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martedì 24 dic
  • Villa Castelnuovo e il Teatro di Verdura

    Villa Castelnuovo

    Se da un lato sono sicurissima che molti di voi conoscono il Teatro di Verdura, luogo di incontro per serate mondane, culturali e canterine estive, dove, se non vai fornito di una buona dose di Autan, per una sera diventerai il migliore amico delle zanzare acculturate panormitane, sono meno sicura del fatto che si conosca altrettanto bene la storia di questo posto e della vicina Villa Castelnuovo. Sì, perché il Teatro di Verdura altro non è che una parte del parco di questa villa.
    Tutto ebbe inizio nella seconda metà del ‘700 quando Gaetano Cottone e Morso Principe di Castelnuovo (senza titolo nobiliare siamo, eh) decide di realizzare, nella Piana dei Colli, la residenza di famiglia e poiché è un uomo di poche pretese, realizza “un’umile dimora” con un parco di ben dodici ettari coltivato ad uliveto e agrumeto, con viridarium, parterre, statue, fontane (tra le quali la Fontana della Musica realizzata da Ignazio Morabitti), vasche e piante esotiche. Nello stesso giardino, giusto per restare in una dimensione di basso profilo, fa realizzare anche un teatro di “verzura” (il Teatro di Verdura, appunto) con varie specie arboree, oltre che una foresteria e chiaramente la “casena” cioè la residenza vera e propria.
    Ma la vera storia di questo luogo inizia quando il figlio di Gaetano, Carlo Filippo Cottone e Cedronio Principe di Castelnuovo (che anche lui per nomi faceva concorrenza al padre) nel 1802 eredita la tenuta.
    Carlo era una specie di pasionario dai grandi ideali. Faceva parte, infatti, di una cerchia di aristocratici illuminati che, animati da idee rivoluzionarie e progressiste, volevano riformare il Regno di Sicilia e dotarlo di una carta costituzionale moderna. Le sue idee liberali però gli costarono, nel luglio nel 1811 l’esilio a Favignana, che, detto tra noi, tra tutti i posti in cui essere esiliato nel mese di luglio, Favignana non era proprio uno dei peggiori. Ottenuta la grazia entrò a far parte del governo siciliano, riuscendo a far approvare la costituzione da lui proposta. Ma alcuni baroni siciliani, contrari alle idee “eccessivamente democratiche” della nuova Costituzione, fecero cadere il governo favorendo il ritorno del re (per la serie “la storia non ci insegna niente”). A seguito di tale delusione, Carlo si rifugia nella casa di famiglia ritirandosi a vita privata.
    Quello era, per la Sicilia, un periodo di grande fervore agricolo, così Carlo, che comunque restava l’uomo moderno e attivo che era stato nella vita pubblica, decise di realizzare, all’interno della sua residenza, un Seminario agricolo, diventato poi Istituto agricolo, che aveva il compito di studiare e introdurre nuovi tipi di macchine irrigue e coltivazioni e di diffondere metodi più razionali e produttivi di conduzione agricola anche tramite l’educazione dei figli dei contadini e dei giovani agricoltori. Era la prima volta che si metteva un giardino privato a disposizione della comunità per uno scopo sociale. Per adattarlo alla nuova destinazione il parco subì una serie di modifiche. Su ispirazione del Gymnasium dell’Orto Botanico, venne realizzato anche qui, su progetto di Antonio Gentile, un Ginnasio neoclassico di forma rettangolare, attraversato da un portico con otto colonne di stile dorico al cui centro si trova una cupola con gli affreschi di Michele Varrica. Inoltre vennero riorganizzati, secondo la moda dei tempi, sia gli edifici già esistenti (casena e foresteria) che gli ingrassi alla villa. Quello principale che era ed è tutt’ora su via San Lorenzo fu ornato con le allegorie dell’Agricoltura e dell’Abbondanza, quello su viale del Fante, oggi accesso al Teatro di Verdura, fu ornato con satiri, piramidi gradinate e canopi egiziani, il terzo ingresso, che si trova anch’esso su Viale del Fante, permetteva di accedere direttamente, tramite un viale alberato, al Ginnasio.
    Purtroppo Carlo Cottone morì prima di vedere il suo sogno realizzato, nominando suo erede l’amico Ruggero Settimo, che proseguì i lavori dividendo la tenuta in due parti; della casena e del Teatro di Verdura ne fece la propria residenza, tutto il resto lo destinò all’Istituto Agrario, che venne inaugurato nel 1847. Da quel momento in poi, questo luogo fu uno dei più importanti per la sperimentazione agricola in Sicilia. Qui vennero introdotte numerose nuove specie di piante e macchine per l’irrigazione che contribuirono a rendere irriguo tutto il territorio palermitano.
    Alla fine dei moti rivoluzionari, l’Istituto agrario aveva assunto una tale importanza che i Borboni, che la sapevano lunga, decisero di gestirlo personalmente, e dopo l’unità d’Italia la Villa divenne proprietà dello Stato.
    Attualmente Villa Castelnuovo è divisa tra l’Opera Pia Istituto Agrario Castelnuovo e l’Ente Autonomo Teatro Massimo che gestisce il Teatro di Verdura, ma all’interno del parco è ancora possibile vedere l’impianto del giardino, i viali alberati, le piante esotiche ed ornamentali, il sistema di irrigazione con le Saie e le fontane, una delle quali, quella della Musica, è all’interno del Teatro di Verdura.

