: assoluta sicurezza, notevole convenienza e pronuncia positiva delle popolazioni interessate. Senza che queste tre condizioni si realizzino, a scanso di equivoci, saremo di avviso contrario».
E perché in Sicilia? Produciamo già più energia di quanta ne consumiamo.
Ma picchì sempre ‘nni no atri? Io non sono contrario al nucleare ma vorrei capire perchè debbono venire a schiaffare sempre tutto dalle nostre parti e perchè, soprattutto, dato che noi produciamo energia (a scapito, ahime, dell’ambiente (anche se una centrale nucleare moderna inquina 1/3 di quanto inquina una sola fabbrica di un petrolchimico qualsiasi) perchè non abbiamo diritto a sconti sul costo dell’energia!
Ci mancava solo questa :s
Questa sola ipotesi farà crollare i prezzi delle abitazioni del circondario, diciamo tra Casteldaccia e Campofelice. Ma non ne abbiamo già abbastanza di rifiuti nella nostra terra?
SI teme che a causa delle radiazioni le prossimo Punto potrebbero venir fuori come la Duna
E poi con Ustica e le Eolie di fronte che sono vulcaniche…. solo qualche scossetta ogni tanto – tipo quella del 2002. Ma il sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) lo guardano mai?
Sicilia e Sardegna (leggano Wired) messe assieme producono la maggior quantità italiana di energia eolica, grazie a Moncada, è questa la vocazione energetica (ed ecologica) della trinacria, non certo il nucleare! Che se la vadano ad impiantare a Roma.
se nn sarà a Termini sicuramente da qualche altra parte… se chi ha l’ardire di governarci non è riuscito ancora a installare ed a lanciare la tanto sperata energia alternativa, ma allora che si smuovano con il nucleare!! Inutile dire e ribadire che l’Italia ha tanto bisogno del nucleare e di essere meno dipendente da altre nazioni; tra l’altro non aumenterebbe di tanto il suo rischio, visto che le Alpi ci circondano con centrali nucleari annesse!
Infine, riguardo le “scossette”: credo che se costruiscono, come minimo rispetteranno tutte le norme di sicurezza…sarebbe inammissibile nel 2010 il contrario, soprattutto per una centrale nucleare. Quindi l’ingegneria antisismica dovrebbe in tal caso, se proprio devono/vogliono realizzare ‘sta centrale, aiutarci!
@Noy… e quando non c’è vento.
speriamo che non la costruiscano con il metodo ospedale di agrigento…
sia ben chiaro che io non mi fido… però che se ne parli pure e soprattutto si investa maggiormente in ricerca.
Lo Scajola dimentica un Referendum abrogativo del 1987,era
mesozoica rispetto ai tempi imposti dall’evo videocratico.
Contrasta anche con la diplomazia amicale del suo padrone,
intessuta con i campioni democratici Putin e Gheddafi per il controllo del gas metano di cui questa Italia diventa snodo internazionale.
le alpi stanno 1600 km + a nord
si e poi l’Isola viaggerà nel tempo come in Lost.. la Sicilia è una zona geologicamente attiva, non idonea per la costruzione di centrali nucleari. sulle Madonie (Pollina in primis) si sono avuti terremoti molto violenti (oltre magnitudo 5), ed in linea d’aria distano meno di una ventina di km. quindi non sono buone nemmeno per sotterrare le scorie. perchè non costruiscono le centrali nucleari nella Pianura Padana? chiunque può facilmente osservare in una carta della distribuzione dei terremoti che questa zona è piuttosto tranquilla. e le scorie? semplice, ad Arcore
Per il governo Termini forse rappresenta una discarica… Abbiamo già l’Enel e direi che è abbastanza qui il numero di persone che si ammalano di tumori aumenta di anno in anno… non penso che non ci siano altre alternative per lo sviluppo industriale. Noi il nucleare non lo vogliamo nè a Termini nè altrove!
@ zelig tu pensi al crollo dei prezzi delle case nel caso di una centrale nucleare a Termini??? Bene benissimo direi come se il problema fosse questo! Ma che calassero i prezzi visto che qui c’è gente che non arriva a fine mese. I prezzi di vendita e affitto sono alle stelle e ditemi voi un dipendente Fiat come può pagare un affitto da € 400 quando lo stipendio in cassa integrazione si aggira intorno a €700? Per non parlare che chi lavora viene sfruttato e mal pagato.
