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Biografia: Ho deciso di fare il mio ingresso nel mondo il 29 Febbraio di 36 anni fa. Ogni 4 anni, dunque, festeggio regolarmente; gli altri anni mi accontento di un "regolare" compleanno, l'1 marzo.
Curriculum scolastico: stentato. Maturità classica presa con un glorioso 39, all'Imera: alzi la mano chi conosce questa scuola...
Ed eccomi, come per incanto, catapultata a Milano, dove ho frequentato Accademia ed il suo incomparabile corso di Pubbliche relazioni.
Otto anni vissuti nella capitale morale mi sono bastati, quindi il ritorno a Palermo, fatto di invii di curriculum e attese.
Adesso vivo con mamma e nonostante il pasto sia garantito e a tratti sodisfacente, ripenso con grande nostalgia al periodo di libertà milanese.

Cristina Cusimano
  • Dov’è la notizia?

    È passata una vita da quando ho scritto su Rosalio l’ultima volta.
    Adesso rientro a buon diritto nella folta schiera dei “terroni” fuggiti via da Palermo. Niente bilanci, non scrivo per questo.
    Quelli li tengo per i momenti di noia e per le serate malinconiche.
    «Sei palermitana dentro», questa frase detta credo per caso, mi ritorna in mente solo adesso a distanza di tempo.
    Credo abbia un fondo di verità, una parte di aderenza alla realtà che, ammetto, a tratti non mi piace.
    Mi crea disagio per tutto quello che troppo spesso significa essere palermitani. Il luogo comune che ci vorrebbe tutti mafiosi, ignoranti e privi di una benché minima coscienza civile. Continua »

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  • Cuffaro e il vitalizio

    L’ennesima indecenza che si compie sotto gli occhi di tutti.
    Da tre anni, Cuffaro percepisce un vitalizio da 6000 euro al mese. Il suo reato non è tra quelli ammessi per la sospensione del vitalizio, appunto.
    La Sicilia si conferma, nostro malgrado, irredimibile. Ripenso all’antimafia da bar, quella di cui si straparla davanti ad un caffè.
    Rivedo le parole, gli slogan, validi per la campagna elettorale. Scorgo la schiena dritta di chi, e sono migliaia va detto, deve arrabbattarsi con una crisi senza precedenti e sorride amaro, davanti all’ennesimo caso di indecenza in salsa siciliana.
    Non è solo una questione di giustizia, questa, ma anche di messaggi che vengono dati. Mi chiedo come sia possibile che accadano cose del genere. Qual’è il cortocircuito che permette queste indecenze? Continua »

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  • Emergenze

    Dall’emergenza immondizia all’emergenza allagamenti. Emergenze buone per ogni stagione! Se le parole hanno un senso ed un peso, come è ovvio che sia, verrebbe da chiedersi se non si tratti piuttosto di una costante a Palermo: immondizia e allegamenti. Noncuranza e inedia, questo è Palermo. Girare per la città significa assistere ad una violenza – ad una violazione? – continua. Al di là delle inefficienze, delle incompetenze e delle arroganze, mi pare si sia perduto anche il senso dello smarrimento. Quel senso di smarrimento sano che non permette di girare lo sguardo dall’altro lato. Abitudine, inedia, o che altro? Allargare le braccia e aspettare che passi anche questa di emergenza. Attendere fino al prossimo delirio. Adesso, dalla sua rielezione, è Orlando il bersaglio preferito di automobilisti inferociti e cittadini stremati. Lo strazio del centro storico, poi, ridotto a discarica a cielo aperto. Il risanamento mai partito davvero. Il verde pubblico divenuto slogan buono per ogni campagna elettorale, salvo poi lasciare che tutto proceda tra erbacce e desolazione. E poi, tra una chiacchiera e l’altra, scopri che il problema è Emma Dante che con il suo Via Castellana Bandiera ha dato un’idea sbagliata della città e dei palermitani! Continua »

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  • 20 anni

    Vent’anni. Una vita. Che scrivere? Cercare i termini per evitare la banalizzazione della tragedia. Palermo oggi sarà un teatro a cielo aperto. Le autorità (un sorriso!) arriveranno per testimoniare la loro vicinanza e testimoniare, sic, la loro integrità ed il loro impegno per giungere alla verità. Ci diranno che la lotta alla mafia rimane una priorità anche di questo governo. Applausi, seminari, tavole rotonde, flash, strette di mano e cortei. Intanto, il dolore è ancora lì: vivo a dispetto dei vent’anni. Rinvigorito, forse, dai vent’anni. Pentiti, tritolo, sirene, fumo, sguardi persi nel vuoto, funerali strazianti e lacrime, ecco cos’era Palermo in quei minuti, in quelle ore. Adesso il silenzio. Qualche brandello di verità che viene fuori a spizzichi e bocconi. Coltivare la memoria, e onorare gli eroi. Ma siamo davvero sicuri che volessero divenire eroi, ed in quel modo poi?! Continua »

