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e-mail: francescom@gmail.com

Biografia: Francesco Mangiapane è libero professionista nel campo della comunicazione, titolare del progetto boîte e blogger su burekeaters, il blog internazionale che, insieme a Biljana da Skopje, scrive sui Balcani. Francesco si laurea in Scienze della Comunicazione nel 2002 con una tesi sperimentale interdisciplinare di Semiotica applicata al Marketing ed all’Estetica, campo nel quale continua a svolgere attività di ricerca. Nella sua attività di giovane professionista si specializza nella "scrittura" e nella "creatività", svolgendo attività di consulenza, progettazione e formazione nel campo della pubblicità, del "content management" e della comunicazione degli eventi. Anima global e "dispersa", si è anche occupato di internazionalizzazione delle PMI e di analisi di scenario, con particolare riferimento ai processi di creazione, importazione ed esportazione di nuovi trend economico/culturali nella globalizzazione. All’attività professionale affianca una vivace attività associativa, essendo stato responsabile per l’Italia di Cerp Students, Confederazione Europea delle Relazioni Pubbliche con sedi in 16 nazioni europee, tuttora membro di Yepp, Young European Pr Professional, e di Aiss, associazione italiana di studi semiotici.Nel tempo libero suona il sax e beve Negroni (ebbene sì, anche lui ha fatto il grande salto dal mojito). Il suo motto è: «E siamo qua…».

Francesco Mangiapane
  • Palermo dentro

    L’anno è il 1993. Il film Lezioni di piano. Quando Tony mi ha chiesto un contributo per festeggiare i 10 anni di vita del blog insieme agli altri componenti della nostra comunità, mi è venuta in mente quest’immagine: di me, ragazzino, insieme al mio amico Giulio, che studio la mappa degli autobus cittadini per trovare un modo di arrivare in autobus fino a Tommaso Natale. Ci sono posti in città che difficilmente entrano nella retorica cittadina, fatta di straordinari monumenti e indecorose rovine, pacchiane celebrazioni ed esclusivissime serate di gala, lutti neri come la pece e volontà di riscatto, macchine in doppia e tripla fila, munnizza a tinchité ma anche scenari da favola, bellezza e sublime. Nella retorica palermitana – dopo dieci anni di letture rosaliane, dovrebbe essere chiaro – c’è molta merda insieme a tantissimo sublime. Continua »

    Palermo, Rosalio
  • Alberi, cantieri e dilettanti

    Alberi e cantieri, da che mondo è mondo, non sono mai andati d’accordo. Ed è su questo conflitto che, in città, si sta consumando la lacerazione più profonda dall’insediamento della sindacatura Orlando. Sui social come al bar (Eco docet), si avvistano solo stereotipi: da una parte, propugnatori di un progresso portato avanti a suon di cemento (troppo vintage per essere verosimili), dall’altra, altrettanto improbabili sorseggiatori di te delle cinque all’ombra dei ficus. Scusate se anche a me questa rappresentazione non sembra un trionfo di buon senso e intelligenza.

    Si capisce, infatti, che di scontro ideologico si tratta, fra fazioni ognuna desiderosa di cancellare l’altra dalla discussione politica, umiliandone le ragioni, riducendola al silenzio perché ritenuta indegna di parola politica, per definizione in malafede, portatrice di interessi tanto oscuri quanto in fin dei conti chiarissimi ($$$). Continua »

    Ospiti
  • Città – Schermo

    Città - Schermo
    (foto di Giovanni Villino)

    La vicenda sollevata da Giovanni intorno alla nuova affissione pubblicitaria sulla facciata della cattedrale cittadina ha fatto in poche ore il giro del web. Su facebook molti fra i miei amici l’hanno rilanciata e, date un’occhiata, ritroverete in tutti i magazine locali traccia di questa discussione. Per farla breve, la linea degli interventi chiede il rispetto del tanto proverbiale giusto mezzo. E, allora, va bene tutto, anche la pubblicità, a patto, però, che non si esageri, perché, si sa, “ci nni vuole vento in chiesa…” (il resto aggiungetelo voi 😛 ).