Che la costruiscano a casa di Scajola la centrale tanto sicuramente lo spazio l’avrà a sufficienza!
Non essendo un ingegnere non entro nel merito del dibattito nucleare sì-nucleare no, benché una modesta opinione me la sia fatta da tempo ed è decisamente tendente verso il NO, anche alla luce degli ultimi sviluppi nell’America dell’era Obama.
Ma da giurista vorrei capire che razza di democrazia (?) è mai quella in cui un referendum popolare non conta una beneamata mazza se può essere ignorato, calpestato e nullificato dal governo di turno. Ah già, dimenticavo, è la stessa democrazia (?) di cui si parla in “Citizen Berlusconi” e “Videocracy”.
A tanto siamo arrivati.
Non so se sia peggio annunciare, rimanendo seri, di fare una centrale nucleare in Sicilia, uno dei luoghi più sismici al mondo oppure, parlo a titolo personale, sperare e confidare in uno come Lombardo nella veste di “defensor trinacriae”.
Pfui.
non e’ necessario essere ingegneri per scegliere un sito.La Francia ha la maggiore concentrazione di Centrali Nucleari a ridosso delle Alpi.Quindi e’ quello il sito da scegliere,sul versante italiano,per le Centrali Italiane.Le nuove centrali,grazie alle esperienze acquisite,daranno sicuramente maggiore sicurezza delle Centrali Francesi.
Questo e’ l’uovo di Colombo.
Inutile mettere a rischio altre aree su tutto il Territorio Italiano.
@Il leone,
premettendo che io sono favorevole all’opzione nucleare ma condivido in toto l’approccio di Lombardo e che in ogni caso una centrale nucleare non viene installata se non dopo accurati studi (ergo, qualora dovesse essere scelta Termini, non sarebbe una scelta a muzzo!), mi interessa il discorso del Referendum.
Nel 1987, sulla scia del disastro di Chernobyl (oggi improponibile, visto la tecnologia delle centrali sovietiche RMBR è assolutamente fuori questione) l’Italia ha preso una decisione (folle): buttare un patrimonio di ricerca, competenze umane e denaro, dipendere in maniera massiccia dall’estero, e in ogni caso dall’energia nucleare (importata da Francia e Svizzera); inoltre, Chernobyl insegna, che non basta avere centrali nel proprio paese per essere al sicuro..
ora, io sono nato nel 1985 e credo che a 22 anni di distanza abbia tutto il diritto di dire che quel Referendum fu una follia e che in ogni caso, se aveva senso allora (quale?), non ha assolutamente senso adesso. Le scelte in campo energetico necessitano di una pianificazione nell’ordine dei 30-40 anni, ergo spetta a quelli della mia generazione, con tutto il rispetto, decidere, non a quelli che hanno deciso nel ’87!
poi, quanto a Termini, di voci se ne sentono tante.. entro 5 mesi il governo dovrà annunciare la lista dei siti..
scusate, intendevo dire “non basta NON avere centrali sul proprio territorio”.. la fretta 🙂
Presumo che Scajola non sappia dove si trova Termini Imerese, sulla mappa. Inoltre, una centrale nucleare a Termini significherebbe uccidere anche il turismo di Cefalù, oltre che quello di Palermo.
Semmai è vero che con tutta probabilità, se mai decidessero di continuare questa idiota politica di nuclearizzazione, le scorie degli altri finirebbero qui da noi. La miniera di Pasquasia è già stata dichiarate idonee (senza contare che è probabile che già vi siano rifiuti radioattivi sepolti, là dentro).
Le zone costiere non si prestano ad essere siti per centrali, o almeno non dovrebbero, considerato il rischio di inquinamento delle acque. Inoltre la centrale ha bisogno di un corso d’acqua nei pressi o di apposite condutture per l’acqua di raffreddamento, e non credo che vada bene quella di mare. Forse.
Esimio Ministro Scajola, a parte che i referendum non sono a scadenza, ma la tua bella centrale perchè non te la costruisci ad Imperia davanti le finestre di casa tua?
La Sicilia per il Governo italiano (ma anche purtroppo per certi siciliani): una grande discarica a disposizione e gratis.
