Suca chi legge (la mia tesi)
Certo fa un po’ strano sentirsi dire: «la mia tesi parla del suca», lo capisco. Mi immedesimo in tutti coloro che, prima o dopo la laurea, hanno avuto l’ardire di chiedermi cosa trattasse la mia ricerca. Sapevo di non sorprenderli più di quanto ho sorpreso me stessa quando un giorno di ottobre del 2016, seduta sulla poltrona della stanza del professore, ho proposto un secondo argomento per la tesi oltre a quello, già trito e ritrito, – interessante ma sicuramente più semplice – della street art.
Oramai abito a Palermo da cinque anni, conosco i suoi vicoli, il suo profumo di pane e immondizia. L’odore delle stigghiola al rientro a casa, sotto il ponte di Viale Regione. I suoi colori e i suoi dolori. Una città che sa trasformarsi e che sa essere diversa da quartiere a quartiere.
Eppure c’è una parola, che lega tra loro quartieri diversi, vite diverse e persino diverse estrazioni sociali. Te ne accorgi passeggiando, osservando muri e saracinesche, sedendo su una panchina o aspettando l’Amat sempre troppo in ritardo.
È la parola SUCA. Continua »
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