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  • 8 commenti a “Villa Castelnuovo e il Teatro di Verdura”

    1. Grazie…

    2. La villa è stata restituita (!) dopo quarant’anni di gestione e miliardari investimenti (palcoscenico, torri faro, gradinate, sedie, bagni, camerini, cura del verde) dal Teatro Massimo al Comune. Il risultato è un abbandono totale. Bisognerebbe pure interrogarsi sulla presunta “gestione oculata” del Teatro Massimo.

    3. Grazie per il prezioso lavoro di ricerca storica e per averlo condiviso con noi.

    4. E’ uno spazio meraviglioso, incredibilmente sottoutilizzato e sottratto alla collettività.
      Dovremmo focalizzare l’attenzione anche su uno spazio simile.
      Auspicherei una assemblea cittadina, con attuale assessore al verde e giardini, per fare il punto su questo caso, così come sul parco della Favorita o ,omaggio a callea, fondo uditore.

    5. Insieme alle zanzare, questo posto che fa da corollario o viceversa al teatro, mi ha sempre affascinato, e le sue creature ricche di clorofilla, nei miei ricordi hanno un posto importante.
      Questo regno devi saperlo guardare, per viverlo.

    6. Interessante lavoro di ricerca,per un momento mi sembrava di rivedere il buon gusto degli ideatori ma ahimè oggi il teatro di verdura fa proprio schifo:abbandono totale della parte destinata agli artisti e incuranza della zona adibita al pubblico.
      Da notare la presenza di topi e la progressiva assenza degli alberi che nel progetto originale dovevano servire per l’isolamento visivo acustisco del teatro.
      Erbacce ovunque,sedie rotte,scomparsa della filoxenia ….etc etc…
      Le cose,di qualsiasi materiale siano fatte devono essere curate altrimenti decadono e diventano fatiscenti.
      Maggiormente patrimoni culturali e artistici come questi…ma forse i palermitani tra le altre cose non meritano neanche questo.

    7. ma qualcuno di voi sa che all’interno della suddetta villa c’è da anni un maneggio???? è visibilissimo su google maps: http://maps.google.it/maps?ie=UTF8&ll=38.158085,13.336147&spn=0.001923,0.003449&t=h&z=18

    8. c’è un aggiornamento su queste informazioni? Esiste un programma di concerti qui adesso? (Il mio libro guida dice che fanno (o hanno fatto)

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