    La questione, nondimeno, forse merita di più del solito appello al buon senso, ahimé, evidentemente perduto in questa città (e in questo paese!) già da un pezzo. Continua »

    Palermo
  • Social media palermitani explained

    Mio compare Tony Siino era triste. Non riusciva più a capire la differenza fra i progetti 2.0 nati in città. Gli sembrava che fossero troppi e troppo simili, che tutti si assomigliassero, venendo a costituire, in fin dei conti, una sola grande melassa autoreferenziale.

    Secondo me aveva torto e questo post è per dimostrarglielo.

    Esiste una simpatica infografica molto condivisa su facebook che spiega le differenze fra i più noti social network in relazione al peculiare modo di ognuno di trattare i contenuti. È di questi giorni la pubblicazione della sua variante siciliana, realizzata da glwebagency.it.

    L’idea mi è tanto piaciuta che, considerando blog e siti internet cittadini come veri e propri social media, ho provato a visualizzarne le differenze allo stesso modo. Continua »

    Palermo
  • Guardar lettori

    La mossa, bisogna ammetterlo, non è stata niente male. Nel bel mezzo della campagna elettorale, una trovata da manuale di marketing politico con uno slogan sfuggente e generico al punto giusto: «I palermitani che non stanno solo a guardare…» sarebbe in fin dei conti andato più che bene per ognuno dei contendenti allo scranno più alto di Palazzo delle Aquile. Gli scafati, è ovvio, avevano già capito tutto: «Si tratta della campagna di Ferrandelli, l’arancione è il suo colore!». Ma si sa che a Palermo, c’è sempre chi è più scafato, perfino degli scafati: «Il pennello artistico di Illustrator – lo riconosco! – è proprio quello che ha usato Orlando per sottolineare che lui, almeno il sindaco, lo sa fare». Nessun dubbio ma, verrebbe da dire, parecchia confusione: anche il layout, infatti funzionava come lo slogan. Esibendo i segni distintivi di ambedue i candidati, poteva con la stessa sicumera essere attribuito a ciascuno degli sfidanti. E prometteva pure! Dal 21 maggio, Palermo, del resto lo ripetevano tutti da mesi, non sarebbe più stata a guardare, celebrando come si deve il vincitore, uomo del fare per definizione. Scoprire che di tutt’altro si trattava, e che i manifesti erano, invece, parte della campagna di lancio di LiveSicilia.it ha fatto sorridere in molti: bravi, graffianti, intelligenti (ok ora basta coi complementi) come li conosciamo. Continua »

    Palermo
  • “Adbusters de noantri”: Rocco Siffredi sindaco di Palermo e gli altri

    Una cosa interessante di questa ultima campagna elettorale è che adbusters de noantri e creativi vari si sono scatenati a prendere in giro i leader locali.

    Attribuisco la cosa a due fenomeni particolari: l’uscita (temporanea?) dalle scene di Berlusconi piuttosto che far morire la satira l’ha costretta a diversificarne i bersagli, a tutto vantaggio della varietà. D’altra parte, questi video – attenti! – sono frutto di studiate campagne di comunicazione (come ci siamo ridotti!) e sono quindi quasi sempre un po’ ruffiani: gli eterni alfieri del web 2.0 prestato alla politica li spalmano ovunque, sperando che il “virus” attacchi. Continua »

    Palermo
  • Fuoco che brucia

    Su Rosalio si discute da un po’ dei nuovi spot presentati dall’Università di Palermo per promuovere le iscrizioni. Non c’è dubbio che questi filmati abbiano fortemente colpito tutti coloro la cui vita gravita intorno all’università: studenti, docenti, dipendenti, prof e cittadini palermitani si sono divisi fra sostenitori e indignati di fronte alle scelte di soggetto e direzione artistica della campagna.
    Risuonano le domande degli indignati: come può il video promozionale di un’istituzione così importante presentare l’istituzione stessa a pistolettate? Come si può scegliere di ambientare la comunicazione di un ente promotore di cultura al massimo livello fra “malacarne” sgrammaticati e pure violenti?
    A queste domande (a cui ognuno può dare la propria risposta) io vorrei provare a rispondere per una volta da insider, offrendovi un punto di vista interno, di chi fa parte (borsista precario!) della squadra della comunicazione dell’università. Anche se non sono membro dello staff di progettazione dei video e li ho visti per la prima volta alla presentazione dello Steri, ho una visione chiara della strategia che li anima proprio perché essa li include: gli spot dell’ateneo sono solo una “manifestazione” di un intento strategico più generale di cui in questo post vorrei provare a rendervi conto. Continua »

    Palermo
  • Leroy Merlin cittadino di Palermo

    I centri commerciali, lo abbiamo capito da questo anno di pratica cittadina, stanno in periferia. Sono luoghi laterali proprio perché in concorrenza con la città, vogliono essi stessi essere città, con tanto di viali, passanti, automobili(ne), popolazione varia di flâneur e professionisti dell’acquisto facile.