Andiamoci al contrario…
Esiste in Italia un solo posto la cui costruzione di una grande centrale nucleare non dia problemi alla popolazione, all’ ambiente, alla democrazia, al portafogli, ai soliti discorsi di Berlusconi, ecc… ecc….
Aspetto risposte serie.
oltre 20 commenti e nessuno ha centrato il punto
non entro nel merito sul si o sul no, non parlo del solito adagio sui paesi confinanti( il problema nn sono principalmente gli incidenti, ma le scorie da smaltire)
il problema è che nessuno ha intenzione di costruire un bel nulla. una centrale costa una sacco e abbiamo le pezze al culo
tra qualche anno prima delle elezioni, costruiranno un muretto, prenderanno qualche betoniera e un ragazzotto con la faccia da ingegnere risponderà alla tv con aria professionale: diranno che hanno messo la prima pietra. poi non se ne parlerà più
Credo possa essere una grande opportunità per il nostro territorio. Ormai in Sicilia non c’è più niente da perdere, peggio di cosi non si può.
Almeno si creano posti di lavoro, e se la controindicazione è qualche radiazione, beh tanto prima o poi tutti lì dobbiamo finire.
Giustissimo quanto detto da Luciano Lavecchia. Aggiungo inoltre che il tempo stimato per re-iniziare un progetto Nucleare in Italia é di circa 15 anni…quindi se ne sentirebbero i benefici economici non prima di 20-25 anni.
Quindi perché tanta fretta???? Ma semplice….chissà quanti bei soldi ci si fa con consulenze, studi ambientali, strumentalizzazioni politiche etc; in fondo é come per il Ponte sullo Stretto: si sa che é una follia ma intanto da anni ci si mangia!
@ Davide Rizzo
D’accordissimo con te,da anni in Sicilia si mangia con questi sogni,anzi aggiungo pure i voti di scambio:”vuoi un lavoro?Bene,procurami cento voti e mi impegno a fare avere un lavoro per tuo figlio”(tipica frase del comune politico siciliano).
@isaia : premetto che non sono né favorevole né contrario, ma queste motivazioni sono proprio esili; in Francia ci sono centrali nucleari nella Valle della Loira, notoriamente uno dei siti più interessati dal movimento turistico a livello mondiale!
(Rispondo a Luciano Lavecchia)
Caro Luciano, mi fa piacere poter rispondere alla tua sollecitazione sul discorso referendum, perchè si tratta di una questione che, prendendo spunto da un tema “caldo” come l’opzione nucleare, permette di andare alle radici del nostro ordinamento giuridico e ai fondamenti della nostra democrazia.
Il punto, come spero di riuscire a spiegare compiutamente qui di seguito, è squisitamente di principio.
Esiste in Italia l’istituto del referendum ABROGATIVO: il popolo può abrogare (cioè cancellare) una legge approvata dal Parlamento, fatti salvi alcuni limiti che riguardano determinate materie.
Nel 1987 furono presentati tre quesiti referendari la cui approvazione da parte del popolo ha portato all’abrogazione di norme di legge che regolamentavano la materia nucleare, rendendo di fatto impossibile la gestione delle centrali esistenti e la futura realizzazione di nuove centrali (si intende “rebus sic stantibus”, cioè a normativa invariata). Per approfondire ti allego un link che riassume i termini della questione da un punto di vista tecnico: http://ulisse.sissa.it/chiediAUlisse/domanda/2006/Ucau060125d002
Adesso l’attuale governo ritiene di pianificare la costruzione di nuove centrali e per farlo dovrà creare un nuovo quadro normativo. Il punto nodale è: non è una presa di fondelli del volere del popolo sovrano, che su quell’opzione aveva già manifestato il suo volere abrogando le norme all’epoca vigenti?
E che succede se poi il governo va avanti, viene proposto un nuovo referendum abrogativo e rivince il fronte del no? L’attività preparatoria nel frattempo effettuata dovrebbe essere interrotta.
Probabilmente è vero che oggi gli italiani potrebbero essere più propensi ad un sì che ad un no, ma da un punto di vista della tenuta del sistema non pensi che tutta l’operazione sappia un po’ di aggiramento delle regole del sistema?
Che credibilità può mai avere un sistema di regole se poi basta un qualunque esecutivo per violarle impunemente?
Questo è il punto che volevo sollevare.
Saluti leonini.
@ Numero primo. “….esiste in Italia un solo posto in cui…” No, non esiste. La realizzazione di una centrale oggi è una grande cazzata e sono pronto fare barricate da Agrigento a Bolzano.
