Quaderno di Palermo 15
Un sabato sera di un sorprendente o forse consuetudinario bell’autunno siciliano, in questa fine della prima decade del nuovo secolo che apparentemente – e diciamo anche sorprendentemente – prosegue, ancorché smarrito nella sua incertezza e nel suo sgomento.
Sono al Capo, una sorta di grande villaggio all’interno dell’enorme paesone che in fondo è sempre stato Palermo. E da queste parti del territorio, ogni weekend dell’anno viene scandito dalla musica napoletana che attraverso il karaoke si spande per tutte le piazze e i vicoli e le case di questo quartiere così affascinante e così particolare, così come altri luoghi di questa macchia palermitana fatta da tanti e diversi e contraddittori strati. Il fatto è che nel nostro mondo globale, dove siamo ormai cacciati tutti, il fatto è che ancora mi colpisce il legame che c’è tra questa immemorabile canzone partenopea, nonostante si tratti in gran parte dell’interpretazione della gente del quartiere dei nuovi melodici, e le radici di un popolo e di una cultura ormai in via di estinzione, almeno in apparenza. Continua »
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