Il Teatro Massimo sul New York Times
Che altro aggiungere? Rallegriamoci e prendiamo esempio da chi, nell’Istituzione artistica citata dall’edizione internazionale del New York Times, lavora bene e per il bene della città.
Che altro aggiungere? Rallegriamoci e prendiamo esempio da chi, nell’Istituzione artistica citata dall’edizione internazionale del New York Times, lavora bene e per il bene della città.
Il Regno delle due Sicilie esiste ancora in mezzo a noi. Per capirlo basta guardare i due gruppi sociali che si sono aggregati, con opposte reazioni, subito dopo l’uscita dell’ultimo film di Ficarra e Picone, L’ora legale. Da una parte coloro che protestavano per l’immagine negativa, quasi senza speranza che ne usciva della società siciliana, dall’altra quelli che considerano invece l’opera un’efficace denuncia civile che una speranza, non certo facile e illusoria, la offre nella misura in cui ciascuno prenda consapevolezza che non basta invocare il cambiamento se non si è poi disposti a pagarne un prezzo personale. Continua »
Quanti sono i ragazzi che negli ultimi secoli hanno lasciato Palermo in cerca di fortuna? Il detto «cu nesci arrinesci» spesso si realizza veramente. È il caso di Francesco Procopio Cutò, nato a Palermo nel 1651 ed emigrato a Parigi poco più che ventenne. Di lui sappiamo con certezza, grazie alla ricerca archivistica di Marcello Messina, che fu battezzato nella chiesa di S. Ippolito al Capo e che era figlio di Onofrio Cutò e Domenica Semarqua. Analoghi riscontri archivistici a Parigi (atto di matrimonio e risultanze della camera di commercio dell’epoca) confermano che quello stesso Francesco Procopio Cutò, nato al Capo, è il fondatore nel 1686 del primo caffè letterario del mondo: Café – Glacier “Le Procope”, la cui più rinomata specialità erano i sorbetti (acque ghiacciate) di tradizione siciliana che in questo locale diventarono di portata popolare. Il locale da lui fondato si differenziò subito per l’eleganza degli arredi e per la disponibilità di carta e calamaio dagli altri locali in cui si poteva gustare una bevanda appena giunta in Europa dall’oriente, il caffè. La frequentazione di artisti e intellettuali ne fece il primo caffè letterario del mondo dove il confronto di idee gareggiava con la scoperta di rosoli e sorbetti abilmente bilanciati da Procopio. La tecnologia e il know how che portava con sé dalla Sicilia era rappresentato dalla tecnica di mescolare neve e sale per ottenere, in assenza di energia elettrica, una temperatura da moderni freezer (-21,3 °C) quella necessaria a mantecare un gelato in senso moderno. Procopio è considerato il primo ambasciatore del gelato nel mondo, gelato la cui storia passa dalla Sicilia: la granita è infatti indissolubilmente siciliana. Forte del suo successo, Procopio francesizzò e poi nobilitò il suo cognome giocando sull’assonanza fonetica tra Cutò e couteaux, che significa coltelli, da cui il De Coltelli che lo rese celebre. Un palermitano conosciutissimo a Parigi, ma molto meno a Palermo dove solo Gaetano Basile, anche su queste pagine, ne ha scritto mentre Antonio Cappadonia, il famoso gelatiere nonché direttore dello Sherbeth Festival, lo scorso settembre ha chiesto al sindaco Orlando di intitolargli una via o una piazza rimediando ad una grave dimenticanza.
