Reportage del secondo flash mob
Un istante può parlare, ogni istante può parlare:ognuno di noi può decidere in base ai propri meccanismi di predisporsi all’ascolto, farsi infondere un presunto senso che non sempre si rende manifesto, ma per chi l’accoglie diventa un qualcosa in cui credere.
Questo flash mob, il secondo a Palermo, è stato qualcosa in cui si è creduto (e si crede) e i cui risultati sono stati la partecipazione massiccia e senza dubbio il maggiore rigore nell’espressione e nell’azione, con quel valore aggiunto in più suggerito dalla voglia di ripetersi e soprattutto di ripetersi in meglio.
Scalpore, stupore o incomprensione? Semplicemente un flash mob stavolta con delle pretese un po’ più ampie frutto di genialità (nato dall’idea degli organizzatori Alessandro Albanese e Marco Bertucci) e coraggio, un gesto che coglie l’estremità del paradosso.
L’azione si è svolta puntuale e precisa come da istruzioni: i mobbers hanno seguito i segnali, si sono fermati e poi mossi, come se dovesse essere girata la scena di un film in cui decidiamo in partenza di essere coinvolti, dove in realtà siamo noi i registi di quello spazio e di quel tempo. Continua »
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