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Sito: http://inogniluogo.blogspot.com/

e-mail: cogliandro@virgilio.it

Biografia: Laurea in architettura, insegna (involontariamente) storia dell'arte nei licei palermitani (il plurale è d'obbligo visto che, pur di ruolo, cambia scuola ogni anno) talora con soddisfazione. Annovera in Palermo 5 amici veri, gli altri sono profili di Facebook. Qualche esperienza editoriale, gratis et amore Dei; diverse letture, varie, e ascolti musicali opinabili. Compra, ogni tanto, film originali in dvd. Per scelta: non segue il calcio, non ha televisore e chiama scooter il "motore". Ha cambiato casa tre volte, ed è in procinto di arrivare a quattro.

Domenico Cogliandro
  • Piscio sonoro

    Ore 11 am, sono seduto sul divano a leggere, le finestre di casa mia affacciano su via Magione, non fa proprio caldo ma sono socchiuse, è l’inizio di gennaio e a quest’ora il traffico di auto passanti non è intenso. Si sentono, mi piace sentirle, le voci del quartiere. Fino a che, lo si percepisce con un certo anticipo, non arriva lo swoom di un woofer a manetta, stump stump stump, mi alzo dal divano per curiosità e per chiudere le ante. Una panda verde pisello, modello 1988, da cui si propaga il verbo musicale di un indigeno a cui si augura, con tutto il cuore, una lunga profilassi futura presso un centro di audiolesi.

    Ore 2 pm, provo a vedere un telegiornale locale giusto per il prio di sapere cose che non mi riguardano ma che possono diventare chiacchiericcio da bar. La stanza è la stessa, la casa questa è, il divano pure. Le persiane sono socchiuse, magari mi appisolo pure, e le ante chiuse per il cambio repentino di temperatura. Fuori, alcune folate di vento fanno sbattere le persiane del vicino di casa. Si prospetta una serata di maltempo, forse. Ed ecco che ritorna, o è un altro, stavolta non mi affaccio proprio, il riverbero lontano del solito passeggiatore sonoro: questo è neomelodico, palermitano naturalizzato partenopeo, che fa sapere a tutto il quartiere quanto vuole bene a Serena e quanto gliene vorrà per sempre. Continua »

    Palermo
  • Civico

    Civico 730

    Penso di non dire nulla di nuovo, come uso fare (motivo per cui vengo sorvolato nei miei post, poco male). Il termine d’uso comune “civico” fa da discrimine, a mio parere, nella maniera di vivere questo tempo e la nostra città. Il senso civico può essere definito come un atteggiamento di fiducia negli altri orientato alla disponibilità a cooperare per il miglioramento della società in cui si vive. Non si tratta solo di una definizione, ma di uno stato di cose che manca.

    In tal senso “civico” è una figura di garanzia a tutela del cittadino, se è difensore. Per avere questo soggetto lo abbiamo importato dalla Svezia. Come civico è anche un numero che viene assegnato a un edificio allo scopo di identificarlo in modo univoco nel contesto di una certa via. Senza il numero civico non ci orienteremmo, visto che i nostri indirizzi, oggi, email, li vestiamo senza numeri progressivi di riconoscimento. Senza il difensore civico, talvolta, saremmo spersi, altrettanto.

    Se provate a cercare, sic et simpliciter, sul più noto motore di ricerca il termine “civico” vedrete che si farà riferimento, prima che a categorie o modalità, al Civico, maiuscolo, di Palermo. Ci sono stato l’altro ieri, al pronto soccorso. Cose che possono capitare. Lì ho notato che la modalità di accoglienza e l’attenzione verso l’utenza erano tutt’altro che disponibili (prenda nota la Petyx), e se non avessi deciso di andar via prima (preferendo altra struttura più “civile”) avrei dovuto attendere dietro la stanza dell’ECG, da solo, che gli astanti presenti concludessero il loro superenalotto.