In occasione della Giornata europea del gelato artigianale, celebrata venerdì 24 marzo, l’amministrazione ha finalmente intitolato a Francesco Procopio Cutò la piazza interna allo spazio Quaroni su via Maqueda. Continua »
Non sono uno storico dell’arte e mi scuso quindi per involontarie imprecisioni, ma, nel silenzio di chi avrebbe più competenze delle mie per parlare, non posso non denunciare la mistificazione storica del sito Unesco “Palermo arabo-normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale” che contribuisce, nell’immaginario collettivo di cittadini, guide e turisti, a consolidare il mito di una Palermo araba cui si vorrebbe attribuire di tutto: dai monumenti del percorso alla ricetta originaria della cassata o della granita siciliana. Comprendo le ragioni “politiche” dell’Unesco nel voler ricercare un momento di convivenza pacifica tra cristiani, ebrei e musulmani che sia d’esempio per i nostri giorni, ma una certa pace e la tolleranza in Sicilia si ebbero dopo la dominazione araba, non durante, sotto i re normanni. Anche nel recente caso della spianata delle moschee di Gerusalemme l’Unesco ha pensato male di manipolare la storia per esigenze politiche contemporanee contro gli occupanti israeliani. Si può però seriamente promuovere la pace e la convivenza tra i popoli al prezzo della verità storica? Penso proprio di no. Continua »
Nell’immaginario collettivo sarebbero i prodotti della terra come il vino, gli agrumi, il grano ecc. le principali voci del Made in Sicily, in realtà, per valore economico, sono i prodotti della raffinazione del petrolio la principale voce dell’export siciliano, ma se cambiamo ancora la prospettiva, dal valore economico al costo umano, possiamo dire che sono invece i cervelli la più apprezzata voce dell’export siciliano, sia verso il resto d’Italia che verso l’estero. Alla tradizionale secolare migrazione di braccia, ogni famiglia siciliana conta oggi la perdita di giovani di elevato livello di istruzione ovvero di talenti artistici che cercano fortuna altrove. E come dare loro torto? A tornare, se cambiano le condizioni di vita e le opportunità, si fa sempre in tempo, ma se gli scenari non cambiano, anzi peggiorano, come si può chiedere ad un giovane di talento di perdere qui i suoi anni migliori nell’attesa? Continua »
C’è stato un tempo, dal primo insediamento fenicio sino al medioevo, in cui la città di “Palermo tutto porto” somigliava alla baia di New York con il Kemonia e il Papireto a fare le veci dell’Hudson e dell’East River nel delimitare la versione nostrana di Manhattan ovvero il cosiddetto piede fenicio così come ricostruito da Aldo Occhipinti. Continua »
Non c’è fesso più patetico di quello che si sente pure furbo e di poveri fessi la città sembra sempre piena. Un esempio sotto gli occhi di tutti si ha agli incroci quando, per guadagnare il vantaggio di un misero paio di metri, molti automobilisti palermitani non resistono all’idea di fermarsi all’apposita linea di stop mentre il semaforo volge al rosso e lo oltrepassano, sostando magari sulle strisce pedonali. Quando scatta il verde poi, ovviamente, non lo vedono perché hanno superato il semaforo e si muovono quindi solo all’invito dei clacson mentre vengono superati a destra e a manca. Continua »
Non tutti i mali vengono per nuocere, verrebbe da dire pensando al fatto che il fondamentalismo islamico che ha colpito con azioni terroristiche tradizionali destinazioni turistiche come la Tunisia, l’Egitto, la Turchia, la Libia ecc. sta dirottando verso la Sicilia importanti e insperati flussi, crocieristici e non. Se si disponesse anche di una classe di amministratori pubblici avveduta, questa opportunità sarebbe adeguatamente sfruttata migliorando lo stato dei servizi, delle strade, dei porti, degli aeroporti, dei musei, della sicurezza e del decoro pubblico e invece i politici siciliani, forse perché i turisti non votano, continuano a preferire i forestali e a impiegare nei musei personale non selezionato per concorso che ovviamente non parla alcuna lingua, tenendo musei e monumenti chiusi quando più servirebbe per venire incontro alle esigenze di chi ci lavora (anzi di chi vi percepisce uno stipendio) più che di chi li vorrebbe visitare: lavoratori socialmente inutili! Continua »
