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Biografia: Nato a Palermo il 14 gennaio 1962. È un etnoantropologo e uno scrittore. Tra le sue ultime pubblicazioni: il divertente Miracolo a Mondello (Mondellolido, 2007) e l'ironico Il presidente e altre storie (Flaccovio, 2008).

Giampiero Finocchiaro
  • Lettera alla Santuzza 2

    Santuzza e ciuri di biddizza,
    una preghiera ti voglio fare e spero che tu mi possa ascoltare. In questa città che un tempo fu Felicissima ci siamo incastrati tutti quanti. Ogni giorno, da quand’è che siamo diventati assai assai, ce ne usciamo di casa, chi al mattino presto e chi con più comodo, e subito ci ritroviamo fermi e impigliati da qualche parte. Tanto ci piaceva il tuo carro, che ognuno di noi se n’è fatto uno e tutti a gara a farsi quello più grosso che ora si chiama SUV ma sempre una specie di carro trionfale è. Continua »

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  • Lettera alla Santuzza

    Santuzza e ciuri di biddizza,
    torna il tempo di rifare il coro dei curati, quelli che per i prossimi quattro anni dovranno prendersi cura della città che ti è devota. Mamma mia quanti sono, quanti siamo! Tanti che se ci mettessimo a girare con scopa e paletta invece che armati di volantini da sparpagliare per i marciapiedi, avremmo già ripulito la città che di nuovo si ammorba dell’ennesima protesta di quelli che se ne vanno a zonzo con un giubbino con su scritto Amia e che nessuno più ha cuore di chiamare lavoratori. E non per esercizio di ironia, piuttosto per antica e triste consuetudine all’osservazione.
    Tu che tutto vedi e di lassù ci proteggi, procura di vigilare, oggi più che mai. Salva questa piangente città dai sui malanni, dal suo affanno, dall’aura funesta che la sovrasta e la opprime, che le toglie il respiro della gioventù, ansiosa di scappare altrove o dimessa al punto di credere, nel delirio febbricitante, che qui si trovi l’ombelico del mondo. Per farlo, però, non ti chiedo miracoli, a quelli siamo avvezzi al punto che tutto pare debba dipendere dal sovrumano, dall’imperscrutabile cielo. Spargi piuttosto quel sale che si vuole segno e barlume di intelletto, stura le menti dalla nebbia della ragione, concedi il desiderio del riposo ai veterani che del nostro sfacelo, nella migliore delle ipotesi, sono stati inconcludenti condomini, quando non inoperosi o addirittura artefici; lascia che l’ardore giovanile confluisca nel rigoglio del pollone che si affianca e sostituisce al ceppo ormai malato producendo da una stessa trama di radici un nuovo ed insperato futuro. Continua »

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  • Lanterne cinesi

    La società della globalizzazione ha portato con sé l’esigenza di comprendere nuovi problemi e, possibilmente, quella di risolverli. L’incontro-scontro tra culture diverse mette, infatti, le comunità locali davanti a situazioni impreviste. Questo, però, non significa che in generale si sia impreparati ad affrontare tali situazioni. La difficoltà più insidiosa, tuttavia, è quella di stabilire con certezza il limite entro cui ammettere certe cose e contemporaneamente escludere legittimamente le altre.

    Un esempio quotidiano è dato dalla coesistenza di cittadini di diverse nazionalità che in differente modo manifestano la loro provenienza culturale. E non sempre, però, sono gli “indigeni” a prevaricare gli “ospiti”. Accade anche il contrario. Del primo caso non diremo nulla perché di facile decodificazione e oggetto di planetaria attenzione. La seconda eventualità è più difficile da individuare e richiede interventi più complessi nella loro argomentazione, per quanto semplici nella loro concreta attuazione.