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  • Cronaca e foto

    Cronaca dai quotidiani locali. Ampio spazio dedicato ad un episodio estortivo legato alla compravendita di un terreno a Carini.
    Segue la pubblicazione delle foto degli estortori ma non quella di chi quell’estorsione l’ha accettata.
    L’ovvietà e la ragionevolezza impongono di sottolineare che il pizzo non si subisce, si accetta.
    Forse, a torto o a ragione, resiste ancora l’idea che pagare il pizzo – mettersi a posto! – non sia tanto un reato, quanto invece una sorta di tassa aggiuntiva che viene, anche inconsapevolmente, messa nel conto.
    Non esistono vittime, in questi rapporti contorti ed illegali. Esistono solo persone che decidono, liberamente e coscientemente, di mettersi dalla parte sbagliata. Continua »

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  • Magnolia

    L’incrocio è sempre quello. Il semaforo si fa rosso. Mi fermo. L’auto davanti a me gira a destra, a dispetto di ogni regola minima del codice stradale. Un signore mi si avvicina per propormi copia di un quotidiano. No, grazie. Borbotta e se ne va. Sole, adesso. Vento come sottofondo. Lo sguardo, adesso, è lì a quel pezzo di strada, a quel palazzo beige di via Notarbartolo. La magnolia sta crescendo bene. Quella magnolia, che è segno di riscatto e di memoria. Ho letto, solo qualche giorno fa, di una condanna inflitta ad un boss che, tra l’altro, si trovò a brindare per quella maledetta carica di tritolo. Lugubre, vile e orribile quel brindisi. Anni di distanza, da allora. Una vita, si direbbe. La memoria, certo. Ma che è rimasto, poi? Continua »

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  • Sicilia e Pd

    Raffaele Lombardo non è ancora indagato? Ma pare che ci manchi poco.
    Questa è la conferma della bontà della scelta che Lupo – uomo Opus Dei e segretario del Pd isolano – ha fatto e che Bersani è venuto a benedire.
    Il Pd in Sicilia, ma temo anche nell’intero paese, con queste scelte deliranti non ha nessun futuro. Non è nemmeno pensabile che un partito che ha un certo passato, penso anche a determinate posizioni su temi delicati quali la giustizia e la lotta alla mafia, possa anche solo pensare di allearsi con un politico discusso come Raffaele Lombardo. L’emorragia di voti del Pd è destinata se possibile, ad aumentare. In tutta evidenza non esiste più nulla, nulla, che differenzi una parte politica dall’altra. Non ho votato Pd per vedere un’alleanza agghiacciante. Non ho votato il Pd per assistere ad uno spettacolo indecoroso fatto di alleanze pericolose e chiacchierate. Continua »

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  • Porta a porta

    Alla fine è iniziata. Un paio di giorni fa la raccolta differenziata – beninteso, quella porta a porta – è iniziata anche nel perimetro che comprende la strada in cui vivo. Inutile dire che, al momento, è un disastro. Hanno tolto i cassonetti – quelli che fino a ieri erano sommersi dai sacchetti dell’immondizia – e già da ieri al loro posto ci sono semplicemente mucchi di sacchetti. Al momento si intravede anche una pedana di legno. Non credo funzionerà. Temo che, come spesso accade, anche stavolta Palermo saprà dare il peggio di sé. L’anno è il 2010 e stiamo semplicemente iniziando a separare i rifiuti. Stiamo, in sostanza, scoprendo quello che nel resto del mondo occidentale è ormai consuetudine diffusa. Continua »

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  • Diciottesimo

    Quest’anno è il diciottesimo. Sono passati 18 anni dall’eccidio dei ragazzi della scorta e del giudice Borsellino. Il caldo, anche oggi, non da tregua. Afa e umidità, un disastro. Ogni anno è peggio. Ogni anno sempre più caldo. Ogni estate sempre meno coscienza. Pieno centro, via Libertà, pieno giorno. Hanno divelto una statua che raffigurava Falcone e Borsellino. Vandali? Idioti? Una specie che immagino comprenda entrambe le caratteristiche. Il procuratore Messineo, giudice schivo e parco di dichiarazioni, sostiene che sarà difficile arrivare alla verità. Ha dato, il procuratore, ufficialità a quello che in molti vanno dicendo da anni. Che ne è stato di di quel dolore puro e onesto, nato all’indomani di Capaci e seguito poi a via D’Amelio? Non esiste più nulla. La Sicilia, i siciliani non hanno – non abbiamo – saputo trasformare lo scempio del lutto e dell’orrore in una spinta verso una cosciente presa d’atto. Continua »