Il guaio del brutto è che ti abbrutisce la vita e ti abitua al brutto che in tal modo si perpetua come fosse normale. Uno dei grandi misteri del dopoguerra siciliano è come mai sia stato possibile che un posto così bello già in natura e abbellito da tanti splendidi segni delle civiltà del passato o anche dall’architettura di palazzi e civili abitazioni più moderne, almeno sino agli anni ’40, abbia poi lasciato spazio a volumetrie di palazzi, disegni architettonici sgraziati, insomma al brutto infestante che abbiamo conosciuto dal dopoguerra, salvo poche eccezioni? Continua »
L’inizio di ogni anno è sempre foriero di speranze e di buoni propositi e poiché ogni cambiamento profondo non può che partire dalla conoscenza di sé, pare che la moderna declinazione dell’esortazione «conosci te stesso», pervenutaci dal frontone del tempio di Apollo a Delfi attraverso gli insegnamenti di Socrate, sia diventata oggi “self science”. Ne è convinto il prof. Sandro Formica dell’Università della Florida che sta tenendo in Italia dei seminari sul tema, anche a Palermo. Alcuni spunti mi sembrano interessanti e ne parlo quindi volentieri. Continua »
Spesso mi sembra di cogliere nel dibattito palermitano la totale assenza di quel senso pratico che rende vivibili le città che invidiamo altrove in Italia e in Europa. Sembra che ci sia un certo pudore a fare proposte che siano semplicemente pragmatiche senza bisogno di dover apparire a tutti costi “buone” o semmai buoniste. Ricordo che quando la proprietà della c.d. area Quaroni (quel buco in via Maqueda lasciatoci per decenni dai bombardamenti dell’ultima guerra) annunciò la realizzazione di un immobile polifunzionale con parcheggio privato, galleria di negozi e recupero architettonico di una preesistente chiesa oggi adibita ad auditorium, in molti si sentirono in dovere di suggerire invece la realizzazione di un giardino. L’immobile realizzato penso che oggi contribuisca alla nuova vita dello storico asse cittadino, in parte pedonalizzato, più di un giardino in discesa che avrebbe ispirato realizzazioni come il roseto di viale Campania o il giardinetto di piazza di S. Agata alla Guilla, nel centro storico, entrambe opere pubbliche decisamente discutibili. Continua »
Quando i piloni delle strade statali e delle autostrade siciliane collassano con tanta frequenza e improbabili “passaggi a nord ovest” per quelle provinciali offrono buche, fango e smottamenti da terzo mondo mentre ti chiedi come mai ponti romani, arabi o normanni sono ancora lì in piedi dopo millenni come se si fosse andati indietro invece che avanti nelle tecniche di costruzione. Quando le infrastrutture informatiche regionali, con server collocati dai soci privati al sicuro in Val d’Aosta, vengono bloccati a motivo di un contenzioso con l’effetto di impedire dallo scambio di mail alle prenotazioni di visite ed esami medici. Quando nella lotta alla criminalità organizzata si viene a scoprire che si è sostituito un sistema di parassiti criminali con uno anche peggiore perché celato dietro la maschera dello Stato, capace di utilizzare senza pudore l’arma più micidiale escogitata dal legislatore, quella del sequestro e della confisca dei patrimoni, per conseguire vantaggi personali. Quando un’intera classe politica regionale, incurante di tutto questo e di tanto altro ancora, continua a pensare e agire esclusivamente secondo logiche di potere, non si può non pensare con sarcasmo che non era poi una battuta quella che diceva: quando Dio creò la Sicilia vide che era troppo bella e, nella sua infinita giustizia, fece i siciliani. Continua »
Chiedendo in giro ad artigiani e commercianti del centro storico e di quello commerciale se intravedono segnali economici di ripresa, la risposta è stata quasi concorde: «Se non fosse per i turisti…». Un giovane artigiano di via Vittorio Emanuele mi ha ad esempio raccontato di un turista belga che, affascinato dalla sua vecchia macchina tipografica, si è fatto spedire un bell’ordine di biglietti da visita, buste e carta intestata: c’è da riflettere sul fatto che se avesse avuto un macchinario digitale, sicuramente il turista sarebbe passato avanti. Continua »
Cito un mio precedente post del 2007:
«È l’assoluta mancanza di indifferenza che mi porta spesso ad essere critico con la mia città o, più correttamente, con i suoi abitanti e pubblici amministratori. Se si ha a cuore il miglioramento della qualità della vita urbana, la critica, la denuncia è sicuramente utile, talvolta anche efficace e, sempre, moralmente doverosa per non rendersi passivi complici di un determinato stato di cose. Ma ugualmente valido ed efficace può essere percorrere la strada opposta: riconoscere chi opera bene, chi sa fare il proprio mestiere in modo professionale, chi dovrebbe essere emulato in una competizione virtuosa».
