L’affidabilità del freelance
L’estate scorsa ho preso casa in centro. Il proprietario è un’ottima persona: preciso, onesto e gentile nella misura sufficiente ad averne simpatia anzichenò. E dire che il nostro rapporto era iniziato con qualche difficoltà e perplessità da parte sua: «Musicista? Ma non è che vuole suonare tutto il giorno a casa?». Ma soprattutto: «Ha busta paga mensile?». E no che non ce l’ho. Vivo di quello che faccio, ma non sono retribuito mensilmente. Sono quello che si definisce un freelance, cioè uno che può non beccare una lira per mesi e occasionalmente introitare gli importi che vanno a compensare e di fatto costituire il reddito annuale. Questa impostazione ha parecchio disorientato il padrone di casa, che ho potuto convincere solo sottoponendo a sua scrupolosissima analisi la dichiarazione dei redditi dei due anni precedenti. Ora, la mia riflessione è: in tempi come quelli che viviamo, fatti di flessibilità (o precariato dilagante) e per di più in una città come Palermo dove o ti inventi qualcosa o hai ben poche chance, la busta paga come unica fonte di affidabilità ha ancora un valore così assoluto? Quanti altri freelance o liberi professionisti hanno avuto difficoltà o “diffidenze” simili a quelle che ho sperimentato io? La mia non è una lamentela, ma una piccola indagine sulle capacità di adattamento del “sistema” ai macro-cambiamenti: il mio padrone di casa è palermitano, ha 70 anni e il suo metro di giudizio è la busta paga. A New York o a Torino non mi è stato chiesto nulla di tutto questo per fare più o meno la stessa operazione: città illuminate o semplicemente più abituate al freelancing?
mi sembra che avevi dichiarato di recente che amavi la tua citta’ (panelle milza “quanto e’ bello u mare e u sole” forza palermo ecc…..) ma che ti lamenti adesso? ma perche’ non rimanevi a nuova york? perche’ sei ritornato nel buco del culo dell’europa? (forse pensavi di fare il freelance musicista negli states e …… va be….lasciamo stare…..)
la busta paga la chiedono ovunque… a Milano vogliono certe volte pure le referenze da parte del datore di lavoro
A Parigi ho dovuto costituire un “dossier” da presentare al padrone di casa che poi sceglie i migliori candidati. Le condizioni “base” sono:
– contratto tempo det o indet
– conto in banca aperto (in una banca francese!) con prelevamento automatico dell’affitto ogni mese
– stipendio netto di almeno (del totale delle persone che ci abitano) 3 volte l’affitto mensile
– 2 mesi di cauzione
(meglio non citare il prezzo dell’affitto perché é un affronto!)
In questo caso credo che si tratti semplicemente di una sensazione di “sicurezza” che ha chi affitta un proprio immobile e che vuol sapere se a fine mese avrà i propri soldi, e non di una reticenza tutta palermitana alla categoria degli artisti o dei freelance
Per quanto riguarda Roma, smentisco ciò che ha detto iJerry: ho vissuto in diversi appartamenti e, durante la ricerca degli stessi, ho avuto a che fare con molti più potenziali padroni di casa. Pochissimi mi hanno chiesto la busta paga, la maggior parte si sono limitati a informarsi riguardo la mia occupazione, ma senza esigere alcuna “prova” materiale. Poi ci sono i casi limite (richiesta di fideiussione!!), ma la norma da queste parti prevede una buona “elasticità” mentale…
Ma che sono queste pretese? Si pretendono diritti e gratuità? Se dichiarano il reddito non sono illuminati, sono coglioni; se non lo dichiarano altro discorso …
Gente che investe le proprie economie magari si ritrova con lagnusi o fighetti che pagano ogni tre mesi l’affitto invece di pagarlo tutti i mesi, e magari l’appartamento te lo riconsegnano in cattivo stato. Cito solo casi, non generalizzo. E’ normale chiedere garanzie.
