
Che noi palermitani tendiamo a farci riconoscere ovunque andiamo, si sa, è un dato di fatto. Sarà che la scuola poetica siciliana da anni è motivo di vanto per noi abitanti della Trinacria, ma il palermitano tende a rivendicare quella capacità linguistica a tal punto da universalizzare perfino il proprio dialetto.
Nell’era dei social network, anche i più conservatori si sono dovuti adattare a parole come hashtag, facebook, selfie e il tanto fantomatico WhatsApp che – tra i più intimi- ha suscitato risa nella sua formula palermitana “Va’zappa”.
Sembrano passati secoli da quando la vecchia chat di Msn (Messenger) richiedeva di scrivere sotto il proprio nickname, uno status.
Poi è arrivato WhatsApp e nel rituale d’iscrizione è comparsa – puntuale – la stessa richiesta di scrivere questo famoso “stato”.
La seguente richiesta che sa molto di “ufficio anagrafe” ha così decretato la distinzione dei palermitani-cyber nelle seguenti categorie. Alcuni hanno perfino preferito mantenere la propria impronta del sud, altri invece preferiscono l’italiano dantesco. Continua »
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