In questo periodo dell’anno, sette anni fa, un po’ timorosi consegnavamo a una tipografia della città il file dell’adesivo attaccando il quale sarebbe poi cominciata tutta la storia che, bene o male, ormai è nota. Non avevamo idea di quello che sarebbe accaduto. E forse era questa grande incognita la vera ragione delle nostre paure. Ma l’abbiamo fatto, perché ci sembrava giusto farlo.
Gli obiettivi che abbiamo raggiunto, grandi o piccoli che siano, sono noti. Un po’ meno è nota la fatica costata a noi e a tutti i nostri compagni di strada, all’intero movimento che organizziamo e contribuiamo ad animare. Un’incalcolabile mole di tempo ed energie sottratte alle nostre normalissime vite: banche spesso disumane, burocrazia macchinosa e lenta, l’amministrazione della città sostanzialmente assente, un lungo periodo in cui abbiamo patito la diffidenza delle grosse associazioni di categoria (spesso sconfinata in tacita ostilità), una politica senza visione e parolaia, una cronica mancanza di fondi, la perdurante indifferenza di una gran parte della cittadinanza, semplicemente silenziosa.
E poi, naturalmente, la mafia. Fiumi di colla, un’offensiva diffusa e perdurante fatta di piccoli danneggiamenti e guerriglia psicologica: un grosso incendio, un motorino bruciato davanti a un bar, pistolettate contro le vetrine, una bomba molotov gettata in pieno giorno in un supermercato, aggressioni per strada, verbali e fisiche. Eppure non ci siamo mai fermati. Il nostro Comitato e l’intero movimento, variegato, socialmente e culturalmente trasversale, nel suo complesso tira dritto per la sua strada. Alcune cose fatte sono risultate esemplari, solide e durature, altre promettenti ma fragili, alcune puramente simboliche, altre ancora estremamente concrete ma molto circoscritte, alcune un po’ mediocri, alcune probabilmente semplicemente velleitarie. Continua »
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