    Palermo
  • Vicolo della Pace

    Vicolo della Pace

    Il vicolo o vico (dal latino viculus, diminutivo di vicus, che significa borgo) è una strada urbana secondaria molto stretta. In qualche maniera è anche una unità di misura delle città, il più piccolo elemento viario che fa da contraltare ai viali, ai corsi, ai lungomare o ai lungofiume. Il vicolo è a misura d’uomo, si dice così, mentre il corso è a misura di città.

    Un’altra cosa. Tempo fa la scrittrice Maria Attanasio, durante un’intervista, mi disse che il degrado delle nostre città dipende anche dal voler fare attraversare mezzi di trasporto troppo grandi per la dimensione di tali vie: «Invadiamo gli spazi dei vicoli, li violentiamo e li rendiamo disabitati, la gente si chiude in casa e scappa dai luoghi che sono, invece, l’estensione delle case nella città».

    A Palermo, come si può notare dalla targa viaria, dovrebbe esserci un vicolo della Pace. Lo stradario non lo riporta più, nemmeno il Di Liberto, è scomparso dalle mappe urbane e il web non ci aiuta a restituirlo. La sua esistenza è dipesa dalla presenza di un edificio, prospiciente la targa, che nel tempo è crollato, ruderizzato e via via cancellato. Il nome del vicolo ha resistito alla sua stessa esistenza.

    Palermo
  • Viale Diana

    Penso che a Palermo viale Diana sia una delle più straordinarie eccezioni stradali d’Italia. Si svolge lungo un circuito interno al Parco della Favorita. Lo percorro quasi tutti i giorni, verso Mondello e ritorno. Ci si immette da piazza Leoni o da via della Favorita, lato sudest, dal viale Margherita di Savoia o dai Giardini della Palazzina Cinese, lato nord-ovest.

    Secondo lo “stradario storico” del Di Liberto va da piazza Leoni al cancello Giusino, e prende il nome da una statua imperiale di età romana, “oggi visibile ma incorporata in una zona di proprietà della Marina Militare”. Diana è una dea italica, latina e romana, signora delle selve e protettrice degli animali selvatici, custode delle fonti e dei torrenti, nonché protettrice delle donne, cui assicurava parti non dolorosi.

    Ogni mattina il viale, nei due sensi di marcia o, meglio, lungo tutto il suo circuito, è frequentato, in maniera stabile e duratura, da ragazze molto giovani provenienti da regioni africane che sono state rese schiave da un business, ritengo, illegale ma non per questo perseguito, vista la permanenza delle ragazze e la reiterazione del crimine. Non scandalizza la bellezza delle donne, il loro abuso sì.

    Palermo
  • Fuori registro

    Domenico Cogliandro - “Fuori registro”

    Ho scritto un piccolo Fuori registro. Si può scaricare liberamente dal sito di Biblioteca del Cenide (www.cenide.net), si trova alla sezione libri (una volta dentro la sezione, in alto si può selezionare un “cerca” che conduce direttamente al libro). Al suo interno rileva lo stato dell’arte di un singolo istituto cittadino, parte per il tutto di una situazione generalizzata e simile in molte scuole della città di Palermo. Non solo, le condizioni di lavoro e di studio sono comuni a molte realtà scolastiche, non necessariamente meridionali. Il film La classe di Laurent Cantet, per quanto rappresentasse un iistituto tecnicamente e amministrativamente funzionante, è riuscito più di molte proteste pubbliche a tastare il polso alla situazione scolastica che, evidentemente, è comune a molte realtà europee. I problemi riguardano, sì, l’integrazione ineludibile tra soggetti, non importa di che razza siano (“bisognerebbe abolire le nazioni” dice con fermezza il mio amico Francesco) e a quale religione appartengano, ma resiste, e da noi è una difficoltà estesa, una gamma di questioni irrisolte che sono strutturali all’esistenza della scuola. Continua »

    Palermo
  • Palermo è perduta

    Palermo è perduta

    La città è perduta. Guardatevi in giro, cercate il dialogo: niente da fare. Quando sono arrivato qui si sentiva l’animosità di un luogo che produce relazioni, via via questo sentimento del luogo è andato svanendo e la città si è abbrutita. I quartieri sono enclave di apparente accessibilità, in realtà stanno fuori dal mondo: ognuno ha le sue leggi, ognuno una vera autonomia.