    Veniamo alle spicciole faccende di vita cittadina. Prendiamo l’esempio dei cinesi. Per alcuni si tratta di comunità palesemente indifferenti al desiderio di integrazione, per altri l’esatto opposto. Continua »

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  • Il nuovo che avanza…

    Qualche giorno fa Bersani ha lanciato la candidatura di Rita Borsellino a sindaco della città di Palermo. E prontamente si è passati al diktat. Tecnicamente: un’ingerenza della direzione centrale di un partito con sede a Roma e leader romagnolo che “decide” cosa è giusto per il capoluogo della Sicilia. Nel frattempo cos’era accaduto? Già da qualche settimana, si erano registrate fibrillazioni pre-elettorali dalle quali sono spuntati alcuni nomi. I soliti dei soliti noti. Con una novità: Davide Faraone, giovane rappresentante del PD palermitano, palermitano egli stesso, da sempre impegnato nella realtà locale. Inevitabili i primi ostruzionismi contro l’ipotesi di una sua presenza addirittura alle primarie con cui il PD ammanta di democrazia la scelta del suo candidato di ogni elezione. Dietro, in realtà, persiste un dirigismo centralista di cultura irrecuperabilmente sovietica. Continua »

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  • Il cambiamento

    Provengo da una scuola di pensiero secondo cui il massimo dell’astrazione consente il massimo della concretezza, ragione per la quale teoria e prassi sono necessariamente complementari e non alternative come si tende a sostenere da più parti. Così, ragionando del cambiamento, vorrei dire preliminarmente due cose: il cambiamento è una dinamica che apre al nuovo. Parlando del nostro tempo e della nostra società, associamo il cambiamento al nuovo, ovvero ai giovani, al futuro. Questa è la prima cosa. Da sola però non basta. E vengo alla seconda. Il cambiamento necessità di una visione relativa al vecchio, aspetto che tendiamo a declinare associandolo alle vecchie abitudini, al passato. Ne deriva una considerazione importante: non vi può essere cambiamento se non vi è contemporaneamente un’azione verso il nuovo ed una complementare verso il vecchio.
    Analizziamo: se il cambiamento protende soltanto verso il nuovo, se rivendica soltanto il futuro, se si preoccupa soltanto dei giovani (per restare nei confini che ci siamo assegnati qua), esso si traduce in semplice speranza e nell’ipotesi che dovesse concretizzarsi, attuerebbe una sostituzione del vecchio col nuovo. Sostituzione o rottura. Perché vi sia reale cambiamento, occorre invece che nel medesimo movimento e mutamento, avvenga una correlativa azione nei riguardi del vecchio, affinché ciò che si deve abbandonare per realizzare il nuovo, non resti a pesare nell’ombra come un virus latente, in attesa del momento buono per allignare un’altra volta. Com’è tristemente accaduto. Continua »

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  • L’inutile guerra

    Piazza Mandorle si trova a Tommaso Natale. Da quando hanno arrestato i Lo Piccolo non ha più avuto pace. Nel senso che quell’antipatia tutta palermitana verso gli spazi aperti e liberi ha preso il sopravvento nella sola forma che conosciamo, l’appropriazione a fini personali.
    Un paio di giorni dopo il clamore dell’arresto, c’è stato un frenetico comparire di tende e ombrelloni per la vendita di frutta verdura, pesce, frutti di mare e di camion per la vendita mono-prodotto (broccoli, angurie, patate, etc.). Il punto è nevralgico anche per la presenza di un distributore di benzina. Se aggiungete la nota buona educazione locale, il solito senso del rispetto dell’altro come si usa da noi, la totale assenza di segnaletica a terra, il passaggio a livello che dal Medioevo a oggi ancora separa la borgata dalla città, avete un quadro chiaro delle condizioni da guerriglia urbana che si creano quando passa il treno e tutte le automobili pretendono di passare per prime dove non c’è spazio per uno spillo e dove chi non deve attraversare ferma l’auto per fare un sereno shopping all’insegna del “me ne frego di chiunque”. Continua »

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  • Uso delle carreggiate palermitane

    L’art. 3 del Codice della strada dà la seguente definizione di Carreggiata: «Parte della strada destinata allo scorrimento dei veicoli; essa è composta da una o più corsie di marcia ed, in genere, è pavimentata e delimitata da strisce di margine». Tali «strisce di margine» si trovano a ridosso dei marciapiedi, così che la carreggiata è propriamente lo spazio pavimentato compreso tra due marciapiedi opposti.

    Il termine carreggiata è generico, valendo per tutte le tipologie di strade. Il Codice le classifica per grandezza e contesto ma per tutte vale il principio sancito dall’art. 20 comma 1: è vietata ogni tipo di occupazione della sede stradale, ivi compresi fiere e mercati, con veicoli, baracche, tende e simili.