    La domenica pomeriggio, allora, diventa immediatamente momento di conflitto, niente più passeggiata al Foro Italico, niente broscia a Mondello rinnegati in nome di un ben più asettico Foro Italico al neon e magari anche di una sbiadita Mondello in cartongesso. Gli scenari passano in secondo piano perché ciò che davvero conta è l’effetto folla, l’effetto essere tutti lì, fondamentale per la riuscita di ogni buona passeggiata. Una città è, in effetti, anche sincronizzarsi, essere cittadini nello stesso momento. Continua »

    Palermo
  • Il bello di Rosalio

    Immaginiamo per un secondo uno spazio sconfinato, verdi praterie che si stendono lungo la valle, la speranza per il nuovo mondo. Il primo giorno, eravamo tutti con il fiato sospeso: Rosalio.it si presentava proprio così.

    Questo spazio vuoto volevamo riempirlo delle nostre migliori idee e queste idee metterle alla prova, prima di tutto contro. Contro l’assenza di iniziativa della nostra città stagnante, gioco facile, ma anche contro i soliti noti che se ne stanno seduti in poltrona a parlare anche per noi, anche per Palermo. Contro tutto questo, semplicemente provavamo a dire: a Palermo pure io .

    Ci volevamo mostrare, mostrare che siamo in tanti (un milione!) e che siamo molteplici, che Palermo non è di certo la sua decantata palermitanitudine, non è per forza una condizione metafisica unificante da cui riflettere tematiche universali ma è proprio come ogni città, fatta di tante cose. Impegno civile e shopping sfrenato, feste vip e raduni alternativi, tacchi a spillo e ballerine, cinefili e cinofili, vegetariani e amanti delle fettazze di carne, buddisti, nostalgici, sbruffoni, omosessuali, tassisti, romanzieri falliti, dopolavoristi della domenica e, perché no, perfino semiologi. Cosa avevano in comune persone tanto diverse? Il fatto di essere ai margini del discorso della città, non integrati e pertanto antagonisti (antagonismo con il senso dell’umorismo!), in competizione con la città integrata, quella riconoscibile e riconosciuta. Gli autori e i commentatori di Rosalio, infatti, pensano di saperla lunga, più lunga dei canonici interpreti della città e di questi, sia virtualmente che fattualmente, vogliono prendere il posto, per fare meglio. Tanta vita, in un mix esplosivo fra quotidiano inesplorato e positiva presunzione, secondo noi che abbiamo fondato Rosalio, scorreva insospettabilmente, senza che nessuno se ne accorgesse. Per due ragioni. La prima è davvero ovvia, la vita quotidiana nella nostra città è sempre stata considerata un lusso, non si può parlare delle scarpette basse in una città metafisica, nella città della morte, nella città in missione, non c’è tempo per queste fesserie. L’altra, se volete, è un po’ meno evidente ed ha a che fare con il fatto che ogni microgroppuscolo della città si sente e si comporta come legittimo rappresentante di “tutta Palermo”, incarnatore del bene e del male urbano, tanto da impegnarsi fattivamente non soltanto a contraddire il proprio interlocutore (come sarebbe normale) ma al contrario a cercare di epurarlo, di ridurlo al silenzio, di scacciarlo, di cancellarlo. Continua »

    Palermo, Rosalio
  • Di pionieri e paladini

    Le due anime di Rosalio sono le due anime dell’Orlandismo. Queste due anime convivevano nel corpo accogliente del sindaco ma adesso nella nostra città, e quindi su Rosalio, si sono divise.