    La si potrebbe leggere così: stiamo sperimentando il federalismo urbano. Invece no. Si tratta del ritorno alla babele dei poteri, il principio della disunità. Anche la vita dei singoli, all’interno di questi nuclei è dettata da queste leggi, che vigono sugli atteggiamenti e i modi d’agire, sui modelli educativi e culturali, sulla gestione e la qualità dei luoghi. Ormai è una città senza guida, lo dicono anche le pietre. Continua »

    Palermo
  • Un appendiabiti, please!

    Aula

    Mi faccio latore, ed estendo a tutti, di una lettera che uno studente rappresentante di classe scrive al dirigente della sua scuola. Io, per esteso, penso al ministro dell’Istruzione, e alle migliaia di studenti italiani, siciliani, palermitani in queste condizioni, che alle carenze degli istituti scolastici oppongono una lezione di civiltà e di buon senso. Per quel che vale. Continua »

    Palermo
  • La retorica del non fumatore

    Fumo retorico

    Dico spesso che ho preso il vizio di respirare da che sono nato, e questo vizio viene aggravato dal dover respirare il vizio di un altro. Vizio al quadrato. Esiste una legge che tutela i non fumatori, o respiratori, e ci sono dei regolamenti, delle chiarificazioni e delle sanzioni. I trasgressori possono venire multati. Ma non mi pare accada così spesso.

    Mi è accaduto, però, di essere stato “nominato”, in una scuola di Palermo, per tutelare, a norma di legge, la salute dei non fumatori. Dove chi mi formalizza la richiesta di tutelare la salute di chi non fuma, normalmente fuma. Chi non rispetta la salute di chi osa respirare dev’essere, però, colto in flagranza di reato, così recita la norma (in maniera più prosaica). Continua »

    Palermo
  • L’onore dei pizzini

    Pizzini

    Ho partecipato ad una sagra dinanzi all’antica focacceria San Francesco. Musica, gente, odori, sapori. La settimana scorsa. Mi piacciono le sagre, si mangia tanto e si paga poco. E poi si incontrano degli amici, o dei convitati ignoti coi quali si intavolano discussioni. Talvolta si dibatte, altre volte si annuisce, spesso si tenta di uscire, imbarazzati, dal dialogo.

    Ho pagato otto euro, quattro pizzini. Era lo standard, otto euro. Chi c’è stato sa come funziona. Ogni pizzino vale una, mezza o un quarto di pietanza. In due abbiamo consumato due panini con le panelle, un ottavo di pizza e una cocacola. Otto euro. Poi ho fatto la prova del nove, altrove, e con la stessa cifra si sarebbe mangiato di più. E la sagra?

    Qualcosa non quadra. Non c’è misura. O la sagra non conviene, o il pizzino è diventato retorico ed è caduto, fritto, nel suo stesso olio. Non si specula sulle sagre, e nemmeno sulla cultura antimafia. Il rischio è evidente, lo abbiamo corso, e coinvolge una vera coscienza civile. Bisogna uscirne presto.

    Palermo
  • L’uomo sovraesposto

    Manifestazione per Gaza

    La Palestina è territorio di guerra, lì muoiono. Normalmente. L’irrilevante occidente manifesta il proprio disagio del non morire e l’incapacità d’essere potente. Una manifestazione in una città non vuol dir molto, ma chi vuol farlo partecipa in questa occasione il suo dolore. Ognuno lo fa a modo suo.

