L’interrogatorio si svolse alla Questura di Palermo, in una assolata mattina di luglio. Il corpo del reato era stato ritrovato per strada. E fu interrogato. Per la prima volta corpo del reato e accusato coincidevano!
“Ha diritto ad un avvocato” – sentenziò il Commissario, con fare concitato e disturbato da tutto quel clamore.
“No” – rispose con aria mesta e rassegnata l’accusato – “no, Commissario, se c’è da pagare pagherò il mio conto con la giustizia!”.
“Allora andiamo ai fatti” – Il commissario era stato richiamato in Questura, dal posto di villeggiatura. Un’affollata cabina di Mondello dove era riuscito a portare la moglie e i due bambini, che affettuosamente chiamavano Cip e Ciop. Cip e Ciop, poveri, dolci bambini, rischiavano la vita quando, per pochi minuti erano costretti a spogliarsi in cabina. Perché, benché destinata a sette tessere e sette persone per una crisi coincidente con la nascita della Regione Sicilia, la cabina veniva frequentata da 20 famiglie con quattro figli a carico che facevano un totale di 80 ragazzi tutti votati all’uso delle scarpe da tennis, le quali riposte nella suddetta cabina, quando alle 15 del pomeriggio le temperature interne alle stesse toccavano circa 40° gradi, liberavano acidi misti a batteri che Gheddafi aveva richiesto all’Italia come armi di distruzione di massa. Ma il prezzo non riuscì mai ad essere pattuito per vari motivi…di Stato.
Ma torniamo alla Questura. Inizia il drammatico racconto. Continua »
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