P.S. Oddio un’eccezione ce l’avrei: al posto del mausoleo di Arcore.
Leone, ciao, m’ha fari ‘na cortesia?
Ogni tanto quando posti, non dico sempre, ma solo ogni tanto. Facciamo ogni sei/sette post. Dicevo, ogni tanto ‘u putissi evitare ‘u latino?
Lo so che per te è uno sforzo immane attipo fusione a freddo però ho notato che ogni vota che posti ci cafuddi sempre la citazzione latina che ci stà come il finocchietto sarbaggio sul macco. E leggo tra le righe lo sforzo sovraumano che fai quando cerchi in tutti i modi di evitare l’uso della lingua dei cesari. Io lo so che tu sei tutto latinorum, tutto rosarosaerosae…
Ritornando al discorso della centrale nucleare. Se questo può servire a polverizzare e disintegrare i prezzi delle case a Palermo e provincia che ben venga la centrale nucleare perché sono allucinanti i prezzi delle case.
Si nos coleos haberemus
Totò, lo sforzo in effetti è sovrumano ma ti assicuro che le forze armate latine non praevalebunt. O almeno spero. 😉
@Il Leone
apprezzo la risposta ma continuo a rimaner dell’avviso che un referendum non può sancire una volontà perpetua. d’altra parte lo stesso legislatore ha previsto che le leggi interessate da referendum (qualora avesse raggiunto il quorum) non possono essere si più modificate, ma solo per 5 anni! ritengo che la scelta del legislatore sia stata estremamente saggia: se è vero che da un lato bisogna tutelare l’espressione massima di democrazia, quale è il referendum, dall’altro non si può ignorare che le opinioni possono cambiare; è ovvio che il periodo di 5 anni esclude qualsiasi volubilità modello panem et circenses, arrivando così a quello che reputo un giusto compromesso. caro Leone, nulla esclude oggi che ci si attivi per un nuovo referendum, che abroghi i contenuti del decreto-legge “sviluppo” approvato a luglio, ma come tu stesso hai detto, è probabile che gli italiani siano più propensi ad un si che ad un no (d’altra parte il Parlamento l’ha approvato sto benedetto decreto, dopo un iter piuttosto lungo e tortuoso!), ergo, non è manifesta una volontà differente rispetto a quella del 1987?
@Lavecchia
“un referendum non può sancire una volontà perpetua”?
ahhhh quindi può essere che gli italiani rivogliano la monarchia tanto sono passati più di 60 anni!!!
@apsilon
e perchè no? almeno regolarizzeremmo la posizione di Silvio 🙂
Luciano Silvio è stato regolarmente eletto eh. So che dà fastidio ma è così.
Caro Zelig chi sei tu per dire che non c’è un posto dove costruire una normalissima centrale nucleare mentre in Francia tutti questi problemi non ci sono.
Secondo me è giusto costruire una centrale nucleare in una regione che ha dato tanti voti a Silvio (regolamente ovvio) in tutti questi anni.
Vabbè i soliti discorsi
anche il referendum contro il nucleare era stato REGOLARMENTE vinto.
come la mettiamo?
so che non conta un @@@@@ ma è così!
Referendum eseguito quando la tecnologia era diversa, il popolo era ignorante, la benzina costava 500 lire.
Il vero sciocco è colui che non cambia idea o mi sbaglio.
Ribadisco, secondo i vostri discorsi dovremmo tornare indietro sul referendum? Soltanto perchè sono passati 20 anni e la situazione tecno-socio-economica era diversa?
Allora ripeto la mia battuta (è una battuta) rivogliamo la monarchia perchè 60 anni fà le cose stavano diversamente.
Ma finiamola, piuttosto pensiamo alle energie altenative, solare, eolico e sfruttamento delle correnti marine.
Il problema non sono le centrali nucleari, ma le scorie che esse producono, l’unico modo per eliminarle è che non si possono eliminare ma solo nascondere come si fa con la polvere sotto il tappeto.
numero primo, tutto è relativo. come se dicessi che berlusconi è stato eletto quando il popolo era ancora più ignorante, la benzina era alle stelle, la paura del diverso e del criminale era stata servita a pranzo e cena e la tv ci rimbecilliva da almeno quattro lustri.
il voto del popolo (sovrano) o vale sempre o non vale mai.
ci siamo?