    Palermo 10 gennaio, ore 18 e 30, questa manifestazione inneggiava all’odio per la guerra che, comunque, è sempre una forma d’odio. Allah aqbar, Allah aqbar, ripetuto, reiterato, cantato, urlato. C’erano bandiere, poche di pace. Il corteo ha fatto un percorso pacifico, però, girando attorno alla Palermo dei soldi, dei saldi, dei salti in centro.

    Chi ha manifestato, lì, si è esposto, era presente, io ero presente, ero lì tra gli altri, in silenzio, per ascoltare il disagio di essere irrilevante. Poi c’era un altro me, quello che osservava, mi osservava, passare senza parlare. Stava in piedi, incorniciato da un’architettura di Carpintieri in via Ruggero Settimo. Sconcertato e indifferente.

    Palermo
  • Scuole

    Scuole

    Colgo al volo l’ultimo commento del mio precedente post ed entro nel merito.
    Quante (e quali) sono (per esempio, a Palermo) le scuole in linea con le normative che le riguardano? Già, perché, è un bel dire la protesta contro i tagli al personale, per poi accettare di lavorare in condizioni inaudite all’interno di luoghi al limite della legalità. Una cosa non esclude l’altra, ma bisognerà ben sapere in quali luoghi ci si troverà ad operare.
    Mi spiego: quest’anno (lo sanno molti genitori e molti docenti) con l’accorpamento delle classi ci si è trovati dinanzi ad uno stato di fatto surreale: da un lato gli istituti scolastici utilizzano meno aule per farci entrare un numero di allievi maggiore, che so, dello scorso anno e dall’altra, per via di tale concentrazione, vengono a mancare, necessariamente, gli standard minimi di vivibilità all’interno delle aule, in termini di mq/alunno. Tali standard sono previsti da normative che precisano quale debba essere il massimo affollamento consentito. Continua »

    Palermo
  • Messaggi

    Immondizia

    Lavoro in una scuola palermitana. Per fare colazione all’intervallo i ragazzi devono uscire fuori dall’istituto e raggiungere alcuni esercizi di ristorazione, bar, chioschi, piccoli market che stanno all’esterno in aree limitrofe alla scuola. Il percorso scuola-bar non è soltanto accidentato, ma presenta anche sculture canine non riscosse dai legittimi proprietari e ricettacoli archeologici di immondizia che, in tutte le maniere che si vuole, si pongono come un inequivocabile messaggio di permanenza, da un lato, e di incuria, dall’altro. Nessun personale preposto, da che sto lì, si è mai preso la briga di rimuovere quell’immondizia (quella in foto) che, a mio parere, suggerisce comportamenti analoghi non particolarmente subliminali. E non commento.

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    Palermo
  • Maffia

    Ho a casa due libri. Uno in italiano e uno in inglese. Quello in italiano l’ho acquistato presso una libreria antiquaria, una decina di anni fa, datato 1902, e si intitola Sicilia Pittoresca. L’autore, tale William Agnew Paton, era uno scrittore scozzese. L’edizione originale, antecedente di cinque anni, che io ho acquistato via internet tre anni fa, si intitola, effettivamente Picturesque Sicily e corrisponde, quasi interamente, alla traduzione italiana. Quello che apprezzo di questi libri, oltre la narrazione, è l’odore. Che nell’edizione contemporanea di Picturesque Sicily, riedito dall’editore Kessinger nel luglio scorso, penso manchi. Le differenze tra i due volumi, l’originale e la traduzione (oggi, essa, di difficile leggibilità, nonostante il suo traduttore, Ettore Sanfelice, era noto per aver tradotto in italiano Shelley) sono poche e non necessariamente da annotare, tranne una. L’appendice, che la traduzione italiana si esime dal pubblicare e che così Paton introduce: “Some Sicilian scholars write the word with one “f”, others with two…” eccetera. L’argomento è la mafia, o maffia, di cui in una ventina di pagine si fa una interessante disamina, per quanto datata, a partire dalle radici linguistiche fino alle questioni sociali. Continua »

    Sicilia
  • Questo è suo!