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  • Barba bianca

    Non so nemmeno la ragione che mi riporta, ancora, a scrivere di Palermo. Forse, in fondo, la trovo ancora irragionevolmente bella. Questo mi vado dicendo, mentre riprendo con la scrittura di queste poche righe. Da poco, l’ennesimo anniversario di Capaci. Ogni anno è strazio puro. Ogni anno, mi pare, essere sempre peggio. Ogni anno, vengono fuori misteri e nuovi depistaggi. I servizi deviati, le indagini rimaste lì al palo. Scorrevo canali e le trasmissioni erano vacue. Non una diretta su nessuna rete nazionale. Un fotogramma: un padre con la barba bianca, sempre più lunga. Un uomo anziano che, ancora, non smette di chiedere e cercare verità e spiegazioni per la morte di quel figlio. Avevo 20 anni ed anch’io, allora, vedevo le cose in maniera diversa. Dolente e devastata, ecco. Ci sono eventi, pochi, che cambiano la percezione del mondo. Quello fu uno di quelli. Rivedo le immagini – quell’autostrada sventrata – e rimango ancora ora pietrificata. Nausea e disprezzo, ancora ora a distanza di 18 anni. Disprezzo per le collusioni, per il malaffare e per quelle vite buttate via insieme a quei pezzi d’asfalto. 20 anni e molte speranze; cambierà, vedrete, adesso la lotta alla mafia diverrà priorità e sarà certamente sconfitta. Questo ci dicevamo, allora. Palermo, allora, era come Beirut: anche questo si andava dicendo. Continua »

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  • Infanzie

    Giornata primaverile. Un gran sole ed una temperatura quasi estiva.
    Sono su un autobus qualunque, a Palermo. Sto tornando a casa. Ora di pranzo, folla e lagne di sottofondo. Soliti commenti che seguo distrattamente. Fermata. L’autobus rallenta e si ferma. Salgono molti ragazzini, siamo nei pressi di un liceo. Guardo oltre e li vedo. Sono fermi davanti a me. Una giovane donna. Quattro ragazzini che devono essere i suoi figli. La più grande, avrà una dozzina d’anni, ha lo sguardo perso e triste. La donna ha in braccio un neonato. Uno dei bimbi si lamenta, piange. Gli altri fanno una naturale confusione. Una confusione da bambini che aspettano, seduti su una panchina, l’arrivo di un autobus qualunque che li riporti a casa. La donna, giovane e molto magra, ha un moto di stizza e colpisce il bambino in lacrime. Ho un moto di desolazione e di dolore. Il mio autobus qualunque riprende il cammino verso casa. Loro restano alla fermata in attesa. Li guardo per un ultimo istante. Scatto un’istantanea fatta di smarrimento e dolore, appunto. Non ho la forza di chiedermi altro. Non voglio immaginare quale desolazione vivano. Andranno a scuola? Continua »

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  • Respiro

    Il foglio è ancora bianco…eppure, mi ripeto, avrei molte cose da scrivere.
    Tra breve volerò, ancora una volta, a Milano.
    Ho vissuto, nella capitale della moda, otto anni. Gli anni ’80 erano finiti da tempo ma l’aria rimaneva, comunque, quella di una città – credo l’unica in Italia – di buon livello nel panorama europeo.
    Ci torno, abbastanza di frequente, perché lì ho degli affetti molto antichi e molto cari. Vado, per quanto possa suonare strano, a respirare. Sì, a respirare un’aria che qui non trovo più da molto tempo. Su facebook un’amica milanese mi faceva notare che, nel corso del mio “soggiorno” milanese subivo una certa nostalgia tutta siciliana.
    Tornavo, infatti, con una gioia enorme. Il ritorno da Milano era, per me, a quei tempi, un sincero ritorno al respiro. Respiravo gli odori e li tenevo quasi a futura memoria. Adesso il percorso si è fatto inverso. Comunque la si voglia vedere, Palermo ha perduto molto del suo smalto. Uno smalto, invero, che da délabré è divenuto, col tempo, mera sciatteria mista a munnizza e provincialismo. Continua »