    Da una parte ci stanno i paladini (Orlando era spesso soprannominato così), quelli che si battono in nome di una moralità superiore, di una lotta metafisica fra il bene e il male, che a questa lotta metafisica, importantissima, sono pronti a sacrificare tutto (perfino la ragione). Per questo mezzo Orlando, non ci possono essere eccezioni, o di qua o di là, o amico o nemico, o con me o con la mafia. Un tale mood possiede le sue armi seduttive: il grasso, l’unto che scivola dai suoi capelli, la camicia celeste Amat con la pezza di sudore sotto le ascelle sono il suo elemento erotico, una puzza che immediatamente arruola in nome dell’umiliazione suprema, quella del corpo sacrificato per la salvezza dell’anima. Del resto, della sua puzza puzzavano i resti dei morti ammazzati che nella canicola cadevano a Palermo. Di questo mezzo Orlando qui mi aveva colpito una cosa, non aveva senso dell’umorismo: non si può ridere in guerra, non si può esistere come singoli di fronte alle stragi; la puzza dei cadaveri e l’unto erano indubbiamente tetri e funerei ma ci costituivano come gruppo, come corpo riunito intorno a un dovere davvero incredibile, davvero gigantesco. Continua »

    Palermo
  • Io sto

    Mentre voi cantate il Centro Storico, le case finto-diroccate (e quelle vere!), la passeggiata a mare e il prato. Mentre voi cantate Palermo, città unica, il Mediterraneo e l’amore/odio di chi lascia e di chi inizia. Mentre voi passate e lasciate un ricordo sotto l’albero Falcone e, a che ci siete, fate una puntatina alla Cremolata, vi lamentate della munnizza, sempre passando (e non è bello pass[i]are fra la munnizza), mentre voi riscoprite i salotti della città, esplorate, domandate, litigate su sto blog/Centro Storico, io sto. A Borgo Nuovo. Che non c’entra niente con lo Zen, non è mica Gomorra. Anzi non ha niente di speciale. Un tempo era famoso per l’hashish. Generazioni di alternativi del Centro sono passati nella piazza del mio quartiere, proprio vicino al capolinea della 702, a cercare “sgamo” per poi ripartire, verso il futuro, mentre i miei operai, i miei vicini, mio padre dormivano (forse non lo sapete, ma il mio quartiere è un quartiere/dormitorio…). In realtà questa storia del dormitorio per me ha sempre avuto una forza moralizzatrice. Mica si può sempre far baccano, “cca s’ava ‘a dormere” che domani “s’ava ‘a travagghiare”. E non solo. Si capisce pure che, la sera, è normale che ti viene sonno, se di giorno sollevi balatoni e che quindi, alla fin fine, l’insonnia è roba da centro-storico-di-ritorno che lo vogliate o no. Continua »

    Palermo
  • “Linguaggi della città” alla Gam

    Cari amici di Rosalio, innanzitutto auguri per il nostro compleanno: per festeggiare, ci vediamo stasera. Nel pomeriggio, però, prima dell’aperitivo, volevo invitarvi ad un evento per me molto importante. Oggi alle tre, alla Galleria d’arte moderna, si presenterà, infatti, “Linguaggi della città“, un’antologia di saggi (tra cui anche un mio contributo!) sulla città vista “dal basso”, dal punto di vista della semiotica, volume che costituisce un punto di riferimento negli studi sulla città al giorno d’oggi, fuori dai luoghi comuni dell’urbanistica tradizionale.

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    Palermo
  • Barack Obama a Palermo

    Vi scrivo queste righe sull’onda dell’emozione per la vittoria del candidato democratico alle presidenziali americane. Questa emozione per me deriva non tanto da una disposizione militante, quanto da una riflessione, per così dire, di sistema. Sono, infatti, convinto che gli effetti dell’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, saranno visibili anche in città, proprio perché il cambiamento sarà, è stato, di sistema.

    Ciò non significa sposare una visione messianica della politica: Barack Obama non è il messia, non è, ovviamente direi, il bene, non è per sempre, solo è rappresentativo in questo momento, rappresenta una parte di società occidentale, una visione d’insieme che, per anni, precisamente dagli attentati dell’11 Settembre, è stata messa ai margini della politica, considerata inadeguata ed elitaria ma che pure è stata popolare, perfino alla base della ideologia americana, fondativa delle ragioni stesse per cui l’America, come comunità, è nata.