Aggiungo a quello che scrive Rizzo che qui a Parigi esistono pure società specializzate per la gestione degli affitti ed altre piccole mansioni ( l’inquilino lo sceglie comunque il proprietario se non vuole delegare pure questa scelta ), alla stipula dell’accordo con le suddette società – per chi sceglie questo sistema ovviamente – i proprietari fanno ricorso pure ad una polizza assicurativa che garantisce il pagamento degli affitti in caso di inquilini non regolari nei pagamenti, e che prendono a carico le spese di tribunale in caso di procedura per espellere dagli appartamenti gli eventuali “furbetti”; tutto questo servizio completo – riscossione degli affitti e assicurazione – costa dal 4% al 7% del totale dell’affitto.
Questo sistema permette alla gente che ha lavorato duro e poi ha investito i propri soldi di dormire tranquilli, invece di mettersi a cercare e correre dietro ai furbetti che coperti da falso buonismo sociale, ma spesso lagnusi e assistiti, magari mandano a farsi fo…tere il proprietario dell’immobile e pagano due mesi e poi soldi il proprietario non ne vede piu’ …
io ti racconto la mia esperienza a Milano dove mi è sempre stato chiesto sia il reddito che le referenze del datore di lavoro, oltre ai tre mesi di caparra e ai tre mesi di affitto anticipati… nel caso specifico prima botta all’ingresso 4800€ + commissione per l’agenzia immobiliare…
caro Fabio,
purtroppo c’e’ gente scottata dal fatto che qualcuno entra in casa propria offrendo ampie garanzie sulla puntualità e dopo si trovano a combattere con avvocati e tribunali per TENTARE di sfrattare l’inquilino; cosa che per altro riesce dopo mesi e mesi e quasi sempre a scapito del padrone di casa che ci rimette qualche mensilità d’affitto per poi trovarsi, come sempre in questi casi, con una casa vandalizzata.
Non stupirti. Fossi anche tu padrone di casa, saresti attento alle tue proprietà.
Personalmente in occasione dell’ultimo affitto, non ho dovuto esibire nulla, pero’ so che l’agenzia immobiliare ha preso informazioni su di me chiedendo persino al portiere dell’immobile dove abitano i miei genitori ……..
Ciao, Fabio.
Il tenore della mia risposta è più o meno lo stesso delle altre: chi possiede un immobile deve pur garantirsi dal pericolo di chi, furbescamente, lo occupa pagando solo per i primi due mesi e poi… ciccia!
Magari negli States le procedure di sfratto sono un tantino più veloci di quelle italiane e garantiscono la proprietà piuttosto che fare assistenzialismo, e dubito che a Torino, per le cose fatte in regola, qualcuno affidi un immobile a qualcun altro di cui non ha la piena consapevolezza del reddito o la certezza di potere recuperare, in un modo o in un altro, la pigione. Altro ragionamento vale per chi ha un immobile di cui non gli frega un fico secco per cui “Se ti va bene così, allora puoi entrare, ma le spese sono a carico tuo e non mi cercare per danni o altro”. Ovviamente tutto in nero, per cui pagano le tasse solo i poveri “bustapagati”o gli onesti “autonomi”.
L’Italia, si sa, è il paese dei BaLocchi …:)
A me è successo dieci anni fa a Milano. Stavo cercando casa, e ancora lavoraro a progetto. Finalmente trovo un appartamento che mi piace e faccio una proposta: la prima cosa che mi hanno chiesto è stato di vedere la mia busta paga. Ho presentato la mia ultima dichiarazione, mi sono fatta scrivere una lettera dal mio datore di lavoro dell’epoca, ho presentato mio padre come garante ma nulla li ha potuti convincere ad affittarmi l’appartamento.
Scusatemi, il senso del mio post non è il soffrire che vengano chieste delle credenziali, probabilmente è fuorviante l’ultima frase su New York e Torino, dove erano comunque bastate abbondanti caparre a garanzia, nel mio caso. Ci mancherebbe altro, anch’io non mi metterei in casa chiunque. Il fatto è che io le mie credenziali le ho presentate su base annua e non fisso mensile: questa cosa il proprietario l’ha dovuta digerire abbastanza a fatica. Il che mi fa pensare, ed è il senso del mio post, che i liberi professionisti o free lance che accucchiano un reddito (magari pari o superiore a uno che ha busta paga) possano essere in qualche modo “discriminati” e fare fatica a concludere un contratto di locazione.