Stalker ma allora Prodi come ha vinto per ben due volte? In quel caso i “rimbecilliti” non votavano? Mah! 😀
Vi invito a rimanere in tema. Grazie.
tony, eppure sei un ragazzetto intelligente(?) mi sorprende questo tuo commento!
stavo appunto dicendo che le elezioni esprimono il volere degli elettori, siano esse politiche, amministrative o referendarie, e per quanto chi si ritrovi minoritirario possa avere mal di pancia o degli attacchi di bile, se li tiene per se e accetta i risultati elettorali, come la nostra democrazia prevede.
sul nucleare c’è stato un referendum, ma a quanto pare il voto dei cittadini non ha avuto alcun peso.
o aboliamo i referendum, o ne rispettiamo gli esiti e legiferiamo di conseguenza.
è così difficile questo basilare concetto democratico?
.
rosalio, a me sembra che siamo perfettamente in tema, stiamo parlando di centrali nucleari, il tema del post!!!!
e le centrali nucleari sono delle scelte politiche dei governi nazionali (diciamo così), mica si decidono con una partita a boccetta 😉
Stavate parlando…poi vi stavate allontanando. Ad ogni modo non è questo il posto dove discutere con me.
Stalker i miei commenti su questo post non facevano alcun riferimento al referendum sul nucleare.
tony, i miei e quelli di altri invece si, e mi sembra questione nodale! ci arrampichiamo sugli specchi?
http://www.youtube.com/watch?v=hkhXdicisyU
😀
La tv rimbecilliva e Stalker usa video per comunicare…mumble.
tony, continui a guardare il dito eh!
non mi hai risposto: il referendum aveva valore o no?
il voto referendario conta o no?
queste centrali sono legittime dopo che gli italiani hanno espresso il loro parere in un referendum o no?
intanto che ci pensi rilassati con qualche video innocente 😉
http://www.youtube.com/watch?v=s13dLaTIHSg&feature=channel
OT: il video è la tecnologia, la tv è un sistema di comunicazione che usa tale tecnologia per irradiare programmi … che programmano la mente 🙂
Cominciamo dalla superficie e dalla densità di popolazione? La Francia ha una superfice circa doppia rispetto all’Italia, numero di abitanti pressoché uguale, densità di popolazione (110 ab/kmq) è poco più della metà di quella italiana, il 77% concentrati in città, 1/5 degli abintanti nella regione parigina. Gli abitanti dell’Italia sono distribuiti lungo le coste a parte la pianura padana, che mi sembra un ottimo luogo in cui concentrare le centrali: è già inquinatissima, è ricca di corsi d’acqua, ha un gran bisogno di energia elettrica. Le centrali nucleari sono costruite vicino a grandi corsi d’acqua perché il reffreddamento delle centrali è un elemento critico, a margine c’è da notare che creano gravi squilibri termici all’ambiente. La regione più calda d’Italia è la Sicilia, la densità di abitanti della prov. i Palermo è 248 ab/kmq.
http://www.alternativenergy.it/grafica/punti/punto6_html_35c64607.png
Tranquilli che li faranno anche nella pianura padana, come ne faranno un’altra nel lazio e nella puglia
@ Numero primo
Chi sei tu per dire che non posso essere contrario al nucleare?
Avevi fatto una domanda che tutti hanno ignorato, io ti ho risposto.
Che se li facciano nella pianura padana, se la produzione di energia elettrica fosse indispensabile ali siciliani potremi concordare, ma così non è, c’è un esubero di energia del 5% già ora. Nel nostro territorio, con le conseguenze che ben sappiamo, raffiniamo il 40% in più del carburante che consumiamo, che vantaggio ne abbiamo? Distruzione dell’ambiente senza contropartita economica, ammesso che il denaro possa compensare i danni ecologici. Contrario nel merito e per il metodo. Decrescita!
http://it.wikipedia.org/wiki/Decrescita
@ zelig
Tu hai risposto “NO non esiste” e non che eri contrario al nucleare come la minoranza degli italiani di oggi.
Post del 26 feb 09 :
Lavori per il ponte di Messina già entro l’anno?
di Rosalio
99 commenti a “Lavori per il ponte di Messina già entro l’anno?”
