Absit iniuria verbis
Chi si trovi oggi a passeggiare per la città, non potrà fare a meno di notare dovunque sui muri quelle incomprensibili scritte che (regolarmente e cocciutamente) riappaiono dopo ogni tinteggiatura ad opera di non meglio identificabili “artisti” punk che, mi dicono, lasciano così la propria firma ad imperitura memoria della loro esistenza sul pianeta. Trascurando il fatto che al di là di quel segno non c’è altro (non un disegno, non un ritratto, non un qualsivoglia scarabocchio) questa pratica sembra somigliare tanto ad un’ideale presa di possesso, ad un esproprio di un muro (o di una parete che sia) senza neanche lasciare un minimo contributo artistico alle spese che condomini ed amministratori sono costretti a sobbarcarsi di volta in volta. Continua »
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