    A un palermitano viene perciò naturale, leggendo quest’ultimo articolo, chiedersi: Perché? Ma davvero? Possibile mai? Il fatto è che l’art. 143, trattando della «Posizione dei veicoli sulla carreggiata» specifica addirittura quanto segue: «I veicoli devono circolare sulla parte destra della carreggiata e in prossimità del margine destro della medesima, anche quando la strada è libera«. Roba da matti! Continua »

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  • “Immobilismo indecente”, una soluzione palermitana

    Non si conclude la triste vicenda dei sottopassi di viale Regione Siciliana e mai fu più profetico il nome di una strada per indicare qualcosa che non approda a nulla…

    Se ne occupa periodicamente il Giornale di Sicilia che aveva ottenuto risposte e promesse per conto dei cittadini ma che altrettanto periodicamente deve dichiarare che nulla si è ancora ottenuto. Insomma: sottopassi in mano al vandalismo. Si ragiona come di cosa ovvia e necessaria sulla vigilanza, le sue forme, i suoi costi, i suoi responsabili. Un esercito di nullafacenti stipendiati con misure di emergenza lasciano in emergenza le emergenze che dovrebbero disemergenziare…se ci sono i soldi manca la volontà politica (qualcuno ha infine capito cosa sia?), se c’è la volontà politica manca il personale, se c’è il personale non è l’anno bisestile di numero dispari ricadente sotto la costellazione del Ratto e così via. La settanta, si dice a Palermo, “non appatta mai”. Continua »

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  • Assenteismo e controlli

    In questa città arresa a ogni forma di mancato rispetto delle regole capita, con sorpresa generale, che qualcuno avvi un controllo per sapere se i lavoratori, magari quelli che hanno bloccato via Libertà gridando “lavoro, lavoro”, siano effettivamente al lavoro. E naturalmente succede che l’addetto a questa “assurda” attività del controllo venga minacciato e che gli ideatori del controllo siano subissati di critiche. Complice il caso, accade che alcuni di questi lavoratori vengano trovati al bar e in generale accade che molti “lavoratori” siano stati trovati indebitamente allontanatisi dal luogo del lavoro sebbene sia noto a tutti noi che il trovarsi nel luogo di lavoro assegnato raramente corrisponda per i nostri lavoratori locali allo svolgere un’attività lavorativa. Statisticamente risultano più praticate attività come lo sfogliare il giornale per guardarne le figure, il fumare, l’andare e venire dal bar più vicino, il telefonare a spese del contribuente, il recarsi a fare la spesa, lo stare in circolo a esercitarsi nel pettegolezzo essendo ormai diffusa l’ambizione di diventare uno spettatore televisivo professionista, ospite stabile di un Amici o un Fattoria e simili. Continua »

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  • Sicilia contraddizione

    – Scusi, può scattarmi una foto?
    – What?
    – May you take a photo?
    – Oh, yes.
    – Thank you.
    – You’re welcome.
    – Ok, cheese…
    Clic.
    – Thank you.
    – Oh, it was a pleasure.
    – And you’re very polite:
    – Where are you from?
    – From Italy, Sicily.
    – Ah, Sicily mafia.
    – Eh?!
    – Sicily – ridendo – mafia.
    – Vaffanculo lo capisci?
    – What?
    – Where are you from?
    – Japan.
    – And no mafia in Japan? Faccia di culo!
    – No, Japan no mafia.
    – Allora sei scemo? O ci fai?…
    – What?
    Continua »

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  • Qualità della vita

    Quello della qualità della vita è diventato un tema ricorrente. Ne parlano, nel poco tempo che sottraggono agli affari propri e al litigio inconcludente, gli uomini politici, i potenti di ogni sorta e i vippi che istupidiscono giornali, tivù e plebaglia. Ne parlano, appunto, come di cosa distante e assente dal loro vissuto quotidiano dato che nessuno di loro né dei loro intervistatori, ha mai il buon senso di fare differenza tra la vita dei privilegiati e quella dei non privilegiati, con relativa ed ovvia differenza di qualità…
    Ad ogni modo, non fidandomi più delle statistiche elaborate, su profumata commissione, da facoltose signore rappresentanti di istituti specializzati in sondaggi d’opinione, né tanto meno delle chiacchiere in tivù, ho pensato di indagare in prima persona su ciò che la qualità della vita rappresenta per noi cittadini normali, privi di privilegi, fama, fortuna e potere. A questo scopo, ho utilizzato il Giornale di Sicilia. Continua »

