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Biografia: È direttore artistico del Sicilia Queer filmfest

Andrea Inzerillo
  • “Sotto le stelle della Zisa” ai Cantieri culturali

    “Sotto le stelle della Zisa” ai Cantieri culturali
    (foto di Rosellina Garbo)

    Verrebbe voglia di raccontare a chi non c’era (o a chi c’era e pare averlo dimenticato) che cos’è stato il cinema, prima di diventare una cosa del secolo scorso. Verrebbe voglia, in due parole, di raccontare lo stupore e la meraviglia. O di leggere i racconti dei grandi cinefili (che altro non sono se non uomini di passione) e dei loro incontri con la settima arte: incontri che hanno a che fare col caso, col segreto, con l’infanzia. Verrebbe voglia di riscoprire l’infanzia (ha ragione Serge Daney quando dice che il cinema è l’infanzia) e il suo portato di promesse. O di pensare – come mi scrive Paolo Greco, animatore del Nuovo Brancaccio negli anni ottanta e poi del Cinema Lubitsch, ultima sala d’essai che Palermo ha lasciato morire – che «un tempo, tanti, ma tanti anni fa, proprio in giorni come questi, finalmente la sera le arene aprivano le porte al mondo dei sogni. Tutti si correva a guadagnare un posto in prima fila. Famiglie intere, camminando per strade che ancora profumavano di gelsomino, andavano a vivere mondi impossibili. Che cosa bella è stato il cinema!». Verrebbe voglia insomma di legare il cinema alla geografia: e cioè alla scoperta di nuove strade, di luoghi utopici, di cambiamenti possibili. E di pensare che tutto questo è ancora possibile, che non siamo condannati a un’epoca senza cinema. Varrebbe forse la pena di illudersi ancora un po’, e di pensare al cinema come una cosa viva, un gioco serissimo – come tutti i giochi che si rispettano. E forse anche immaginare Palermo come una città che può avere un ruolo in questo gioco. Continua »

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