” Valentina ha scritto il 26 febbraio 2009 alle 03:02 ”
…così la munnizza e le scorie radioattive arriveranno prima…vedrete che la prossima proposta sarà per le centrali nucleari in Sicilia…
———-
Non aggiungo altro !
Apsilon, il terreno dei referendum istituzionali è assai scivoloso.
Oggi non solo la Repubblica fonda la propria legittimità su un referendum, ma anche l’appartenenza della Sicilia all’Italia (21 ottobre 1860, tutti sì, 667 no, due urne separate per il sì e il no, voto palese, seri dubbi di brogli).
Diciamo che i referendum istituzionali sono un’altra cosa, sennò si scoperchia il vaso di Pandora. Obiettivamente, su un argomento qualsiasi il voto popolare non può valere più di 20 anni.
Comunque la centrale a Termini resta inutile e anche un po’ odiosa per come è stata prospettata (ma sì, mettiamola a Termini, così magari la smettono di protestare…).
Chi vuole una centrale nucleare dietro casa? Siamo sinceri!
Quello del 1860 non fu un referendum fu la prima di quasi 150 anni di pagliacciate in regime di colonialismo.
Caro Luciano, guarda che non mi pare che il termine dei 5 anni riguardi il fatto che “le leggi interessate da referendum (qualora avesse raggiunto il quorum) non possono essere si più modificate, ma solo per 5 anni!” A mente dell’articolo 38 della legge 352/1970, quella che regola l’esercizio della funzione referendaria, si prevede che, se l’esito della consultazione referendaria è stato contrario all’abrogazione di una legge o di parte di essa, non sia possibile fare una nuova consultazione referendaria sulla medesima legge prima di 5 anni.
Il caso del nucleare non rientra in questa ipotesi perchè nel 1987 il referendum portò all’abrogazione della normativa all’epoca vigente.
Qui il discorso è un altro: nell’Italia del 2009 è ammissibile che la volontà popolare, sia pure espressa nel lontano 1987, venga del tutto ignorata? Perchè di questo passo a qualcuno potrebbe anche venire in mente di abrogare in Parlamento la legge sul divorzio e quella sull’aborto, con buona pace dei referendum popolari del 1974 e del 1980…
Premesso che sono contrario alle centrali nucleari e che certamente non ho simpatie per il governo attuale, mi sembra doveroso ammettere che da un punto di vista giuridico è nei pieni poteri del Parlamento approvare una legge che vanifichi le scelte referendarie di 20 anni fa. D’altro canto non vedo come possa essere diverso; non è pensabile che una scelta referendaria blocchi per sempre la potestà legislativa del Parlamento su una qualunque materia.
Tra l’altro, ricordiamoci che per alcuni referendum passati i nostri legislatori l’hanno fatta molto più sporca, invalidandone di fatto i risultati sin da subito e non dopo ben 20 anni. Mi riferisco ai referendum sull’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti e sull’abrogazione del Ministero dell’agricoltura.
Buon giorno, Nucleare si o no; a Termini o altrove,il succo non cambia,e,per vederci piu’ chiaro,ho fatto un pò di ricerche, ed ecco cosa ne viene fuori: Il nucleare non conviene e’ anti economico!! Vedi gli USA non costruiscono centrali da oltre 30 anni.Ma capisco che non bastano queste mie per dare un’idea allora leggete..
Il ritorno al nucleare: una politica energetica anti-economica prima ancora che dannosa per l’ambiente.
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Categorie: Ambiente, Politica interna
Il Senato ha approvato il ddl sviluppo che prevede il ritorno dell’Italia al nucleare stabilendo che entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge dovranno essere individuati i siti degli impianti e dei sistemi di stoccaggio e deposito dei rifiuti radioattivi. Il governo presenta l’energia nucleare come energia pulita e sostiene che contribuirà a ridurre significativamente le importazioni di energia dall’estero e comporterà un guadagno per i cittadini. In realtà l’energia nucleare non è pulita, né economica; l’unico guadagno certo sarà garantito alle imprese che si occuperanno della costruzione e gestione degli impianti, che divoreranno fondi pubblici dalla fase di costruzione delle centrali fino al loro smantellamento.