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  • L’orgoglio

    Metà mattinata, bar. Orario perfetto per un caffè. Fumo una sigaretta e noto una folla, sebbene di dimensioni contenute, sul marciapiedi davanti al bar. Un noto politico è assediato da un nugolo di uomini pressoché adoranti. Lo guardano ammirati. Mi pare che pendano, letteralmente, dalle sue labbra. È un viavai di conoscenti che dapprima scrutano e, immediatamente dopo, riconosciuto il soggetto si avvicinano per baciare, dare una mano, toccarlo per poter dire “sì, c’ero”. Il “politico” ha l’aria infreddolita, c’è vento, si stringe nel cappotto e sorride annoiato. Si tocca i capelli, adesso. Un tizio gli parla, è proprio lì accanto, alla sua destra. Lui ha lo sguardo altrove e accenna con il capo come a sottolineare ad una sorta di assenso.
    Ecco, questa è un’istantanea dell’atteggiamento classico dell’elettore divenuto suddito. L’atteggiamento che, alla fine, la dice lunga sul modo di intendere la politica e forse la stessa vita sociale. Lo sguardo, dapprima smarrito e stupefatto che diviene poi orgoglioso. L’orgoglio di essere lì, si, accanto a lui e riuscire magari a parlargli. Un favore? Un affare comune? Una segnalazione? Non saprei. Certamente non un caffè. Il nugolo di fans, infatti, è rimasto per tutto il tempo sul marciapiedi, a prendere freddo. Oggi c’era il cielo, tirava anche un po di vento. Il clima è stato tutto sommato favorevole: non ha piovuto e la sosta sul marciapiedi, chissà, poteva essere ben più scomoda.

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  • Viola

    Ho desiderio di musica. Scelgo i miei brani del cuore, molti sono dei primi anni ’90. Sembra trascorsa una vita ed, al massimo, saranno una decina d’anni da allora…
    Invecchio. Questo mi dico mentre accendo una sigaretta. Ecco qualche capello bianco, che palle!!
    Adesso lo rivedo. La musica è proprio quella. Quella di quella partenza da Trapani. Eravamo al porto ad aspettare la nave che ci avrebbe portati in Sardegna. Un viaggio estivo per certi versi irripetibile.
    Irripetibile perché, innanzi tutto, nessun capello bianco…e poi, quella leggerezza. Sì, anche un briciolo di incoscienza, certo. L’estate si srotolava e noi eravamo lì. Sorridenti, beati e forse ancora piuttosto immaturi. Ridevamo sempre. Non c’era Facebook e le e mail erano ancora racconti che mi arrivavano da un amico che viveva negli States. Mi raccontavo di questo prodigio della tecnologia ed io ascoltavo con gli occhi sgranati. Ma come? Una “lettera elettronica” che giunge all’istante? Ed ora, eccoci, a non poterne quasi fare a meno. Una decina d’anni, ecco. Come raccontarli? Che direi a mio nipote? Che per certi versi la musica è davvero sempre la stessa. Ma che, allo stesso tempo, da Facebook è nata una manifestazione come mai prima d’ora. Che adesso i mafiosi comunicano con dei pizzini elettronici. Continua »

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  • Desideri

    Inizio a desiderare, con una certa insistenza, tutto ciò che finora ho detestato. Un posto alla Regione Siciliana, ad esempio. Un “villino” vista mare. Un Suv da posteggiare maldestramente ovunque capiti. Tra una decina di giorni terminerà il mio lavoro da precaria di lusso. Un lavoro non retribuito; uno stage! E poi? La precarietà, lo so, aiuta la fantasia. Ci si inventa le giornate. Ci si mette lì e si sogna come potrebbe essere se…se si avesse, per esempio, uno stipendio. Il lusso, sic, di poter fare un weekend fuori. La gastrite è il prezzo che pago per la causa. Le occhiaie, ahimé, sono l’altro scotto. La domanda, sempre quella, è: come fare? Come procedere senza che gli eventi mi travolgano?! Continua »