Fabio Rizzo, parlo di cio’ che conosco piu’ da vicino. Per i liberi professionisti, come quelli che citi tu, qui a Parigi, in certi casi ma non è prassi generalizzata, hanno trovato un sistema che funziona: chiedono una garanzia bancaria dell’equivalente di un anno di affitto, ovviamente sono soldi che restano bloccati in un conto ad hoc ai quali l’inquilino non puo’ attingere per tutta la durata del contratto d’affitto. In caso di mensilità non pagate l’equivalente viene versato al proprietario della casa. Questo sistema aggiunto alla gestione con assicurazione che ho scritto sopra garantisce il proprietario dell’immobile. Perché tutte queste precauzioni e richieste di garanzie? In Francia l’assistenzialismo è a livelli esagerati, anche tra i francesi ma specialmente tra i non francesi immigrati recenti o di cosidetta seconda generazione (figli di immigrati nati in Francia), si sente parlare ogni tanto anche di gente che vive nel maghreb ma utilizzando alchimie particolari riscuote sussidi, edilizia sociale ne conosco anche nei quartieri chic di Parigi ( e ce ne sarebbero cose da raccontare sulle spese in questo senso … ), insomma Stato sociale e buonismo esasperato, e in questo contesto anche coloro che praticano lo “squat” per metterli fuori devi sudare tre anni in tribunale, stessa cosa per gli inquilini che non pagano l’affitto, o che lo pagano un mese ogni due o tre.
Anche a Londra pretendono le stesse garanzie. Anzi mi è sembrato peggio: un paio non hanno voluto incontrarmi perché sono un freelance.
Probabilmente dobbiamo scontare il fatto che per molte persone, ancora, “freelance” è un concetto abbastanza simile a “studente” o “disoccupato”.
Le credenziali le hai presentate ad una persona di 70 anni che non è detto sappia del tuo mestiere. Ho chiesto ora a mio padre che ne ha 67, mi ha risposto con la faccia incuriosita: “No, cos’è?”
Dai commenti che ho letto, ne deduco che noi piccoli proprietari di Palermo siamo i più stolti (almeno quelli che hanno tutto legalizzato).
A Parigi, Londra, Milano, Torino etc., i proprietari stipulano polizze assicurative, e poi ci si lamenta di un proprietario di 70 anni che dubita di un inquilino con lavoro freelance o non sa cosa sia un freelance.
Punto primo, parlate come mangiate, “freelance” perchè non presentarsi come “lavoratore autonomo”, sbaglio o viviamo ancora in Italia, quindi parliamo in italiano.
Punto secondo, molti pensano che essere proprietari di un appartamento, piccolo o grande che sia, comporti ricevere solo onori, ma non pensano mai agli oneri (tasse sui redditi, ICI, TARSU, manutenzione ordinaria e straordinaria, etc.):
Punto terzo, molti con la pigione ci “campano”, perchè magari la integrano alle misere pensioni statali, e le bollette (ENEL, GAS, TELECOM etc..)hanno una precisa scadenza, e se non la rispetti nelle bollette successive paghi la mora, l’inquilino che paga in ritardo, non paga mora (a “malapena” paga l’affitto).
Punto quarto, molti non sanno cosa significhi rincorrere l’inquilino che ti deve pagare la pigione, ti sfianca.
Punto quinto, a proposito degli inquilini studenti, che la legenda vuole che paghino cifre astronomiche, personalmente non mi risulta, e quand’anche fosse vero i danni che lasciano il più delle volte compensano i maggiori guadagni.
Punto sesto, spesso ci si lamenta dei proprietari che fanno tutto in nero, ma nulla si dice degli inquilini che non vogliono pagare quanto dovuto per legge per bolli e registrazioni varie.
Potrei andare avanti.
E ci si lamenta di un proprietario che a garanzia dell’affitto vuole vedere la busta paga dell’inquilino??
Ma fatemi il piacere!!