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  • A Rouen

    A Rouen

    A Rouen, in Normandia, si sono infastiditi della bruttezza di un edificio costruito a lato della cattedrale di Notre Dame. Così…lo stanno abbattendo. Un senso estetico indirizzato alla bellezza lo sostituirà con un palazzo di vetro che rifletterà le geometrie del tempio normanno, conciliando così la tutela del bene pubblico con l’interesse privato. Continua »

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  • Esortazione per gli “amati”

    Si corre in questa città tormentata dall’incuria di tutti. L’occhio percepisce più rapido della mente il sottofondo di vilipendio che rende Palermo come l’orca sbranata dalle fere di D’Arrigo. Ai muri, che coprono le ali del nostro campo visivo mentre, senza capire perché, schizziamo via veloci, un infinito bestiario di insulti, minacce, scherni, parole di odio, indifferenza e disperazione. Queste ultime più di tutti affiorano, chi urlando un amore infinito, chi una passione indomabile, chi ancora una speranza destinata a durare in eterno come i lavori di restauro o di recupero degli arti morenti di questa città. Quante dichiarazioni di “amanti”, quante parole che resteranno solo come sporcizia perenne sui muri, odiosa e diffusa rappresentazione della diffidenza come della paura. E sempre mi chiedo: ma se ai destinatari di queste imitazioni da scimmia originate da un Moccia instant book, sorgesse invece la voglia di lasciare per sempre il disperato/la disperata estensore? Se chi involgarisce un lungo muro con la sua recitata dichiarazione scoprisse che così gli “amati” hanno una ragione in più per troncare la relazione? Non avremmo già invertito una tendenza? Non avremmo già fatto quel piccolo primo passo che sempre inaugura un cambiamento?

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  • Auguri ai miei alunni

    A tutti gli alunni della mia scuola, quelli allegri e quelli scontenti, quelli bravi e quelli vivaci, quelli che ne sanno una più del diavolo e quelli che invece non ci volevano venire, quelli che non vedono l’ora di ritrovarsi coi compagni e quelli che non vedono l’ora…, quelli che studiano e imparano a pensare, quelli che pensano e imparano a studiare, quelli che aiutano e quelli che ancora non l’hanno compreso, quelli che non li ferma nessuno e quelli che si devono accendere, quelli che litigano e quelli che sbagliano, quelli che tempo dopo si pentono e tornano con affetto e rimpianto, quelli che si pentono subito e nessuno se ne accorge, quelli che non hanno dove sbattere e quelli che anche troppo sono seguiti, quelli che mi scrivono su facebook e quelli che mi scrivono sui muri, quelli che sanno cos’è l’amore e quelli che lo cercano urlando, quelli che ancora non sanno che il futuro sarà implacabile e quelli che non hanno ancora capito che a loro sorriderà, quelli che se li chiami non rispondono e quelli che se gli rispondi non ti guardano, quelli che forse arriveranno in alto e quelli che certamente resteranno in basso, quelli che hanno più del dovuto e quelli che hanno meno del necessario, quelli che se li capisci si aprono e quelli che se ti chiudi non li capisci, quelli che sanno dire grazie e quelli che manco per il…, quelli che se gli dedichi del tempo ti restituiscono un sorriso e quelli che se ti assenti ti dimenticheranno, quelli che quando credi di averli in pugno fanno una domanda che non ti aspetti e quelli che hai incantato e alzano la mano ma è per chiedere di andare in bagno, quelli che tornando a casa trovano la guerra e quelli che fanno la guerra perché non trovano il filadelfia di marca, quelli che c’erano e ora sono andati avanti, ognuno alla sua maniera, e quelli che ancora ci sono e ancora non sanno dove andranno, a tutti loro, a tutti voi cari ragazzi e ragazze, i miei più sinceri auguri per un nuovo anno ricco di crescita e miglioramenti, perché è da voi che verrà il mondo migliore.
    Con affetto.
    Il vostro preside

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  • Mi trovo in Turchia…

    Mi trovo in Turchia, in uno di quegli incontri, per fortuna ormai frequenti, tra operatori della scuola di tutta l’allargata area dell’Europa Unita. Siamo quattordici, da tredici diversi paesi. Io sono l’italiano.