Per quanto riguarda la presunta sostenibilità dell’energia nucleare secondo uno studio prodotto dall’Ecologist solo nel corso della sua costruzione ogni reattore nucleare emette 20 milioni di tonnellate di CO2. Consideriamo però che anche l’estrazione dell’uranio è inquinante, perché la maggior parte dei depositi sono di bassa qualità ed è necessario estrarre quasi 100.000 tonnellate di roccia per ottenerne una di uranio. Inoltre la conversione e l’arricchimento hanno bisogno di composti alogenati che sono gas serra 10.000 volte più potenti della CO2. Infine consideriamo che il minerale grezzo triturato e trattato chimicamente per prelevare l’uranio dopo l’estrazione per il 99,94% è accantonato come materiale di scarto e che questo minerale residuo contiene più di una dozzina di materiali radioattivi che, se lasciati ad asciugare sul terreno, possono introdursi nella catena alimentare o contaminare le riserve d’acqua.
Ma la questione non riguarda soltanto l’impatto ambientale. Secondo Vandana Shiva, fisico e presidente dell’International Forum on Globalization, quando si considerano tutti i fattori “l’estrazione e la lavorazione dell’uranio sono anti-economiche e in conclusione utilizzano più energia di quanta ne producano”. L’anti-economicità dell’energia nucleare è infatti al centro delle preoccupazioni delle associazioni che si stanno mobilitando contro il ddl sviluppo, più ancora delle conseguenze ambientali.
Il nucleare ha costi molto superiori rispetto alle previsioni diffuse dal nostro governo, spese molto spesso non evidenti e che pure ricadono sulla collettività. Un dossier prodotto da Legambiente ha studiato i costi nascosti del nucleare durante l’intero ciclo di vita del processo: dai fondi destinati alla ricerca a quelli per la costruzione delle centrali, dalla manutenzione allo smaltimento dei rifiuti e infine allo smantellamento delle centrali. Si tratta di voci omesse dai calcoli di previsione della spesa e che però pesano sui bilanci dei contribuenti in diverse forme: voci previste nelle bollette, sussidi pubblici, prestiti pubblici agevolati, agenzie di credito alle esportazioni e così via.
Per quanto riguarda la ricerca e l’innovazione tecnologica nei paesi dell’area OCSE il nucleare ha divorato più spesa dell’insieme dei programmi su petrolio, carbone, gas, rinnovabili, idrogeno ed efficienza energetica. In Italia negli ultimi 15 anni il nucleare ha assorbito il 53% dei fondi per la ricerca nel settore energia contro il 10% delle rinnovabili. In particolare nel 2006 sono stati versati 130 milioni di dollari alla tecnologia per lo stoccaggio e 125 milioni all’atomo. Gli istituti che portano avanti la ricerca teorica e applicata sul nucleare sono finanziati in massima parte dallo stato italiano, che interviene sotto forma di contributi diretti e anche indirettamente, concedendo ai singoli enti fondi versati all’Italia da istituzioni internazionali. Basti pensare che il piano triennale della ricerca di sistema elettrico nazionale relativo al periodo 2006-2008 ha previsto per i soli reattori di IV generazione lo stanziamento di 5,5 miliardi di euro all’anno. Si tratta di costi che non vengono mai menzionati quando si illustrano le luminose potenzialità del nucleare.
Le stesse previsioni di spesa per la costruzione delle centrali sono sottostimate. In Italia infatti si fa riferimento alla stima fornita da Enel secondo cui il costo per la costruzione di una centrale di 1700-1800 MW si aggirerebbe tra i 3 e i 3,5 miliardi di euro. In tutte le stime internazionali le previsioni di spesa sono ben superiori. Il colosso tedesco dell’energia E. On ha stimato un costo di almeno 6 miliardi di euro per un reattore da 1600 MW. In Finlandia, dove il cantiere è ancora in corso, il costo effettivo supera già i 5 miliardi di euro per una centrale della stessa tipologia di quella proposta da Enel.
Vi sono poi i costi assicurativi e le spese per la gestione, la sicurezza e lo smaltimento delle scorie. Posto che le compagnie private proprietarie dei siti concordano polizze assicurative in grado di coprire solo una minima parte dei possibili danni, è lo stato a farsi carico dei danni in caso di gravi incidenti. Lo stesso vale per la manutenzione, laddove le imprese si fanno carico solo di una porzione delle spese mentre il resto ricade sullo stato. Inoltre ogni reattore termonucleare da 1000 megawatt produce annualmente 30 tonnellate cubiche di scorie altamente radioattive; il costo del loro smaltimento nel Regno Unito è stato calcolato in 108 miliardi di dollari.