    Sono stato ad assistere ai fuochi del Festino, da via Messina Marine. Nel casino, nella tolleranza, nel disagio, nell’improbabilità più totale in cui si vengono a mescolare razze, religioni, identità, colori, odori, suoni, occhi, gambe, braccia, motori, bibite e bancarelle. Ci sono stato con mia figlia. Lei era stanca per aver tirato così tardi, ma i fuochi li voleva vedere tutti; io ero stanco di quella promiscuità, ma deciso ad andare fino in fondo e tenerla sveglia per evitare di portarla in braccio (la cosa si poteva fare fino a otto anni fa, ma adesso è alta più della metà di me) fino a casa. Insomma, ce l’abbiamo fatta.

    Ma il ritorno a casa, come tutti i palermitani sanno, è stato una sorta di esodo, un vagare epico, un nostos dentro flussi e fiumane di corpi, talvolta controcorrente, cercando, io, di difendere la posizione e la difficoltà ad orientarsi di una donna alta mezzo metro in meno rispetto al resto del mondo percepibile. Continua »

    Palermo
  • Acqua

    Giuseppe Leopizzi

    Un piccolo incidente di viaggio, mi ha invitato a riflettere sull’inesattezza di certe informazioni. Palermo, Punta Raisi, qualche giorno fa. Arrivo in aereoporto dopo una giornata di lavoro, trafelato come al solito. Non sono uno di quelli che arrivano all’ultimo momento, quando vado a prendere un aereo, ma quando, spesso, gli unici posti rimasti sono quelli sull’ala, accanto al motore o nei posti di centro (quelli che odio di più). Ma qui la storia è un’altra. Sono arrivato in aereoporto, ho fatto il mio buon check-in e sono andato a fare una colazione. Quindi ho comprato una bella bottiglietta d’acqua fresca e un quotidiano, e mi sono messo in fila al vero check in cui se non arrivi in mutande sotto lo scandaglio magnetico poco ci manca. Ho riposto nella cassettina in moplen tutti gli ammenicoli con cui sono solito viaggiare (telefonino, ipod e cuffia, occhiali da sole, giornale, libri vari) e quelli con cui è bene viaggiare (un portafogli per i documenti, i biglietti, la cintura per tener su i calzoni, qualche monetina spicciola). E la bottiglietta d’acqua. Continua »

    Palermo
  • Ponte

    Ricomincia, con i nuovi chiari di luna assessoriali e ministeriali, la saga del ponte sullo Stretto di Messina. Non sarò certo io a rivangare i precedenti, più o meno istituzionali, che hanno rimesso in moto il processo e ognuno dei lettori del blog potrà, a suo piacimento, utilizzare qualunque motore di ricerca, o qualunque sito, per farsi un’idea del gran casino messo a tacere, sia pur artatamente, e dell’altro casino che sta per scoppiare. In molti record il mio nome è associato a quello del ponte suddetto, sol per avere scritto qualche pezzo, passato su internet, che caldeggia alcune questioni irrisolte: la paternità dell’ultimo progetto, tra gli altri, di cui molti sanno poco e quel poco che sanno è spesso debitore dell’opinione di altri. Matteoli, neoministro per le Infrastrutture, e Lombardo, neogovernatore della Regione, stanno rimettendo in moto un processo che si era interrotto con Di Pietro anche se, con buona pace degli ignoranti (che siamo noi), nessuno ha mai spazzolato le briciole di strutture e società, create all’uopo, dal tavolo della colazione. Insomma! Continua »

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  • Palermitani?

