La città liquida
«Palermo è una conchiglia chiusa nel suo centro, Palermo per capirla devi starci dentro…».
Lo so che è assurdo, ma è come ti dico. La città che vedrai presto è liquida. Non si riflette sull’acqua che la tocca, la prosegue, ne prende l’essenza. È liquida nell’anima ondivaga di chi resta, con una mareggiata interiore che fa odiare Palermo, ma poi basta una sera d’estate con un caldo più mite e torna violento il cavallone della passione, è liquida per chi la lascia, mentre va via la vede attraverso le lacrime, sempre più lontana. Quasi tutti i partenti da lei lo sono a malincuore, a quel punto strappano a sé stessi la solenne promessa di tornare e non lasciare più quel mare. È liquida nel sangue di chi ha lasciato la vita per renderla migliore, o almeno provarci, di chi ha denunciato, lottato, vinto, a volte col prezzo e col sacrificio di una vita blindata. È liquida come il mare di solitudine che spesso ha attanagliato questi eroi, cui la città troppo spesso è stata grata solo dopo, troppo poco durante. È liquida come colori a tempera non ancora essiccati con cui sembra a volte dipinta. Colori che non si lasciano asciugare, cui accanto si dà subito una pennellata umida di un cromatismo diverso, ed ecco che un rosso fuoco di un tramonto unico, si fonde con un azzurro intenso di cielo, con bianca spuma di mare e azzurro di onde, ma stavolta più tenue. Continua »
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