    Come sempre: «Italiano di dove?».

    «Palermo, of course!» è la mia ironica e provata risposta.

    Fa ridere questo insensato orgoglio e dispone all’allegria. Certo accade ancora che qualcuno subito associ Palermo e mafia ma ormai ho preso l’abitudine di rispondere con algida disanza precisando lo sforzo che stiamo compiendo e il prezzo che stiamo pagando per andare oltre questa lurida epopea di vigliaccheria e prepotenza. Resta, invece, costante l’impressione di un città sporca con un traffico d’auto sconvolgente. E «dirty» e «terrifying» sono gli aggettivi che sempre ricorrono. Continua »

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  • Il ministro Prestigiacomo ha presentato “Palermo differenzia”

    Stefania Prestigiacomo alla presentazione del progetto “Palermo differenzia”

    Si è tenuta ieri, presso la Prefettura di Palermo, la presentazione del progetto del Ministero dell’Ambiente che, di concerto con la Regione Sicilia e il Comune di Palermo, porterà avanti un progetto pilota inteso a promuovere comportamenti pro-sociali a sostegno delle azioni per la raccolta differenziata. Giovani volontari verranno selezionati e organizzati in squadre di informatori il cui compito sarà quello di raggiungere porta a porta i cittadini dell’area centrale della città comprendente circa 130.000 abitanti e individuata come zona di sperimentazione per analogia con precedenti esperienze di successo come quella condotta a Salerno. Dovranno sensibilizzare i cittadini e spiegare loro le novità che verranno introdotte in termini di strumenti per la raccolta (nuovi contenitori e sacchetti) e orari (conferimento una o due volte per settimana). Continua »

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  • Dei diritti e dei doveri

    Immaginate che un manipolo di persone tenga in ostaggio una maggioranza. Non verrà difficile e magari sorgeranno tante diverse situazioni ma avranno una costante: la minoranza la immaginerete armata. Vediamo di cosa.
    È giusto che per il proprio diritto allo sciopero poche centinaia di palermitani possano mettere a repentaglio il diritto alla salute dei restanti 999.000? L’arma, dunque, è il diritto. Sembra paradossale che il diritto funzioni da arma quando siamo abituati a pensare che il diritto e la sua tutela siano il fondamento della democrazia.
    La verità è che una democrazia non regge perché permette ai suoi cittadini di rivendicare i propri diritti. Questa legittima ed essenziale istanza quando diventa la sola o la preminente, non porta da nessuna parte. Il risultato è davanti gli occhi di tutti: ogni singolo abitante di questo confuso e disordinato Paese che è divenuto l’Italia ormai da quarant’anni, è accecato dalla rivendicazione del proprio diritto, qualunque esso sia. E per affermare i propri diritti ciascuno è pronto a dimenticare il correlativo dovere pur essendo sempre pronto a lamentarsi per il dovere mancato degli altri. Continua »

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  • La morte delle palme di Palermo o le palme della morte di Palermo?

    Palme come segnale di un orizzonte che introduce in un mondo esotico, ricco di echi e memorie del passato glorioso e perduto, colmo di suggestioni sensuali e raffinate, incorniciato di opere d’arte e bellezze scultoree, architettoniche, paesaggistiche. Questa la costante associazione tra la Sicilia, i suoi luoghi di incanto e magia, con gli alti fusti delle belle palme da dattero. Oggi trascinate nel fango del macero sotto il flagello di un’epidemia che il vento di una colpevole ingenuità ha portato nella nostra terra sulle ali di un grazioso coleottero d’inferno: il punteruolo rosso, novello barone volante e campione di altri tragici decessi.
    In fondo si aspettava. V’è nella memoria biblica e nostrana ampio ventaglio di esempi di pestilenze e mali epidemici scagliati in punizione. Visione terrifica ma salvifica che ad una colpa contrappone una giusta punizione. E forse aiuterebbe tornare a leggere in questi termini persino questo flagello del duemila evoluto, assurdamente importato senza che le attenzioni prodotte dalla scienza abbiano saputo arginare, impedire, prevenire. Sebbene qui la colpa dovrà probabilmente darsi alla solita ignoranza che rende tutto legittimo, scusabile, redento de iure. Continua »

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