    Questa visione ha a che fare con l’inclusione dei diversi, con l’apertura del dialogo, e con una retorica, quella del sogno americano, forse, a giudicare dai risultati delle elezioni, per troppo tempo assopita. La storia di Barack Obama è quella del sogno americano, quella di un signor nessuno che riesce a diventare presidente ma è anche un esempio di come proprio a partire dall’integrazione del diverso si possano produrre risorse necessarie per la sopravvivenza e la prosperità di ogni paese. Continua »

    Palermo
  • Contro l’esodo dei ventimila a Roma

    Cari Rosaliani, io vi scrivo per chiedervi cosa ne pensate di quello che sta succedendo a Roma e in Italia. Vi scrivo per capire se per voi è importante il tema sicurezza come lo è nelle altre città italiane, in relazione agli stranieri. Vi dico subito per chiarezza che penso che il tipo di campagna che si sta facendo in questi giorni è per me segno del più tetro e violento fascismo. E che penso questa cosa non in relazione alla dialettica fra destra e sinistra ma in assoluto, ovvero in relazione al modo in cui si guarda ai problemi dell’integrazione e a quelli della diversità. Criminalizzando integrazione e diversità. Questa cosa capirete bene non può andar giù al “comunicatore” del vostro blog, perché la comunicazione inizia proprio dalla diversità, è un modo, se volete, prezioso di porsi di fronte alla diversità. Continua »

    Palermo
  • Un granello di sabbia a Lettere

    Wisława Szymborska

    Grazie alla newsletter di Modusvivendi, vengo a sapere che domani a Palermo sarà proprio una bella giornata. Perché arriva la Poesia.
    Perché arriva una vecchietta, il cui nome a molti di voi suonerà sconosciuto e impronunciabile, Wisława Szymborska.

    Questa vecchietta è molto gracile e nella sua vita ne ha viste di cotte e di crude. La cosa, però, piuttosto che demoralizzarla, l’ha caricata ma di un’energia microscopica. Wisława, infatti, è leggerissima, pesa come un granello di sabbia, un granello di sabbia che smuove le montagne.

    Come può così tanta energia essere racchiusa e provenire da un corpo così piccolo e leggero lo potrete capire leggendo le sue poesie o venendo domani mattina alle 11 a Lettere ad ascoltarla di persona.

    Io, per si e per no, vi lascio una delle sue cose che più mi piacciono e, pur non avendone titolo, vi invito ad accoglierla domani come si deve, ché non capita tutti i giorni, di potere ascoltare la Poesia, direttamente dalle corde vocali che la fanno nascere. Continua »

    Palermo
  • Di siciliani e macchine tedesche

    Un tempo bastava solo mettere in moto, ingranare la marcia e partire. Ora è tutto più complicato.
    Bisogna, primo, azzeccare il giorno giusto, poi bisogna controllare di essere à la page (senza filtro antiparticolato non si va da nessuna parte) ma i veri casini arrivano, per l’appunto, dopo aver messo in moto.
    Perché le automobili, ma un po’ tutti gli oggetti tecnici, direbbe Bruno Latour, sono sociali, sono strumenti di comunicazione a volte pure prepotenti. Se non ci credete, provate a fare un giro in una macchina di recente fabbricazione, per esempio, senza avere indosso le cinture di sicurezza: è impossibile. Ancor prima di partire comincerà a trillare tutto, fino alla resa senza condizioni, fino al momento in cui, così come prevede il codice della strada, le cinture non saranno allacciate. Le macchine, in questo senso, ci fanno-essere-etici. Ci impongono la loro morale, impedendo il libero arbitrio, con strumenti anche molto affilati. Se ci fate caso, infatti, da quando esse hanno deciso di “farci rispettare” la norma di indossare le cinture di sicurezza, le campagne di sensibilizzazione sul tema sono scomparse dalla nostra tv: non c’è più bisogno di sensibilizzare qualcuno che è giocoforza costretto “dal meccanismo” della propria vettura a tenere un determinato comportamento. Si sottrae sempre più spazio all’etica personale, affidandola a dispositivi senza volontà, che non ascolteranno le vostre scuse (“ma sono due passi!”, “ma da qui non passa mai nessuno!”, “mi viene da vomitare!”). Continua »

    Sicilia
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