Infine vi sono i costi relativi allo smantellamento delle centrali, dei quali dovrebbero farsi carico le società riservando a questo scopo parte dei propri guadagni, ma che in realtà nella maggior parte dei casi ricadono sulla collettività. In Italia infatti per finanziare la Sogin, la società che si occupa dello smantellamento delle centrali chiuse dopo il 1987, i cittadini italiani pagano in media 105 milioni di euro all’anno, prelevati direttamente dalla bolletta elettrica.
Per avere un’idea dei costi complessivi del nucleare consideriamo che i costi relativi all’industria nucleare francese calcolati nel 2000 dal CNRS e dal Commisariat à l’énergie atomique oscillano fra i 418 e i 466 milioni di euro, dove l’investimento iniziale costituisce solo il 25% del totale, mentre la gestione copre il 43% e lo smaltimento dei rifiuti il 32%.
Bisogna poi considerare altri aspetti, argutamente trascurati dal governo e opportunamente sottolineati dalle associazioni ambientaliste, come WWF e Legambiente. L’Italia non possiede miniere di uranio, quindi saremo comunque costretti a dipendere dalla sua importazione. Tra l’altro le riserve di uranio non sono abbondanti come si crede: il minerale è molto diffuso ma in concentrazioni minime, spesso non sfruttabili. Le riserve realmente sfruttabili sono sufficienti solo ad alimentare per 40-50 anni gli attuali 440 reattori. Ulteriori difficoltà riguardano poi la localizzazione degli impianti in un territorio fortemente sismico e con numerose aree a rischio idrogeologico.
La questione cruciale è tuttavia la scarsa efficienza del nucleare che, nonostante i massici investimenti pubblici, copre meno del 2% del fabbisogno mondiale di energia elettrica. E’ per questo motivo che negli Stati Uniti non si costruisce una centrale da 30 anni: il nucleare ha costi elevatissimi e una produzione minima. L’agenzia Moody’s ha stimato che la realizzazione di nuovi impianti nucleari avrebbe costi molto superiori ai 7.000 dollari a KW, costi destinati a crescere con un ritmo del 7% annuo e un conseguente aumento dei prezzi delle bollette elettriche di oltre il 25%. Progettare il ripristino del nucleare a queste condizioni è una manovra assolutamente anti-economica; il governo dovrebbe fare chiarezza sui costi reali del ritorno al nucleare, ma anche sui problemi relativi alla localizzazione degli impianti e allo smaltimento delle scorie, oltre che sul rischio di contaminazione cui sarebbe esposta la popolazione.
Qui publicato:http://www.centrostudifolder.it/?q=node/124
Nucleare: “Anche per il Mit le spese sono insostenibili”
Se 1+1 non fa’ piu 2 allora si spiega tutto.
…”sul nucleare c’è stato un referendum, ma a quanto pare il voto dei cittadini non ha avuto alcun peso”…
rispondo
Intanto i cittadini di 25 anni fa che hanno votato il referendum non sono piu’ quelli di oggi
cosi come la tecnologia nucleare (e dintorni)
di oggi non e’ quella di 25 anni fa
In un dibattito abbiamo assistito alle dichiarazioni di un ex Presidente dell’Enel ( C.T.)che 25 anni fa era per il NO ed oggi e’ per il SI.
Il danno alla nostra economia e’ stato di dimensioni
enormi senza che sostanzialmente si siano effettivamente ridotti i rischi,per molti Italiani,visto che le Centrali Francesi sono a due passi dalle Alpi.
in quanto all’acqua di raffreddamento NO PROBLEM
Puo’ essere utilizzata l’acqua di mare
dopo adeguato trattamento,come di fatto avviene
gia’ da 50 anni alla termoelettrica dell’Enel
di Termini Imerese,il cui territorio tra l’utilizzo
turistico e quello industriale e’ stato gia’ indirizzato per quello industriale,come dimostra la
presenza della centrale Enel,della Sicilfiat,del nuovo porto,e dell’aborto di Chimed(convertita ad altre attivita’ industriali)
turistico e quello industriale.
ultima riga e’ evidentemente un refuso.Pardon.
la natura ci ha donato il sole… e che sole….
e noi ci stiamo producendo le supposte all’uranio …