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  • Amico

    È la constatazione, amara, della sua assenza e del fatto che non rideremo mai più insieme. Lui ed il suo scooter giallo!! Ci eravamo conosciuti 15 anni fa. Era scattata, immediata, una simpatia speciale. Il tempo poi, ha fatto il resto trasformando la simpatia in affetto puro. È stato mio “fratello”, quello su cui poter contare sempre, la persona speciale che comunque sai che ci sarà. Ci sarà in ogni caso, a prescindere. La sua generosità, poi, era quasi commovente. Per 15 anni – un tempo che adesso mi pare piccolo – il nostro rapporto ha riempito le nostre vite. Abbiamo riso tantissimo, a volte fino alle lacrime, e compiuto delle incoscienze che poi ricordavamo con il sorriso. Ci siamo visti, l’ultima volta, qualche mese fa. Era il nostro solito appuntamento: stesso posto, stessa ora. Era visibilmente provato, molto dimagrito ed improvvisamente invecchiato. La malattia non ha concesso grandi tregue, ecco quello che pensavo mentre lo osservavo. Le nostre cene, i pranzi a Mondello…ed ecco che adesso L’EVENTO si è portato via tutto quanto. mi manca il suo sguardo, il suo abbraccio fraterno. Mi manca lui, ecco. Mi manca, adesso più di prima, la possibilità di dirgli ancora una volta GRAZIE.

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  • Caffè e tunisini

    Al lavoro mi capita sempre più spesso di prendere caffè con gente pressoché sconosciuta. Sono lì da pochi mesi, dunque non conosco ancora molta gente.
    L’altra mattina, al rientro dal caffè, mi sono fermata in stanza con una signora ormai prossima alla pensione.
    Mi racconta di essersi trasferita a Terrasini, insieme ai suoi figli ed al marito. Mi dice dell’aria buona e dei ritmi, pare, meno frenetici di Palermo. Ed ecco la notizia strabiliante. Negli ultimi tempi ci sono stati dei furti. Furti nelle abitazioni. Hanno preso, a sentir lei, cose di poco conto.
    La vera rivelazione me l’ha riservata alla fine. Sono furti effettuati da tunisini, mi rivela. Silenzio. La vedo osservarmi di soppiatto, nell’attesa che io confermi qualcosa…un pregiudizio forse. Chiedo da cosa abbia desunto la nazionalità dei ladri. Beh, mi dice, è ovvio visto che le sostanze rubate non erano di gran valore. Ho chiuso lì il discorso. Mi è rimasta, però, una grossa curiosità. Sarà vero, poi, che i siciliani rubino solo a partire da una certa cifra?? E poi, perché proprio tunisini?
    Magari al prossimo caffè, avrò l’ardire di chiedere maggiori dettagli.

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  • È il mondo, bellezza

    Domenica mattina. Lui è al lavoro, anche oggi. Lavora ad ore, dalla coppia che vive al piano di sopra.
    Loro, per intenderci, sono quelli che posteggiano il SUV sul marciapiedi.
    Ci sono dettagli che, più di ogni parola, chiariscono il modo di essere di ognuno di noi! Perché, alla fine, tutto si riduce ad una questione di dettagli.
    Lui lavora tutte le domeniche. Tutte.
    Feste comandate? Inesistenti.
    Che paga avrà? Manderà tutto alla sua famiglia?
    Sarà un clandestino, arrivato su un barcone?
    Abbiamo perduto il potere di indignarci.
    Tutto questo porta, inevitabilmente, a consentire ad un uomo – ancorché molto ricco – di oltrepassare ogni limite.
    Perché, alla fine, tutto si riduce a questo: IO ti pago e dunque esisto.
    IO ti pago e dunque TU stai lì zitto e buono.
    Loro hanno anche un bambino, un neonato. Mi fa anche tristezza, il pupo.
    Lo immagino grande e rabbrividisco.
    Delle due l’una: o come loro due oppure infelice. Come crescerà? Che gli insegneranno?
    Che il SUV va posteggiato sui marciapiedi e che lo “schiavo” deve lavorare tutte le domeniche, magari in nero?!
    Ma, del resto, questo è il mondo, bellezza!

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  • Incrocio

    Vado a prendere un caffè dopo pranzo. Appuntamento, con l’amico del cuore, in centro. Oggi è caldo, lo scirocco non dà tregua.

    Al ritorno verso casa, trovo tutti i semafori rossi. Mi annoio, sono stanca. Altro stop, all’incrocio con via Notarbartolo.

    Lui è lì, vestito forse in maniera da risultare fuori stagione. Troppi abiti addosso. È seduto a testa bassa, con la schiena appoggiata ad un’auto posteggiata.

    Chiede l’elemosina, in genere. Adesso mi pare davvero troppo stanco, anche per domandare. Mi pare sia italiano, almeno all’apparenza.

    Se così fosse, non ci sarebbe nemmeno da prendersi il disturbo di doverlo rimpatriare. Continua »

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