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Biografia: Il numero 1. Chi sei tu che ti chiedi impunemente chi sono io? Io sono uomo di poche e bastevoli parole e mi basta per essere rispettato, e tu? Chi mminchia ti conosce?

Bernardo P.
  • Manuale di fotografia

    U fatto è questo.
    Visti i rrisultati del duemilaessei che ci fù bordello e sconfondimento nelle cabbine lettorali e quello che ancora non si era letto le istruzzioni, quello che si dimenticò le batterie a casa, quello cugghiune assai che invece di farici la foto alla scheda si fece la foto a iddu medesimo con il primopiano della faccia di minchia che matrenatura ci assegnò.
    Penzo che cè bisogno di rregole e di trancullità, pecché come già vi dissi, per il sottoinscritto le lezzioni o si fanno come una cosa scentifica o è megghiu ire a cogghiere le patate o a fare travagghi socialmente inutili.

    Pecciò detto dico:

    rregola numero 1) la machina fotografica deve essere piccola e non che la vede pure un cane ceco per cechi. Non vi pottate u teleobiettivo che vi pigghiano avvolo. Se lo fate siete immenzamente cugghiuni. Poi dite che non ve lo dissi

    rregola numero due) non serve pottare la telecamera. Io dissi centovote che maccontento delle foto (bone e che si capisce bene, nò sfocate o scattate amminchia). Eppoi in buona sostanza mintasate la postalettronica coi vostri filmini pesanti come la caponata a colazzione Continua »

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  • È uscito il libro di Bernardo P.

    Grandissimi cornutazzi di lettori,
    voiattri che fate la bedda vita alla luce del sole e macari vi bronzate alla facciazza mia, voi tutti che vi riempite la bocca di questa cosa che si chiama mafia, che credete a quello che dice il televisore e parrate di pizzo e pizzini a mai finire, ma che minchia ne volete sapere voialtri?
    A mia che toccò di stare all’ombra della latitanza, in una barracca umida e fitusa in mezzo a capre, ricotte e cicorie, e ora mi tocca fari la muffa in questo puttuso di galera carcerata, io ciò i cabbasisi sputtusati di sentire tutti sti cristiani che babbiano a destra e ammanca, Bernardo P. di quà Bernardo P. di là.
    Per cominciare, io sono io e non mi devo presentare. Poi, siccome non solo cè chi jetta fango su di mia, ma anche cè che tutti cuntano la loro storia, pure se non tengono ungazzo da dire, allora mi feci deciso che è megghiu se in questo bisinès del libro ci entro pure io che di cose da raccontare ne tengo agliosa, e vi spiego come gira il mondo in cui caminate.
    Pecché vi dovete mettere ‘nta testa che iè propio grazzie a cuesti pizzini di carta che io in tanti anni ho messo apposto l’Italia e le cose vostre (che comuncue sono cose nostre di noialtri, se finora non l’avevate capito).
    Infine, amici miei, vi vogghiu inzegnare questa cosa: cè chi comanda e fa la storia, e chi la storia se la pigghia intera accussì comè. Il primo sa, non parra, e muto muto scrive;
    i secondi non capiscono, babbiano e quindi pace all’anima loro.
    Baciamo le mani,
    Bernardo P.

    “100 pizzini di Bernardo P. prima di andare a letto”

    Continua »

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  • Blatte

    Non è che se lo dice leconomist o il finanzial taim allora iè sacrosantissima verità.
    Questo pecchè la verità, a quanto arrisutta a mia, la dissero in trè pessone solamente contate sulla mano di un cristiano: Dio, suo Figghio e lo Spiritosanto. Gli altri, come nella fatte e inspecie il signor Blatte, si passano il tempo a babbiare e a fottere il prossimo tuo come l’altro fotte te stesso.
    Intanto i gionnali stranieri dicono che da quando pigghiarunu a mia le scuadre della Sicilia bedda si misero a vincere. Questa mi pare proprio una malapenzata. Come se io fussi iettaturi o come a dire che se u Milan si rimette a giocare, il cavagliere si trova i carrubbineri in casa.

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  • Sentenze eliminatorie

    Da un po’ di giorni, da quando è uscito tutto stu vivamaria, quacche picciotto mi chiede in insistenza di parlare.
    E io parlo.
    Allo stato attuale delle cose di ora il Palermo è cuarto inclassifica e và in Ciempions lig, cioè a dire che allo stadio della Favorita Barbera potremmo ospitare gente che porta un fottìo di piccioli come il Madridd di becam o Larsenal di Anrì.
    E chi porta piccioli non deve ritornare a casa con ancora piccioli nella sacchetta che è scortesia e malacrianza. L’ospitalità è una cosa sacra.

    Penzo allora ad una Palermo china china di parabbole, bandiere, striscioni, buttane, panelle.
    Una Palermo vestita di rosa e di nero che è colore di lutto ma non penziamoci adesso e giochiamo. La stoffa la facciamo venire dai paesi cascmir e la vendiamo come il pane ma solo un po’ più cara.

    Ci torno infine sulla quistione della classifica: sò che a Roma potevano fare di più, io non misi bocca. Con quacche intercettazzione inpiù, pure inventata, si poteva arrivare a vincere lo scudetto. Ando così. Pace.
    Però l’anno che viene siamo cuattro gatti a spartirci la torta e quando i gatti ballano i topi stanno muti muti in serie Bì.

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