Non privatevi dei fiori
A Palermo, piove.
Ve lo dico perché per scrivere parole non si può prescindere dal contesto, cioè dall’insieme di circostanze in cui si verifica una comunicazione.
Inevitabilmente, le mie, saranno parole palermitane costellate d’acqua.
E poi volete mettere che le sto scrivendo di mattina, sono le 9:12 del 1 marzo 2014.
Quindi sono parole “scelte”, dalle contingenze, dal luogo, dal tempo e da me, parole che si stanno svegliando e hanno il compito addirittura di iniziare un nuovo mese, marzo poi, non so se sia saggio scrivere a marzo.
Ieri aveva altre parole, era febbraio, il 28 di un anno non bisestile e non pioveva, almeno di mattina, ma siccome non ho scritto non ho dovuto scegliere le parole, di ieri.
Così il 28 febbraio mi è rimasto muto, immemore.
Le parole per me sono come degli amici che ti vengono a trovare, le si ascolta, le si osserva, le si accoglie.
Io le parole ho imparato persino a toccarle ne cerco il corpo, sono attratto dalla loro postura, ascolto se respirano, se sono contratte o se sono libere, alcune le trovo claudicanti e me ne dispiace. Mi vien voglia di aiutarle, di ristabilire la loro forza vitale, la capacità di comunicare. Continua »
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