    Si è svolto nel quartiere Albergheria/Ballarò il Laboratorio Woz, dal 25 al 30 aprile scorsi. Ne ho scritto circa una settimana fa, e Nicola Pizzolato (unico commento interessato) mi faceva notare che “Ballarò è un grande polmone economico che, per la sua vivacità, permette a molti di sbarcare il lunario, anche a persone a cui, per i loro trascorsi e la loro ignoranza, altrove sarebbe negata questa possibilità. E il contesto architettonico, seppure fatiscente, è accattivante. Certo c’è molta povertà e ci sono molti problemi sociali, ma non mi pare più deriva urbana della maggior parte di questa malamministrata città.” Ho vissuto il luogo in maniera molto intensa, non quanto chi lo abita certo più di chi ci va la sera per lo schiticchio. Ho iniziato a lavorarci sopra a settembre scorso, grazie anche a Pino Costa di Archeoclub, e in questi mesi ho sempre pensato alla possibilità di una rivalsa per quell’area da me definita “deriva urbana”. Continua »

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  • Invisibili

    Nonostante le apparenze, Woz è un soggetto politico. Sono molti i soggetti politici che fanno politica vera e, per esigenze di leggibilità (non di eleggibilità), dicono che lavorano nel sociale o che si impegnano in attività di scambio culturale o interculturale. Da una parte. Poi ci sono quelli che fanno confusione, e che di politica ne sanno come ne so io di bob a quattro. Il bob a quattro è una disciplina sportiva in cui quattro soggetti spingono uno slittino che scivola in una pista di ghiaccio, il più veloce arriva primo. Quelli che fanno confusione, mi pare di aver capito, sono la maggioranza e per questo replicano a gran voce epiteti che altri hanno declamato interpretando quello che hanno sentito da un altro che ha detto di aver sentito una certa notizia da un telegiornale. Mai fidarsi di qualcuno che ha vissuto in prima persona una certa situazione e, in particolar modo, evitare di prendere posizioni in prima persona. E Woz necessita di un impegno diretto. Per cui, da scartare. Continua »

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  • WOZ [quinta edizione] a Palermo

    “WOZ”

    Qui lo dico, e non lo nego: dal 25 al 30 aprile prossimi si svolgerà a Palermo la quinta edizione di Woz. Lo segnalo come un dato ineludibile, per chi lo ha organizzato e per chi vi partecipa. Certo, il centro del mirino sarà puntato su eletti, deleghe, numeri e ringraziamenti (o fughe) per almeno i prossimi quindici giorni, intanto la vita scorre and the show must go on. Woz è un laboratorio “politico” di design che si propone come elemento di legame tra differenti campi di ricerca e figure professionali. All’interno del laboratorio viene dato spazio alle idee più che alle singole individualità dei partecipanti, indipendentemente dal ruolo che ricoprono, sia che appartengano ai differenti mondi del progetto, sia che ricoprano ruoli cardinali nel sociale o in ambito politico. Continua »

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  • Altrove

    Per i prossimi mesi starò altrove, ma non in un posto qualunque. Mi scuso, in anticipo, per la mia assenza da qui. È in corso di organizzazione il prossimo Laboratorio Woz che, Rosalio lo sa, curo da quattro anni. Siamo stati a Riace, Ustica e Maletto e quest’anno, 2008, in Aprile, tra il 24 e il 30, si svolgerà a Palermo, intramoenia, recingendo ulteriormente di un limite che non è palese il quartiere dell’Albergheria. Per i prossimi mesi starò a Palermo, ancora, ma il mio altrove saranno i blog già attivati per il Woz e tutti gli altri luoghi, reali e virtuali, disposti ad ospitare contributi e suggerimenti sul lavoro che ci accingiamo a svolgere. La cosa non è facile, non lo è la preparazione e non lo sarà lo svolgimento. Non è facile relazionarsi con Palermo perché la complessità urbana o, meglio, la sua complessità “politica” stride con l’immagine che ognuno ha di questa città: ognuno ha della città una immagine dissimile dalla realtà, perché coincide con la propria immagine di città, nel bene e nel male. Continua »

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