Volendo ragionare in positivo, la buona notizia è che Ballarò è fondamentalmente un mercato, un mercato storico di Palermo come la Vucciria, il Capo o Borgo Vecchio, e in quanto mercato ha una propria prospettiva economica, quella basata sullo scambio che è alla base di ogni economia. La notizia cattiva è che è un mercato al di fuori delle regole dello Stato: sanitarie, amministrative, fiscali e anche penali, dove i cibi non sempre sono conservati a dovere, dove si apre un’attività senza autorizzazioni e contratti in regola, dove non si rilasciano scontrini fiscali e dove si spacciano droghe o si fa ricettazione di merce rubata, un mercato quindi caratterizzato da un regime di extraterritorialità giuridica garantito da sostanziale impunità. Come rimediare? Continua »
«Ah, mi scusi: pensavo di essere in Sicilia!» è stata per anni la mia battuta sarcastica preferita quando provavo a chiedere in un bar una spremuta d’arancia, la risposta era sempre la stessa: «Non abbiamo arance».
Eppure, in un qualunque bar di Milano, se chiedevo una spremuta me ne servivano una addirittura di arance rosse, quelle tipicamente siciliane, per cui ciò che mancava nei bar di qui era forse la voglia di vincere la pigrizia di spremere frutta fresca invece di stappare più comodamente un’aranciata con zuccheri, bollicine, conservanti e molta poca arancia. Continua »
Si fa presto a dire gelato artigianale in assenza di una definizione di legge che in Italia manca, salvo l’apprezzabile normativa varata in materia dal Trentino Alto Adige. Eppure, il gelato di tradizione italiana è uno dei prodotti di punta della nostra tradizione gastronomica che si sta diffondendo con successo all’estero così come in passato la pasta, la pizza o l’espresso. Continua »
Come si nutre la speranza in una terra come la Sicilia dove governanti e governati fanno a gara per fartela perdere? Con delle pillole di speranza: ve ne offro una.
Qualche anno fa diedi una mano a due studenti universitari attivi nel campo degli stage presso aziende italiane ed europee. Uno di questi, Luigi Giordano ora ingegnere, mi ha contattato recentemente per un evento che stava organizzando ad agosto a Gangi riunendo start up e imprese del territorio. La scelta di Gangi non poteva essere più casuale: si era fidanzato con una ragazza di questo paesino incantevole delle Madonie e aveva colto un “potenziale” da valorizzare, soprattutto sul tema della riscoperta dei grani antichi. Ne parla con il sindaco, autore di una fortunata rivalutazione del centro storico con più di un centinaio di abitazioni cedute a “forestieri” in cambio dell’impegno a ristrutturarle, e questi gli mette a disposizione la sala consiliare con il supporto della locale Pro Loco.
Nasce così il Madonie Blast Day, un evento dichiaratamente esplosivo: una mattinata scandita da 40 interventi da quattro minuti ciascuno con slide tecniche e video emozionali e un dopo pausa pranzo per annodare reti su interessi comuni. Continua »
Su Palazzo delle Aquile sventola giustamente la bandiera simbolo della finanza allegra, dei bilanci truccati, dei pip, lsu e di ogni altra declinazione della spesa pubblica assistenziale e clientelare. Competere verso il basso è più facile, autoassolutorio e demagogico che prendere ad esempio le città caratterizzate da un’alta qualità della vita urbana: purtroppo gli sprovveduti abboccano sempre!
Nella profonda crisi economica e politica in cui langue da tempo, i social network sembrano venire in aiuto al disperato bisogno di passione civica di una Sicilia bloccata socialmente e culturalmente tra individualismo e diffidenza. Facebook, in particolare, sta aiutando cittadini tra loro sconosciuti ad aggregarsi attorno a iniziative di comune interesse coniugando un inedito “noi” e in questa democrazia liquida, ricca di astenuti, elettori migranti e povera di soldi da intermediare, i politici avvertono evidentemente la minaccia elettorale di queste aggregazioni spontanee e sembrano dar loro ascolto. Sinora si preoccupavano solo dei gruppi sociali organizzati e fisicamente individuabili nelle piazze, fidando sul fatto che tutti gli altri, pur maggiori per numero, avessero il vano destino di manifestare la propria indignazione e protesta picchiando contro un materasso che alla fine vinceva sempre sulla stanchezza che immancabilmente sopravveniva. La rete lascia invece traccia perenne di rilievi documentati, critiche e denunce che in un qualsiasi momento possono riapparire attraverso Google nel momento politicamente meno opportuno: la rete non si addomestica come certa stampa che intrattiene su altro rispetto ai problemi più sentiti dai cittadini. Continua »
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