Palermo, bella
Si parla spesso della “irrecuperabilità” di Palermo, della sua “ostinazione” a mantenersi lontana da standard che in altri posti costituiscono la normalità: standard di efficienza, di buona amministrazione, di una “cultura” della legalità basata sui diritti e sui doveri di ciascuno, anziché sulla sopraffazione e sui servilismi: una cultura che privilegi il buon vivere, la tolleranza, il rispetto delle persone e dell’ambiente; una cultura che renda giustizia ai deboli, ma che non diventi schiava delle debolezze, ed in cui pertanto le debolezze non la facciano da padrone.
Il tutto, nel vortice di una crisi economica generale che non è altro che specchio di crisi di valori condivisi; valori che tempo fa, almeno nella concezione comune, erano ritenuti acquisiti ed intoccabili, una volta per tutte: l’eguaglianza dei cittadini, la solidarietà, l’attenzione ai “bisognosi”.
Paradossalmente, il venir meno di questi valori quasi dappertutto ha reso meno emarginato il nostro Sud, ed in particolare la nostra Palermo; non ce ne dobbiamo gloriare, ma dobbiamo anzi ricavarne una nuova spinta per emergere e per dare a tutti segnali di “inversione di tendenza”. E questi segnali già ce li danno alcuni eventi recenti: l’annunciata beatificazione di padre Pino Puglisi e il premio europeo a Biagio Conte. A Palermo. Nella nostra città. Accanto a noi. Si sta parlando di persone da noi conosciute, con cui siamo venuti a contatto, con cui abbiamo parlato e parliamo. Non li sentiamo lontani e “beati”, per favore. Sentiamoli quali sono stati e sono, fra noi, con noi, con i loro limiti umani accanto ai nostri, segno di un modo diverso di vedere la vita, un modo “possibile” di vedere la vita. Un modo possibile ed insieme alternativo, e proprio per questo affascinante e propositivo. Un modo, lasciatemelo dire, vincente. Convinciamocene. Continua »
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